La settimana nata maroniana, finita vinoverista
di Fiorenzo Sartore1 – E allora, dove sono andati a finire? Quelli del vino frutto. Quelli che si sbrodolavano sui barriconi rotomacerati. Essi vivono.
2 – Bisogna amarlo tanto, l’iPhone. E anche le guide, bisogna amare tanto. Ecco quella de L’espresso sul melafonino.
3 – You know perricone? Accendiamo i riflettori e togliamolo dal cono d’ombra. Quello dei fratelli Guccione, per dire.
4 – Momenti social all’ultimo Vinitaly. Santa Margherita e Zonin ci tenevano tanto a farcelo sapere: sono i più social del quartierino.
5 – Le immagini della viticoltura “eroica” nelle Cinque Terre sono spettacolose. Il racconto dei vini de La Possa profuma di salmastro e di vento di mare.
6 – Questa è la storia di un eno-come-noi che si ammala e racconta la sua malattia. Captain Tumor Man. Tutto vero.
7 – Altro che modernismi, torniamo nei ranghi. La svolta vinoverista è supra nos. Dici “bio”, e noi subito vogliamo saperne di più: Marco Carpineti, per esempio.
8 – Appunto, dicevamo: non ci basta mai. Se poi c’è un Manuale dei vini naturali d’Italia noi zot, lo andiamo a leggere. Ma subito.
9 – Ehm, ci sarebbero ancora un paio di sassolini nella scarpa, post Vinitaly. Guardacaso riguardano i blogger e la stampa.
10 – “Come parla! Come parla! Le parole sono importanti!” (Cit.) – Le parole del vino, ecco: servirebbero nuovi descrittori.
[Immagine: Chronica]
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