L’eleganza del Marroneto

L’eleganza del Marroneto

di Daniel Barbagallo

Longilineo nella sua essenza ma non manca di potenza, un’orgia di profumi floreali ricopre un frutto di grande nitore e note di fresca balsamicità. Ciò che mi colpisce più di tutto di questo vino è la luce che sprigiona e il suo dinamismo. Madonna delle Grazie 2016 si discosta molto dal profilo classico del Brunello di Montalcino, tendenzialmente più calmo, riflessivo e di maggior peso: lui corre veloce nel bicchiere e devi sforzarti per non perdere piroette e cambi di passo. Amarena e buccia di agrume, sapido e arioso con note di erbe aromatiche, il tannino ha grande dolcezza senza rinunciare alla tensione e chiude interminabile su note di frutto sfumate.

Nonostante sia all’inizio della sua vita non esito a definirlo una delle più grandi bottiglie bevute nel 2022.

Il vino mi ha talmente impressionato che ho sentito subito il bisogno di andare a trovare Alessandro Mori per vedere come nasce questo Brunello come se avessi bisogno di chiudere idealmente un cerchio. Per me il vino è sopratutto questo: istinti e istanti irrazionali intorno ai quali tutto si muove.

Purtroppo Alessandro era assente a causa di un grave lutto ma il figlio Iacopo è stato un perfetto padrone di casa, molto preciso nel racconto e pieno di attenzioni, compresi alcuni momenti di puro divertimento.

Iacopo Mori

Cerco di usare meno possibile il termine eleganza perché trovo sia talmente abusato da aver perso un po’ del suo significato ma in tutta onestà calza a pennello per racchiudere l’essenza del Marroneto.

Questa realtà viene acquistata dalla curia nel 1974 e il nome deriva dal fatto che c’era un essiccatore di castagne (marroni): gli otto ettari di terreno (sette a Brunello e uno a Rosso) sono esposti a nord e battuti dai venti durante la notte, il 75% di sabbia nel terreno fa da filtro naturale per l’acqua e il doppio cordone speronato accampanato fa da protezione per la vigna.

La prima annata prodotta è stata la 1980 ed oggi la produzione media si attestata sulle 45.000 bottiglie tra Rosso, Brunello e Brunello Madonna delle Grazie, che prende il nome dalla omonima chiesetta che veglia su questo terreno a 430 metri di altitudine.

In cantina regna l’ordine e c’è profumo di buono, il lavoro di pulizia maniacale delle botti si sente durante gli assaggi di questi vini, maturati senza controllo delle temperature in circa 13/15 botti da 26 ettolitri per periodi differenti a secondo dell’etichetta. Stagionati e non affinati, mi specifica Iacopo, perché il vino deve sentire e respirare il passaggio delle stagioni prima di essere poi assemblato.

Marroneto

La degustazione è stata fatta su tutte le botti di tre millesimi (2021-2020-2019) che verrano poi assemblate dando vita ai vari vini.

Siamo partiti con tre botti in fila atte a Brunello 2021: la prima molto più floreale su toni di violetta e rosa, la seconda con un frutto in evidenza, la terza con una speziatura di pepe davvero importante. Gli assaggi sono stati talmente tanti che potrei stare qua fino a domani se li descrivessi tutti ma preferisco dire cosa trovo nei vini della famiglia Mori.

Trovo quella cosa che poco mi piace nominare, una eleganza che ha pochi eguali, colori tenui, complessità, precisone e un frutto così succoso da perdere la testa.
I vini del Marroneto hanno profili slanciati che derivano da estrazioni gentili, lontani da dimostrazioni di forza inutili, vibrano in perfetto l’equilibrio tra energia e dolcezza. I grappoli spargoli da cui nasce Madonna delle Grazie da una parte danno una concentrazione di profumi e dall’altra una maggiore pressione al vino, che per distendersi necessita di più tempo con una permanenza in botte che va dai 40 ai 42 mesi, mentre il Brunello è mediamente più concessivo e riposa dai 36 ai 38 mesi.

Tra tutti gli assaggi di assoluto livello, ho avuto un vero e proprio sussulto su una botte di Madonna delle Grazie 2020 che probabilmente (la cosa non è ancora certa) diventerà una Riserva, vista la concentrazione gusto-olfattiva, e se chiudo gli occhi riesco ancora a sentire le sensazioni più scure e ricche di quel calice.

Insomma, grandissima esperienza per il corpo e per lo spirito e spero di tornare presto e recuperare l’incontro con Alessandro Mori. Intanto, con l’amico che era insieme a me, in auto all’altezza del casello di Modena sud, mentre Lucio Dalla cantava “La sera dei miracoli” mi è balenata in testa l’idea fare un verticale di Madonna delle Grazie. Mi sa che se ne vedrebbero delle belle.

Marroneto

Per il momento, sono già sceso in cantina due o tre volte e l’occhio mi è caduto su Madonna delle Grazie 2013 e se tanto mi dà tanto a breve avrò una bottiglia in meno sugli scaffali.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

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