La quinta forza del vino

La quinta forza del vino

di Pietro Stara

Gli obiettivi della ricerca di Padme (Positron Annihilation into Dark Matter Experiment), condotta nei Laboratori nazionali di Frascati dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, sono quelli di trovare il fotone oscuro e la quinta forza dell’universo, che non rientra fra le quattro forze fondamentali (elettromagnetica, debole, forte e gravitazionale).

La materia oscura è, secondo la definizione della fisica statunitense, specializzata in fisica delle particelle e cosmologia, Lisa Randall (Le Scienze), una sostanza sfuggente che permea l’universo, esercita effetti gravitazionali rilevabili ma elude le osservazioni dirette: non emette luce, non è visibile e le sue tracce possono essere rilevate soltanto in maniera indiretta, tramite misurazioni dei suoi effetti gravitazionali, come deformazioni, sulla materia ordinaria che vediamo.

Un sottilissimo bersaglio di diamante potrebbe catturare il fotone oscuro scovandolo tra un milione di collisioni di particelle al secondo. «Padme si servirà per la prima volta di collisioni di positroni su un bersaglio fisso con lo scopo di esplorare il contenuto di quella parte nascosta del cosmo che chiamiamo materia oscura», sottolinea Mauro Raggi, spokesperson dell’esperimento, ricercatore Infn e Sapienza Università di Roma. (Fonte: Inaf – Notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica).

E sin qui siamo all’astrofisica. Ben pochi sono a conoscenza del fatto che esperimenti sulla materia oscura erano stati portati a compimento da alcuni astro-vignaioli già a partire dagli anni ’90: da nord a sud, senza grandi distinzioni territoriali, alcuni vini erano talmente concentrati da far ipotizzare la presenza, naturalmente dopo la malolattica, della quinta forza. La tecnica si era vieppiù perfezionata attraverso l’utilizzo di membrane osmotiche in grado di produrre una miriade di particelle elementari del vino chiamate amichevolmente dagli enologi “i bosoni di Dioniso” (da non confondere con i cabasisi del commissario Montalbano).

La quinta forza era chiaramente percepibile dal colore, al naso e, finalmente, in bocca. In sé e per sé, come già detto, la quinta forza non era visibile e poteva essere misurabile soltanto tramite i suoi effetti gravitazionali evidenti, cioè quando il vino diventava spalmabile sul pane. Ora, nonostante la prevalenza contemporanea del Lato chiaro del vino, ci sono notevoli elementi che fanno presagire ad un ritorno imminente del Lato oscuro della Forza di concentrazione.

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

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