“L’America chiede il risarcimento danni al consorzio del Brunello di Montalcino”

di Antonio Tomacelli

Tranquillo produttore ilcinese, è solo un titolo a effetto (è virgolettato) e nessuno chiederà mai un risarcimento per il Brunello taroccato che hai esportato in America. Anche se fai parte di quell’ottanta per cento di produttori che allungavano il sangiovese col cabernet: parola del presidente del tuo consorzio, l’esimio cavalier Rivella. No, davvero, continua pure a sognare tranquillamente. A te non capiterà mai un incubo come quello che stanno vivendo gli azionisti della Constellation Brands in America, chiamati in causa da una class action che si preannuncia milionaria.

Come, dici che non ne sai nulla? Ti rinfresco la memoria in due righe: per qualche anno l’azienda americana ha venduto un miscuglio di cabernet e merlot, importandolo dalla Francia come Pinot noir aoc. Pensa, ci sono volute 16 milioni di bottiglie per accorgersi della truffa ma alla fine è scattata una denuncia che ha coinvolto anche il colosso americano Gallo winery. Sai, ilcinese, come finiscono queste cose: scandalo, arresti, condanne e alla fine “il popolo americano” chiede il risarcimento danni con una bella class action.

Brutta cosa la giustizia americana. Pensa che la legge sulla class action permette ai cittadini di unire le forze per fare causa alle Big Company, presentando una sola istanza e pagando un solo avvocato. Vuoi conoscere i capi d’accusa? Presto detto: concorrenza sleale, pubblicità ingannevole, frode, negligenza, false dichiarazioni e occultamento fraudolento. Alla fine, anche chi ha comprato una sola bottiglia di vino taroccato avrà il suo bel risarcimento e senza pagare mille parcelle. Ma a te che produci il Brunello di Montalcino, tutto questo non capiterà mai, sono sicuro: chi vuoi che abbia letto in America le dichiarazioni del tuo Esimio presidente del consorzio sul vino taroccato a oltranza? Speriamo nessuno ma tu, ilcinese, accetta un consiglio: comincia a pregare.

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

7 Commenti

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Mi sembra che il Presidente del Consorzio, Cav. Ezio Rivella, nell'intervista abbia parlato dell'ottanta per cento del Brunello prodotto (in anni passati) come "taroccato" non dell'ottanta per cento dei produttori. C'é una certa differenza, considerando le diverse quantità di bottiglie prodotte. Questo certo non cambia il senso del post di Antonio Tomacelli, ma ho trovato giusto evidenziarlo.

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Armando Castagno

circa 14 anni fa - Link

Se io affermo che nel territorio X ogni 100 mele prodotte 80 erano bacate, e al tempo cui mi riferisco producevo anch'io mele nel territorio X, se ogni 100 mele prodotte io ne producevo 21 o più di 21, io non mi qualifico come fustigatore dei costumi, ma come reo confesso.

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

D'accordo con te, ma che c'entra? Non ho nessuna intenzione di difendere il Cav. Rivella e le sue affermazioni roboanti, solo puntualizzare che la Banfi in passato produceva come volumi una notevole percentuale del Brunello e insieme a loro circa 4 o 5 altre aziende. Diciamo che una decina di aziende messe insieme faceva l'80% della produzione e il restante 20% era polverizzato fra tanti piccoli produttori che non meritano di essere coinvolti in questo scandalo.

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Armando Castagno

circa 14 anni fa - Link

Mi scusi se in modo malaccorto ho quotato il suo intervento in modo da far sembrare che le stessi rispondendo direttamente.

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Franco Ziliani

circa 14 anni fa - Link

Bravo Armando, ragionamento che non fa una grinza il tuo! Quello che stupisce é che di fronte alle affermazioni "spericolate" (eufemismo...) del nuovo Presidente del Consorzio, uno che fatti e misfatti e la storia degli ultimi vent'anni del Brunello li conosce perfettamente, i produttori di Montalcino, la stragrande maggioranza di aziende che hanno rispettato il disciplinare vigente del Brunello, non siano insorti e non abbiano preteso dal Cavalier Rivella una rettifica... Si tratta forse di silenzio assenso?

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Stefano Cinelli Colombini

circa 14 anni fa - Link

A chi non è mai scappata una frase assurda nell'enfasi di un'intervista? Pur concedendo al Cavaliere una grande esperienza, neppure lui ha modo di sapere cosa avevano in cantina 240 produttori. Volete un dato vero sui “tarocchi”? Quando scoppiò lo scandalo ovviamente tutti corremmo a fare analizzare i vini, e la Procura di Siena se ne accorse. Dopo pochi mesi sequestrò a tappeto ogni dato in tutti i laboratori attrezzati per testare gli antociani acilati, che non sono molti. Per cui loro sono gli unici a sapere esattamente quanto Brunello "dubbio" c’era, e questo innescò un rischio tremendo; se avessero accertato una irregolarità su più del 15% della produzione avrebbero dovuto avviare la procedura di annullamento della DOCG a norma della 164. In Italia c'è l'obbligatorietà dell'azione penale, e la Procura di Siena ha dimostrato più che ampiamente che si attiene alla legge senza subire condizionamenti. Non si sono mossi, per cui il Brunello "taroccato” era meno del 15%. Questo è l’unico dato che abbia una ragionevole attendibilità, il resto è quello che accade quando c’è un incidente stradale di fronte ad una folle; cento opinioni e nessuna uguale all’altra. Stefano Cinelli Colombini

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Athos CavoloVerde

circa 14 anni fa - Link

In Italia la class-action purtroppo non esiste, ma caro Tomacelli permettimi di dire che se i "taroccatori" ilcinesi ci hanno messo il Merlot è perchè gli americani lo preferivano così: prima se lo sono sbevazzato felici ed adesso chiedono il rimborso. maremma...

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