L’isola d’Elba di Antonio Arrighi in anfora si confronta con asprinio, malbec e Alentejo

L’isola d’Elba di Antonio Arrighi in anfora si confronta con asprinio, malbec e Alentejo

di Andrea Gori

Non solo i qvevri georgiani, anche all’Isola d’Elba venivano usati i dolia defossa ovvero grandi vasi interrati che contenevano ciascuno più di mille litri di vino. Li hanno scoperti Franco Cambi e Laura Pagliantini dell’Università degli studi di Siena, co-direttori dello scavo archeologico della villa rustica romana di San Giovanni, nella rada di Portoferraio e da allora il richiamo dell’anfora per Antonio Arrighi, delegato storico AIS dell’isola e proveniente da una famiglia di albergatori, è stato irresistibile. La produzione di Arrighi con vinificazione e affinamento in anfora affianca un’altro vino archeologico di Antonio ovvero il Nesos che vi abbiamo raccontato in anteprima ovvero una ansonica le cui uve sono state immerse in mare per 5 giorni tra i 7 e i 10 metri di
profondità, protette in ceste di vimini in maniera che l’acqua salata possa eliminare parte della pruina superficiale aiutando estrazione fermentazione e preservazione degli aromi con in più la particolarità del sale marino che penetra in parte nell’acino.
Le anfore che usa Antonio sono quelle di ArteNova, storica fornace imprunetina di Leonardo Parisi che fornisce moltissime aziende di vino e non solo in Italia. Per avere un’idea di come vengano usate in Francia e Portogallo (e anche in Campania) l’enologo Francesco Bartoletti, tra i più esperti in Italia in materia, ha portato in assaggi alcuni campioni.

vini arrighi artenova

Nesos 2019 – Vino Marino – Azienda Arrighi Un vino di sale sole e storia, resine e saporosità , succulenza e luminosità , meno estremo della prima edizione e più vino centrato e moderno, note di albicocca e agrumi, carrube senape, sorso terremotante ma sottile, splendido e trasognante anche se alcol giganteggia sul finale esaltato da sale. Sensazione esotica di albicocca e frutto passione si unisce nel finale all ‘licriso e macchia mediterranea in maniera originale 92

Valerius 2020 – Toscana Bianco IGT Azienda Arrighi prende il nome dal nome dell’antica famiglia romana antica proprietaria della Villa San Giovanni questa ansonica vinificati in anfora. Naso sottile delicato iodato marino croccante mandarino e ribes bianco , finale di bella lunghezza smaliziato e classico con bocca sapida e scattante 87

Hermia Viognier Azienda Arrighi  100% viognier vinificato in anfora, naso con floreale campo ginestra pepe bianco e canfora , allunga e piace sorso dopo sorso tra albicocca pepe bianco e resine leggere, limpido e fresco 88

VIP Viognier Azienda Arrighi 100% barrique naso fruttato dolce e stuzzicante, sorso ampio e nocciolato con note che evocano burro mandorle zenzero dolce e ruffiano con suo gusto retro’ che affascina ma risulta un poco pesante per i tempi di oggi 86

Tenuta Fontana Alberata 2019 – Asprinio di Aversa DOC – vinificazione con temperatura controllata 6 mesi in anfora terracotta, ovvero un contenitore che ossigena e ne valorizza vitigno ossigenazione forte , colore dorato di suo ma naso si fa più complesso , zenzero burro darachidj, finocchio, più complesso di solito asprinio solo acido , piacevolissimo e croccante, pinolo mandarino gesso e sale, sensazione quasi tannica per via di altissima acidità 90

Tresse 2018 – Toscana Rosso IGT – Azienda Arrighi sangiovese sagrantino syrah da unico vigneto di mezzo ettaro, un vino che prima usciva in barrique, oggi fa macerazione 15 gg acciaio poi anfore senza bucce in anfore diverse più assemblate dopo 18 mesi separati. Naso originalissimo di olive nere, resina mallo di noce, cacao e resine pepe verde e ribes nero in confettura , sorso dirompente all’inizio poi chiude agile con tocco di magia anfora rugginoso e profondo come pochi, antico e moderno, davvero originalissimo e gustoso anche se caldo sul finale lo penalizza 88

Tenuta Fontana Cuvèe Jarre Malbec – Chateaux de Piote 2019 Francia azienda che opera in biodinamica su 12 ettari, uso dell’anfora per maturazione ossidativa senza l’intererferenza legno. Cuoio bello, verbena, ribes nero, salamoia , salvia prugna secca clorofilla Ferroso mallo di noce , sorso rasposo, tannino vivacissimo e salino, dinamico e profondo con incalzante saporosità che va a crescere indefinitamente , lascia una sensazione ferrosa e acida bella e imponente. Lunghezza impressionante 90

Amphora 2020 – Alentejo DOC – Herdade Do Rocim – Portogallo 🇵🇹 2020d a uve moreto, tinta grossa, trincadeira, aragones. Qui abbiamo uso di anfore senza controllo temperatura ma si butta acqua sopra perché sono anfore piccole e poste fuori terra in cantina  stile taverna romana, Pulito nitido terso e croccantissimo olive e croccantino, dolce pepato e dirompente , sottobosco e balsamico , sorso acido e pimpante finale grintoso e di sostanza bela piena e solare . Agile e pepato sorprendentemente fresco. Vino da tavola più che da esposizione , notevole 91

Al termine della degustazione è stato servito un pranzo intrigante e archelogico con Gabriele Messina di Elba Magna che ha riscoperto sapori e modalità di cottura storiche compreso il panficato elbano nella sua versione più ortodossa, confetture e formaggi. L’abbinamento ideale per gusti e sapori che hanno il sapore della storia contribuendo alla riuscita della rievocazione.

gabriele messina elba

E’ stata un’occasione intrigante e completa per aggiornare le competenze in materia di anfora il cui uso sta completando e a volte sconvolgendo pratica enologiche di molte cantine. In realtà pare che la vinificazione in anfore di terracotta , dato i limiti di contenuto e la difficoltà di gestione dei contenutitori, sarà una tecnica che resterà confinata a piccoli numeri di bottiglie ma che si è già dimostrata una valida strada enologica per ottenere vini fondamentali per i tagli e per smorzare pesantezze ed eccessive rotondità che il mercato non ama più come un tempo. E il fatto che dall’Impruneta questi vasi girando ormai da anni il mondo fa sempre inorgoglire pensando a quello che potevano essere i traffici nel “mare nostrum” migliaia di anni fa.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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