La Cina è vicina. Alla Francia, però

La Cina è vicina. Alla Francia, però

di Salvatore Agusta

La Cina è vicina ma, se parliamo di vino, è più vicina ai nostri cugini francesi. Secondo una strana equazione, in Cina non puoi parlare di vino se non parli di Bordeaux. Per loro la storia del vino nasce proprio lì, ed è questa la destinazione da non mancare assolutamente. La Francia in quanto Bordeaux per i cinesi è sinonimo assoluto di vino, lusso e sfarzo, quasi a superare in notorietà persino le bollicine di Champagne.

Secondo le più recenti statistiche, oggi la Cina rappresenta il primo mercato al mondo per l’import di vini provenienti da Bordeaux. Cominciarono con qualcosa come 400.000 mila bottiglie; oggi hanno raggiunti il tetto di 8 milioni di bottiglie l’anno, flusso che è chiaramente coinciso con l’aumento della classe media in terra cinese (+35% negli ultimi 10 anni).

Altro dato interessante è che questo amore tra Cina e Bordeaux ha portato molti ricchi cinesi ad investire nell’acquisto di proprietà e château della zona.

L’intento è, per un verso, quello di acquistare quanto più possibile “en primeur”, ossia quando ancora il vino non è stato messo in bottiglia o in vendita al pubblico, lasciando il vino ad invecchiare nelle proprie cellars, e per un altro verso creare un flusso continuo di enoturismo dalla Cina alla Francia. I cinesi, in altre parole, non ci stanno a fare arricchire direttamente i francesi, dunque acquistano vini e location per poi gestire in modo più autonomo e diretto il flusso enorme di turisti asiatici, completamente affascinati dai paesaggi che si possono scorgere tra le sponde del fiume Garonne.

Una delle artefici di questo fenomeno è senza dubbio Lina Fan la quale, dopo avere studiato presso l’università di Bordeaux management delle attività vitivinicole e enoturistiche, ha con successo creato una della agenzie più rilevanti in tema di “turismo esperienziale” nella regione. La stessa rappresenta anche il canale preferenziale per l’acquisto di proprietà da parte di cinesi in Francia.

Lina racconta in una recente intervista che il fenomeno in questione ha avuto inizio all’incirca dieci anni fa, quando una notevole quantità di Bordeaux varcò i confini della Repubblica Popolare Cinese, grazie al consenso dell’allora ministro dell’importazione del regime.

Lina, inoltre, ritiene che la speculazione immobiliare verificatasi negli ultimi anni rappresenti il risultato di due sub fenomeni. Il primo riguarda alcuni dei principali importatori cinesi, i quali – anche per ragioni legate alla legislazione cinese – hanno voluto direttamente produrre il vino, abbattendo la filiera e riducendo i costi. Il secondo riguarda invece molti potenti cinesi che hanno cominciato ad acquistare importanti château, al fine di creare una immagine internazionale di loro stessi.

Oggi si contano più di 100 château di proprietà cinese (circa 140) ed il centesimo acquisto è stato effettuato da James Zhou. Quest’ultimo si è aggiudicato lo Château Renon in Tabanac, nella regione di Cadillac. La proprietà comprende 20 ettari di vigneto e altri 5 di bosco; per ragioni ben comprensibili, la cifra dell’intera operazione è rimasta segreta. Ancora prima di lui, l’acquisto più sensazionale è avvenuto ad opera di Chen Miaolin, fondatore di New Century Tourism Group, che si è aggiudicato Château de Birot comprensivo di 85 ettari di giardini e boschi e 60 ettari di vigneto. In quella cornice idilliaca, la N.C.T.G. ha instaurato uno degli alberghi più lussuosi al mondo.

C’è da ammettere che, almeno, hanno avuto la decenza di evitare di fare le piscine di vino come amano fare i giapponesi.

Sebbene il fenomeno in questione appaia alquanto rilevante, non deve spaventare, poiché ad oggi i cinesi sono proprietari di solo 1.25% dei 10.000 château presenti in tutta la regione. Infatti il trend va visto come un fattore interessante, e non preoccupante, da valutare opportunamente in chiave nazionale.

So cosa vi starete chiedendo: come vivono i francesi questa situazione? Il loro proverbiale orgoglio nazionalista dovrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile. Ebbene, risponderò alla domanda con una delle frasi icona dello Urban Dictionary americano:”money talks, bullshit walks” che potremmo rielaborare in questo modo: molti di questi château necessitano di ristrutturazioni molto costose e i francesi sanno che con le parole non si compra nulla.

Pertanto, l’investitore straniero finisce per essere amaramente il benvenuto, quanto meno per riportare agli antichi splendori certi ruderi medievali. Chiaramente, se ci limitassimo a sentire l’opinione del Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux, sentiremmo solo entusiasmo per una fonte florida di risorse economiche che decisamente sta facendo la differenza nella zona.

Tuttavia, non mancano opinioni opposte. Ad esempio quella di Jean Pierre Leydet (top vignerons Bordeaux), il quale sostiene come la presenza costante dei cinesi, anche nelle fasi produttive, possa nel lungo termine minare il futuro dei vini francesi, poiché una volta imparate le tecniche gli stessi potranno utilizzarle in Cina, producendo vini altrettanto buoni e di valore economico inferiore. Che dire, rimaniamo in attesa di vedere se davvero la Francia si è coltivata in casa il suo peggior nemico futuro, oppure ha trovato prima di tutti noi una validissima alternativa al sempre più saturo mercato americano.

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Salvatore Agusta

Giramondo, Francia, Lituania e poi Argentina per finire oggi a New York. Laureato in legge, sono una sorta di “avvocato per hobby”, rappresento uno studio di diritto internazionale negli Stati Uniti. Poi, quello che prima era il vero hobby, è diventato un lavoro. Inizio come export manager più di 7 anni fa a Palermo con un’azienda vitivinicola, Marchesi de Gregorio; frequento corsi ONAV, Accademia del Vino di Milano e l’International Wine Center di New York dove passo il terzo livello del WSET. Ho coperto per un po’ più di un anno la figura di Italian Wine Specialist presso Acker Merrall & Condit. Attualmente ricopro la posizione di Wine Consultant presso Metrowine, una azienda francese in quel di New York. Avevano bisogno di un italiano ed io passavo giusto di là. Comunque sono astemio.

2 Commenti

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bravotipo

circa 6 anni fa - Link

le consiglio, ma lo avrà letto, thirsthy dragon. https://www.amazon.com/Thirsty-Dragon-Chinas-Bordeaux-Threat/dp/162779087X l'unica cosa che mi ha irretito è vedere scritto first growth al posto di premier cru! ma come si fa?!?!?

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Patrizio

circa 6 anni fa - Link

Cinesi Maledetti!!!!!!!!!!!!!

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