La trasparenza come soluzione. Tracce dal Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia

La trasparenza come soluzione. Tracce dal Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia

di Jacopo Cossater

Guardate, preferisco non dilungarmi troppo. Non vi spiegherò quindi cos’è il Festival Internazionale del Giornalismo che si tiene in questi giorni a Perugia ed eviterò di soffermarmi sul perché si tratti del più importante appuntamento annuale dedicato non solo ai temi della professione ma anche e soprattutto a quelli della rete, e di come questa si inserisca nella nostra fruizione delle notizie attraverso i social media.

Preferisco andare dritto al punto e raccontarvi di un panel cui ho assistito ieri pomeriggio e che potrebbe avere alcuni aspetti che ci riguardano da vicino, noi che tutti i giorni consumiamo contenuti (creati più o meno professionalmente) sul vino. Argomento centrale della conversazione, i viaggi. O meglio, le recensioni dei viaggi. Ascoltando i relatori parlare dei “reportage nell’era di Tripadvisor” mi ha colpito in particolare quello che ha detto Lee Marshall, storico reporter di Condé Nast Traveller e Screen International, tra gli altri. Lui, più di tutti, è andato dritto al punto: “il sistema classico, quello che vede la testata coprire tutte le spese di viaggio del giornalista, dall’hotel ai ristoranti, è – molto semplicemente – finito. È un modello economico che non è più sostenibile, oggi nel mondo solamente il New York Times può permettersi di stanziare budget così rilevanti per la sezione dedicata ai viaggi, ma si tratta di un caso più unico che raro“.

Una volta si presentava al giornale una stima del budget necessario per un reportage, e nella maggior parte dei casi veniva approvato senza grandi variazioni. Con il passare degli anni questo budget è andato via via riducendosi e, per riuscire a mantenere uno standard qualitativo simile al precedente, la categoria ha iniziato ad accettare ospitalità da parte di alberghi, ristoranti, consorzi, etc. Ecco quindi fare capolino tutte le implicazioni etiche che questa scelta comporta“.

E poi, questa è la domanda che è stata posta ad Angelo Pittro, responsabile di Lonely Planet Italia: “perché mai dovremmo spendere 30 euro o più per una guida cartacea quando gran parte delle informazioni che racchiude sono disponibili gratuitamente, in rete?” Ecco, alla fine è tutto qui. Perché se è vero che la grande discriminante è quella qualitativa – Tripadvisor rappresenta lo sdoganamento dell’amateur più sanguigno, mosso e spesso anche sfuocato – è anche vero che sono sempre di più le fonti che riescono a proporre contenuti di ottima fattura, gratuitamente. Durante il panel questo aspetto era perfettamente rappresentato da Marco Allegri, fondatore di Non Solo Turisti.

Tanti spunti, tanti aspetti da considerare. Sintetizzando quello che è emerso dai diversi interventi si potrebbe affermare che, tagliando con l’accetta tutte le possibili sfumature, da una parte ci sono contenuti creati professionalmente da giornalisti meno indipendenti di un tempo. Persone che per continuare a lavorare come è stato fatto negli ultimi vent’anni sono scesi a patti con i recensiti, seppur in buona fede (nella migliore delle ipotesi). Dall’altra ci sono le recensioni amatoriali, molte delle quali hanno un’attendibilità quasi nulla, per non parlare di quelle false e/o mendaci. Laggiù, sullo sfondo, noi, i lettori. Ieri non se ne è mai parlato apertamente ma dai discorsi di tutti i presenti era evidente quanto per il consumatore sia diventato sempre più importante riuscire a filtrare le recensioni in cui si imbatte. E c’è un solo modo per riuscire a farlo: avere in mano tutti gli strumenti per giudicare nel modo più immediato possibile, in particolare quando si tratta di trasparenza da parte dei creatori di contenuti.

Trasparenza, trasparenza, trasparenza. Non so voi, ma ho come l’impressione che tutto questo sia molto più vicino al mondo del vino di quanto sembri.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

9 Commenti

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mauro fermariello

circa 11 anni fa - Link

Per risparmiare, gli editori hanno smesso di mandare in giro i giornalisti, tanto le notizie si potevano prendere dall'Ansa, e non hanno più commissionato lavori ai fotografi, tanto le foto si trovano per pochi euro su internet. Ma perché il lettore dovrebbe pagare per avere un prodotto insulso e senza personalità? Allora fa come l'editore, e risparmia pure lui.

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Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Questo è un bel post che fa pensare. peccato che sia penalizzato crudelmente dall'uscita del sabato del ponte di primavera. Tutti sono a giro, molti seguendo le indicazioni trovate in rete. per alberghi, ristoranti, visite a cantine. Peccato che ancora non ci si renda conto, dalle nostre parti italiche, quanto l'utilizzo della rete per raccogliere informazioni ed esprimere opinioni/giudizi/recensioni stia diventando fondamentale. C'è una generazione di neanche-trentenni o appena-quarantenni che invece di strafarsi di birra a buon mercato seduta sul divano davanti ad un reality show, o passare i momenti liberi dal lavoro in un centro commerciale, è interessata al vino, al suo territorio, ai produttori, a tutto quello che c'è a monte di una bottiglia. Costoro amano il fai-da-te virtuale. Navigano in rete, raccolgono informazioni, ne forniscono a loro volta. Confesso che a leggere certe cose mi s'accappona la pelle, per la superficialità e per la lingua italiana martoriata. però questa è la realtà. Che in un convegno se ne parli e si cerchi di ragionare su dove siamo e dove potremo arrivare, è un buon segnale. Se non altro, un inizio. Prima o poi finirà l'anarchia comunicativa, acca nisciuno è fesso, i fruitori del web sono molto più scafati di quanto si pensi. Se Tripadvisor una volta li frega, a due non ci arriva. Detto questo, da ultracinquantenne totalmente a-tecnologica, confesso che se voglio un approfondimento riguardo ad un vino o ad un produttore mi rivolgo a forme di comunicazione arcaiche come una buona guida, scegliendo quella che a mio giudizio non si limiti ad essere vicina alle mie papille degustative, ma i cui "facitori" stimo e reputo al di sopra delle parti. Tutto ciò senza essermi affidata ad a sconosciuti estimatori/denigratori del web, solo alla mia esperienza.

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Alessandro Morichetti

circa 11 anni fa - Link

Sei invece il prototipo dell'ultracinquantenne che a forza di darsi dell'a-tecnologica ha iniziato a scrivere in 4 blog diversi, commentare ovunque e padroneggiare i toni meglio del 70% degli addetti ai lavori che non sono lontanamente capaci a muoversi con metodo ed eleganza in nuovi spazi comunicativi. Personalmente, quando cerco informazioni, molto più facilmente, incrocio tutte le fonti che ho. Quelle cartacee e più omogenee, quelle digitali e più eterogenee.

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Jacopo Cossater

circa 11 anni fa - Link

Grazie NN, in questa domenica dal sapore così vacanziero il tuo è commento particolarmente significativo. Però non vale, tu non sei affatto così a-tecnologica come dici e (aggravante) ti riesci a muovere con destrezza grazie all'ampia esperienza maturata nel settore. Ovvero, sai cosa leggere, sai cosa evitare. Ora, mi rendo conto che nominare Luca Maroni è un po' come sparare sulla Croce Rossa, ma mettiti nei panni di uno che apre il suo Annuario per la prima volta. Uno che non lo conosce e che cerca riferimenti. A lui, al lettore, chi dice che le recensioni in evidenza sono tutte (tutte) a pagamento? Sulla guida non c'è scritto da nessuna parte, e che siano in evidenza semplicemente perchè più meritevoli è cosa che in molti potrebbero dare per scontata. Insomma, più trasparenza per un mondo migliore.

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Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Se mi definisco a-tecnologica non è per sentirmi dire "ma no, ecc. ecc." solo per evidenziare che ho polpastrelli formatisi con una macchina da scrivere meccanica (!). Ho imparato solo recentemente cosa siano le "emoticon" e ancora non ho ben chiaro come usare whatsapp. Preferisco sguerciarmi su di un libro le cui pagine si girino alla vecchia maniera e sono refrattaria ad un certo linguaggio sintetico ed aberrante. Se scrivo su blog e commento è perché so scrivere, e questo mica me l'ha insegnato la rete. Così come a formulare un ragionamento che abbia un inizio ed una fine. Detto questo, sì certo Jacopo la trasparenza è importante, ma anche la capacità di comunicare qualcosa che valga la pena e che non siano solo impressioni superficiali e troppo personali. Mi dispiace solo che un argomento come questo sia diventato una conversazione a due o tre. Per fortuna domani è lunedì e ci sarà qualcosa di piccante su cui buttarsi.

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Dylan Doc

circa 11 anni fa - Link

Sbagli NN: siamo già a 4! Per quanto mi riguarda, leggo spesso Intravino e se non intervengo è perché mi piace "asoltare" quando ne vale la pena. Come in questo post.

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Exafo

circa 11 anni fa - Link

Il problema delle fonti credo che non sia solo un attuale problema digitale, semplicemente adesso ve ne sono molte di più ed il problema risulta molto complesso. Detto ciò purtroppo rimane sempre alla possibilità ed alla volonta' del singolo valutarne la credibilità. Se nel mio esser superficiale LM mi ha sempre accontentato posso continuare a trovarlo affidabile e rassicurante quanto quella siepe in Recanati. Resto inoltre convinto che il parlar di etica in qualsiasi campo lavorativo (e non) non sia mai tempo sprecato anche se per quattro gatti

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vincenz

circa 11 anni fa - Link

La vera trasparenza nasce dall'Indipendenza.Dall'avere la schiena dritta nei confronti del potere e degli interessi economici.Vale per tutti i tipi giornalismo,cartaceo,politico,del Web e dei blog enogastronomici. Il lettore attento può.col tempo,capire se un giornalista è indipendente o meno. PS.E' troppo poco il tempo che frequento questo blog,ma posso ringraziare Alessandro Morichetti egli altri che mi ospitano.

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