Ma l’Albana è davvero così buona come dicono?

Ma l’Albana è davvero così buona come dicono?

di Clizia Zuin

Da veneta che vive in Toscana da più di 10 anni ormai, ho sempre avuto la tendenza a snobbare i vini dell’interregno romagnolo. Qui si lavora con una materia prima in parte ancora in fase di studio (11 cloni ufficiali di albana, più vari non riconosciuti), su un’area che copre 22 comuni da Imola a Ravenna e un puzzle di suoli diversi.

C’è da dire che 2 mesi fa, quando mi sono avventurata in questa zona, non mi sarei mai aspettata di innamorarmi dell’albana, il vino bianco coi tannini, mannaggia a me, perché non l’ho fatto prima?

Di seguito qualche punto che potrebbe agevolare un rapido innamoramento:

  1. I romagnoli sono simpatici e la loro cucina semplice e casalinga andrebbe insegnata alle scuole dell’obbligo. Ogni produttore farà a gara per farvi assaggiare qualcosa di fatto in casa anche se sono le 9 del mattino.
  2. C’è un’albana per tutti: per l’enospocchioso, per l’enogiornalista coi centesimi in testa, per l’enocollezionista, per l’enohipster, per l’enofighetto, per chi la vuole anforata, macerata, spumantizzata (charmat, classico, ancestrale), dolce, abboccata, secca, leggera, strutturata e Vermouthizzata (attenzione: a mio avviso questa versatilità non va vista come una deriva stilistica brancolante tra le mode dell’ultimo millennio, ma come un punto di forza commerciale e di libera interpretazione stilistica di un’uva che sa fare veramente di tutto).
  3. Panorami collinari punteggiati di calanchi, torri e affacci sul mare in lontananza strepitosi.
  4. I produttori e le numerosissime produttrici che si dedicano all’albana: hanno alle spalle curricula che farebbero impallidire tanti enologi blasonati, hanno della sana chiacchiera costruttiva, disponibilità, tanto intuito, tanta forza e zero frivolezze o superficialità.

Le cose che non ho digerito:

  1. Galla Placidia che nel IV sec. d.C. afferma: “Non così umilmente bisognerebbe berti, bensì berti in oro” (da cui il nome del comune di Bertinoro). Da linguista, dubito che più di 1600 anni fa, 900 anni prima di Dante, si parlasse italiano così bene.
  2. Stefano Pelloni, il Passatore, il cui ritratto, l’immagine, il simbolo, compare sullo stemma del Consorzio Vini di Romagna. Sarà stato anche un Robin Hood locale quando non aveva la luna storta, ma aver stuprato la sorella dell’Artusi facendola morire di pazzia in giovane età e aver sparato ai contadini che gli si opponevano, non lo rende, a mio avviso, meritevole di tanti onori.

Vi cito due produttori che non ho ancora incontrato, ma che meritano sicuramente la visita non appena sarà possibile, sono Stefano Bariani dell’azienda Fondo San Giuseppe e Elisa Mazzavillani di Marta Valpiani; Stefano ha collaborato 7 anni con Angelo Gaja, poi è tornato nella sua terra natale ed ha costruito la sua azienda. Marta è la donna che vorrei essere: giovane, testarda, autoironica (parrucchiera di vigne), geniale sui social, amante della campagna e fan numero 1 dell’albana. Stay tuned.

Di seguito i produttori visitati e i loro vini selezionati.

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Tre Monti, Vitalba 2019, Romagna Albana Secco
Vittorio è un uomo solido, pragmatico e si diverte a fare il suo lavoro. Oltre ad assaggiare il suo metodo ancestrale Anablà (albana letto al contrario), ho avuto la fortuna di fare anche mezza verticale di Vitalba dalla 2016 alla…2020, quest’ultima con tutte le sue bucce. Vitalba è un’albana macerata in anfore georgiane nata nel 2013. Purtroppo la 2018, la mia preferita, non è più in commercio, mentre la 2019 sì, e merita un approfondimento nonostante la giovane età.

Luminoso e vivace nel bicchiere, dall’anfora alla sua esecuzione in bottiglia avviene una sorta di magia perché luccica di oro giallo come una giostra del Luna Park. Profumi di pasticceria secca, mandorle, albicocche e pan brioche. In bocca invece è molto secco, multi sfaccettato, con tante componenti che fanno pensare ad un futuro roseo e longevo: acidità, estratto, struttura e alcol. Tutta la ricchezza olfattiva si riflette anche in bocca, ma con un guizzo di freschezza e fragranza di frutto in più. La cosa incredibile è che non avrei mai pensato a ben 90 giorni di macerazione sulle bucce, massimo potevano essere 20 nella mia mente! 93

Leone Conti, Progetto 2 s.a., Romagna Albana Abboccato
Personaggio chiave della riscoperta dell’albana secca, carattere dolce, sognatore con quel guizzo di anarchia che me lo rende tanto simpatico. Leone è affabile, generoso con gli sguardi e molto disponibile, ma non chiedetegli i parametri dei suoi vini, che definisce casuali, non gli interessano, ma si fa aiutare da Giancarlo Soverchia in vigna, uno degli enologi più autorevoli di questo angolo di mondo.

Il Progetto 2 è forse una delle poche etichette di albana abboccato esistenti, appena stappato è chiuso, poi si apre ed è dotato di personalità e carattere se lo si sa aspettare; anche in questo vino si riscontra la mandorla all’olfatto, la pesca macerata, un tocco di idrocarburo e un soffio di vaniglia. In bocca è leggermente sgranato a centro palato, acidità e dolcezze si allargano ai lati della lingua e creano un buon dinamismo tattile. 86

Fattoria Zerbina, AR 2010, Romagna Albana Passito Riserva
Dal 1987, è stato prodotto solo in 6 annate dalla proprietaria Maria Cristina Gemignani, enologicamente formatasi a Bordeaux e portentosa ciclista. I suoi vini sono tutti tecnicamente ineccepibili, lei è la Madame Botrytis d’Italia, si impara di più ascoltandola per un’ora che leggendo i manuali di Enologia 1 e 2. Usa parole chiare, paragoni semplici e le luccicano sempre gli occhi quando parla dei suoi traguardi. Solo 600 bottiglie per AR (Albana di Romagna), solo 8% vol., 9,5 g di acidità in tartarico, solo uve botritizzate a livello “Rôti” raccolte una ad una, l’optimum per Cristina.

Colore giallo mai visto prima, sembra colorato con l’evidenziatore Stabilo Boss, luminoso, vivo. È un naso ancora giovane, con tante espressioni volte verso le note fruttate, agrumate e floreali, entrambe leggermente macerate. Un nettare che ha bisogno di tempo nel bicchiere, perché si esprima con ulteriori e molteplici profumi: balsamico, tocchi di foglie bagnate, iodio e nocciole sablè. In bocca sa di eternità, non stanca, non annoia e non delude: dinamicità data dalla freschezza e dalla persistenza gustativa. Un gioiello. 96

Ancarani, Sânta Lusa 2016, Romagna Albana Secco
Il classico esempio di quando i vini esprimono o riflettono il carattere di chi li fa. Non abbiamo incontrato Claudio, ma abbiamo trascorso ore straordinarie con Rita, la moglie tuttofare. Sotto una pergola di uva fragola matura, abbiamo parlato a lungo dell’albana e dalle parole di Rita è facile pensare ad un futuro di grande successo per questo vitigno.

Ancarani è un’azienda giovane a cui piace sperimentare. Le anfore qui non hanno trovato terreno fertile, mentre le macerazioni e il basso uso di solfiti, sì. Sânta Lusa è un vino ragionato: solo grazie ad una leggera sovramaturazione è possibile fare macerazioni di 15 giorni circa senza estrarre sostanze indesiderate e Claudio e Rita ci sono arrivati dopo diversi tentativi, con l’annata 2016 direi che hanno fatto bingo! Colore giallo paglierino molto intenso e luminoso.

Al naso è tutto concentrato sulla frutta gialla matura e fragrante, subentrano note balsamiche di mentuccia secca, anice stellato ed erbe medicinali. Entra in bocca come una carezza, ma poi subentra il carattere autentico dell’albana: acidità e carica polifenolica inattesa per un vino bianco. Finale gustoso, lascia la bocca pulita, 13,5% vol. di alcol e non sentirli. 92

Cantina Bulzaga, Coronilla 2019, Romagna Albana Secco
Incontro fortuito con questa bottiglia, non con il produttore purtroppo, durante la manifestazione Albana Dei a Bertinoro. Bel colore paglierino vivace, non troppo carico. Al naso però intuisco una leggera macerazione (nessuna informazione nemmeno sul sito aziendale) e stupisce per una nota non solo fruttata e floreale, ma anche iodata e molto intensa. In bocca è divertente: fresco e sapido, corroborato dall’alcol, senza avere un corpo appesantito. Molto interessante. 88 

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Clizia Zuin

Veneta di origine, toscana di adozione, cittadina del mondo nel cuore. Dopo la laurea in Lingue Orientali, scopre la complessità del mondo del vino e dopo tanti anni ancora non si annoia. Ha lo straordinario superpotere di trovarsi sempre nei paraggi mentre si sta stappando una bottiglia monumentale. Formazione mista AIS e WSET, con la convinzione che presto conquisterà il mondo; in attesa di diventare il Dottor Male, lavora come sommelier a Firenze.

6 Commenti

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Paolo

circa 3 anni fa - Link

Punto #2 dell'innamoramento "c'è un'albana per tutti". Trattasi della versione enoica del mantra romagnolo; chiunque abbia frequentato il territorio ha nell'orecchio quel ritornello: "non c'è problema". In Romagna è così: qualunque sia l'interrogativo, la richiesta, si replica con "non c'è problema". In Romagna suona naturale, a differenza di un addetto alle vendite di aspirapolveri che ha frequentato il corso "empatia versoil cliente potenziale". Poteva mancare il mantra anche per l'Albana? Come ti piace, io te lo trovo. Sul punto #2 delle cose indigeribili, purtroppo bisogna prendersela con Giovanni Pascoli: è dai suoi versi che nasce la falsa mitologia del Passator cortese. Sui vini, bellissima rassegna, che potrà essere ampliata: come citato, la diffusione e la varietà sono molto ampie. Se poi si trova il produttore che mette a stendere una piccola quota di uve, per fare l'albana passita, beh... allora davvero si frequenta il paradiso!

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Luca

circa 3 anni fa - Link

Se posso consiglierei anche una visita da Andrea Bragagni di Brisighella ( il suo Rigogolo solo in versione magnum è indimenticabile) e Paolo Francesconi a Faenza: Vite in fiore e Arcaica gran belle bevute.

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Ale

circa 3 anni fa - Link

La scelta del "Passatore" come simbolo dei vini di Romagna è una cosa che ho sempre ritenuto un po' infelice: primo perché conoscendone la storia non è una personalità che ha dato luce al territorio e in secondo luogo perché ha poco a che vedere col vino. Auspico in futuro una revisione di questa scelta da parte del Consorzio .

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franco

circa 3 anni fa - Link

potrebbe, qualora cambiassero il simbolo, nascere un nuovo fenomeno speculativo sull'albana col simbolo del Passatore non più prodotto, con cifre a 2-3 zeri... forza con sto cambio che sono pronto a stockare bancali

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Sergio Frigieri

circa 3 anni fa - Link

Consiglio le albane di Jacopo Giovannini,giovane e rigoroso produttore a Imola

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alessandro cappellari

circa 3 anni fa - Link

sì, l'albana è buona!! il mio consiglio è per Sabbia Gialla di Fattoria San Biagio Vecchio

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