Le tre rose di Eva: wine-soap rosso sangue

di Giovanni Corazzol

Quando Aldo Grasso scrive sulla sua rubrica “A fil di rete”: “Per alcuni spettatori (sospesi tra il palato fine e le chattering classes), guardare «Le tre rose di Eva» è diventato ormai un divertimento, esattamente come tanti anni fa andava di moda, fra certi intellettuali più birichini, leggere ad alta voce i dialoghi dei fotoromanzi […]”, io mi sento chiamato in causa, atrocemente. Non per il mio riconosciuto status di intellettuale birichino, bensì per il fatto che io «Le tre rose di Eva» me lo guardo ogni mercoledì sera, provando una forma di piacere talmente intimo e familiare da rinnovare il rito oramai desueto della visione pianificata di un programma televisivo: mercoledì sera, ore 21.10, Canale Cinque.
Quanti tra voi fiction-analfabeti non avessero chiaro di che si tratta, possono contare sulla mia breve sinossi:

Aurora Taviani torna nel paese di Villalba dopo aver scontato 8 anni di prigione/beauty farm per l’omicidio di Luca Monforte, padre dell’allora fidanzato Alessandro. Alessandro, subentrato al padre nella conduzione dell’azienda vinicola di famiglia, rimane convinto della colpevolezza della donna e non ne tollera il ritorno. Pur negandolo rimane chiaramente ancora cotto perso, ma coi fratelli si alterna nel ruolo di villain sciorinando quattro, cinque vigliaccate a puntata. Con le due sorelle Tessa (la zoccola sfruttamaschietti) e Mariza (la saggia rompicoglioni) e con l’aiuto di Don Riccardo (epigono di Richard Chamberlain) – fratello buono di Alessandro marchiato da un inevitabile destino – Aurora cerca di difendere Primaluce (la sua romantica vigna) dagli attacchi dei Monforte e di una misteriosa cupola massonica in chianti sauce capeggiata da Ruggero Camerana, rivale dei Monforte e vero responsabile dell’omicidio di Luca e della scomparsa della madre: Eva.

Ambientato in una Toscana ipotetica, con riferimenti onomastici piemontesi e toponomastici venusiani, con agronomi tronisti e donne del vino modello Francesca Dellera, Le tre rose di Eva sta registrando un successo clamoroso. “Del mondo del vino abbiamo preso il colore rosso, il colore rosso sangue” – dice arguto il produttore;  ci hanno quindi aggiunto un terzo di Dan Brown, un terzo di Barbara Cartland e un terzo di sobrio “niente” per tenere assieme il tutto. Capolavoro. Però che bello lasciarsi consapevolmente andare a questo niente fin tanto che regge. O no?

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Giovanni Corazzol

Membro del Partito del progresso moderato nei limiti della legge sostiene da tempo che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza.

11 Commenti

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carolina

circa 12 anni fa - Link

domandona: ma quello che faceva il prete di uccelli di rovo è prete anche qua? ridomanda: ma tu, con 3 donne a casa, non hai niente di meglio da fare nelle tue serate feltrine? pure le soap? urge aiuto? :)

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

ma no! il prete lo fa niente di meno che Kaspar Capparoni. oh insomma

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carolina

circa 12 anni fa - Link

"Don Riccardo (Richard Chamberlain)" sempre qualcosa a che far coi preti è.... :) senti la 3° chiamala come me

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Fabio Ciarla

circa 12 anni fa - Link

Be' a completare il quadro ci sarebbe anche una sorta di infingardo scippo alle bellezze umbre... Già perché le scene all'aperto sono state girate in gran parte in Umbria e non in Toscana, il che da una parte ci consola sul non aver nulla da invidiare ai cugini toscani (molto più famosi nel mondo per il vino e il panorama) e dall'altra però ci crea un po' di imbarazzo... Insomma si doveva dire per forza che la storia si svolgeva in "Toscana"? Magari per avere più appeal mediatico? Ad ogni modo chi volesse vedere dove sono state girate diverse scene può venirci a trovare a Orvieto, in località Le Velette 23, magari domenica in occasione di Cantine Aperte. Di certo, oltre ai classici bianchi della DOC Orvieto, ci saranno anche diversi rossi ma senza sangue per fortuna! Saluti a tutti i lettori dalla Tenuta Le Velette

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

e non solo in Umbria. Le cantine dei Monforte sono a Fiumicino. So tutto.

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Fabio Ciarla

circa 12 anni fa - Link

Appunto! :-)

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gianmarco

circa 12 anni fa - Link

ma quello a destra è luca maroni?

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Gabriele Succi

circa 12 anni fa - Link

:lol: :lol: :lol: Direi che è Luca Ward, doppiatore famoso... ...ricordate "Il Gladiatore"?

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monica

circa 12 anni fa - Link

Se qualcosa ti avesse fatto andare la mosca al naso su quel vignaiolo tronista ci avresti scritto sei libri e adesso lo carezzi come un cucciolo . Sei simpatico, peccato che non sei un critico ,sei un metereopatico. Hai scalfito vite e carriere coi tuoi corsivini scarni e venefici solo per ritrovarti ogni tanto a idolatrare qualcosa con immotivato candore . Anzi no. Come ogni snob che si rispetti, non tolleri i 'velleitari', l'importante è che mai in una fiction affiori un tentativo suicida e goffo di distinguersi dal mucchio, uno sforzo di originalità, un grido di dolore. Con quelli sei spietato, perchè ti fanno pena. Meglio un 'onesto' Dancing days in Chianti sauce. Peccato che nn so quanto sia onesto pigliare soldi oggi in Italia per scrivere 'Mi piace perchè so' cazzi miei' .Ma in modo tanto intimo , tanto familiare...

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Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

Monica, ti giuro ho letto il tuo commento stamattina e da allora non mi do pace. Non ho capito se ti rivolgi a me, ad Aldo Grasso o al tuo amico invisibile. Ma di che parli?? Dicci ti prego. In cambio ti porto a cena, il vino lo ordino io.

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Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

Giovanni sei ancora tra noi o già coinvolto in un remake di Misery Non Deve Morire?

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