L’Archetipo è la biodinamica declinata in salentino
di Antonio TomacelliL’agricoltura biodinamica o naturale tout-court, si sta ritagliando un discreto spazio anche in Puglia, pur con risultati contrastanti. Vero è che alcuni diktat dei profeti del naturale a tutti i costi sono poco compatibili con le nostre temperature e, insomma, qualcuno dovrà decidersi a usare la catena del freddo se non vuole mandare in aceto tutta la produzione.
Uno dei più rigorosi seguaci pugliesi di Steiner (e di Masanobu Fukuoka) è Francesco Dibenedetto, proprietario dell’azienda agricola L’Archetipo, da anni proprietà di famiglia. Diamo un po’ di coordinate, prima di tutto: siamo in piena Murgia, tra Castellaneta e Gioia del Colle, giusto al centro della Puglia.
“Cose che il navigatore non vi dirà”: siete lontani chilometri da qualunque borgo o centro abitato, praticamente solo rocce e boschi.
I venti ettari aziendali, manco a dirlo, non vengono arati e, siccome “l’uso di concimi chimici, diserbanti e antiparassitari, portano alla desertificazione del suolo, in quanto tali sostanze incidono su tutta la microflora e microfauna del suolo determinandone la morte” si fa a meno anche di questi.
La parola d’ordine aziendale è “equilibrio”, anzi, agricoltura sinergica: “Nel momento in cui un ecosistema non presenta picchi di sviluppo di un essere vivente sugli altri, solo allora possiamo parlare di ecosistema in equilibrio”, recita ancora la brochure aziendale. La tenuta è da vent’anni in regime biologico e da cinque in biodinamico, i vini sono Triple A e ho avuto modo di assaggiarli quasi tutti durante il festival Radici. Dico “quasi tutti” perché l’azienda produce ben 14 vini, con alcuni vitigni semi-sconosciuti come il marasco.
A guidarmi nella degustazione è proprio Francesco Dibenedetto, un signore alto e secco come spiga di giugno, ma molto meno ondeggiante e in balìa degli eventi.
Mi versa, per iniziare, il Marasco 2016 una bolla ancestrale bella grezza e gastronomica senza altre note particolari se non una certa piacevolezza e, subito dopo, un greco bianco 2015 spumantizzato che somiglia in corpo e anima ad un moscato secco.
Poi si comincia coi vini fermi e iniziano le soddisfazioni.
Salento igt Greco 2016
Il naso è poco definito, perso tra note accennate di fieno e camomilla, ma a berlo fa tutt’altra impressione: è sodo, citrino e compatto. Sa di susina, frutta gialla matura e cedro appena tagliato. È fresco, goloso e dissetante. Da 87.
Sette Lune Salento igt Verdeca 2015
Sette mesi (o lune) di macerazione sulle vinacce in riduzione poi altri due anni sulle fecce nobili prima di essere messo in commercio. Il risultato di tanta attesa? Un naso dolce di pasticceria e marzapane contrapposto a una beva salina e succosa, selvaggia e marina. 89
Niuru Maru Salento igt negroamaro 2015
È leggermente ossidato, come ormai qualunque negroamaro che si rispetti. Oltre a carrube e fichi, si sentono forti le note di caffè e tostatura, cacao e frutta. Bocca succosa e fresca di amarene e prugne. Buon segno: non è marmellatoso. 88
Primitivo Mistico Salento igt 2014
Il misticismo c’è e si sente. Lo annusi e vieni teletrasportato nella macchia salentina tutta mirto e ginepro. Il mare a un passo. Bevendolo capisci che il primitivo, quando è così buono, non fa prigionieri: manca solo il rumore del cioccolatino sotto i denti e poi la somiglianza con un moncherì è perfetta. 91 punti, e al diavolo i 16 gradi e mezzo di alcol.
Sei vini assaggiati su 14 non sono tantissimi ma bastano per capire che la strada biodinamica di Carlo Dibenedetto e dei suoi quattro figli è lunga, faticosa ma piena di fiori e grandi bevute.
L’Archetipo
C.da Tafuri sp21 km7, Castellaneta, Italy
phone +39 080.3114243
mailto:info@larchetipo.it
3 Commenti
Leone
circa 6 anni fa - LinkCantina interessante davvero. Ho assaggiato ieri sera il Litr8 e mi ha davvero convinto. Best
RispondiMarco
circa 6 anni fa - LinkPerché declinata in salentino se la cantina ed i vigneti sono in piena Murgia?
RispondiAntonio Tomacelli
circa 6 anni fa - LinkI vini sono tutti Salento igt
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