La Brexit sarà l’apocalisse? Nel dubbio beveteci su

La Brexit sarà l’apocalisse? Nel dubbio beveteci su

di Elena Di Luigi

Se la stragrante maggioranza di noi sta perdendo tempo a chiedersi se e come cambierà il mercato dopo la Brexit, c’è chi è già passato ai fatti per dimostrare che le cose possono solo migliorare. Lo sostiene l’imprenditore Tim Martin, proprietario di JD Wetherspoon, ovvero di una catena di circa 900 pubs distribuiti su tutto il territorio britannico. Martin è noto ai media per i finanziamenti elargiti ai sostenitori del ‘leave’ fin dal 2016, e rimane uno dei pochi imprenditori ancora a favore della Brexit. Tra questi per esempio c’è anche Sir James Dyson, famoso in tutto il mondo per gli aspirapolveri senza sacchetto, anche se ha già provveduto a spostare l’azienda a Singapore.

Tim Martin è cosí convinto dei benefici della Brexit che già da gennaio di quest’anno ha sostituito i vini provenienti dall’Italia, dalla Francia e dalla Germania con quelli extracomunitari. All’inizio di settembre ha anche eliminato le birre danesi, tedesche e ceche, fatta eccezione per le belga Stella Artois e Blue Moon, il tutto per vendere piú birre nazionali. La sua politica è semplice: tutto ció che verrà risparmiato dalle tariffe imposte dalla EU verrà utilizzato per abbassare i prezzi offerti al consumatore. L’esperimento è già in atto: la Ruddles, una delle birre nostrane, costa ancora £1,69 (0.56 cl) in piú di 600 pubs Wetherspoon, ma £1.59 in 160 e in 36 solo £1.39. Martin ha promesso che allo scoccare del 31 ottobre scenderanno i prezzi del cider, del vino al bicchiere e dei super alcolici, in modo che tutti i clienti ne trarrano un beneficio.

Questa iniziativa coincide con la pubblicazione del documento Yellowhammer in cui il governo conservatore di Boris Johnson, ma solo a scopo preventivo, immagina le peggiori situazioni a cui il paese potrebbe andare incontro in caso di no deal. Oltre a eventuali proteste di piazza, alla mancanza di medicinali salvavita, di cibi freschi o, addirittura, di acqua potabile, si ipotizza lo scenario che piú preoccupa gli imprenditori, e cioè un aumento incontrollato dei prezzi che peserebbe sui meno abbienti con il conseguente crollo della domanda. Ma Tim Martin ha subito liquidato questo allarmismo come “bollocks”, perché come sta dimostrando lui nei fatti, non solo tutti si adegueranno alle nuove regole in breve tempo, ma saranno proprio gli imprenditori ad avere piú soldi in cassa da reinvestire. A dare forza alle sue parole ci sono i numeri cioè un incremento di vendite che la catena JD Wetherspoon ha registrato in un anno, passando da £1.7 a £1.8 miliardi.

L’entusiasmo di Tim Martin non è condiviso da tutti i suoi 30.000 e piú dipendenti, molti dei quali provenienti dal continente. In un articolo in The Independent uno di loro ha denunciato una condizione di lavoro stressante e sottopagato. Il dipendente ha anche fatto notare che se Tim Martin, come spesso ha sostenuto, aspira veramente a un sistema di assunzione a punti come in Australia, ovvero a una selezione per professionalità di aspiranti lavoratori non britannici, allora dovrà offrire salari piú alti e condizioni di lavoro migliori di quelle attuali.

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