La notizia della morte della birra è fortemente sopravvalutata

La notizia della morte della birra è fortemente sopravvalutata

di Giovanni Corazzol

Suona la sveglia. Apri gli occhi, prendi il cellulare, spegni la sveglia. Chiudi gli occhi, gira la testa sul cuscino. Entrano i pensieri, tutti e trentatré trotterellando. Apri gli occhi, riprendi il cellulare: ventitré messaggi su WhatsApp. È il gruppo degli amici del paese, è quello emigrato in Argentina, è quello pieno di entusiasmi, via. Notifiche di Facebook: frega niente; mpf; cazzata; cazzata; mpf; bah; ahaha; boh; cazzata; frega niente; eh?

D – La Repubblica, Le simulazioni degli scienziati mostrano che sarà sempre più difficile coltivare l’orzo e produrre i lieviti. [link]

DING!

Il cambiamento climatico ci toglierà (anche) la birra
Lo studio su Nature Plants: gli effetti del cambiamento climatico, in particolare l’aumento delle temperature e la desertificazione, renderanno più difficile coltivare l’orzo. E, di conseguenza, la birra diventerà più cara e più difficile da reperire

Cambiamento climatico, ovunque si gira la testa si vede nero. Come se non bastassero le previsioni apocalittiche del panel delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale (entro il 2040, a meno di un cambio di direzione netto e rapidissimo, il nostro pianeta si scalderà di oltre un grado e mezzo, hanno detto gli esperti), arriva oggi sulle pagine di Nature Plants un nuovo studio a mostrare che presto riscaldamento globale e desertificazione ci priveranno anche del piacere di godere di un sorso di birra. Le simulazioni degli scienziati della Peking University di Pechino e di altri istituti di ricerca, mostrano in particolare che i cambiamenti climatici renderanno sempre più difficile coltivare l’orzo e produrre i lieviti, facendo diminuire drasticamente la reperibilità della birra. E aumentandone a dismisura il prezzo.

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– Redattore x: Sarà sempre più difficile “produrre i lieviti”, mi sfugge il collegamento con il cambiamento climatico 🤔
– Redattore y: … oltretutto ho dato una rapida letta e non ho trovato riferimento a lieviti o similia. Così ho fatto il buon vecchio command+F e digitato “yeast”. Risultati? ZERO.

Biscotto. Trova l’articolo di Nature. Tredici pagine, inglese. Mpf. Secondo biscotto. Leggi. Terzo biscotto. Leggi tutto, traduci. Quarto biscotto. Sintetizza:

Lo studio pubblicato su Nature descrive un modello matematico che analizza i dati di produzione dell’orzo, evidenziandone le variazioni conseguenti al cambiamento del clima, e calcolandone la conseguente apocalittica incidenza sui prezzi della birra. Scenari plausibili, qualora non si intervenisse con pratiche agronomiche compatibili con tali cambiamenti, o non si applicassero politiche virtuose in grado di agire sulle cause più che sugli effetti.

Lieviti? Nisba. Noway. Nessuna traccia.

E perché mai dovrebbero essercene? In che modo il clima potrebbe interferire con la produzione dei lieviti?
Ok è un errore, capita, non facciamone un dramma. Quinto biscotto.
Poi il dubbio. Perché se in uno studio di 13 pagine non si parla di lieviti, un giornalista di Repubblica ce li trova e li infila in un articolo?
I giornalisti, i professionisti, non fanno di questi errori.
Sarà mica in realtà un blogger?

Smettila. Finisci il caffè. Scrivi il post. Va in ufficio. Prendi un biscotto.

 

[in figura lo schema tratto dal saggio “Le leggi fondamentali della stupidità umana” pubblicato in Allegro ma non troppo, Carlo M. Cipolla, Ed Il Mulino, 1988]

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Giovanni Corazzol

Membro del Partito del progresso moderato nei limiti della legge sostiene da tempo che il radicalismo è dannoso e che il sano progresso si può raggiungere solo nell'obbedienza.

6 Commenti

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Paolo

circa 5 anni fa - Link

Gentilissimo, con il massimo rispetto, le sue conclusioni non mi convincono troppo. Copioincollo:
"Poi il dubbio. Perché se in uno studio di 13 pagine non si parla di lieviti, un giornalista di Repubblica ce li trova e li infila in un articolo?
I giornalisti, i professionisti, non fanno di questi errori.
Sarà mica in realtà un blogger?"

Mi sembra che anche in queste poche righe il ns. autore affastelli trope cose, al pari dell'articolo esecrando.
- "i giornalisti, i professionisti non fanno di questi errori". Ne è sicuro-sicuro Corazzol? Davvero i giornalisti, di quella testata e delle sue consorelle, fanno fact checking, invece di continuare a pubblicare i propri auspici e desiderata, anche controfattuali?
"Sarà mica in realtà un blogger", speculare del precedente: i giornalisti iscritti all'albo pubblicano solo verità incontrovertibili, e i blogger solamente solenni bufale. Sicuro-sicuro, Corazzol?
Giusto per rimanere nel settore vinicolo, e non sconfinare in altri campi: la truffa del Brunello di Montalcino, venne denunciata sulle pagine della corazzata Repubblica, da fior di firme professioniste, o non da più modeste pagine web e blog, anche da parte di non iscritti al Sacro Albo?
Davvero, il pezzo di Repubblica è ridicolo, come molti altri copiaincolla che quotidianamente pubblicano. Ma le conslusioni sul professionismo e sui professionisti.. meglio dimenticarle :)

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Stefano

circa 5 anni fa - Link

Non ė che magari non hai capito tu l'ironia?

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Giovanni Corazzol

circa 5 anni fa - Link

Gentilissimo signor Paolo,
la ringrazio per l'accurata esegesi, peraltro sbagliata.
Dissennatamente mi permetto di offrirle un'interpretazione alternativa che, spero, vorrà apprezzare almeno nelle intenzioni. Veda, il pezzo che ho scritto per il gratuito sollazzo mio, suo e, mi auguro, di altri, si limita a segnalare un piccolo fatto curioso, per me evidentemente degno di nota. Il pezzo pubblicato nella sezione "Ambiente" di Repubblica non è, come dice lei, un "copia/incolla" da un comunicato; è invece un elaborato che introduce un elemento (l'impatto nefasto che i cambiamenti climatici avrebbero sui lieviti) del tutto assente nella ricerca richiamata. Pura invenzione, peraltro inutile. Non una svista quindi, non un vittima dell'errore di altri. Insomma è un errore del giornalista, della cui origine non ho elementi per esprimermi; è un errore a parer mio grave sia nel merito (clima/lieviti) che nel metodo (verifica della fonte); forse poco rilevante per i non addetti ai lavori ma, a parer mio, assai indicativo. Ed è maggiormente grave proprio perché commesso da un giornalista di una testata tanto importante. Accettare che testate di questo livello possano produrre informazioni sbagliate e sciatte significa assecondarne il declino. Se a lei sta bene non se ne faccia un cruccio, sta bene a molti. Così come è prassi di molti cimentarsi in tirate qualunquiste e poco sincere sulla scadente qualità dei contenuti prodotti dai bloggerz, posti in contrapposizione a quelli confezionati con perizia dai giornalisti. Accade, sì, e mai in modo disinteressato, mi creda. Tipicamente serve per affermare o riaffermare il ruolo proprio o di qualche arnese in declino, per accreditarsi o per sdebitarsi.
Veda infine che il fact checking , cioè la lettura della ricerca, mi ha impegnato per 20 minuti circa. E creda, non faccio lo spavaldo.
vive cordialità

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Riccardo

circa 5 anni fa - Link

L'articolo non è scritto molto bene sicuramente, però se legge bene afferma di essere ispirato non solo dallo studio in questione ma anche da altri "Le simulazioni degli scienziati della Peking University di Pechino e di altri istituti di ricerca".
Sulla produzione dei lieviti in sé non sono in grado di dire se ci siano conseguenze nefaste significative, ma certamente il clima è una della variabili fondamentali che incide sull'attività dei lieviti, pertanto visto la sciatteria dei contenuti che si trova in giro non mi sembra poi così grave quello che hanno scritto. Inoltre recentemente erano uscite testimonianze sulla problematica lieviti/clima da parte di Jean Van Roy, che probabilmente hanno influenzato la cosa.
Insomma se invece di scrivere "rendere difficile produrre lieviti", avessero scritto "rendere difficile l'attività di alcuni lievi (vedi quelli per le fermentazioni spontanee)" non ci sarebbe stato nulla da ridire.
Ovviamente sono due concetti molto diversi, ma non a caso la qualità della stampa italiana è più che squallida, quindi non vedo perché stupirsi.

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Giovanni Corazzol

circa 5 anni fa - Link

Gentilissimo Riccardo,
oggi mi va così, spero di non fare la fine della Silvia Bencivelli e che non ci siano in ascolto gruppi di Tanker di Lieviti, amici di Repubblica e di Rosario Marcianò.

Allora...

1) La ricerca è quella, punto. E' stata condotta dal China Center for Agricultural Policy (CCAP), che fa parte dell'Economics Departments, Institutes and Research Centers in the World della Peking University. Con la Peking University hanno collaborato altri istituti di Ricerca. Una sfilza di istituti. Se li ritrova nella prima nota della prima pagina della ricerca. il link è sopra.

2) i lieviti usati per la fermentazione della birra, in particolare per le grandi quantità di birra, per le birre industriali insomma, quelle per le quali, forse, vale la pena condurre ricerche macroeconomiche, sono lieviti che si coltivano in laboratorio. tendenzialmente, ipotizzo, dotati di termostato.
escluderei che gli effetti deprecabili del cambiamento climatico possano incidere.

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Riccardo

circa 5 anni fa - Link

Salve Giovanni, io infatti ho parlato di lieviti per la fermentazione spontanea, su cui di recente ci sono state esternazioni di personaggi importanti in merito, riprese mediaticamente ovunque, pure sull'Ansa. Lungi da me difendere l'autore dell'articolo, che ha fatto in ogni caso un pastrugno. Il senso del mio intervento è che di castronerie più sesquipedali di questa se ne leggono spesso, al punto che purtroppo non ci si indigna, almeno io, per articoli pressapochisti come questo.

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