La routine mi fa sentire libero. Jim Jarmusch e Albone, il Lambrusco di Podere il Saliceto

La routine mi fa sentire libero. Jim Jarmusch e Albone, il Lambrusco di Podere il Saliceto

di Graziano Nani

Questo weekend sono andato al cinema e ho visto Paterson, l’ultimo film di Jim Jarmusch. Parla della poesia della quotidianità e l’ho trovato bello e interessante. Per me hanno il loro fascino i giorni che scorrono gli uni quasi uguali agli altri, diversi solo per qualche trascurabile sfumatura, come le file di ombrelloni quasi identici e sbiaditi solo in modo leggermente diverso.

La routine mi fa sentire libero.

Certo esiste la libertà gitana del Wolskwagen Westfalia stile road movie ma ne esiste anche un’altra, quella del radicarsi nella propria quotidianità e commettere piccoli e misurati gesti di libertà. Per esempio il protagonista del film trascorre la sua pausa pranzo sempre nello stesso posto, alla stessa ora, e il perimetro della sua libertà sono le pagine del taccuino su cui scrive poesie.

La sua ragazza invece è diversa. Per lei la libertà è immaginare un’altra esistenza, una vita a colori diversa da quella di ogni giorno, che invece è in bianco e nero. Letteralmente, visto che nella sua quotidianità tutto è bianco e nero, le tende di casa, i vestiti, i cupcake che cucina. Persino la sua chitarra è bianca e nera, nonostante si chiami Arlecchino, il nome giusto per lo strumento con cui vuole traghettarsi fuori dal quotidiano verso un approdo multicolore.

Il punto non è se ci arriverà o meno a diventare una cantante country o la più grande pasticcera di cupcake, il punto è il suo modo di vivere proiettandosi da un’altra parte, a fare un’altra cosa, in un altro modo. Paterson, il suo ragazzo, che di lavoro fa l’autista di autobus, al contrario sembra immergersi dentro lo scorrere dei giorni lasciandosi trasportare dal loro ticchettio, avvolgente come una melassa dolce a cui ci si abitua facilmente. È nelle pieghe delle sfumature minime che distinguono le serate al bar l’una dall’altra che ricava la poesia del quotidiano, e forse senza saperlo ha trovato il modo di mettere in pratica il grande principio che sta alla base delle discipline meditative, ovvero la capacità di vivere il presente.

Stare nel momento senza rivolgere il pensiero all’indietro, cercando di immaginare come sarebbero potute andare le cose, e nemmeno in avanti, provando ad anticipare qualcosa che ancora non esiste. Stare nel momento. Se stai guidando l’autobus stai guidando l’autobus, punto, e in questo senso a pensarci bene il film è a tutti gli effetti un road movie, solo che la strada è sempre uguale, ripetuta ogni giorno uguale a se stessa. A volte mi piace fantasticare su come sarà bello provare quella bottiglia introvabile che ho in testa da tanto tempo, ma spesso è mille volte più bello sprofondare nella mia quotidianità e godermi un vino rassicurante come il Lambrusco.

A me piace l’Albone di Podere il Saliceto, ogni volta che scende nel bicchiere ritrovo lo stesso suono di sempre e mi pregusto qualche infinitesima sfumatura differente da come lo ricordo. Qualche volta la spuma di questo Lambrusco di Modena è leggermente più cremosa, capita che nel rubino compaiano riflessi porpora, a volte la mora che si sente al naso è un poco più acidula, altre volte fa capolino il mirtillo, certe sere il tannino ha un pizzico di grinta in più e prova a sbordare fin sopra i denti.

Quello che non cambia mai è quel sottile buonumore che mi prende quando so che il mio cavatappi è sempre lì, nel solito posto, che verso le nove passerà il tram e che le montagne della Valtellina restano sempre lì dove le ho lasciate. Potrei fantasticare su mondi sconosciuti, sul Pinot Nero dell’Oregon o il Saperavi della Georgia, e invece me ne sto qui, acquattato tra le lancette dell’orologio e il loro ticchettio che cambia sempre troppo poco perché io possa accorgermene.

[PhotoCredit: MaryCybulski]

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Graziano Nani

Frank Zappa con il Brunello, Hulk Hogan con il Sassella: per lui tutto c’entra con tutto, infatti qualcuno lo chiama il Brezsny del vino. Divaga anche su Gutin.it, il suo blog. Sommelier AIS, lavora a Milano ma la sua terra è la Valtellina: i vini del cuore per lui sono lì.

7 Commenti

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Denis Mazzucato

circa 7 anni fa - Link

Ognuno ha la sua coperta di Linus (per me è il dolcetto di Pecchenino) ma quello che la rende così essenziale è il tempo che si trascorre senza. E' il ritorno da altrove. Non credi?

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graziano

circa 7 anni fa - Link

Sì sono d'accordo, solo da questo potrebbe uscirne un nuovo post :)

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Denis Mazzucato

circa 7 anni fa - Link

A 4 mani? Io ci sono! ;)

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graziano

circa 7 anni fa - Link

dai ci ragiono!

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Vinocondiviso

circa 7 anni fa - Link

Che bel post! Grazie

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Podere il Saliceto

circa 7 anni fa - Link

Grazie !!!! e complimenti per il post. l'Albone è onorato,

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pilv

circa 7 anni fa - Link

uno dei post più belli che hai scritto!! (e Paterson l'ho amato un sacco)

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