L’Apocalisse a Barolo (ri)spiegata bene, calcolatrice alla mano
di Tommaso CiuffolettiSiamo stati i primi a sollevare dei dubbi sui toni di un editoriale apparso sul sito di Triple “A”.
Quell’editoriale ne usava di piuttosto accesi nel condannare la scelta del comune di Barolo di interrompere il comodato d’uso gratuito d’una vigna in località Cannubi, concesso a Giulio Viglione (l’azienda è “Carlo Viglione e figli”, firma storica di Barolo, e parte di Triple “A”). Quella vigna è così rientrata in possesso del proprietario (il comune di Barolo) che ha ritenuto di procedere ad estirparla per poi sostituirla con nuovi impianti.
Il nostro articolo ha contribuito innanzitutto a rettificare un dato sbagliato che veniva riportato nell’editoriale di Triple “A”, che presentava quel vigneto come un vigneto di 4000 mq. Da un banale controllo con lo strumento “Misura” di Google Earth abbiamo potuto verificare che in realtà quel vigneto misurava poco più di 1600 mq.
(Ci occorre di segnalare che anche nella scheda tecnica, sul sito di Triple “A”, del vino che da quella vigna proveniva, si dice che la vigna fosse di 4000 mq, forse sarebbe opportuno correggere quel dato sbagliato).
Per il resto ci siamo limitati a sentire qualche parere sulla questione sollevata, invitare ad una maggiore precisione e ad usare toni meno apocalittici. La questione poteva chiudersi lì.
Triple “A” ha invece ritenuto di replicare, sostenendo che la vigna fosse in buone condizioni e che – a fronte di una percentuale piuttosto bassa di fallanze – fosse perfettamente produttiva.
Per farlo ha riportato dei dati che … vediamoli insieme.
“Secondo i limiti massimi consentiti dal disciplinare – si legge nel nuovo editoriale di Triple “A” – in un terreno di 0,16 ha si potrebbero produrre fino a 896 litri di Barolo”. Giusto.
Vengono poi pubblicati i dati di un registro del 2019 di Giulio Viglione, nei quali si mostra che da quel vigneto sono stati prodotti 850 litri di Barolo.
Se 896 litri è il limite massimo consentito dal disciplinare siamo quindi molto vicini a quei limiti.
E dire che il primo articolo pubblicato su Triple “A” che ha dato origine alla questione, riportava queste parole dello stesso Viglione: “Io ho sempre puntato sulla qualità” ci racconta Giulio in video chiamata, “una pianta di 80 anni produce poco, ma concentra nel frutto materia e profondità”.
Una pianta di 80 anni concentrerà senza dubbio materia e profondità, ma non produce poi così poco se siamo molto prossimi ai limiti massimi del disciplinare (che indica una produzione massima di 56hl/ha). *
Tuttavia rimane la questione delle fallanze.
Sempre il nuovo articolo di Triple “A” dichiara che secondo Giulio Viglione medesimo “il numero di fallanze era inferiore al 15%”.
Mi attengo alla percentuale di fallanze indicata da Triple “A”. Anzi, prendo a riferimento una percentuale di fallanze addirittura inferiore a quella dichiarata. Prendo per buona una percentuale di fallanze del 10%.
Se dunque in quella vigna vi erano fallanze del 10% è da considerare che quella stessa vigna avesse un potenziale produttivo ridotto della medesima percentuale.
896 litri di Barolo sono il massimo che si può produrre da una vigna di 1600 mq, ma se tolgo il 10% di fallanze dichiarate, ottengo che la produzione massima possibile di quel vigneto sarebbe stata di 806 litri e poco più.
Eppure il sito di Triple “A” pubblica un documento in cui si dichiara che quella vigna ha prodotto 850 litri di Barolo.
E tutto questo senza considerare che – sempre attenendosi a quanto scritto nel pezzo di Triple “A” – magari le fallanze erano più del 10%. Senza considerare che 3 filari di quel vigneto erano piantati a Barbera. E ovviamente senza considerare le dichiarazioni sulla poca produttività delle vigne vecchie.
Insomma, qualcosa non torna. Una vigna che – secondo i dati di Triple “A” – poteva produrre al massimo (ma proprio al massimo) 800 litri di Barolo, ne ha prodotti 850.
Non ho intenzione di esprimere alcun parere personale al riguardo. Mi sono limitato a leggere e a tenere una calcolatrice a portata di mano.
Se il primo editoriale di Triple “A” mi aveva lasciato perplesso per i toni, questo secondo mi lascia senza parole per la sostanza, oltreché per l’opportunità.
* Anche in questo caso si segnala che sulla scheda tecnica del vino in questione è indicato che il vigneto di provenienza aveva una resa per ettaro di 30 hl. Forse anche quel dato andrebbe corretto.
37 Commenti
Marco
circa 4 anni fa - LinkBravo. I numeri sono l'unica via alla verità.
RispondiSancho P
circa 4 anni fa - LinkSe non avessero replicato avrebbero fatto miglior figura probabilmente. Fa piacere che il piccolo comune di Barolo versi in condizioni di bilancio floridissime. Altrimenti non si spiega il perché concedere in comodato d'uso una vecchia vigna in quel di Muscatel
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkMi scompiscio. Parliamo di un vigneto disetaneo, con molte sostituzioni (quindi non certo tutto vecchio) e molte fallanze, infestato da flavescenza dorata e da virus. Anche se togliere un vecchio vigneto è sempre un dolore in questo caso il comune ha fatto benissimo a spiantarlo. Altro che apocalisse. QUANTI BALI, si dice in piemontese.
RispondiRadici
circa 4 anni fa - Link"896 litri di Barolo sono il massimo che si può produrre da una vigna di 1600 mq, ma se tolgo il 10% di fallanze dichiarate, ottengo che la produzione massima possibile di quel vigneto sarebbe stata di 806 litri e poco più." No, questo che dici non è vero. Il disciplinare di produzione parla di un tot di quintali a ettaro, non di un tot di chili per pianta. Che tu li faccia da 1500 piante o da 10000, è comunque consentito dal disciplinare.
RispondiTommaso
circa 4 anni fa - LinkCredo sia una precisazione giusta e quindi grazie. Tuttavia non era rispetto al disciplinare che si muovevano dubbi di coerenza, ma quelli tra le dichiarazioni riportate nei due editoriali di Triple "A" e i dati da essa forniti. Quanto al disciplinare diventano rilevanti, più che le fallanze, i filari di Barbera, che immagino non possano produrre Nebbiolo. Ma quella è una cosa che non spetta a me: Grazie tuttavia della giusta precisazione :)
RispondiTommaso
circa 4 anni fa - LinkAltra piccola nota, sempre rispetto alla questione del disciplinare che - ripeto - non compete a me. Tuttavia riporto da http://catalogoviti.politicheagricole.it/scheda_denom.php?t=dsc&q=1011 leggo: 3. La resa massima dell'uva in vino finito non dovrà essere superiore a: ============================================= Vino Resa produzione max uva/vino di vino ============================================= «Barolo» 70% 56 hl/ha ------------------------------------------------------------------- Quindi forse la sua precisazione va un po' rivista.
RispondiRadici
circa 4 anni fa - LinkNo, non va rivista. Il disciplinare parla di:
Rispondi1) 80 quintali a ettaro (quantità di uva)
2) resa dell'uva in vino (alla svinatura) 56 hl/ha.
nessuno di questi due punti ha a che fare col numero di viti.
Semmai è quando cita la densità d'impianto:
"densità d’impianto: quelle generalmente usate in funzione delle caratteristiche peculiari dell’uva e del vino. I vigneti OGGETTO DI NUOVA ISCRIZIONE O DI REIMPIANTO dovranno essere composti da un numero di ceppi ad ettaro, calcolati sul sesto d’impianto, non inferiore a 3.500; "
Tuttavia, essendo un vigneto di 80 anni, questo punto non si applica. Ci fossero anche il 50% di fallanze nessuno vieta al viticoltore di potare il capo a frutto lungo 3 metri e di produrre 10 kg su una pianta.
Comunque la mia era solo una precisazione, credo che il vostro articolo sia una giusta correzione al pezzo impreciso di Triple A.
Tommaso
circa 4 anni fa - LinkE credo la tua precisazione sia ulteriormente corretta. Grazie mille!
Rispondizzzz
circa 4 anni fa - LinkMa una vite di ottanta anni non produce 10 kg di uva, non c'è la fa proprio
RispondiTommaso
circa 4 anni fa - LinkCiao Radici, non è per fare il puntuto, ma anzi con spirito di approfondimento che ti riporto una nota che ho letto, pubblicata da un agronomo di assoluto livello, peraltro proprio piemontese, che riguardo alla questione delle fallanze segnala che "L'ente di controllo se ti viene a vedere il vigneto ti ridimensiona la produzione per ettaro in base alle fallanze. Si tollera fino al 10% di fallanze, ma se hai il 12 ti tolgono il 12." a cui aggiunge "Almeno in Piemonte funziona così". Ripeto, rimane il fatto, come dicevi anche tu, che questa questione non è centrale rispetto alla questione, ma per mero interesse d'analisi credo questa ulteriore nota sia senza dubbio interessante! ;)
RispondiMarko
circa 4 anni fa - LinkEh già Ciuffoletti, qualcosa non torna. Invece di questi cavilli da azzeccagarbugli perché non rimarcare il fatto che a Barolo e dintorni pare di stare nel deserto,strisce giallo-rosse nei vigneti e non sono striscioni della maggica Roma. Tra poco occorrerà metterà una targa nel ricordo di qui giaceva l'ultimo boschetto della bassa Langa
RispondiMaccio
circa 4 anni fa - LinkVabbè, ma che c’entra? Allora parliamo delle calotte polari che si stanno sciogliendo, mi sembra un dato ancora più grave ed urgente addirittura dell’uso dei diserbanti e della riduzione dei boschi in Langa.
RispondiPietro Fasola
circa 4 anni fa - LinkPare non sia chiaro, perciò ribadisco ancora una volta che noi non lamentiamo l’interruzione del comodato d’uso nei confronti di Giulio, ma l’espianto del vigneto.
RispondiDopodiché, purtroppo o per fortuna, aritmetica e natura non vanno proprio di pari passo.
Il suo calcolo fa coincidere un 10% di fallanze con una riduzione nei conti del 10% dell’estensione del vigneto e ciò mi sembra parecchio semplicistico.
In proposito, Radici ha già evidenziato una prima criticità di questo ragionamento e non mi pare che la risposta da lei data ne confuti le argomentazioni o aggiunga qualcosa di nuovo.
Lei per di più non considera il fattore annata (nel 2017 e nel 2018 i litri prodotti sono stati in entrambi i casi 784).
Inoltre nei tre filari di barbera, i più colpiti dalla flavescenza, i reimpianti sono stati fatti con piante di nebbiolo (giovani e quindi più produttive).
Aggiorneremo sicuramente le schede tecniche, che come può facilmente comprendere, non sono che indicazioni di massima e non fanno riferimento all’annata 2019.
Ma ciò che più mi preme è che lei pur non esprimendo pareri personali, lasci al lettore due sole possibili conclusioni: pensare che i dati di produzione siano falsi o, peggio, che il produttore abbia agito con scorrettezza.
Credo invece che il nostro parere sia chiaro a lei e ai lettori: salvaguardare il patrimonio storico e vitivinicolo. Su questo aspetto è forse possibile trovare elementi comuni che riportino l’attenzione sul tema principale.
Marco
circa 4 anni fa - LinkA me, da consumatore, sta storia ha dato abbastanza fastidio: mi è sembrato tanto marketing e poca sostanza. In particolare poi mi ha dato piuttosto fastidio leggere su un sito che ritenevo "serio" una scheda tecnica sostanzialmente finta (ripeto finta e non non aggiornata: una produzione di 30 hl/ha è una cosa, una produzione ai massimi del disciplinare un'altra).
RispondiStefano
circa 4 anni fa - LinkBuongiorno, lei avrà ragione quando dice che aritmetica e natura non vanno di pari passo, ma converrà che scoprire che una scheda tecnica contiene due errori non irrilevanti (la superficie dichiarata che è oltre il doppio del reale, la resa dichiarata che è quasi il doppio del reale) possano non far piacere ad un lettore/bevitore ed indebolire un poco la sua autorevolezza
RispondiMaccio
circa 4 anni fa - LinkPietro, mi sembri persona sveglia e accorta, l’aritmetica e la natura non vanno di pari passo, è vero, ma che per una vigna di 80 anni non si possano supporre rese anche solo paragonabili ad una vigna nel pieno del suo vigore credo non sia un mistero per nessuno.
RispondiInoltre se l’aritmetica in natura ha poco valore, le parole invece ne hanno molto, quindi, forse, andrebbero usate con maggiore prudenza.
Tommaso
circa 4 anni fa - LinkCiao Pietro e intanto grazie per il tuo messaggio! Anche io di solito do sempre del lei, ma spero non ti arrabbierai se ti do del tu.
RispondiSul punto della produzione rispetto ai massimali del disciplinare, la questione potrebbe rilevare per il Consorzio. Ma la distanza tra la produttività dichiarata rispetto al vigneto, le condizioni dichiarate del vigneto e i dati forniti in merito alla sua produzione effettiva … pone delle questioni che credo chiunque possa valutare.
Questioni che mi sono posto con dispiacere, ma che pure erano lì. Me le sono poste con dispiacere perché quei numeri (che per molti versi non tornano) riguardano il lavoro di persone. Per questo ritengo - e questo se vuoi è il mio unico giudizio - che voi per primi avreste dovuto averne più cura. Sia nel comunicarli, che nell’usarli per una polemica che avete inteso sollevare.
Una polemica che, peraltro, avete sollevato nei confronti del lavoro di altri senza il riguardo di risparmiare giudizi sprezzanti, che forse avreste potuto evitare. Perché uno può essere dell’idea che la scelta del Comune di Barolo sia stata una scelta sbagliata, perché uno può essere convinto che un vecchio vigneto sia un patrimonio (e su questo siamo totalmente d’accordo), ma nel modo in cui si fanno presenti le proprie ragioni si dà loro forza o meno. E secondo me, quando si usano certi toni, si toglie forza alle proprie ragioni.
Perdona il pistolotto. Se vuoi vedici un consiglio, se invece ci vedi solo un pistolotto, mandami pure affanculo, che tanto non me la prendo. Da parte mia ti mando un abbraccio e continuerò a seguirti con piacere.
Tommaso
Sancho P
circa 4 anni fa - LinkL'assessore competente del comune di Barolo ,rispondendo alla facile obiezione sollevata ha dichiarato "quanto al patrimonio genetico del vigneto, mi permetto di dire che il Comune di Barolo non era nelle condizioni di fare una selezione massale, i tempi sarebbero stati troppo lunghi. La poteva semmai fare chi ha gestito il vigneto finora e non mi risulta sia stato fatto, anche perchè alcune fallanze erano state rimpiazzate con barbatelle commerciali"
RispondiVito Antonio Mangialardo
circa 4 anni fa - LinkPerò prima di estirpare, non potevano recuperare un po' di sano materiale genetico per evitare che quel patrimonio andasse perduto? Chiedo per un ecologo
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkIn realtà le fallanze vanno a incidere eccome sui massimali consentiti, esiste una tolleranza del 10%, se si supera il 10%, ad esempio se le fallanze sono il 12% i massimali vanno ridotti del 12%. E comunque al di là di quello che dicono le norme per un vigneto vecchio e già molto problematico anche se avesse solo il 10% di fallanze a coprire i massimali facendo anche un vino di grande qualità la vedo piuttosto dura.
RispondiAlesio Piccioni
circa 4 anni fa - LinkScusate ma come avete fatto a misurare la superficie con Google Maps che non tiene conto delle pendenze?
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkLe superfici e le distanza in agricoltura (e non solo) si misurano sempre topograficamente, cioè come proiezione sull'orizzontale.
RispondiPaolo
circa 4 anni fa - LinkIn ogni caso, la pendenza quanto può influire sulla misurazione? Pitagora, aiuto! Proviamo a ragionare: una superficie di 4000 mq si proietta su un piano di 1650 se...= il candidato completi la risposta! :) Coraggio, trattasi di normale triplo carpiato
RispondiAlesio Piccioni
circa 4 anni fa - LinkIn realtà non è così difficile, ipotizzando che fosse un quadrato perfetto (la proiezione da 1600mq) il risultato sarebbe 91,56m di dislivello (uno strapiombo).
RispondiTommaso Ciuffoletti
circa 4 anni fa - LinkCiao Alesio, perdona il ritardo nella risposta. Ci sono due precisazioni da fare sulla tua domanda. Non ho usato Google Maps, ma Google Earth, che è uno strumento diverso e più sofisticato rispetto al primo. La seconda notazione è che GE considera i dislivelli altimetrici. Questa indagine del 2016 sul suo grado di approssimazione - molto dettagliata - conferma che su misurazioni particolarmente di dettaglio va un po' in difficoltà (non consigliano di usarlo per lavori di pianificazione urbana), ma per misurazioni di prima analisi sì. Oltretutto dal 2016 ad oggi immagino che lo strumento sia stato affinato, riducendo ulteriormente il margine di errore. Ti posto qui l'indagine: https://www.researchgate.net/publication/308853358_Investigation_of_the_Accuracy_of_Google_Earth_Elevation_Data?fbclid=IwAR2r7AlRZCy7MAfILSHHnWnOs5A5AX8iOgvQqM8gMVI3K6-_aqTf3OsEpVo
RispondiPaolo
circa 4 anni fa - LinkMi sono espresso male io: "triplo carpiato" era riferito alla possibilità che 4000 mg proiettassero i famosi 1650 sul piano. Cioà una pendenza, come hai giustamente osservato, un po' eccessiva per potere impiantarci alcunché. P.S. ci sarebbe un mo(n)do che permetterebbe di evitare le pendenze descritte: se il terreno fosse una superficie frattale! :)
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkUna domanda può chiarire il motivo per cui la pendenza non è così rilevante nella misura delle superfici: secondo voi gli alberi crescono in verticale oppure perpendicolari al pendio?🤣🤣🤣
RispondiAlesio
circa 4 anni fa - LinkFrancamente Maurizio, credo che le misurazioni fatte 50 anni fa non siano state fatte con il GPS, così come i sesti di impianto, altrimenti uno dichiara un numero ma ce ne va totalmente un’altro.
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkLe misure fatte 50 anni fa si facevano con strumenti topografici ottici, basati però sullo stesso concetto, cioè la proiezione sull'orizzontale. E le misure sono sostanzialmente uguali. Ci possono essere scostamenti minimi come con qualunque tipo di misura. Dal catasto napoleonico a google earth cambia qualche zero virgola.
RispondiMaurizio
circa 4 anni fa - LinkComunque l'unica conclusione a cui si arriva è che non c'è stata nessuna Apocalisse e che qualcuno scrive di viticoltura senza sapere di cosa parla.
RispondiGiuseppe TOMAO
circa 4 anni fa - LinkScusate, se un vigneto è storico, ed ha una supeficie di circa 16 are (poco più di un relitto stante i parametti della viticoltura moderna) qual è il valore attuale (reimpiamtato) rispetto alla preservazione di una vigna simbolica, che dovrebbe prescindere da qualsiasi valutazione agronomica, che meriti un dibattito in termini da "speziali"?
RispondiSancho P
circa 4 anni fa - LinkVi state incartando su misure, pendenze e Google Maps. Il problema non è quello. A cominciare dal nome del vigneto. Cannubi è una cosa. Muscatel è associata a Cannubi solo dal 1972. Grazie a Renato Ratti
RispondiWalter White
circa 4 anni fa - LinkGood. After that, i wonder to myself: ma il Barolo Cannubi in oggetto, da vigneto in cortese comodato d'uso, quanto ci costa sullo scaffale?
RispondiSancho P
circa 4 anni fa - LinkComunque, a proposito di Cannubi, mi permetto di segnalare l'articolo scritto da Marta Rinaldi nel 2012 proprio su Intravino. Giusto per inquadrare il contesto.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 4 anni fa - LinkGuardate che la pendenza non c'entra nulla con il calcolo della produzione. È vero che nella realtà influisce, ma per legge ARTEA prende le sagome del vigneto da foto-rilevamento (per cui in piano), e su quelle disegna le sagome dei vigneti e calcola le superfici. Per cui l'uso di Google maps o simili è corretto.
RispondiTommaso
circa 4 anni fa - LinkGrazie Stefano!
RispondiMaccio
circa 4 anni fa - LinkA latere di tutte queste considerazioni circa le rese, la pendenza del vigneto, le fallanze, il materiale genetico, noto che un elemento è sfuggito a tutti. Un’amministrazione comunale da in comodato gratuito un bene, anche di valore rilevante, per 16 anni. Questo bene genera un reddito. Dopo 16 anni l’amministrazione comunale decide di interrompere il comodato...gratuito, l’amministrazione comunale fa la figura del cattivo, come sempre, gli altri sono i vessati, come sempre, sebbene abbiamo goduto del detto bene a titolo gratuito per 16 lunghi anni...e nemmeno un grazie. Forse ha proprio ragione un produttore illustre della zona, a questo si è ridotta la Langa, piccoli interessi personali e scontri tra fazioni.
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