Io vado al ristorante, io vado al mercato, io vado in enoteca

Io vado al ristorante, io vado al mercato, io vado in enoteca

di Tommaso Ciuffoletti

Non guardo la TV e mi riesce abbastanza bene. In questi giorni più che mai, non riesco a tollerare l’accapigliarsi dei salotti TV.
Leggo i giornali e parlo con amici e conoscenti però. Amici che lavorano nel vino, facendolo e vendendolo, che lavorano nella ristorazione e nella somministrazione. Uno in particolare mi ha colpito per la freddezza d’analisi.

“Per lavoro sono andato in tantissimi locali in questi giorni e ho visto persone cariche a pallettoni, piene di voglia di ripartire, ottimiste”.
“Bene no?”.
“Bene un cazzo. Se hai bisogno di liquidità e chiedi un prestito ora, la condizione è che non licenzi. Ma se non licenzi e fai lavorare le stesse persone di prima del virus, con gli stessi stipendi, allora dovresti fare gli stessi fatturati. Ma non li farai e non li farà nessuno e quel debito che fai oggi, ti servirà solo a creare altro debito domani”.
Abbasso gli occhi, perché il discorso fila.
“E quando passata l’estate e la botta di ottimismo obbligato, la gente se ne renderà conto, allora sì saranno cazzi. E a ottobre il virus tornerà a diffondersi e saranno finiti anche i soldi per aiuti o altre storie. Salterà tutto”.

Vorrei poter scrivere che ho ribattuto. E invece no. Lo scenario è plausibile e vedermelo disegnare davanti con parole tanto secche, mi ha fatto l’effetto di uno schiaffo nel viso.
Ma non sono un virologo, non sono un economista, mi chiamo Tommaso e se non vedo non credo. Potrei chiudere gli occhi così.

Eppure so che questo paese vive da tempo vendendo a debito il proprio futuro e ha già messo enormi ipoteche sul proprio destino. Regge la propria stabilità sulle ingiustizie di una spesa pubblica che garantisce molti a scapito di altri. Oggi che il pettine della crisi post virus s’è messo a tirare i nodi, scopriremo quanto grossi sono e fatico a credere che persino la più ardita propaganda potrà nasconderlo.

E allora che fare?
Non sono un nemmeno un politico. Credo che a loro spettino le responsabilità più grandi. In bocca al lupo.
Ma ricordo all’inizio del lockdown articolesse gonfie di retorica che facevano appello a ciascuno di noi perché restassimo a casa. Appelli dai toni spesso enfatici “guardati allo specchio e vedrai l’uomo che salverà il pianeta. Sei tu”, se resterai a casa.

Non ne ho lette di simili per invitare ora quella stessa gente a uscire, nel rispetto delle regole, e magari andare al bar o al ristorante, al mercato del rione o del paese. Non ho letto inviti a comprarsi una maglietta in negozio, un libro in libreria, un paio d’occhiali da sole nell’ottica sotto casa. Non ho letto inviti a fare un salto in enoteca e chiedere un consiglio.

Ed è invece esattamente questo che farò. Mascherina, guanti e distanze, certo. Ma uscirò e farò tutte quelle cose che facevo prima. E se potete fatele anche voi. Non sarà molto ed eviterei la retorica uguale e contraria di quegli appelli a chiudersi in casa.
Perché forse non basterà, ma è quello che posso fare ed è quello che farò.

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Tommaso Ciuffoletti

Ha fatto la sua prima vendemmia a 8 anni nella vigna di famiglia, ha scritto di mercato agricolo per un quotidiano economico nazionale, fatto l'editorialista per la spalla toscana del Corriere della Sera, curato per anni la comunicazione di un importante gruppo vinicolo, superato il terzo livello del Wset e scritto qualcos'altro qua e là. Oggi è content manager di una società che pianta alberi in giro per il mondo, scrive per alcune riviste, insegna alla Syracuse University e produce vino in una zona bellissima e sperduta della Toscana.

12 Commenti

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vinogodi

circa 4 anni fa - Link

...amen...

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Nic Marsél

circa 4 anni fa - Link

Io l'ho fatto ma ho trovato chiuso :-( Riproverò più tardi ;-)

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Tommaso Ciuffoletti

circa 4 anni fa - Link

Perseveriamo! :)

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Nic Marsél

circa 4 anni fa - Link

Tenta2? :-)

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Tommaso

circa 4 anni fa - Link

3mendo!

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Matteo Fabbri

circa 4 anni fa - Link

Credo che questa crisi per la ristorazione farà d spartiacque tra professionisti seri/imprenditori e improvvisati/balordi ( purtroppo su Firenze sono una bella fetta). Chi faceva cassa con le forniture non pagate , dipendenti mezzi a nero/ mezzi a busta paga, menù di pessima qualità gonfiati ad arte per prendere i soldi dei turisti. "Imprenditori" che presidiavano il loro locale con macchinone in doppia fila e al contempo tengono un lavapiatti del Bangladesh a 600€ al mese straordinari compresi. Be' io spero che questa fetta , sparisca e lasci spazio ai veri professionisti.

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Vinogodi

circa 4 anni fa - Link

...Matteo, penso il tuo sia un desiderata condivisibile ma ...che avverrà il più delle volte esattamente il contrario...

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Raffaele

circa 4 anni fa - Link

Soliti discorsi, solita "Italietta"... Passa la Prima Repubblica, poi la seconda e via anche la Terza, la Quarta... Non cambierà mai nulla, creperò sognatore! Per intanto, "sporco" a gocce di abbamele la ricotta Mustìa e ci bevo sopra un buon Tuderi. Dalla Sardegna (di Codid-19 traccia non v'è) cià!

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Gianluca

circa 4 anni fa - Link

Raffaele, commento che sarebbe piaciuto al Giannini de "L'uomo qualunque". Detto questo, Sardegna certamente meno colpita di altre regioni ma "traccia non v'è" anche no

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Raffaele

circa 4 anni fa - Link

Vabbè, dai non ne hai intuito il senso... Remavo nella stessa barca di chi ha scritto questo bell'articolo e, francamente, anche di chi ha commentato tra gli ultimi. Ti lancio la palla: ma perchè a te piace quello che stai vedendo in TV, sentendo alla radio, carta stampata salotti??? Gli assembramenti belli-belli degli ultimi giorni? Decisioni politiche prese per cosa e da chi? Dai!!! Sei felice così? Volevo sdrammatizzare. Eppoi, nel mio paesino due anime il Coronavirus l'hanno preso, dunque era tutto a uso e consumo di una sana riflessione... Parliamo d'altro per non morire di cecità, perchè di lacrime...

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Stefano Cinelli Colombini

circa 4 anni fa - Link

Articolo che sottoscrivo al 100%, correttissimo. Ma c'è un ma, e grosso come una casa. Ieri e oggi sono andato in Piazza a Montalcino, per vedere se c'era movimento. Qualcosa c'era, non molto ma qualche turista era presente. E anche diversi di noi "indigeni". Però la Piazza con i due bar "storici" chiusi pareva l'obitorio di Bergamo, avrebbe scoraggiato anche il più ottimista. In fondo al corso era aperto il bar Belvedere, con i suoi ragazzi straordinari che hanno tenuto aperto per l'asporto anche nei momenti più bui. Gli farei un monumento, da ora sarò un loro cliente. Perché solo loro? Perché gli altri sono capaci di firmare petizioni demenziali dove chiedono sussidi ai viticoltori, però non hanno amore per il Paese e non si mettono dietro a un banco anche se magari lavoreranno poco? Se non riapriamo ora non riapriremo più, non si può aspettare il ritorno del bel tempo passato perché se non facciamo almeno qualche sacrificio e meno proteste quel bel tempo non tornerà. Mai.

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Raffaele

circa 4 anni fa - Link

Ecco, appunto! Toccato il punto.

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