La Valtellina di oggi (e di domani) nella verticale di Barbacan

La Valtellina di oggi (e di domani) nella verticale di Barbacan

di Graziano Nani

Gli eschimesi hanno oltre 50 parole per dire neve. Con ogni probabilità non è solo un vezzo linguistico, quei termini servono tutti perché ogni tipo di neve è collegato a una specifica situazione o a un possibile problema da affrontare.

Anche in Valtellina ci sono almeno dieci modi per dire “cadere” e il motivo è lo stesso: lì servono davvero. Un conto è sbrisigà con una piccola scivolata su un sentiero segnato, un conto è andà a röda su un terrazzamento della Valgella, magari con una gerla d’uva sulle spalle e il rischio di rotolare giù fino al fondovalle.

Per ogni sfumatura c’è una parola diversa e Matteo di Barbacan, durante la serata milanese all’EnotecaWine di Sebastiano Baldinu e Kiyomi Yoshida, ci spiega che i nomi dei suoi vini non sono nient’altro che quelli del toponimo da cui provengono. Nomi antichi, che si ritrovano già sulle carte catastali di centinaia di anni fa.

Il Söl, ad esempio, è il toponimo da cui nasce l’omonimo cru di Barbacan in Valgella. Occhio però a non cadere nel tranello delle sottozone, che come racconta Matteo di per sé significano poco senza considerare microclima e altimetria. Lui, con il papà Angelo e il fratello Luca, coltiva 6 ettari di vigna a San Giacomo di Teglio, in Valtellina. Un lavoro all’insegna dell’artigianalità, con scelte che vanno su un uso limitato della solforosa, solo lieviti indigeni e nessuna chiarifica. Abbiamo assaggiato 3 annate di Söl, anticipate dal nuovo Rosso di Valtellina e seguite da un’ultima novità di casa Barbacan.

Verticale di Barbacan - 1

ROSSO DI VALTELLINA 2015
Non parliamo di vino base, ma di “vino di tutti i giorni”, come si è sempre chiamato a casa mia. Semplice, stuzzicante e piacevolissimo, Matteo lo presenta come il vino-bandiera di Barbacan, dove insieme alla chiavennasca entrano piccole percentuali di Rossola e Brugnola, da piante che hanno fino a 80 anni di età. La nota di frutta intensa, figlia dell’annata calda e precoce, e un bellissimo bouquet di fiori rossi, aprono la strada a una grande beva. La scelta di far svolgere la malolattica in botte aggiunge un tocco morbido che lo rende ancora più invitante. Per bevitori quotidiani.

SÖL 2011
Estroverso ed elegante, ha voglia di parlare di sé e lo fa subito con una nota squillante di fragolina di bosco che permane per tutta la degustazione. Anche la 2011 è stata un’annata calda e per questo il frutto è caldo e presente, con angoli ulteriormente smussati dalla botte piccola che non prevede l’uso di legno nuovo. Compare poi una bella nota speziata, dei chiodi di garofano si intrecciano con un’apertura mentolata che viene e va. Grandissima freschezza, e un tocco amaricante sul finale che lo rende tra tutti il mio preferito. Per bevitori gaudenti.

SÖL 2012
Introverso e taciturno. Come molti valtellinesi è austero e parla poco, ma riesce a dire tanto. Il frutto rispetto al 2011 è meno vispo e più ombroso, non più una fragola ma una mora. Con il passare del tempo compare una nota nera di liquirizia, che si fa largo attraverso una struttura compatta e una trama tannica da aspettare ancora un po’. In seguito sensazioni di fiori rossi e riverberi carnosi come di carne salada. L’anno in meno rispetto all’assaggio precedente si sente tutto, Matteo butta lì una metafora interessante paragonandoli a dei bambini, per cui un anno di maturità può cambiare tutto. Per bevitori riflessivi.

SÖL 2013
Giovane e baldanzoso. Colore particolarmente intenso per essere in Valtellina, l’annata fresca si legge dall’acidità più marcata e dal tannino che scalpita. È vivo, integro, fremente. Come dice Matteo ne riparliamo fra qualche anno, quando tutti i pezzi del puzzle si incastreranno per mostrare l’idea dei nuovi rossi di Valtellina secondo Barbacan. Per bevitori pazienti.

PIZAMEJ 2015
Fragrante e promettente. Prova di vasca del nuovo vino che uscirà a dicembre, nasce da un toponimo valtellinese che significa “appuntito”. ”Fundo vineato jacente in territorio Tilij in contrata de Pilla u.d. ad pizamilium”: ecco il richiamo documentale del toponimo in un atto notarile del 1592. Quello che per ora possiamo dire è che la distanza tra il suo bouquet e quello del Söl conferma in pieno la filosofia dell’azienda: ogni toponimo fa storia a sé e nel bicchiere ora è più chiaro che mai. C’è un sentore nuovo in particolare che prende le distanze dal Söl, un tocco più leggiadro e floreale, più facile per certi versi. Questo vino sarà un gentiluomo che di cognome fa Barbacan? Aspettiamo il momento giusto per scoprirlo con un po’ di Vorfreude, che in tedesco è una sorta di “pre-felicità”. Quella gioia che ad esempio si prova quando si aspetta a cena una persona intrigante, manca ancora qualche ora, ma già si fantastica contenti su quello che potrebbe succedere. Per bevitori fantasiosi.

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Graziano Nani

Frank Zappa con il Brunello, Hulk Hogan con il Sassella: per lui tutto c’entra con tutto, infatti qualcuno lo chiama il Brezsny del vino. Divaga anche su Gutin.it, il suo blog. Sommelier AIS, lavora a Milano ma la sua terra è la Valtellina: i vini del cuore per lui sono lì.

8 Commenti

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mariazzo

circa 7 anni fa - Link

Dopo questo articolo la scimmia (che va tanto di moda, ora) sale ancora di più. Ho scoperto questi produttori attraverso i social, e mi hanno da subito convinto. Non sono ancora riuscito ad assaggiarli... ma lo farò ben presto.

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Fabio

circa 7 anni fa - Link

Da ormai "accanito" bevitore di Barbacan (la fortuna non solo di conoscere Luca e Matteo, ma di avere il primo anche come collega di lavoro e quindi fornitore primario e di riferimento... :P ) non posso che confermare quanto scritto sia riguardo il 2015 (effettivamente definirlo "base" suona quasi come un insulto: un RdV con profumi e sentori che forse vanno quasi oltre un "normale" Rosso di Valtellina ! Ne sono innamorato, lo confesso....) sia riguardo il Sol 2013 (di cui conservo gelosamente ancora 5 bottiglie e che mi sono imposto - spero di riuscirci - di non stappare almeno sino al 2019 !). D'altro canto, quando c'e' in primis passione nel fare le cose, i risultati non possono che essere questi (buone, ma buone cose...).

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gp

circa 7 anni fa - Link

Che le sottozone storiche (Grumello, Inferno, Sassella, Valgella) in Valtellina significhino poco è opinabile -- e curiosamente è sostenuto soprattutto da produttori della Valgella, come Fay e Barbacan, la sottozona meno blasonata delle quattro. Anche in Borgogna nella Cote d'Or l'altimetria conta, tanto che si parla di "fascia dei grand cru", ma non per questo ci si sogna di dire che la suddivisione in sottozone (in quel caso, comuni) è fuorviante. Certo le caratteristiche specifiche vanno poi cercate a livello di cru, ma si tratta di un passo successivo (e purtroppo lento, soprattutto se i produttori non si muovono in quella prospettiva) che non comporta la cancellazione dei precedenti. Comunque alla fine Fay e Barbacan riportano nell'etichetta dei loro Valtellina Superiore la sottozona, a differenza di altri che potrebbero ma non lo fanno (questo dovrebbe essere il caso di Dirupi, zona Grumello, e di La Perla, ancora Valgella). Riguardo al Söl, 2011 e 2012 per me sono troppo segnati da note vanigliate e mentolate, forse legni troppo nuovi (per i miei gusti) a causa della recente fondazione dell'azienda.

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Graziano

circa 7 anni fa - Link

Per completezza di informazioni, non è argomento dei soli produttori: la centralità dell'altimetria rispetto alle sottozone è tema trattato anche nelle lezioni AIS.

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Luca

circa 7 anni fa - Link

Mi permetto di puntualizzare a tal proposito, conoscendo personalmente i sigg.Fay e Sega, che essi rivendicano in etichetta la propria sottozona per dare una indicazione geografica, essendo fieri abitanti e viticoltori della Valgella e non certo per evidenziare concetti legati a caratterizzazioni gusto/olfattive...
Anzi a maggior ragione la rivendicano proprio perché nella visione "commerciale" degli anni passati la Valgella era ritenuta la sottozona di minor pregio, cosa che loro vogliono proprio smentire a suon di etichette di alto valore.

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Luciano

circa 7 anni fa - Link

Per me il Sol 11 è stato il migliore vino valtellinese dell'annata, frutto di condizioni climatiche particolarmente positive che hanno un po' cotto la Sassella e dato una spinta alla Valgella. Almeno per quanto ho assaggiato finora.

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gp

circa 7 anni fa - Link

A parte l'ultra-semplificazione climatica, era un vino al suo esordio. Sappiamo tutti quanto conti il caso nelle vicende umane, ma se il migliore vino di una regione vitivinicola non proprio sconosciuta fosse un esordiente, verrebbe da pensare che in questo campo l'esperienza da parte del produttore possa essere un fattore più negativo che positivo... Il Barbacàn 2011 all'uscita secondo me era un vino di pienezza e rotondità superiori agli standard valtellinesi (compresi i 14° in etichetta), che poteva piacere molto a chi misura i vini in base a questi parametri "dalle Alpi alle Piramidi", o per proprio gusto (in fondo indisputabile) o per attitudine critica (assai discutibile e al momento in fase di ritirata).

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gp

circa 7 anni fa - Link

(il Söl 2011 di Barbacàn)

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