La Persistenzissima

La Persistenzissima

di Daniel Barbagallo

L’ aspetto visivo di un vino è il suo biglietto da visita in grado di predisporci da subito alla degustazione. Il bouquet intenso, soprattutto sfaccettato, ci dà chiaramente un’indicazione della sua importanza e profondità. La beva è in grado di dirci quanto egli è nobile, raffinato ed equilibrato. Quando tutti questi aspetti sono allineati verso l’alto ci troviamo al cospetto di un gran bel vino.

Rimane da misurarne la persistenza.

Siamo abituati a valutare la lunghezza di un vino, ovvero, il tempo nel quale il liquido una volta bevuto continua a regalare al nostro palato le sue sensazioni, in secondi, a volte minuti nei casi più eclatanti. Il piacere che ci accompagna, spesso mischiandosi alle sensazioni post deglutizione, è un po’ la chiusura del cerchio di una bevuta, l’ultimo suggello che può fare la differenza.

Più è lungo, più abbiamo l’impressione di bere un vino importante.

Ma a volte le cose non sono così automatiche: può succedere che qualcosa vada piacevolmente storto e sfugga al nostro controllo, facendoci diventare vittime del liquido di Bacco. I grandi appassionati o professionisti del settore sanno che alcuni vini, indipendentemente dal loro costo, per un insieme di fattori tecnici o poetici, o perché bevuti in determinate situazioni, si impossessano di noi, ritagliandosi un piccolo spazio nella nostra mente o nel nostro cuore.

Sono bottiglie che riescono a toccare corde profonde che vibrano poche volte, e in alcuni casi addirittura sono riuscite a farne vibrare altre che nemmeno noi stessi sapevamo di avere. Quando questo succede ci troviamo con la sensazione che i nostri pensieri e le nostre emozioni vengano scassinati da un intruso che, una volta entrato, chiude la porta con un lucchetto: non se ne andrà più.

È un po’ il principio della Diaminocillina: un antibiotico a lungo rilascio che continua a fare effetto dopo la sua assunzione per molto tempo. Nel mio caso (sono sicuro di essere in buona compagnia) mi trovo a pensare e a rimuginare su quella bottiglia giorni e giorni dopo, magari mentre sono in fila alla cassa del supermercato, dicendo tra me e me: “Cristo santo, che vino!”

Quando ciò avviene sono piacevolmente fottuto, mai più potrò liberarmi di lui, che nel farmi questo regalo mi ha comunque messo in difficoltà perché ha alzato per l’ennesima volta l’asticella verso il cielo. Piacevolmente stordito rimango in una terra di nessuno, dove a sinistra c’è il ricordo e a destra la speranza di riprovare la stesso piacere ancora una volta.

A volte è possibile altre no, ma ciò non importa: ove non fosse possibile comunque l’emozione della prima volta ci accompagnerà per sempre.

Questa volta è stato possibile.

Dopo una serata di alcuni anni fa dedicata a Gravner, con una decina di bottiglie che altro non ha fatto che confermarmi (se mai ce ne fosse stato bisogno) quanto mi piacciono i suoi vini, quello che mi ha dato questa sensazione è Breg 1999. Davanti alla bottiglia regalatami da un grande amico sono emozionato, il colore si presenta, visti gli anni trascorsi, più carico, quasi mogano ed il vino scorre lentamente nel bicchiere.

La giornata è stata un vero e proprio disastro, i problemi al lavoro si accavallavano uno sull’altro dandomi la sensazione di non farcela, lasciandomi con il fiato corto. Mi fiondo sul bicchiere e respiro a pieni polmoni: tutto il brutto sembra sparito in un secondo.

Albicocca disidratata e miele di castagna in apertura, note di noce moscata e profumo di patchouli, balsamico pungente di aghi di pino, un caleidoscopio di sensazioni che amplifica l’intensità del vino. Potrei andare avanti per ore parlandovi di thè verde , liquirizia e marusticani. Sembra una pozione magica. L’ingresso è ricco e ampio prende sempre più volume allungo da fuoriclasse, riesce ad occupare ogni angolo. Glicerico, ricco, ma freschissimo, ha una beva che ti fa lottare contro il bicchiere per non finirlo subito lasciando una bocca pulitissima. Lunghezza misurabile in anni luce, e piacere sublime.

Già mi vedo in ferramenta, mentre arriva il mio turno e non me ne accorgo, perché sto pensando a questo vino. Prende di diritto posto sulle mensole della mia sala, assieme alle altre bottiglie che mi hanno regalato la Persistenzissima.

Perché se è vero che il bello di un’emozione è viverla, pensate a una vacanza, ogni tanto anche guardare le foto fa bene al cuore.

Cristo Santo che Vino!

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

9 Commenti

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Mat Tone

circa 3 anni fa - Link

Ormai parlare di vino è diventato noioso. Buon per voi che avete la fortuna di fare certe esperienze. Ma alla fine a noi che ce frega? Il vostro intento è farci rosicare quotidianamente?

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Roberta

circa 3 anni fa - Link

Un opiacevole articolo! Sempre grandi!

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Littlewood

circa 3 anni fa - Link

E' per me la versione più" grande mai prodotta dal Maestro di questo vino. Ricordo ancora con emozione una magnum che portai ad una cena a s. Gimignano un paio di anni fa...semplicemente straordinario....

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Alessandro

circa 3 anni fa - Link

ciao franco... questa foto ti dice qualcosa? https://postimg.cc/9R1YBqcT un saluto, ale

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marcow

circa 3 anni fa - Link

"Ma alla fine a noi che ce frega?
Il vostro intento è farci rosicare quotidianamente?".
(Mat Tone)

__ Ti invito a leggere questo passaggio dell'articolo:
"I grandi appassionati o professionisti del settore sanno che alcuni vini, indipendentemente dal loro costo, per un insieme di fattori tecnici o poetici, o perché bevuti in determinate situazioni, si impossessano di noi, ritagliandosi un piccolo spazio nella nostra mente o nel nostro cuore"(Dall'articolo)

__ Soffermati su queste frasi:
"... indipendentemente dal loro costo...
per un insieme di fattori tecnici o... poetici... o perché bevuti in... determinate situazioni... si impossessano di noi".

Tradotto, significa che anche con
1- un vino non costoso...
2- se sei un POETA... e
3- se sai creare le giuste atmosfere, situazioni...
puoi sentire, capire....la....PERSISTENZA.

Non leggere, però, quanto costa il
Breg 1999.
Non è importante: perché, lo dice l'articolo, la PERSISTENZA... è INDIPENDENTE dal COSTO.

__ L'articolo contiene degli spunti interessanti.
Per me, che sono più un grande (nel senso che ne bevo molti) bevitore di CAFFÈ il discorso sulla persistenza è importante.

__ "I grandi appassionati o professionisti del settore sanno che alcuni vini" (Dall'articolo)
Escludere dalla... COMPRENSIONE... del concetto di persistenza il 99% dell'umanità
... mi sembra eccessivo.

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Rino

circa 3 anni fa - Link

Leggendo l'articolo mi sono tornate in mente le medesime sensazioni di quando ho bevuta la Ribolla di Gravner del 2007...una complessità e un equilibrio di profumi difficilmente riscontrabili in altri vini... inoltre ricordo di averlo bevuto a un pranzo accompagnandolo a diverse portate, compreso il dolce e caspita ci stava alla grande con tutte...non saranno i vini bianchi freschi e adatti al periodo primaverile e/o estivo, ma a me i vini di gravner piacciono tantissimo

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Marcovena

circa 3 anni fa - Link

Breg 2006, bevuto circa 3 anni fa e ancora vivo in me!

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Michael

circa 3 anni fa - Link

Se posso dire la mia, una vera chicca :) Grazie!

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josè pellegrini

circa 3 anni fa - Link

pensavo: che cosa "narrerà" Barbagallo la prossima volta e così mi imbatto nella Persistenza a oltranza .La mia personale non ha nessun riscontro tecnico, è uno spazio -tempo emotivo riferito a un vino spesso purtroppo degradato. Ma che bello quel persistere nella memoria. Barbagallo ha colpito ancora ,ma vo là...

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