Krug Clos du Mesnil 2006, il caldo non vince

Krug Clos du Mesnil 2006, il caldo non vince

di Andrea Gori

La prima uscita dopo il lockdown di Olivier Krug coincide con una delle poche occasioni di ritrovo della critica enogastronomica in tempi di pandemia ma di certo l’uscita del Clos du Mesnil, penultimo tassello 2006 della maison per questa annata, valeva il viaggio.

Il più famoso solista dell’orchestra Krug, lo chardonnay del Clos du Mesnil di cui abbiamo dato conto in una visita apposita in Francia (ricordiamo che si tratta di 1,84 ettari vicini alla chiesa del borgo, vigneto protetto da mura di cinta dal lontano 1698), si presenta come di consueto accanto al Vintage e alla Grande Cuvée con predominanza dell’annata, una modalità di assaggio che permette di riflettere ancora una volta sul concetto di assemblaggio, di stile della casa e di continuare ad analizzare un millesimo che non vede certo l’unanimità di pareri tra gli appassionati.

Noi ci mettiamo tra i non-fan della 2006 preferendole i contrasti rabbiosi della 2004 o le (invero sporadiche) incertezza muffate e guizzi improvvisi della 2005 però di certo è annata esemplificativa di ciò che sta accadendo in champagne di recente in quanto a calore e precocità (a proposito, la 2020 ha battuto ogni record con vendemmia finita al 4 settembre…).

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Dicevamo della 2006 e quindi riepiloghiamola: un inizio di estate caldo e secco poi un preoccupante agosto con 15 giorni di pioggia che in genere vengono in due mesi, molto caldo a settembre con heatwave inclusa. A fine vendemmia il conto stratosferico di 23 giorni caratterizzati da una temperatura di oltre 30°C finiscono per condizionare la vendemmia in maniera sensibile: zuccheri alti e acidità discreta con i dati ufficiali del CIVC a raccontare di un alcol potenziale 9,81 e acidità totale 7,07. I primi chardonnay sono arrivati in cantina dopo l’8 settembre, gli ultimi pinot agli inizi di ottobre, nel mezzo i meunier, tra i più interessanti dello scorso decennio. Ma qui, appunto, il focus della giornata è sullo chardonnay pazzesco del Clos con una vita a parte rispetto al resto della regione, acidità sostenuta compresa che racconta di nuovo di una parcella miracolosa capace di far maturare l’uva senza intaccare la riserva di freschezza fondamentale per il gusto tagliente di questo vino: la vendemmia 2006 si è svolta tra il 14 e il 16 settembre e ha permesso di ottenere 14,973 bottiglie e 800 magnum.

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Krug Clos du Mesnil 2006 – 100% chardonnay dal clos omonimo
Note di frangipane, glicine, salvia, lime e alchechengi, poi mughetto, vaniglia, pepe bianco e mandorla. Ancora note dolci a prendere più campo, confetto, sandalo, fava tonka e pera, mela cotogna, miele di tiglio rinfrescante tra mentolo, canfora, tisana di fiori di tiglio, medicinale, incenso, erbe officinali.

Sorso terremotante e devastante per acidità e maturità intrinseca, rilanci continui di balsamico e piccantezza, vetiver e ginseng , racconta la purezza del millesimo nella sua accezione più affilata e accesa, la precisione e freschezza hanno la meglio sull’annata calda, mirabile e inequivocabile nonostante il clima inesorabile. Lasciato nel bicchiere evoca gesso e umidità, sentieri di ghiaia bagnata al sole, aloe, finocchietto selvatico, elicriso. 97
La nostra bottiglia era KrugID 319030, abbinamento musicale l’omonimo pezzo di Ozark Henry, decisamente squillante e suadente, azzeccatissimo.

Krug Vintage 2006 – da uve pinot nero 48% soprattutto da Montagne Reims Nord Sud e Les Riceys, Chardonnay 35% molto maturo e pieno di corpo che dà rotondità e opulenza, 17% meunier da Leuvrigny e Sainte-Gemme con la loro tensione e lunghezza.
Uno Champagne capriccioso e intrigante, mela rossa, arancio, canditi e frutta di bosco, mandorle, fichi neri, calore e tono di ricchezza e piacere, sorso dalla freddezza pimpante e rilassante, carezzevole, preciso con tocchi sontuosi, calore e tropicale sempre affilati, ananas e guava annusati in una grotta. 95
Krug ID 219011, accompagnamento musicale omonimo a cura di Kris Bowers.

Krug Champagne Grande Cuvèe 162ème edition – base 2006 ID 416037 sul mercato da 7 anni, vini dalla 1990 alla 2006 con pinot nero 44% chardonnay 35% meunier 21%
Una edition oggi decisamente stuzzicante e polposa, rimandi di ostriche e fiori bianchi, ginestre e rosa, miele di erica con cenni di zucchero cotto, crème caramel, caramella mou, liquirizia, anice, nocciole e mandorle caramellate. Sorso completo, dirompente, godereccio con rimandi alla pasticceria cremosa con frutta, lezioso ma non domo. 92
Non la lunghezza il suo carattere distintivo ma la goduria questa sì eccome…tanto che si apprezza non solo sui ravioli e salumi serviti dai tipi sempre superlativi de N’Ombra de Vin ma pure sul millefoglie caramellato servito come dessert.
Krug ID 416037 , musicata da Le Grand Soleil.

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Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

7 Commenti

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...sai che non l' ho ancora bevuto? Avevo il terrore fosse troppo giovane, certe bocce vanno bevute all' apice della parabola evolutiva. Che occasione era?

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Stefano

circa 3 anni fa - Link

sì, ma a Morichetti è piaciuto?

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

era la presentazione nazionale ufficiale..aspetta almeno un paio di anni!

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Igor Andreatta

circa 3 anni fa - Link

Io l ho assaggiato: chiari sentori di archechengi, mangostano e noi-na con finale di Jabutibaca. Gran vino!

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Elgaldil

circa 3 anni fa - Link

Jabutibaca fresco o in vino? 😓

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Pittosforo Alchechengi

circa 3 anni fa - Link

Confermo la mia presenza nel vino in maniera chiara

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

ero sicuro di averti beccato! bentornato

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