Librandi e il futuro della Calabria degli autoctoni

Librandi e il futuro della Calabria degli autoctoni

di Andrea Gori

Librandi prende i suoi primi 3 bicchieri con il Gravello 1989, un risultato che all’epoca fece scalpore e metteva anche la Calabria a sedere al tavolo insieme alle regioni dove si poteva produrre un grande vino. Nonostante svariate ripartenze e numerosi rilanci, sempre frustrati da una politica regionale e consortile miope e ferraginosa, oggi la Calabria pare di fronte ad un nuovo inizio significativo fatto di tanti piccoli produttori che esplorano vitigni e potenzialità del microclima unico della terra dei due mari.

Un nuovo inizio che però non deve permettersi di prescindere da quello che la famiglia Librandi ha fatto a partire dai primi decenni del 1900 con Raffale Librandi senior e, in seguito, con il supporto di Donato Lanati come enologo e Attilio Scienza come consulente ampelografico. Quindi non solo Cirò doc ai massimi e affidabili livelli su volumi produttivi importanti (chiunque abbia mai bevuto un Cirò al 99% ha bevuto una bottiglia Librandi, oggi sono più di 2 milioni le bottiglie prodotte e vendute ogni anno) ma anche impegno sulle varietà specifiche della regione.

Un impegno che continua e che si vede nel nuovo aspetto delle tre etichette bandiera dell’azienda dedicate al mantonico (la famosa uva bianca di cui Veronelli ebbe a dire che avrebbe soppiantato lo chardonnay in Italia) il magliocco e infine il gaglioppo, l’uva del Cirò che nel Gravello entra in simbiosi con il cabernet sauvignon a dare un “supercalabrian” che ha fatto storia anche negli Stati Uniti.

In totale sono oltre duecentotrenta gli ettari vitati di proprietà dei Librandi suddivisi in 6 tenute, dalla più ampia Rosaneti all’Arcidiaconato a Strongoli, passando per la prima ovvero Ponta Pitaffo sul mare, San Biase nell’entroterra argilloso e infine Brisi, vigneto cittadino di importanza storica fondamentale. L’azienda oggi viene portata avanti dai figli dei due fratelli artefici del primo successo aziendale recente: Tonino, venuto a mancare nell’ottobre 2012 e Nicodemo, che hanno puntato da sempre su sostenibilità e attenzione al mercato, ovvero Raffaele e Paolo (figli di Nicodemo) e Francesco e Teresa (figli di Tonino).

La degustazione di oggi è stata effettuata in compagnia di Raffaele, campione di understatement e low profile nonostante l’importanza dell’azienda e la qualità dei vini. Proprio il low profile e il lavoro troppo sottotraccia è forse l’unica vera colpa che si può imputare alla famiglia Librandi che non ha mai insistito su una grandeur e una politica di prezzi più verso l’alto che avrebbe aiutato non poco l’immagine della Calabria nel mercato dei fine wines mondiali.

Ma di certo il loro lavoro pioneristico e di valorizzazione della regione continua a livelli altissimi e meritevoli di attenzione.

Efeso Calabria IGT 2020
Mantonico in purezza, dalla tenuta Rosaneti. Prima veniva vinificato con molto più legno, adesso è più spigliato e fresco come impone la moda e le riflessioni della maturità enologica. Ha frutto nitido, mela, pera, vendemmia più anticipata del solito ma di per sé sarebbe varietà molto tardiva il che lo porterebbe ad alcolicità un poco troppo elevata.

Naso di agrumi gialli, rosa e rossi, bergamotto e floreale caldo di ginestra, ginger e anice, canfora e glicine, poi con qualche grado di temperatura vira su mandarino tardivo, mela golden con un tocco tropicale. Ha sorso importante, corposo ma continuamente ravvivato da refoli balsamici, piccantezza e ariosità mediterranea, lieve tannicità che lo contraddistingue bene avvicinandolo al greco ma rispetto a questo ha una luminosità diversa. 92

Megonio IGT Calabria Librandi
Magliocco dolce 100% da Rosaneti. Delicato, sontuoso, sapido e con frutto enorme e presente, marmellata di ribes rosso, more di rovo e di gelso, ricco, carico ed esplosivo al naso e anche in bocca mantiene sua struttura. Tannino di bella prontezza che aiuta la beva e la freschezza complessiva resa non facile per questo estratto e queste note così intense e saporite.

Con il tempo il vino paradossalmente si fa più lieve e saporito, perdendo l’eccesso di frutto ed esuberanza e facendosi più nordico ad ogni sorso fino a rivelare una stratificazione aromatica di piccantezza e balsamicità sorprendenti unito ad una beva ricca ma sempre elegante e agile. Attraversare in un bicchiere 50 anni di storia e sembrare sempre moderni non è affatto semplice ma questo vino ci riesce eccome. 91

Gravello IGT Galabria 2018
Da uve gaglioppo 60% e cabernet sauvignon 40% dalla tenuta Arcidiacono in una vigna particolare dalla forma allungata e divisa in due da una strada in maniera da consentire la spartizione delle vigne di cabernet in collina e gaglioppo a valle. Vinificazione in acciaio e macerazione 15 gg, barrique per 12 mesi.

Speziatura, tannino e piccantezza del gaglioppo e la sua liquirizia, fragole in confettura e ribes rosso, uniti alla morbidezza, dolcezza e frutto pieno del cabernet che a queste latitudini tira fuori frutto rosso, confettura di more ribes nero e mirtillo. L’aspetto più stuzzicante è proprio il corredo speziato che si mescola ad olive tostate, mallo di noce, alloro, lentisco e bergamotto e il sorso che galoppa e scalcia ma anche seduce con note brillanti di timo e pepe nero. Il tannino è vivace come si confà al gaglioppo più tipico e bizzoso, tenuto a malapena a freno dal cabernet che resta sempre vassallo del gaglioppo per tutta la beva. Vino giovanissimo con spunto di gioventù futura davvero bello e godereccio. 94

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

5 Commenti

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Nicola

circa 3 anni fa - Link

Peccato aver dimenticato di citare il grande Severino Garofano (ahimé venuto a mancare qualche anno fa ') che contribuì a far grande il Gravello ed il gaglioppo in generale.

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Rino

circa 3 anni fa - Link

Da menzionare anche il loro "Terre lontane " un rosato davvero fantastico...

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...Librandi è la storia di Calabria, il cappello va tolto d' obbligo. Uno dei vini più emozionanti degli ultimi anni è proprio di Calabria, il SEE di Spiriti Ebbri, un piccolo Calvari del Sud...

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Lo so, sono preconcetti e magari sono vini eccelsi, però il Cabernet Sauvignon in Calabria non riesco a digerirlo. Mi spiace......

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Nic Marsél

circa 3 anni fa - Link

Massimo rispetto per Librandi ma sono d'accordo con te.

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