La Vigna del Bambin Gesù e i vini del Re Sole

La Vigna del Bambin Gesù e i vini del Re Sole

di Daniel Barbagallo

“Lo Stato sono io”.

Questa è la frase che rese famoso Luigi XIV, meglio conosciuto come Re Sole, che arrivato al trono poco dopo i vent’anni incarnó perfettamente lo spirito della Grandeur francese.

Lo sfarzo caratterizzò il suo regno: da Versailles con i giardini e i suoi laghi, si sollazzava con un esercito di amanti e concubine, amava  le feste, la bella vita, gli eccessi. Volle governare non rendendo conto a nessuno, raggiungendo l’apice dell’assolutismo francese.

In pratica un po’ Erdogan senza opposizione e un po’ Lapo Elkann senza i paparazzi a immortalare le sue scorribande su Novella 2000.

Milleseicento anni prima nacque qualcuno ancora più importante di lui, al freddo in una grotta a Betlemme: un bambino di nome Gesù.

“Ama il prossimo tuo come te stesso”. Questo era il suo “motto” e visse la sua breve vita in povertà e umiltà, soprattutto lontano dalle donne e dalla ricchezza. Nulla di più distante dal Re Sole.

Il ragazzo una volta cresciuto passò alle cronache per episodi assai singolari, amava camminare sull’acqua, guarire lebbrosi e moltiplicare pani e pesci, ma il superpotere che più di tutti gli ho sempre invidiato è quello di trasformare l’acqua in vino.

Quante Bottigliette avrei trasformato in Richebourg se solo fosse capitato a me.

Ora, questi due personaggioni sono quanto di più distante la storia potesse proporre, ma si incontrano in questa bottiglia che contiene un vino a dir poco straordinario in una annata leggendaria.

Lo acquisto da quando c’erano ancora le lire ed è sempre stata una referenza sicura ed una presenza costante nella mia piccola cantina.

Durante l’anno passato ho bevuto un 2012 aggraziato e pulitissimo come l’animo del Messia ed un 2005 debordante ed esplosivo come il Re Sole.

Questo 1999 parte molto riservato e chiuso, i profumi impiegano tempo per delinearsi un minimo.

E’ comunque ancora giocato sul frutto dove la dolcezza di more e mirtilli viene accompagnata dalla freschezza dei lamponi; poi via via si arriva all’incenso, sfumature minerali, tostatura e cuoio.

Il naso comunque è dolce e fascinoso.

Chiama aria ed io decido di concedergliela, prima però mi faccio un sorso che conferma in bocca la stessa chiusura e tensione del quadro olfattivo.

Non so perché ma di solito faccio fatica a concedere al pinot nero il tempo che concedo ad altri vini, ma qua si sta parlando di Nostro Signore e decido che è il caso di fare uno strappo alla regola, si sa mai che la cosa mi faccia entrare nelle sue grazie e decida di abbuonarmi qualche peccatuccio.

La storia di questo vino è assai carina: Anna d’Asburgo, Regina di Francia, non riusciva a dare alla luce un erede, era ritenuta sterile. Durante una visita ad un Convento di Beaune una suora le predisse l’arrivo di un erede, profezia che di lì a poco si avverò.

A questo punto la sovrana per sdebitarsi con le suore regalo loro una statua del Bambin Gesù e un terreno a Beaune di pochi ettari.

Da quel giorno quella vigna prese il nome di “Vigne de l’Enfant Jesus”, e dopo mille peripezie dovute alla rivoluzione francese e ad altri passaggi di mano, a fine Ottocento si va ad aggiungere al patrimonio di Cru di Bouchard Père et Fils, affidabilissimo e storico produttore borgognone che ne farà uno dei fiori all’occhiello della sua gamma.

A tre ore di distanza il timbro è decisamente cambiato. Il vino ha guadagnato in spessore e profondità. La parte fruttata è più piena, ora emergono interessanti note di durone e mandarino insieme al resto, profumi di fiori, gelsomino, zagara, rosa antica, di karkadè. Molto sanguigno, ricorda la carne cruda con una bellissima parte balsamica di aghi di pino. Un vino ricco di sfumature, ora vegetali nobili e un tocco leggerissimo di torrefazione.

In bocca ha una tensione fuori misura, scalcia. Mi aspettavo un ingresso più mansueto, acidità pronunciata e parti dure in evidenza. Stupendo ma non ancora al suo apice, manca quel pizzico di fusione che lo trasformerà da un grande vino a un capolavoro assoluto.

Non sarà necessario un miracolo ma giusto ancora qualche anno.

Sicuramente mi sarei divertito più ai festini con il Re Sole  in mezzo a fiumi di vino dame generose strette in corsetti sexy, ma un amico in compagnia come Gesù a cui allungare ogni tanto una bottiglia d’acqua da litro e mezzo per vedermela restituita sotto forma di Magnum non mi sarebbe dispiaciuto.

Bottiglia stupenda, anzi, celestiale. E con un nome come quello non poteva essere altrimenti.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

4 Commenti

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

C'è un intervento del sommo Armando Castagno ad un Bibenda 2013 reperibile su YouTube dove parla di questo vino nella sua consueta prosa mirabolante, lo consiglio a tutti coloro che non l'avessero visto. Peraltro la boccia in questione si trova a prezzi ancora nella sfera umana e non appannaggio solo di Cristiano Ronaldo, della mafia russa o dei broker di Wall Street....

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Rino

circa 3 anni fa - Link

Si infatti anche io ho verificato "l'economicità" della bottiglia in questione rispetto ad altri Borgogna di pari livello... rientrerà sicuramente a breve tra i miei prossimi acquisti come del resto è stato con Emphase di Lienhardt

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Fumoso

circa 3 anni fa - Link

Che noia leggere le bevute che fanno gli altri

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...e quindi? ...immagino , Fumoso , tu sia per "l'intimismo descrittivo" , quello del diario segreto che nessuno può leggere ...

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