Le 12 profezie di Robert Parker nel 2004. Come è andata a finire?
di Maria Rita ManciniGli irriducibili lettori di Intravino forse ricorderanno che Robert Parker non è nuovo all’arte della divinazione e oltre a svolgere il ruolo di avvocato, critico, editore, scrittore, a tempo perso è (stato) anche profeta.
In un post del 2014, Antonio Tomacelli aveva commentato “Le incredibili profezie di Robert Nostradamus Parker“, quindi se vi siete persi la prima stagione andate a leggerlo perché questo è il sequel.
Matthew Horkey, enoesploratore, scrittore e, neanche a dirlo, content creator su qualsivolgia genere di social, ha recentemente pubblicato sul suo canale YouTube un video in cui commenta ciascuno dei vaticini contenuti nell’articolo “Robert Parker predicts 12 trends“, pubblicato nel 2004 su “Food and Wine Magazine”.
Di seguito un rapido excursus delle 12 profezie, tra performance da Nostradamus e velleità da Giucas Casella.
1) La distribuzione sarà rivoluzionata. Prevedo il crollo totale del complesso sistema a tre livelli di distribuzione del vino negli Stati Uniti. L’attuale processo richiede che tutti i vini stranieri siano importati nel paese da un importatore, che li vende a un grossista, il quale a sua volta li rivende a un venditore.
Sicuramente un esperto in esoterismo e dintorni dimostrerà come leggendo il testo al contrario si può chiaramente comprendere il riferimento ai dazi trumpiani ma, al momento, non è cambiato nulla.
2) Il Web del vino diventerà mainstream. Bacheche di messaggi su internet, siti web dedicati agli appassionati di vino e portali di aziende vinicole all’avanguardia diffondono istantaneamente informazioni sui nuovi vini e produttori emergenti. Questi siti diverranno mainstream tra dieci anni. Una gamma molto più democratica e aperta di esperti, consulenti, specialisti, consiglieri e appassionati conversatori di vino assumerà il ruolo delle attuali pubblicazioni enologiche.
Questo è il golden goal di Parker. Il 2004 è preistoria digitale: l’ormai vetusto Facebook era un gioco per nerd universitari, YouTube e Instagram erano farfugliamenti privi di senso, le chat whatsapp erano ancora un incubo lontano. C’erano solo i forum e qualche blog (no, non c’era nemmeno Intravino in quel brodo primordiale). Eppure un visionario Parker descrive un web popolato da una nutrita schiera di esperti, consulenti e periti del mondo del vino. Poi arrivarono anche imbonitori, parolai e fanfaroni in nome di un democraticissimo qualunquismo. Previsione azzeccatissima.
3) Inizieranno guerre di offerte mondiali per i vini migliori. La competizione per i vini più prestigiosi del mondo aumenterà in modo esponenziale: i vini a produzione limitata diventeranno ancora più costosi e difficile da reperire.
Lezione uno di economia domestica: la legge della domanda e dell’offerta. Ergo i fine wines erano, sono e saranno sempre rari e quindi costosissimi. Si aggiunga una dose di inflazione e sim salabin: la previsione è servita.
4) La Francia subirà una stretta. Il 5 % delle vigne francesi produrrà i vini più attraenti a prezzi sempre più elevati. Tuttavia l’ossessione della Francia per la tradizione e il mantenimento dello status quo porterà alla bancarotta e al crollo di molti produttori che si rifiutano di riconoscere la natura competitiva del mercato globale del vino.
Esimio avvocato, chi se lo aspettava nel 2004 che un giorno questo mondo avrebbe dovuto fare i conti con il vino dealcolato e il calo dei consumi? Non solo la Francia, ma tutto il globo ha subito una stretta.
5) I tappi in sughero usciranno di scena. Il tappo Stelvin diventerà lo standard per la maggior parte dei vini mondiali.
Macché, Robert. Il mondo non è ancora pronto per abbandonare il sughero. Per gli inguaribili romantici il virile rito della stappatura val bene un po’ di TCA.
6) La Spagna sarà una stella. La Spagna continuerà a crescere. Oggi si sta affermando come leader nella qualità e nella creatività del vino, unendo le migliori caratteristiche della tradizione con una filosofia di vinificazione moderna e innovativa.
Il Cava non ha superato lo Champagne e il tempranillo non è esattamente quel vino leggero e poco alcolico che il mercato attuale richiede. E ci si è messo anche il cambiamento climatico a peggiorare le cose, ma Greta nel 2004 stava imparando a parlare e il povero Robert non poteva mica immaginare.
7) Il Malbec avrà un grande successo. Entro il 2015 i vini argentini realizzati con malbec entreranno a far parte del pantheon dei vini nobili.
Stando a quanto Parker tiene al malbec, sembrerebbe che avesse delle quote in borsa di qualche azienda vitivinicola argentina. Ma anche qui un po’ troppo alcol e un po’ troppa struttura. Peccato, perché invece quel loro “testimonial vestito di bianco” (cit.) continua ad essere molto popolare.
8) La Central Coast della California si affermerà in America. I vini della Central Coast della California troveranno un posto accanto ai rinomati imbottigliamenti delle valli di Napa e Sonoma.
Quando gli americani non potranno più permettersi di acquistare i vini europei, impareranno ad apprezzare anche queste regioni. Stay tuned.
9) L’Italia meridionale salirà. Mentre pochi consumatori potranno permettersi i pregiati Barolo e Barbaresco del Piemonte, regioni vinicole italiane un tempo trascurate come Umbria, Campania, Basilicata, Sicilia e Sardegna diventeranno nomi noti entro il 2015.
Dunque l’Italia non sarà più solo pizza e mandolino, Barolo e Brunello?
10) Il vino non invecchiato in legno attirerà un pubblico più vasto.
Parker, l’uomo che sussurrava alle botti, colui che come nessun altro è riuscito a condizionare il gusto (e il mercato) mondiale, padre di tutti gli influencer, predice la caduta della sua creatura. La prossima profezia? I punteggi non servono a niente?
11) Il valore sarà valutato. Ci saranno più vini di alta qualità e a prezzi contenuti. Questa tendenza sarà principalmente guidata dai paesi europei, sebbene l’Australia avrà comunque un ruolo significativo.
Gli ultimi saranno i primi. Questa va bene anche per Frate Indovino.
12) La diversità sarà la parola chiave. Entro il 2015 il panorama vinicolo sarà ulteriormente diversificato. […] Tuttavia sono convinto che, nonostante l’emergere di nuovi produttori, non si raggiungerà il punto di saturazione, poiché un numero crescente di persone nel mondo richiederà il vino come bevanda alcolica preferita.
Mannaggia Bob, stavi andando ben ma ti sei rovinato proprio sul finale. Dopo questa, toccherà cambiare il titolo: Robert Mago Otelma Parker.
1 Commento
Rede
circa 1 mese fa - Link... GIÀ, Parker, ... che volendo firmare libri a suo nome, dove però cadeva in svarioni (certamente frutto dei suoi collaboratori, ignoranti, ma il nome in calce è il suo) facendo dis "informazione" a suon di dollari, con il suo Atlas Wines World, che acquistai, in lingua originale, negli anni 80. La meraviglia, fu che alla Bulgaria, dedicò quasi lo stesso numero di pagine riservate all'Italia !?? Scorro le regioni italiane, e...udite, udite...in Toscana, ci sono due vini bianchi doc, ..il bianco della Lega ed il Galestro..???? Si, ci ricordiamo certamente di questi vini , ma IGT, figli del trebbiano toscano, che dal 1985, necessitava di trovare una sua strada autonoma, dato che era stato estromesso dai disciplinari del Chianti. Si formarono due gruppi di produttori, appunto della Lega e del Galestro, mettendo in commercio vino bianco 11.5 gr. Leggermente mosso, che ebbe anche, come Galestro, un discreto successo. Dopo questa verifica, mi passò la voglia di "acculturarmi" , di bere a questa fonte. Amen !!!!
Rispondi