La mia Valtellina: una nonna che si trasferisce a Roma, l’introvabile Pizzaballa e Antonio Inoki vs Muhammad Ali
di Graziano NaniValtellina Superiore ROCCE ROSSE 2002, ARPEPE
Tempo fa la nonna di un mio amico decide di trasferirsi a Roma. Due settimane prima del trasloco, mentre impacchetta tutto, arriva il momento di svuotare l’armadietto delle medicine. Da un lato non le va di portarle a Roma, dall’altro però le scoccia buttarle, che spreco. Che fa, quindi? Decide di prendersele. Tutte. Un po’ alla volta, giorno dopo giorno, fino alla partenza. Per la cronaca, il trasloco alla fine va benissimo e la nonna inizia alla grande la sua nuova avventura, senza mai un raffreddore o un colpo di tosse. Questa storia racchiude un concetto che, da valtellinese, mi porto dietro da sempre: vietato sprecare.
Figuriamoci quando si tratta del mio vino di Valtellina preferito. Io, il Rocce Rosse di ARPEPE, lo apro solo quando tutto è perfetto: il cibo, gli amici, la disposizione dei pianeti. È la massima espressione del Sassella, sottilissimo, granato e ricco di sfumature aranciate. Al naso dipende, perché nel bicchiere evolve e non si ferma mai. Si parte dalla frutta sotto spirito e si passa ai fiori per arrivare a tabacco, pepe, chiodi di garofano, terra, funghi, ferro. Potrei andare avanti per ore. In bocca non tradisce il naso, mostrando una ricchezza commuovente intrecciata a un tannino di prima classe. Se un giorno mai dovessi traslocare, spero di trasferirmi nella cantina di ARPEPE. (etichetta di Marco Tironi)
Valtellina Superiore GRISONE 2011, Alfio Mozzi
Tra il ‘63 e il ‘64 era difficilissimo completare l’album Panini perché c’era una figurina praticamente introvabile: quella di Pizzaballa. Bergamasco, classe 1939, era il portiere dell’Atalanta. A quei tempi il fotografo Panini passava una sola volta durante il ritiro pre-campionato e per due anni non riuscì a incontrare Pizzaballa. La prima volta perché era a militare, la seconda perché infortunato.
Così si spiega perché ai collezionisti mancasse sempre una figurina, proprio come a me mancava il Grisone di Alfio Mozzi. Ma nel mio caso, non perché fosse irreperibile: semplicemente, non riuscivo a trovarlo. Poi finalmente l’ho scovato, completando il mio album di etichette valtellinesi con uno dei miei pezzi preferiti. Rubino scarico, naso floreale che fraseggia con sentori di tabacco e carne speziata e lascia percepire un tocco artigiano davvero unico. In bocca è pieno e profondo, con una miriade di sentori che si alternano uno dopo l’altro. Tre, quattro, cinque, fino ad arrivare a sette. Come i gol che prese Pizzaballa contro la Fiorentina nel ‘71. (etichetta di Filip Morganti)
Valtellina Superiore CÀ MORÈI 2010, Fay
Inoki è stato uno dei più grandi nel mondo del wrestling. Così grande che ancora oggi i fan si mettono in fila per avere un suo ceffone. Per loro, molto più prestigioso di una semplice stretta di mano: date un’occhiata su YouTube. Inoki è stato così eroico da sfidare Muhammad Ali e uscirne a testa alta. Ali nel 1976 vola in Giappone convinto di affrontare il wrestler in un incontro poco più che simbolico. È una sfida di arti marziali miste, organizzata con delle regole che penalizzano fortemente il Giapponese. Inoki, però, vende cara la pelle, e per tutto il match combatte sdraiato sul ring mollando calci dal basso come un gambero impazzito. L’incontro, per la cronaca, finisce pari, ma Ali ha rischiato davvero grosso. Addirittura l’amputazione di una gamba a causa delle ferite inferte dall’avversario, un giapponese di una tenacia inarrivabile come quella dei vignaioli della mia terra, la Valtellina.
Tra i miei preferiti sicuramente c’è Fay, che con il suo Ca’ Morei non finisce mai di sbalordirmi. Naso di pepe e fiori tipici della Chiavennasca. Poi sentori di cuoio, tabacco, cacao, per un palato vigoroso come una pacca sulla spalla data da un valtellinese doc. Se ne volete una dal produttore, meno traumatica di un ceffone di Inoki, posso provare a sentirlo. (etichetta di Silvia Negrini)
9 Commenti
zzzzz
circa 8 anni fa - LinkMolto bene la scelta di Mozzi, meno bene l'annata: il 2010 è spaziale, mentre il 2011 gli è scappato un po' via, è più caldo e meno leggiadro. Solo che il 2010 non si trova più... PS: potresti raccontare la storia dei fichi d'india sull'etichetta, sarebbe interessante ;-)
RispondiGraziano
circa 8 anni fa - LinkQual è la storia dei fichi? Devo chiedere ad Alfio Mozzi!
RispondiNic Marsél
circa 8 anni fa - LinkCredo che semplicemente i fichi d'india crescano spontanei sui suoi terrazzamenti.
Rispondizzzzz
circa 8 anni fa - LinkSi, i fichi d'india crescono spontanei in quella zona dove lui ha la sua prima vigna. Frutti piccoli, ma buoni. Il fratello, aiutato da un po' di gente del paese per raccoglierli, ci ha fatto delle marmellate che ha venduto in un lampo ;-)
Rispondigraziano
circa 8 anni fa - LinkAh , ecco, svelato l'arcano, bella la storia grazie :)
RispondiDavid Betti
circa 8 anni fa - LinkCiao, di Mozzi mi ricordo una 2011 strepitosa mentre mi pare che ila 2010 pagasse un eccesso di legno (era la prima annata che imbottigliava) dovuto alle botti nuove. In ogni caso grande bottiglia!
RispondiMontosoli
circa 8 anni fa - LinkLa prima volta con il Rocce Rosse e stata annata Riserva 1995....sopra I monti di Poschiavo. Un grande vino....cashmere in your mouth !
RispondiGraziano
circa 8 anni fa - LinkBeh decisamente una grande prima volta :)
RispondiLuca
circa 8 anni fa - LinkFinalmente un articolo sulla Valtellina!
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