Jancis Robinson cambia idea: sì al vino nella plastica

Jancis Robinson cambia idea: sì al vino nella plastica

di Elena Di Luigi

Nello scrivere questo pezzo faccio fatica a trovare un elemento che lo possa rendere rilevante in un contesto sociale come quello che stiamo vivendo. Francamente non c’è, ed è giusto che sia cosí perché le priorità sono altre. Ma dal momento che in questi giorni restare a casa fa bene alla propria salute oltre che a quella degli altri, allora a me che lo scrivo e, per chi ne ha voglia, a te che lo leggi, ci servirà semplicemente per trascorrere un pó di tempo. Se poi un legame con l’attuatlità lo si vuole proprio trovare, io suggerirei questo: la capacità di cambiare idea, e quindi stili di vita, per adattarsi a nuove e piú importanti esigenze.

Ci siamo abituati a vedere l’industria vinicola o come vittima del cambiamento climatico, pensiamo agli incendi in Australia e in California, oppure come una protagonista quando si parla di una viticultura gentile con l’ambiente. Di fatto, peró, tutto il settore, compresa la stampa, ha sempre messo al primo posto il consumatore e le sue scelte, senza mai chiedergli di riflettere con i produttori su come contribuire a ridurre l’impronta carbonica. Non stiamo parlando di spingere questo o quel vino quanto piuttosto di cambiare un tipo di comunicazione e di abbattere certi pregiudizi, figli di una tradizione che non serve piú.

Un paio di settimane fa Jancis Robinson MW ha lanciato dalle pagine del Financial Times una sua riflessione sul packaging del vino e sul fatto che è la causa principale di inquinamento ambientale nell’industria vinicola. Il suo intervento ha scatenato una discussione su Twitter e qualcuno di certo anche qui dirà che l’argomento è già stato trattato migliaia di volte e forse smetterà di leggere. Eppure una novità ci sarebbe, ed è questa: smettiamola di fare gli snob e cominciamo a vedere le alternative al vetro come delle possibilità serie. In questo senso la Robinson fa da apri pista.

In in articolo pubblicato su Intravino nel 2010, alla domanda di cosa ne pensasse della plastica utilizzata al posto del vetro la giornalista diceva: “Secondo il mio modesto parere [sic] la plastica è tutt’altro che ideale per il vino a meno che non sia destinato a essere consumato subito dopo l’imbottigliamento, ad un picnic oppure in aereo. Improponibile”.

Ma le cose sono cambiate e soprattutto non si vive di solo plastica cosí come non si vive di solo vetro. Il pezzo del FT ribadisce che le aziende vinicole producono la maggiore quantità di CO2 non nel vigneto ma nella scelta dell’imballaggio e del tipo trasporto. Esportare nel vetro inquina in un modo non piú sostenibile se vogliamo che il vino continui a viaggiare nel mondo. Sta quindi anche alla stampa specializzata rompere il connubio/binomio qualità = vetro e incoraggiare il consumatore a vedere come buoni altri tipi di contenitori, come la lattina, il cartone e anche la plastica, pur sempre con le specificazioni importanti. Per esempio sarebbe una piccola rivoluzione mondiale se tutto il vino venduto “al bicchiere” arrivasse ai ristoranti in contenitori tipo birra alla spina.

Là dove si ritiene che il vetro sia una scelta irrinunciabile, allora bisognerebbe incoraggiare sia l’esportazione del vino sfuso, via mare piuttosto che gomma, che il riciclo dell’usato. La GB oggi imbottiglia a casa il 45% del vino importato, e utilizza una tecnologia all’avanguadia, quindi meno inquinante perché di recente formazione.

Quello della Robinson è un invito a cambiare rivolto a tutti ma prima di tutto alla stampa che a volte si limita a fare da cuscinetto tra consumatore e produttore piuttosto che da intermediario critico. L’imperativo a non rinunciare alla qualità né alla varietà resta lo stesso, ma con una buona dose di buon senso che di questi tempi è un ingrediente spesso sottovalutato.

9 Commenti

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vinogodi

circa 4 anni fa - Link

...dipende se uno è attratto dalla soluzione idroalcoolica o da "vino" . Nel primo caso ha ragione la Robinson , nel secondo caso andasse a "beeeeeep" ...

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marcow

circa 4 anni fa - Link

Di questo passo arriveremo ai BICCHIERI di PLASTICA. E qualcuno rimpiangerà il BICCHIERE da OSTERIA. Ricordate, ne abbiamo discusso qualche giorno fa. PS Un vino senza alcol è una ciofeca.

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Lanegano

circa 4 anni fa - Link

Ben venga l'idea di rendere sostenibile qualunque cosa però magari le battaglie facciamole prima sui combustibili fossili, sul fracking, sul consumo dissennato e sullo sfruttamento del Pianeta. Il vino in plastica (che pure è ben poco sostenibile) se vuole se lo beve la signora Robinson. Al limite ne berremo meno....

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Lanegano

circa 4 anni fa - Link

Oppure impareremo ad essere virtuosi e a trovare il modo di ritornare le bottiglie al produttore che le riutilizzerà. Questo si che è un meccanismo virtuoso. Anche perchè non necessariamente dovrebbero essere dello stesso produttore : potrebbero consorziarsi e attivare il meccanismo di riciclo (che so, tutti i produttori FIVI o quelli delle varie DOC o qualcosa di simile). Lasciamo le lattine a Jancis volentieri....

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Franco

circa 4 anni fa - Link

Condivido, il solito "palliativo": un po' come lo stop alla circolazione nelle città ;)
Manca, e purtroppo lo dimenticano tutti, la filiera della carne, come responsabile di 1/4 delle emissioni causa del surriscaldamento globale.
Ricordiamolo anche noi appassionati di vino cui la carne resta una delle principali pietanze abbinate, non dimentichiamolo.
E limitiamone il consumo così come ci adoperiamo per fare la differenziata.
Cowspiracy è comodo su Netflix che vi aspetta.

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marcow

circa 4 anni fa - Link

"ritornare le bottiglie al produttore che le riutilizzerà" Mi sembra un'ottima idea. Il primo commento di Lanegano lo condivido e va più in profondità sul concetto di CAMBIAMENTO. Ma tocca dei punti che difficilmente saranno messi in discussione... anche dopo che avremo superato il coronavirus. Il coronavirus non cambierà nulla.

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Lanegano

circa 4 anni fa - Link

Temo proprio di no....

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Giacomo

circa 4 anni fa - Link

Il produttore la bottiglie riportate te le tirerebbe volentieri nella testa. Per lui è più economico imbottigliare nel nuovo che riciclare. Questo detto tra noi. Se fosse coinvolto in un progetto adeguatamente pubblicizzato e di cui bullarsi in termini ecologici avendone un ritorno di immagine e quindi economico sarebbe diverso, diventerebbero tutti ecologisti. Ma pure queste strategie, soprattutto nel dopo virus, saranno perseguibili da pochi.

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Lanegano

circa 4 anni fa - Link

Io intendevo fargli riavere le bottiglie INTERE....Si sterilizzano e si riusano....cambi solo l'etichetta....Non sono un esperto ma non mi pare così irrealizzabile.

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