La Terra Trema 2022 | Evento ferocemente imperdibile e segnalazioni varie

La Terra Trema 2022 | Evento ferocemente imperdibile e segnalazioni varie

di Marco Colabraro

Un’altra fiera, nei giorni della Fivi, di cui avevamo bisogno.
Torna dopo tre anni La Terra Trema a Milano e registra il pienone, con ore di fila e vignaioli che mettono alla prova la voce nel cercare di raccontare i loro vini.
Eccovi qualche motivo per cui considero l’evento imperdibile e segnalazioni varie.

• Il linguaggio
LA TERRA TREMA – “Fiera Feroce di vini cibi relazioni – vieni tempesta”
Recita così il manifesto, grafica accattivante, nessuna virgola, minuscole e maiuscole usate di proposito. Un invito alla tempesta intesa come schiaffo che si incassa nell’affrontare le intemperie e il mondo, la presa di coscienza della situazione geo politica in cui viviamo, le preoccupazioni che impongono i cambiamenti climatici, la sensazione di precarietà che spesso ci sopravanza. Si poteva sconfinare nella retorica e invece no, boom bello, schietto, diretto e via. Emotivamente coinvolgente.

• Il clima
Bella gente! È una vera e propria festa. L’atmosfera del Leoncavallo aiuta. Musica in sottofondo, ambiente street, cemento, graffiti e uno spazio all’aperto dove è possibile sedersi, parlare, confrontarsi e bere. Nascono amori, amicizie, nascono discussioni e confronti. Cosa per niente scontata. Qui viene l’appassionato di vino, viene il sommelier, viene il ristoratore, ma anche chi ha voglia di un pomeriggio diverso. Tanti bambini, tante famiglie. Si degusta ma si fa gran festa! E la sera si balla!

• I vignaioli
Dal randagio al raffinato, ognuno recita la sua parte al meglio. Non si avverte la competizione, gli artigiani fanno squadra, si sostengono quando la gente è così tanta che li sovrasta, anche quando, dopo una cert’ora, girano tra i banchi più avvinazzati che curiosi. Raccontano i loro vini con passione, mai troppo cerimoniosi, mai troppo pedanti (e questa è una gran cosa).

Ahimè, qualche nota dolente…
• I rifermentati
Pensaci davvero se vuoi fare un rifermentato in una terra che non ha tradizione. Ok, si vendono, sono di moda, ma li ho trovati perlopiù simili uno all’altro, fatti di un’acidità senza equilibrio. Qualcuno buono però c’è: i lambruschi e la malvasia, spergola e moscato di Podere Cipolla. Denny Bini ha mestiere in una terra dove i rifermentati si fanno da sempre.

• La Carbo ha stufato
Ok, sono vini beverini, ok, sono di moda pure loro. Ma quando è troppa è troppa. Meno macerazioni carboniche, per favore. Ve lo chiede un ex-fan.

I vini assaggiati da segnalare 
 Sardegna. Cantina Carta fa una rara malvasia ossidativa che è la fine del mondo: bottiglia da 50cl, etichetta raffinata, Il Filet 2020 è da avere in cantina. Peccato il prezzo sia schizzato alle stelle. Deperu Holler si distingue per il Cannonau Oberaia 2020 macerato a vasca aperta: verticale, scarico, speziato, davvero notevole. Nella versione di Orgosa, invece, lo stesso vitigno rosso, sempre 2020, si presenta carico, pieno, saporito, complesso e allo stesso tempo dinamico.

• L’Eretico 2019 di Orto Tellinum. Qui ci si sbatte parecchio per recuperare vigne abbandonate e conservare vecchi vitigni. Il risultato è una chiavennasca di Valtellina davvero viva che si distingue per slancio e verticalità. Bella spezia, frutto integro; per niente immediato, vi avverto.

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• Il Juan 2015 di Agricola Garella. Da Masserano in provincia di Biella un nebbiolo, croatina, vespolina e altre varietà a bacca nera del territorio; acciaio e barrique. Il 2015 è in gran forma: pieno, generoso, complesso, territoriale. Il Piemonte a questa edizione è presente in massa ma non tutto è degno di nota. Mi va di segnalare però, immediato e intrigante, il Panikos, grignolino del Monferrato Casalese 2020 di Monfrà.

• Il Vermentino Nero 2019 di Terre Apuane, vermentino 85% e massaretta 15%. Cemento e bottiglia. Prodotto unico dalla spezia coinvolgente. 12 € spesi benissimo. Da aspettare ancora un po’.
• Le albana dell’azienda agricola Baccagnano a Brisighella, appennino emiliano romagnolo. Una in acciaio (2021), l’altra in anfora (2020), rispettivamente 12 e 14€, due giovincelle che promettono un gran bene. Buono anche il Vermouth.

Ci sarà stato senz’altro molto altro degno di citazione, ma una certa ora del pomeriggio sono stato sorpreso da un assalto fatto di corpi, entusiasmo, gioia, sudore, urla, un momento di celebrazione spontanea del vino e dell’incontro; quando la gente è davvero troppa la degustazione finisce e ci si abbandona alla festa.

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Marco Colabraro

Nato a Milano, sangue misto polenta e peperoncino. Di ritorno da un viaggio in Eritrea si iscrive all’Accademia d’Arte Drammatica e fa l’attore per un po’, poi fugge nella Parigi dei bistrot, a Roma corregge romanzi in qualche casa editrice e cambia lavoro ogni tre mesi circa. Torna a Milano, beve per amore dell'ebrezza e della conoscenza, il suo piatto preferito è la pastasciutta al pomodoro.

7 Commenti

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Quanto hai ragione sui rifermentati: lasciateli fare a chi li sa fare (e Denny Bini è un maestro) oppure commercializzateli solo quando avete imparato a farli. Detto questo, faccio un'unica eccezione alla regola per il Grignolino PetNat (eresia totale) "mostro" di Nadia Verrua, simpatico e amabile come la produttrice.

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Pasquale

circa 1 anno fa - Link

Basta con i rifermentati e basta con le macerazioni carboniche senza pudore! Basta con le volatili, basta con le acetiche e basta con gli ossidativi fuori contesto! Se non ti riesce di fare un bianco pulito non è che ti devi inventare nuove formulette naturali.

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Mattia Grazioli

circa 1 anno fa - Link

Non sono formulette naturali; si chiama sciatteria!

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Bellissimo tornarci dopo questi anni bui, però la sala "food" per la prima volta senza Gregorio Rotolo mi ha lasciato un'enorme malinconia.

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Piero Carta

circa 1 anno fa - Link

salve Ragazzi, la Terra Trema quest'anno ha davvero lasciato il segno, è stato un grande ritorno per una fiera che da sempre ha come obbiettivo quello di sottolineare il senso ed il bisogno di collettività unita e consapevole, e l'enorme affluenza lo dimostra.Vi ringrazio per le belle parole spese per il mio Filet, ci tengo a spiegare che l'aumento di prezzo è esclusivamente da imputare a questioni di sopravvivenza, prima di tutto perché quella presentata è un'annata che ha il doppio del tempo di affinamento in botte, rispetto a quella portata nella precedente edizione della fiera, ossia due anni fermo in cantina ad affinare, con tutti i rischi che ciò comporta e tutti gli oneri che genera stando fermo, oltre naturalmente ad essere senza dubbio un prodotto molto più complesso ed affinato, inoltre in questi anni di pandemia e di "speculaguerra", a voler inventare un neologismo, tutti i prezzi sono assolutamente raddoppiati a partire dallo zolfo al gasolio ai macchinari per la campagna e tutto ciò che riguarda il packaging per l'imbottigliamento, tutti rincari che si sono abbattuti inesorabilmente senza pietà su noi produttori e che incidono a rischio sopravvivenza su chi, come me, per portare avanti l'agricoltura etica in cui crede, rispettosa dell'ambiente, ha rese bassissime. Io credo che sia più giusto utilizzare il termine costoso anziché caro, soprattutto riferito ad un prodotto prezioso per la cultura e la tradizione di un territorio che, oimè, si sta perdendo e la cui tutela richiede enorme dedizione e sacrificio. Vi ringrazio per il vostro prezioso ed importante lavoro di divulgazione, con la promessa di impegnarmi per conservare la vostra stima, vi mando un caloroso abbraccio

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Andrea

circa 1 anno fa - Link

Ci sta tutto , e complimenti pure. Ma così andando vino etico, vino naturale, vino puro, vino vero etc fara' sempre più rima con vino per ricchi. È un po', cari miei, il discorso di chi continua ad usare l' inquinante Punto del 92. Perché zozzone inquinatore non ha i soldi per comprarsi la pulita 500 elettrica.

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Marco Colabraro

circa 1 anno fa - Link

Grazie Piero, per l'intervento e le precisazioni. Mi piace la differenza tra caro e costoso; aprirebbe un lunghissimo dibattito.

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