La spada di Galgano e il terroir di Chiusdino per il sangiovese

La spada di Galgano e il terroir di Chiusdino per il sangiovese

di Andrea Gori

Pare che in Toscana non abbiamo ancora finito di setacciare a fondo la regione. Il censimento di luoghi dove nascono grandi vini va costantemente aggiornato: sarà il cambiamento climatico o la crisi, sarà il potere di queste colline che non smette di attirare nuovi progetti e nuovi investitori, ma resta il fatto che guardando al panorama regionale c’era in effetti una grande macchia nera quasi al suo centro, in quel di Chiusdino, venuto alla ribalta delle cronache gourmet per la stella Michelin al Meo Modo, ristorante del Resort Borgo Santo Pietro.

Chiusdino dal 1272 è al centro del mondo dei commerci e dei pellegrinaggi grazie all’Abbazia di San Galgano, con la via Francigena che passa proprio di lì. Per non parlare della “spada nella roccia” nostrana, quella che Galgano infilò sulla collina prospiciente l’attuale Abbazia, un cimelio visitato ogni anno da migliaia di persone che rimangono affascinanti pure dal mistero delle due mani sinistre e le leggende che circolano su questo luogo.

sangalgano nenni

Pierpaolo Nenni (sì, nipote di quel Nenni) passa cinque anni a cercare dove investire per la sua seconda vita dopo la televisione. Lo trova nel 2009 in un podere con 5 ettari di vigneto a 530 mt. sul livello del mare, con esposizione Sud-Sud Ovest, vento e brezza costanti. Vigneti già presenti ma si decide di reimpiantare progressivamente tutto. La forma di allevamento prescelta è ad alberello, con tutte le attenzioni alla sua potatura in tempi post-Simonit&Sirch. Rese bassissime, nessuna idea di irrigazione, agricoltura biodinamica e vinificazione naturale. Il supporto tecnico è di livello elevatissimo e vecchia scuola, Daniel Schuster enologo con passato in Borgogna, Bordeaux, Nuova Zelanda, Napa e infine Toscana con Ornellaia dove conosce l’altra metà tecnica di questo progetto: Andrea Paoletti, agronomo ed enologo che dopo Antinori collabora anche con Le Pupille, Stag’s Leap in California e Ampeleia, il biodinamico toscano di Elisabetta Foradori, la riscoperta del pinot nero toscano con Podere Fortuna nel Mugello e il sangiovese della Rùfina alla fattoria I Veroni.

nenni pierpaolo san galgano

Dalla sua esperienza con il sangiovese nascono vini particolari e trascinanti, che hanno facies da boutique o garage wines ma che in bocca raccontano sensazioni, umori e respiro di un luogo speciale, dotato di una sua originalità. Vini che si scolpiscono nel palato tra amarene, rose, lavanda, mandorle e tabacco con sangiovese (l’unico vitigno coltivato), che si allungano ferrosi e salini come la spada di Galgano ma che sanno farsi dolci e saporosi come queste colline e boschi meravigliosi.

Ecco gli assaggi degli ultimi vini usciti, vini dai prezzi di fascia medio alta ma del tutto correlati alla particolarità del progetto e alla qualità che appare elevatissima, soprattutto pensando alla relativa gioventù della maggior parte degli impianti.

SanGalgano 2014 Igp Toscana Via Francigena. L’annata è quella che è, ma il vigneto ancora giovane reagisce benissimo dopo attenta selezione. Naso arioso, floreale, ferroso, piccante e pepato. Sorso leggiadro, floreale, con finale ferroso, salino, con ciliegie fragole e tabacco, lunghezza e stile originale e snello con eleganza e signorilità, tannino fitto e agile che si fa ricordare. 90

SanGalgano 2013 Igp Toscana Via Francigena. Vigneti giovani ma l’annata grande mette bene in evidenza la bella materia e il terroir sotteso, con un colpo di coda inaspettato così presto. Naso tra amarena e mandorla, saporoso e sfumate con centro di bocca lieve, un poco slegato e scorbutico, ma per essere così giovane la vigna è già una meraviglia di frutto, e solarità sapida che guizza al palato con moto continuo. 88

Spada Nenni Toscana Terre di San Galgano 2015. Il vino cadetto alla second vin francese ha etichetta e immagine accattivante, e anche in bocca è più piacione, complice anche la vendemmia ’15. Naso di lampone e ribes rosso, ciliegie mature e sottobosco, tocchi di anice e tabacco, finale con dolcezze accennate ma sempre tannino e freschezza ad equilibrare l’esuberanza del’annata. 88

 

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

1 Commento

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Pietro Zencovich

circa 4 anni fa - Link

Grande vino lo Spada Però è un peccato che non abbia un vero listino... Comunque complimenti all'enologo!

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