Italiani a Londra in due fiere naturali distinte. Marònna che noia

di Alessandro Morichetti

Felicemente scampato alla mole di tannini seppelliti in 346 tra Roero, Barbaresco e Barolo in occasione di Nebbiolo Prima 2012, faccio appena in tempo a ricollegarmi col mondo per scoprire che il virus Vinitaly isolato a Verona è contagioso anche Oltremanica. Questa la descrizione della pandemia: “data una fiera generalista – che qui per ragioni di privacy chiameremo London International Wine Fair 2012 – discendono a grappolo fiere movimentate da sani principi e rigorosamente distinte: RAW (The Artisan Wine Fair) e The real wine fair“. Non conosco l’esatta genesi delle 3 manifestazioni ma che ci sia una balorda somiglianza con quanto accade ogni anno in Italia mi sembra un dato assodato.

Ho scorso i 3 siti, qualche espositore presente qui e lì, i convegni e confermo: avessi avuto due giorni liberi me ne sarei andato per fiere alternative di gran carriera. I relatori di ieri a Raw, l’evento organizzato da Isabelle Legeron MW, sono a dir poco stellari: tra gli altri, Clive Barlow MW, Julia Harding MW (il braccio destro di Jancis Robinson), Guy Woodward, editor di Decanter Magazine (un Gambero Rosso di portata mondiale), Nicolas Joly (che al solo pensiero non vedo l’ora di perdermelo). Stesso discorso per i Masterclasses dei vinoveristi anglofoni: Alice Feiring, autrice americana di altissimo livello, e Jamie Goode giusto per fare due nomi parecchio conosciuti, visto che la star televisiva di Channel 4, Monty Waldin, io non l’avevo mai sentita.

Proprio Alice Feiring ha fotografato la situazione sul suo blog The Feiring Line con poche monumentali righe. Londra ha creato il mercato del vino, Bordeaux docet. Proprio Londra, oggi, accoglie in due sedi distinte la più grande concentrazione di produttori naturali della storia recente, tanto da far impallidire le fiere satelliti di Vinitaly, Vinexpo o la stessa Dive Bouteille, fiera francese di riferimento organizzata da Sylvie Augerau (che Intravino ha intervistato in tre parti: il “fenomeno Parigi”, puzze, digeribilità ed altri naturismi, scienza e politica). Ci sono brave persone da entrambe le parti, così tanta ricchezza da scoprire ma “Oh, se fossero entrambi sotto lo stesso tetto…”.

Ecco, lo sapevo. Da italiota quale sono, invece di gioire per due fiere così importanti, a Londra poi, tendo a vedere negativamente – in prospettiva nazionale – qualcuno da una parte, qualcuno dall’altra e qualcuno come Elisabetta Foradori (o il Jonathan Nossiter di Mondovino) ovunque. Pensado all’operosità di chi propone un modo “altro” di fare vino, dividere in due lo zerovirgola del mercato è miope e mi crea disagio. Molti, direi quasi tutti i produttori italiani partecipanti, hanno lucidamente chiara la questione ma rimanere coperti nel plotone vince sul coraggio del solista che saluta il gregge per far avanzare tutti: si, l’assenza di un televisore durante il Giro d’Italia ha i suoi lati negativi. E no, non basta un articolo di Angiolino Maule dal titolo “La forza del gruppo” a risolvere la questione. Piuttosto la complica. Ho stima di Maule perché è un uomo del fare, coinvolge l’Università e trascina un’associazione, ha ispirato viticoltori e molti ne ispira ma quanto a leader di gruppo ce lo vedo come Belen che discetta di “Il valore religioso della castità prematrimoniale”. Maule, nel male e anche nel bene (che c’è) è un carismatico autoritario e in questo momento storico purtroppo si mostra indisponibile al dialogo. Ed è un peccato capitale, perché lui ed altri potrebbero consegnare all’Italia un ruolo di leadership mondiale – accanto alla Francia – nell’istanza più discussa del decennio.

Credo nel vino che è cultura, socialità, tavola quotidiana, cazzeggio di pane e salame, salubrità e rutto libero. O anche cena elegante, sguardi suadenti ed ettolitri di Champagne. Il resto sono storture e usi deviati di cui possiamo benissimo fare a meno vivendo altrettanto felici con un buon vino a tavola.
Possibilmente non tossico.
Faccio per  dire, eh. Però se non funziona con le buone, il dialogo lo facciamo iniziare con gli schiaffi. Sempre per dire.

[L’immagine è tratta da twitter@RAWfair e trasmette una risposta di pubblico davvero importante, in linea col successo di twitter@RealWineFair]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

12 Commenti

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Francesco Maule

circa 12 anni fa - Link

Qui si lamentano in pochi e stanno andando alla grande entrambe le manifestazioni. Motivi commerciali e interessi personali degli organizzatori stanno sotto a questa decisione, restano comunque amici e collaborano, così come tutti i produttori italiani e francesi presenti in entrambe le fiere. Secondo me siamo in troppi, in entrambe: uno in un giorno non riesce a farsi i produttori di una sola fiera. Ma che fare? un mega capannone con 400 produttori e stare aperti una settimana? e chi se li fila i piccoli produttori sconosciuti? Beh c'ho Alice davanti e ci parlo un po', vediamo che mi dice!

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Durthu

circa 12 anni fa - Link

Sono stato a RAW e, da consumatore, devo dire che è stata una gran bella giornata: poter assaggiare nello stesso giorno i vini di Maule, Joly, Tenuta di Valgiano, e molti altri piccoli e grandi produttori è stata veramente una fantastica esperienza. Da ingegnere rimango ancora dubbioso su certe pratiche e motivazioni (nonchè su qualche vino che dovrebbe riportare la scritta Bulmers in etichetta), ma di fronte a certi vini non si può fare altro che levarsi il cappello. Detto questo, anche a me lascia estremamente perplesso la scelta di fare due fiere negli stessi esatti giorni (la LIWF per la precisione va da martedì a giovedì, quindi la sovrapposizione è assai limitata). Gli organizzatori avranno avuto certamente le loro ragioni per fare ciò. Che siano buone ragioni, ho forti dubbi.

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Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

I produttori di vino "grezzo" hanno un unico problema... i produttori stessi. Peccato, se solo facessero più "squadra" e meno i "marxisti da salotto" ne gioverebbe l'intero comparto. Soprattutto nell' aumento della qualità media che, ad oggi, rimane bassissima... ovvio IMHO ;)

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stefano amerighi

circa 12 anni fa - Link

‎...ormai è chiaro che dobbiamo smettere di chiedere l'unità, è certificato, è inutile! da essere poche manifestazioni (una in italia all'inizio) "alternative" ed extra-ordinarie sono mutate in un innumerevole (ma avete provato a contarle?) numero di appuntamenti a volte un pò "circensi" ma dal perfetto ed efficiente meccanismo commerciale. Forse si è davvero perso il senso per cui si fanno certi vini, scambiandolo con il mezzo per arrivare a certi mercati (concetto bellissimo del Dottor Dottori). per il resto è tutto mi sembra abbastanza semplice, c'è terreno fertile per chi organizza le fiere dei naturali e i "coltivatori" si moltiplicano.... un movimento unitario sbatterebbe gli scarponi sul tavolo e direbbe basta!!...e invece siam pronti alla prossima meiosi, perchè in fondo tutto il mondo (anche il nostro) TIENE FAMIGLIA!!

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Eleutherius Grootjans

circa 12 anni fa - Link

Sotto minaccia armata (e giusta) di Alessandro Morichetti, copio da FB e incollo qui: Stefano, non sono d'accordo. Il tuo discorso - passamela così - vale per le sole riproduzioni non anfigoniche. Se le fiere non sono PER i produttori ma semplicemente CON loro, allora è giusto che voi le abbandoniate. Quella che si è tenuta a Navelli, alla quale hai comprensibilmente scelto di non partecipare, è andata in modo decisamente diverso. Anche per il tuo vino, il successo del quale puoi con giusto orgoglio rivendicare (grazie, en passant, a Riccardo La Ginestra), essendo in questo caso misurabile non già numero di bottiglie utilizzate, bensì di tenore e numero delle richieste di chiarimenti, dei commenti, dei giudizi competenti. Voglio ancora precisare: presumo che gli organizzatori, tra questi cito Paolo Quaglia e Luca Paolo V, tengano famiglia. Ma se hanno pensato di sfamarla con questa fiera sono proprio degli sprovveduti. Il terreno fertile siete voi, l'immaginazione fertile è ovviamente più diffusa: quella di chi ha voluto portare in un luogo fuori mano, in una regione dove non si era mai tenuta una fiera, con un biglietto d'ingresso a prezzo popolare una due giorni sul vino naturale, secondo me andrebbe apprezzata. O almeno risparmiata dal tuo giudizio erga omnes. PS - se hai un minuto di pazienza leggi quanto detto da Nicoletta Bocca sulla fiera di Navelli, riportato anche nell'articolo pubblicato da Intravino.

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stefano amerighi

circa 12 anni fa - Link

Ma noooo non parliamo della vostra manifestazione!!, la mia delusione e rabbia lo sai bene a cosa si riferisce, le manifestazioni multiple di verona, queste di londra...mi dispiace che tu l'abbia vista erga omnes. Non e' cosi, e il progetto che avrei in testa di fiere natuali avrebbe proprio un articolazione regionale coincidente con quello che e' stato fatto a navelli!!! Ti spieghero' meglio cosa intendo a voce, sono soltanto stufo di eventi prettamente commerciali e vorrei spazi di approfondimento e confronto (come ho visto che avete fatto proprio voi). Sarei venuto volentieri a naveLli per incontrare tanti amici se avessi potuto... Un abbraccio

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Stefano Menti

circa 12 anni fa - Link

Ciao Stefano, io so cosa intendi perché ero alla riunione del 24 aprile. Devo dire però che leggendo il tuo primo post, avevo capito come Morichetti. Tutto chiaro ora per me.

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Antonio

circa 12 anni fa - Link

Ciao Stefano, come sempre il tuo commento è sanguigno e appassionato, il problema è che magari per tanti tuoi colleghi quel "prettamente commerciale" è una priorità irrinunciabile! Sempre più spesso a microfoni spenti mi capita di sentire confessioni tipo "mah, io faccio il biologico perchè vendo meglio e nessuno mi viene a contestare qualche puzzetta". Forse è il caso di fare una riflessione all'interno delle varie anime del movimento e affrontare la questione "furbetti" prima che diventi un elemento autodistruttivo.

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Francesco Maule

circa 12 anni fa - Link

Alice l'hai interpretata un po' a tuo modo, Morichè! Non ha fatto nessuna polemica e non pensa che tutti insieme sia meglio. Siam noi italiani a farsi troppe pare, per gli altri è davvero più tranquilla come cosa.

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Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

Non ho mica parlato di polemica. Le parole originali son chiare e le ritrovi in quanto scritto:

It's an embarraassment of riches. How do you decide what to do and where to go? Oh, if only they were under one roof or down the block from one another. There are to many seminars and too many wines. The winemakers are bellyaching as well. These are a clannish group and friends do not like being separated. I have friends at both. (grassetto mio)
Forse siam noi a farci troppe pippe, fatto sta che il piccolo mondo non è capace di convenire su metodi, definizioni, modo di fare mercato, niente. Di qui all'utilizzo fraudolento dell'aggettivo "naturale" paventato da Tom Wark il salto è breve, temo.

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Francesco Maule

circa 12 anni fa - Link

l'Italia va male anche per questo: maldicenze, bisbiglio, generalismo, qualunquismo. Mettere i bastoni tra le ruote a chi ha voglia di fare. Fuori si guarda ai fatti per quel che sono, ai meriti e ai demeriti; si giudica raramente ma con cognizione di causa. Si pensa diverso, si vive diverso, si lavora diverso.

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