La storia di Barolo e Barbaresco raccontata da Angelo Gaja (in video)
di Alessandro MorichettiOrmai intrippato fino al collo nella spirale senza fine degli youtuber che parlano di orologi mi sono ricordato che ormai 3 anni fa pubblicai sul mio povero canale Youtube un video in cui Angelo Gaja racconta la storia dei grandi uomini e delle grandi donne che hanno scritto la storia di Barolo e Barbaresco.
Ebbi modo di fare questa registrazione alla Fondazione Mirafiore di Serralunga d’Alba il 13 aprile 2018, aiutato dalla gran fortuna di stare in piedi accanto a una delle casse che amplificavano la voce di Angelo: ergo, l’audio è davvero eccezionale per i miei poveri mezzi tecnici.
26.414 visualizzazioni sono per me un trionfo, un successo, una vetta irraggiungibile e un grande motivo di felicità ma consiglio caldissimamente questa visione.Perché non si ascolta tutti i giorni una storia simile raccontata da Angelo Gaja. Ringrazio il mio iPhone, Paola Farinetti che mi invitò e Francesca Tablino che fu gentilissima padrona di casa.
Buona visione!
Nota a margine: tra l’altro, per la prima volta ho aperto le Analitiche del video. Molto interessanti. Non so leggerle ma sono bellissime.
[Foto: Gazzetta d’Alba]
3 Commenti
Montosoli
circa 3 anni fa - LinkGrazie! 👏👏👏 Angelo Gaja deve entrare nella storia tra I piu grandi promotori dei vini Piemontesi. Chapeau 👍🍷🇮🇹
RispondiMirco Rossato
circa 3 anni fa - LinkFantastico,la storia dei grandi cru Italiani che rendono famosa l'Italia vinicola
RispondiSancho P
circa 3 anni fa - LinkInteressante ricostruzione storica e sociologica;apprezzabile il riconoscimento del ruolo che ha svolto la cantina Produttori del Barbaresco, non soltanto nell'emancipare piccoli produttori e piccoli proprietari dalla tirannia dei compratori di uva e dei mediatori, ma per aver saputo valorizzare prima di molti altri, le migliori esposizioni e i migliori terreni, dando cosi un senso pratico e riscontrabile negli anni, al concetto di cru. Concordo meno sul ruolo degli imbottigliatori. Uno dei problemi che affligge queste denominazioni è proprio il commercio dello sfuso, che raggiunge proporzioni doppie rispetto a Montalcino, per esempio.
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