Kristian ed Edi Keber sulla via della permacoltura nel Collio

Kristian ed Edi Keber sulla via della permacoltura nel Collio

di Andrea Gori

La collina di Zegla è il luogo dove meglio si coglie l’essenza del Collio. Non tanto in tema di vini e qualità degli stessi ma quanto dei microclimi, delle influenze e vicissitudini storiche che hanno forgiato questa fucina di talenti impressionante con le sue case e vigneti tagliate a metà dai confini della politica ma non nel cuore delle persone.

Il Collio è stato il cuore del grande successo del bianco friulano nel mondo e nella carte dei vini di ogni ristorante italiano questa DOC ha visto l’epopea dei vari Schiopetto, Borgo del Tiglio, Felluga (Marco), Venica, Jermann,  Collavini, Colle Duga, Livon costruire un immaginario fatto di vitigni italiani e storici come il friulano e la ribolla valorizzati ma spesso sacrificati sull’altare degli internazionali chardonnay, sauvignon e pinot grigio, ben più facili da vendere e che rappresentavano dal dopoguerra ad oggi il simboli del fronte occidentale e della Nato contrapposto al confine con il Patto di Versavia che in pratica era nella vigna accanto.

I cru di Zegla e Collio

Poi dal 1989 con la fine della Jugoslavia e la nascita della Slovenia si è venuto a creare la base di una DOC internazionale con l’Italia che nel Collio-Brda potrebbe racchiudere i più grandi bianchi del mondo, eredi della tradizione austroungarica ma anche pionieri del movimento bianco autoctono italiano. Persa la battaglia sul nome del tocai, il friulano è sempre più presente nel Collio e sempre più grande lo spazio ai Collio DOC senza specifica di vitigno, a sottolineare territorio prima che le dinamiche commerciali legate al vitigno in etichetta, una lotta che non vale la pena di combattere.

Incontriamo Kristian Keber nella sua cantina e ci immergiamo nei ritmi di Zegla e nei suoi studi di permacoltura, ovvero, dell’integrazione della vite con altre coltivazioni storiche, dalle famose ciliegie del Collio (ai tempi dell’Austria questa era la zona più meridionale, rinomata per la frutta), ai legumi per il sovescio ma non solo, ai boschi.

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Ecco un video in cui Kristian spiega benissimo il concetto di permacoltura applicato alle sue vigne, un contesto agricolo che ricorda la mezzadria toscana o i masi in Alto Adige, un equilibrio perfetto, molto poco remunerativo ma ampiamente sostenibile.

Kristian affianca ormai da anni il padre Edi in cantina e si deve a lui  la svolta decisa verso il Collio come tipologia in cui confluiscono varie uve e non verso i singoli vitigni in etichetta. E soprattutto Collio come vino principale della cantina che può uscire sul mercato anche due o tre anni dopo la vendemmia perché quello è il momento in cui davvero comincia ad esprimersi appieno.

Il giro per i vigneti è bello, sincero e stimolante ma anche la cantina scavata sotto la casa con la storia delle bottiglie che dalle alsaziane austroungariche arriva all’attuale “albeisa bianca” fa emozionare, con Kristian che pare allo stesso tempo uno scatenato giovanotto e un vecchio saggio contadino. Assaggiamo il Collio appunto e poi un vino che ha cominciato a produrre nel Brda a partire dalla ribolla con un tocco di macerazione ma sempre in stile Keber, pulizia eleganza e profumi netti e intriganti.

Collio Bianco DOC 2018 Edi Keber la prima annata ad uscire con un anno di ritardo è oggi in forma smagliante e conferma quanto di bene se ne è scritto finora. Si rivela nel bicchiere un vino struggente, sottile ma forte sia al naso che al sorso. Note di agrumi ed erbe aromatiche, floreale di tiglio e ginestra, tanto vegetale di campo, mandorle, pepe bianco, anice e talco. Al sorso emerge una bella nota agrumata fatta soprattutto di pompelmo e arancio giallo, chiude sempre in punta di piedi, delicatamente umami e profondo. 92

Collio Bianco DOC 2019 Edi Keber l’annata da poco in commercio sprizza energia e grinta da tutti i pori ed è già godibilissima. Note di tarassaco e genziana, talco e agrumi gialli, mela golden e lime, rimandi balsamici e aromatici di alloro che appaiono in un secondo momento. Bocca sontuosa, ricca, fruttata con riverberi quasi tropicaleggianti che sembrano però subito stoppati dal rigore e sapidità prima che prendano la scena. Acidità grintosa e grande armonia caratterizzano la beva che si allunga e distende benissimo 94

Brda Kristian Keber 2018 Medana 1er Classe vino che vuole rilanciare una vecchia denominazione dei tempi austriaci ma che rappresenta vigneti contigui a quelli di Zegla ma su versante sloveno (insieme a quelli di Movia per capirsi). Vino da quasi tutta ribolla, macerazione 1 mese con raspo che grazie alla fermentazione semi-carbonica permette di sottolineare la nota di pompelmo rosa. In bocca toglie un grado di alcol, si vendemmia a metà ottobre, il raspo allunga il gusto senza aumentare l’acidità, note di albicocca e pesca, canditi, carrube, zagara intensa sognante, si rivela terragna e delicatissima allo stesso tempo. La bocca è saporita senza asperità con tocchi amari che servono ma che non penalizzano mai il frutto. 93

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Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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