Io e Madame: il mio giorno al Domaine Leroy

Io e Madame: il mio giorno al Domaine Leroy

di Daniel Barbagallo

Avevo intenzione di partire alle cinque del mattino, ma all’una e trenta di notte ero già sveglio.

Questa volta la mia insonnia ha una buona scusa, impossibile dormire per uno come me che ama follemente il vino sapendo che il giorno dopo sarà al Domaine Leroy, che è senza ombra di dubbio il punto più alto che si possa raggiungere per un appassionato del vino.

Durante la notte ho riprovato le stesse sensazioni di quando ero bambino la vigilia di Natale, sapendo che mi sarei svegliato e avrei trovato i regali sotto l’albero.

Alle tre sono in auto, Leonard Cohen – che accompagna sempre i miei viaggi notturni – suona le sue ballate mentre io comincio a immaginare il nostro incontro .

Cosa dirò? Come mi presenterò? Sarò all’altezza? Mille domande si susseguono nella mia mente mentre macino chilometri.

Nell’ultimo anno i contatti sono stati frequenti e gentili , anche molto personali, sono stato più volte a un passo dall’andare, ma questo maledetto virus ha sempre fatto saltare la cosa. L’ultimo stop a gennaio con visita già fissata, poi zona rossa, impossibilità di uscire dalla regione e altro rinvio .

Un lunedì mattina di maggio, di quelli particolarmente pesanti, alle undici squilla il telefono e dall’altro capo una voce mi dice che è il Domaine Leroy, che lei è Madame BIZE-LEROY e che vorrebbe parlare con Monsieur Barbagallo. Le rispondo “Buongiorno, sono io, mi dia il tempo di sedermi “. La sento sorridere dall’altro capo e dopo una breve chiacchierata mi invita ad andare a trovarla mercoledì 9 Giugno.

Ed eccomi qua.

Parlerò presto dei vini, non servo certo io per dire che sono quanto di più straordinario si possa incontrare nella vita, ma ciò che mi ha colpito di più è stato il lato umano di Madame Leroy e del suo braccio destro, Frédéric Roemer: mi hanno riservato un trattamento che non scorderò per tutta la vita, la loro gentilezza nei miei confronti e l’accoglienza che mi hanno riservato sono pari alla grandezza dei vini che escono dal numero 15 di Rue de la Fontaine, in quel luogo per me incantato che è Vosne Romanée.

Al mio arrivo a Beaune, il martedì, non ho neppure il tempo di scaricare i bagagli in hotel che ricevo una telefonata da lei, mi chiede come è andato il viaggio e non so dirvi la sorpresa e la gioia nel ricevere un invito a pranzo.

Arrivo alle 12:30 proprio di fronte al mio hotel, in un grazioso bistrot che frequento di solito, lei è seduta con vicino i suoi inseparabili cagnolini e Fredéric, che mi viene incontro e mi fa accomodare di fronte a lei. Cominciamo subito a parlare come vecchi amici che non si vedono da tanto e Madame mi mette subito a mio agio, il clima è rilassato e disteso, c’è spazio per parlare un po’ di tutto: mi chiede della mia passione per il vino, del mio lavoro e della famiglia, rimane stupita nel vedere che conosco bene tutta la sua storia e i suoi vini. Due ore volano mentre beviamo un suo Bourgogne selezione speciale del 2000 per celebrare il nuovo secolo, ordinato da Roemer.

Vino ottimo, anzi qualcosa in più, ma Lalou (come è universalmente conosciuta) mi fa notare che le bottiglie al Domaine sono migliori perché conservate meglio. Non ho neppure il tempo di realizzare quanto tutto ciò sia surreale, e forse è meglio così, perché la cosa è piuttosto piacevole e a tratti divertente.

Alle 14:30 ci salutiamo, loro tornano al lavoro e io mi preparo per andare da Lamarche. L’appuntamento è per il giorno successivo alle dieci e io realizzo che sarei anche già contento così per questo inaspettato regalo.

La mattina arrivo alle 9 a Vosne, il tempo di sedermi sulla mia panchina in un piccolo parcheggio, come faccio ogni volta, e fare due passi per i Cru. Insieme a me ci sono Roberto (con il quale lego subito nel parcheggio) e Jean Emmanuel, entrambi della Revue des Vins de France .

Roemer esce, ci saluta calorosamente e ci accoglie con la sua consueta gentilezza. Scorgo Madame sul ciglio della porta che ci aspetta, entro e mi fa un gran sorriso; la tensione sparisce subito, perché dovete sapere che, oltre a essere la più importante vignaiola di Borgogna, è universalmente riconosciuta come degustatrice leggendaria, in grado di riconosce ogni vino e le sue sfumature in un attimo.

È la mia prima la volta e lei è piena di attenzioni, mi spiega tante cose, mi fa fare un breve giro in cantina, poi siamo pronti a cominciare. Guardo le botti con sopra tutte le bottiglie accuratamente preparate in fila e a temperatura perfetta, nulla è lasciato al caso.

Il cuore mi va a mille.

Sentiamo il millesimo 2019, una gran bella annata, molto solare e gourmand, assai diversa dalla 2018, più serrata e muscolosa, sicuramente più da attendere. L’ordine dei vini è geografico, quindi si parte dal Pommard le Vignots per finire con lo Chambertin e in ultimo il Corton Charlemagne, l’unico bianco della sessione.

Faccio subito una premessa: impossibile non usare superlativi per descriverli. Io che non amo punteggiare i vini posso dire che non ho bevuto nulla già dall’inizio che non fosse almeno da 95 punti sui Village.

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Al terzo assaggio confesso subito a Roberto, con il quale visto che è di origini siciliane parlo anche un po’ di italiano, che a mio avviso servirebbe una scala almeno a 110 punti, più eventuali bonus.

Monsieur Roemer comincia la serie dei Village: partiamo con il Pommard le Vignot, energico, giocato sul frutto nero, lunghissimo e piccante, poi passiamo a un Nuits Saint Georges profondo e terroso, con un frutto più accennato. Siamo solo a due e mi è subito chiara una cosa: i vini di Leroy partono da dove gli altri sperano di arrivare.

La dolcezza del Vosne Romanée porta in dote un maggiore allungo, mentre lo Chambolle Les Fremières è luminoso, solare, nobile e pieno di energia .

I vini hanno caratteri ben diversi e ognuno trasmette qualcosa del terroir, è questo il loro scopo: fare parlare la terra, poco importa se c’è la ciliegia e le fragoline, poco importa se la speziatura è dolce o piccante, il vino deve raccontare una storia e da dove viene. Esattamente il mio pensiero.

A ogni calice, prima dell’assaggio si aspetta l’insindacabile parere di Madame e, dopo il suo assenso, si procede.

Cominciamo i premier cru, dei quali vi lascio alcune brevi note per non annoiarvi. Il filo conduttore dei vini è un’eleganza senza pari, l’equilibrio e la lunghezza .

Volnay Santeneu du Milieu è un piccolo grand cru, ha struttura e dinamismo, e un frutto scuro. Vino di lunghissimo respiro.

Savigny les Beaune les Narbantons è un filo più chiuso, muscoloso e tannico, un vino di di rango dove si percepisce più di altri il bisogno di tempo.

Nuits Sain Georges les Vignes Rondes è un vino pazzesco, fruttato di ciliegia e sapido, con una progressione notevole molto gentile, una carezza.

Nuits Saint Georges les Boudot è più caldo, speziato e avvolgente, un filo più mediterraneo e pieno del precedente. L’influenza di Vosne si fa sentire.

Vosne Romanée les Brulées è un vino di classe infinita, preciso nella definizione e tipico. Vosne fino al midollo, segna un altro cambio di passo verso l’infinito.

Vosne Romanée les Beaux Monts è anch’esso un vino pazzesco, ha un plus di completezza, naso, bocca e volume. Comincia a girarmi la testa e arrivo vicino a fondo scala di importanza, sembra una versione bambina del Saint Vivant.

Chambolle Musigny les Charmes è un filo più riservato  si concede meno del Beaux Monts, piccolissimi frutti di bosco ci indicano la strada, ha una classe che fa tremare le gambe. “Chambolle è Chambolle” dice Lalou “e ha qualcosa che nessuno ha”. Impossibile darle torto

Gevrey Chambertin les Combottes è diritto e teso, esuberante e sapido, il tannino perfettamente integrato ma presente lo rende molto maschio e perfetto per finire i premier cru.

Ormai non ho più parole, mi conforta il fatto che, guardando i miei due compagni di degustazione, anche loro cominciano a non saper più cosa dire, nel senso che alla grandezza c’è un limite e una volta toccato il cielo con un dito non si può andare altre.

Questo è quello che succede nel mondo normale, ma da Leroy non c’è nulla di normale e, partendo con i gran cru, capisco subito che oltre il cielo c’è il paradiso e con i suoi vini è possibile farci un giro da vivi.

“Daniel, ça va?” mi chiede. “Ça va, Madame, ça va!”.

Corton Renard è aristocratico di spezia nobile, spinge con il piede sull’acceleratore, è teso e tridimensionale. Entriamo in un campionato per pochi, quasi nessuno. Stupendo.

Romanée Sain Vivant è semplicemente una poesia liquida, floreale, piccoli frutti rossi e un centro bocca commovente. Una stratificazione impressionante, con il tempo esce tutta la gamma di profumi immaginabili. Dentro questo calice ho lasciato un pezzo di cuore.

Richeboug è un principe, trionfale, fiero, profondo; esce nobiltà da ogni sfumatura, è uno dei cru migliori in assoluto, che in mano a Leroy diviene qualcosa di inarrivabile. Straordinario.

Clos Vougeot è più prospettico, tannico e introverso, mi spiegano che è quello che con il tempo si rivela in tutta la sua grandezza. Ne avrò la riprova quando a pranzo apriranno il 2007, bottiglia straordinaria.

“Musigny è il più grande vino del mondo” dice Madame, e non si può darle torto: ha una concentrazione e una pressione da brividi, necessita di un po’ più di tempo degli altri per distendersi, ma ogni volta che avvicini il naso e bevi un sorso, perdi ogni punto di riferimento conosciuto.

Clos de la Roche, cru che amo particolarmente, è raffinato, sussurrato, non grida ma si fa sentire eccome, ha il tannino fine. L’anima gentile di Morey Saint Denis.

Latricières Chambertin è sorprendente per raffinatezza e definizione dei dettagli, lungo nell’incedere. È un crescere costante verso l’alto. Superbo.

Chambertin è senza ombra di dubbio il migliore mai bevuto, una materia incredibile domata da una mano di velluto mi consegnano un calice leggiadro e aereo. Impressionante.

Finiamo con il Corton Charlemagne, di profondità abissale, floreale, roccioso ed agrumato. Il bicchiere è ipnotico e in bocca è energia pura.

La degustazione è finita, so che mi hanno fatto bere cose che capitano una volta nella vita di mille persone e io non potrò mai ringraziarli abbastanza per il privilegio che mi hanno regalato.

Madame Lalou BIZE-LEROY è per molti la più grande vignaiola del mondo, ma io ora posso dire che è una donna di rara sensibilità e gentilezza, che non a caso si riflette nei suoi vini.

Tutto questo è un sogno dal quale non vorrei mai svegliarmi, ma vengo riportato alla realtà perché devo partire. Non per tornare a casa, ma per trasferirmi al Domaine d’Auvenay per un’altra storica degustazione alla quale seguirà un pranzo a casa sua con bottiglie di vecchi millesimi .

Ma questo ve lo racconto un’altra volta.

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Daniel Barbagallo

Classe 1972, di Modena, imprenditore nel tessile. Padre siciliano, madre modenese, nato in Svizzera. Adoro la Borgogna, venero Bordeaux e il mio cane si chiama Barolo. Non potrei mai vivere senza Lambrusco. Prima di dire cosa penso di un vino, mi chiedo cosa pensi lui di me. Ho sempre sete di bellezza.

22 Commenti

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Sancho P

circa 3 anni fa - Link

Invidia infinita!

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Francesco Brenna

circa 3 anni fa - Link

Da brividi. Grazie

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...a parte il contorno degli assaggi, parlami dei suoi cagnolini ...

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Vinologista

circa 3 anni fa - Link

Il pubblico si alza e inzia ad applaudire.....

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

A parte l'inevitabile e sana invidia volevo chiedere una 'media' di invecchiamento ideale (ovviamente variabile in base alle annate) per Village, 1er Cru e grand Cru. Grazie.

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

I vini di Leroy si prestano per natura a lunghi invecchiamenti , nel prossimo post parlerò di un Cazetiers del 1955. A parte le eccezioni ,molto dipende da quanto ami l’ esplosività o la fusione Clos Vougeot e Musigny sono quelli tendenzialmente da attendere un po’ di più. Per il resto delle regole non ce ne sono dipende da cosa si cerca . Spero di esserti stato di aiuto.

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Gentilissimo, grazie mille.

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Sir P.

circa 3 anni fa - Link

invidia è dir poco. complimenti per esserti meritato una degustazione atomica! Ora dicci che ti ha anche dato anche listino export e assegnazione e vado a prendere due pasticche di bromuro per tranquillizzarmi! :-)

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...solo una quaestio, Daniel , perchè il tuo giudizio sia legittimato metodologicamente : hai assaggiato alla cieca, per emettere tali giudizi, o ti sei lasciato condizionare dalle etichette , come immagino?

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Ciao Marco , no non ho degustato alla cieca ma va benissimo così 😀

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...il solito superficiale pressapochista ... un abbraccio Daniel e complimenti ancora...

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franco

circa 3 anni fa - Link

come si fa a fare la stessa cosa? grazie

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

... con Madame, purtroppo femmina assai selettiva, bisogna essere gradevoli d'aspetto e particolarmente dotati ... intellettualmente...

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Sancho P

circa 3 anni fa - Link

Letto l'articolo sotto l'ombrellone. Mi ha messo voglia di bere un vino importante. Mollato la spiaggia, sono tornato a casa e ho aperto un "modestissimo" al confronto, ma comunque meraviglioso San Bernardo 2010 di Palladino.

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...per non essere da meno, mi son fatto ospitare da Milioli e mi sono fatto aprire tutta la serie di Lambrusco Viadanese, compreso il Ven Crud ...tie'... PS: chiaramente abbinato a salame mantovano e ciccioli...

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Sancho P

circa 3 anni fa - Link

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AG

circa 3 anni fa - Link

'Siamo solo a due e mi è subito chiara una cosa: i vini di Leroy partono da dove gli altri sperano di arrivare.' Ho avuto la fortuna di provare la stessa sensazione altrove, solo che gli 'altri' erano presenti...

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Shitstorm

circa 3 anni fa - Link

Ok sto Barbagallo ce l'ha davvero lungo

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josè pellegrini

circa 3 anni fa - Link

I racconti di Daniel partono da dove gli altri sperano di arrivare ...

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Grazie mille davvero Josè

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BT

circa 3 anni fa - Link

ma come a degustare 16 vini in un pomeriggio?!? cioè mi vuol dire che non ha deglutito?!? io davanti a cotanto ben di Odino avrei perso la testa!

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BT

circa 3 anni fa - Link

*come si fa

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