Le attenzioni speciali al pinot nero di Girlan: nascono Flora e Curlan

Le attenzioni speciali al pinot nero di Girlan: nascono Flora e Curlan

di Andrea Gori

Quaranta ettari di pinot nero seguiti con amore, cura e costanza a partire dagli anni ’80 fanno di Girlan forse la realtà altoatesina con il maggior focus territoriale sul Blauburgunder, di sicuro quella che ne ha fatto un atout fondamentale  della produzione. Nascono oggi altre due etichette per arrivare a cinque complessive: “Flora” e “Curlan“.

Oggi la gamma Girlan include dunque i blend Patricia e Flora, la riserva Trattmann e i single vineyard Curlan e Vigna Ganger a rappresentare tre sottozone diverse ovvero Pinzon, terreni di matrice calcarea e argillosa ad un’altezza tra i 400 e 450 metri slm (potenza e calore), Girlan con vigneti fino ai 500 metri su depositi morenici che poggiano su una roccia porfirica vulcanica (grande tannino e colore) e infine la celebre Mazon con ventilazione, grandi sbalzi termici e freschezza costante, terreni ricchi di argilla e componenti calcaree tra  i 360 e i 430 metri slm.

Al netto della Val Venosta, in pratica qui è rappresentata l’espressione migliore del pinot nero altoatesino senza dubbi.  L’enologo capo Gerhard Kofler e il direttore Oscar Lorandi ci raccontano in una mattinata prenatalizia le cure che prestano a queste uve fra cui un uso accorto di grappolo intero (sempre tra il 20 e il 35%) per i vini più complessi.

Il nuovo “Flora” viene da vigne giovani delle tre zone indicate sopra e viene affinato per 12 mesi con un uso di legno piccolo e nuovo ma in percentuali tali da non pregiudicarne la facilità di beva e immediatezza mentre Curlan va ad affiancare in alto Vigna Ganger per esprimere nel dettaglio lo stile di Girlan in termini di identità territoriale e nasce  da una vigna sempre molto performante finora presente nel blend di Trattmann.  Sul Curlan ovviamente il legno è quasi del tutto nuovo e sono 20 i mesi di affinamenti in barrique.

Flora Cantina Girlan Alto Adige DOC 2019
Colore lieve e delicato, fresco come l’annata che lo fa nascere, fragoline di bosco, ciliegie fresche, lamponi e tratti speziati gentili, un vino giocato in finezza ed eleganza raffinata pur conservando tratti di certa importanza e succosità capaci di essere abbinati su molti piatti anche complessi.  89

Pinot Nero Riserva Curlan 2018 “Curlan
Non c’è un mangiatore più grande del legno del pinot nero ma qui se lo mangia bene eccome: ovvio bisogna che sia un grande pinot nero come questo! Aromi freddi e compassati, sanguigno e in bocca struttura e tannino importante, lunghezza sontuosa, meno eleganza certo di Mazon ma potenza e sostanza bellissima. Ha una intensità da Gevrey altoatesino, succosità da zone più calde (non a caso siamo sui 15%) e mature ma nel complesso la trama è fitta e con il tannino pepato delle zone d’elezione mentre l’acidità tiene botta senza problemi (merito del terreno in questo caso). Ha davvero una personalità vulcanica e dinamica intrigante fino alla nota fumé che introduce suggestioni inedite. Finale di lunghezza e di attesa, pronto ad aprirsi tra qualche anno al massimo ma già bello e notevole in abbinamento anche oggi 93

Nonostante si possa pensare che il numero di etichette di pinot nero in regione fosse già abbastanza alto l’arrivo di queste due di Girlan in realtà innesca tutta un’altra serie di considerazioni in merito a zonazioni e territorio. Se da un lato il consorzio si sta impegnando in un censimento anche troppo dettagliato (non ci sono davvero 70 diverse sfumature di pinot nero in regione!), dall’altro si hanno finalmente sempre più riprove che a livello molto alto invece le caratteristiche del pinot nero come lettore del territorio funzionano in maniera egregia facendo nascere vini ricchi di personalità come Curlan e Vigna Ganger e altri grandi della regione.

Dall’altro lato del tavolo, vini come Flora sono un’ottima categoria “village” che sottolineano bene quel mix di freschezza e importanza che i pinot nero altoatesini portano sul mercato dimostrandosi spesso imbattibili.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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