IntravinoCup – Selezione Naturale | Ecco i 64 contendenti da votare e tutte le premesse necessarie

IntravinoCup – Selezione Naturale | Ecco i 64 contendenti da votare e tutte le premesse necessarie

di Tommaso Ciuffoletti

Quando inizia una IntravinoCup è necessario introdurre non solo le regole del gioco ma anche i criteri di selezione. In questo caso, come sapete, abbiamo effettuato noi la scelta di 32 nomi a cui poi aggiungerne altri 32 che ci avete suggerito voinei commenti e con messaggi di ogni tipo. Grazie!

È un segno che questa IntravinoCup dedicata ai vini “naturali” sia davvero speciale e attiri un’attenzione che impone di essere il più seri possibile nello spiegare le scelte fatte. Perché i giochi son cose serie e ogni bambino potrebbe spiegarvi facilmente il perché.

Innanzitutto, sappiamo che non esistono disciplinari del vino naturale e sappiamo anche che la dicitura “naturale” non è quanto di più corretto si possa chiedere per inquadrare, con un semplice aggettivo qualificativo, un prodotto agricolo ottenuto per volontà dell’uomo. Verrebbe infatti da dire che se qualcuno amasse la natura sopra ogni cosa, il vino migliore che dovrebbe produrre sarebbe… nessun vino [1].

Su questo torneremo più avanti nel corso di questa IntravinoCup, che oltre ad essere un gioco, può essere l’occasione per una riflessione da condividere su vino, natura, artigianalità e mercato (i commenti di Intravino mi fanno incazzare perché sono aperti a chiunque, ma a tratti sanno essere anche opportunità di ricchezza).

Tornando ai criteri, abbiamo inserito per rilevanza storica – su invito di molti commentatori, su tutti Nicola Cereda aka Nic Marsèl – le principali cantine che hanno avviato il corso dei vini naturali in Italia. Citerò un vecchio pezzo di gustodivino.it per ripercorrere le prime tappe di quella storia: Tra scissioni e distinguo: la storia del movimento del vino naturale da Vini Veri a VinNatur (con la digressione del Vivit).

Il movimento del vino naturale nasce all’inizio degli anni duemila. L’eco della storia romanzata di un operatore di borsa che aveva iniziato a lavorare con JP Morgan, e che abbandonava tutto per dedicarsi alla campagna e al vino fondando un movimento naturalista di rinascita delle denominazioni e del territorio, faceva vibrare le corde dell’anima di vignaioli e opinione pubblica.

Il nome di quell’operatore di borsa è un nome destinato a rimanere nella storia. Nicolas Joly, fondatore della Renaissance des Appellations. Un manipolo di vignaioli artigianali, Fabrizio Niccolaini, motore principale, Stanko Radikon, Nico Bensa, Angiolino Maule, Dario Princic, Walter Mlecnik, Edi Kante, rimangono affascinati da Joly, che suggerisce loro di costituire un’associazione di produttori naturali italiani. Nel 2004 nasce Vini Veri, la prima associazione italiana di vignaioli naturali. I soci fondatori sono Angiolino Maule, Fabrizio Niccolaini, Stanko Radikon e Giampiero Bea.

Lev Trockij che forse non c'entra nulla col vino naturale, ma forse sì
Lev Trockij che forse non c’entra nulla col vino naturale, o forse sì

Un tempo i partiti comunisti, compreso quello italiano, avevano nel proprio statuto norme che vietavano il cosiddetto “frazionismo”. Nonostante questo le scissioni non si sono mai fermate (chiedere al PCI per info). E le scissioni non sono mancate nemmeno all’interno del movimento dei vini naturali. Finché si tratta di trovarsi sulle ispirazioni è più facile andare d’accordo, altra cosa è trovarsi sulle maledette questioni pratiche.

Gli attriti e gli scontri all’interno dell’associazione Vini Veri iniziano subito. Il primo che sconfessa l’operato di Vini Veri è proprio Nicolas Joly, che sfiducia la leadership e incarica Stefano Bellotti di fondare una succursale italiana de La Renaissance des Appellations. Gli attriti all’interno di Vini Veri sono solo all’inizio, e si trasformano in vere e proprie liti. I due protagonisti di questo clima burrascoso sono Angiolino Maule e Giampiero Bea.

Angiolino decide di abbandonare l’associazione, seguito da altri vignaioli naturali. Nel 2006 fonderà VinNatur […] Giampiero Bea viene nominato presidente “pro tempore” dell’associazione Vini Veri, incarico che ricopre tutt’ora. Organizzerà l’annuale manifestazione sociale presso l’Area Expo di Cerea, a sud di Verona. Questa è stata la rottura più importante e pesante nel mondo del vino naturale. Le accuse tra i due protagonisti sono aspre e reiterate nel tempo. I vinoveristi accusano Maule di eccessivo dirigismo e di un eccessivo controllo nei confronti degli iscritti. Angiolino Maule adduce la responsabilità della scissione esclusivamente a Giampiero Bea: in quest’intervista rilasciata a un periodico di enogastronomia, alla domanda diretta di quale sia l’ostacolo a una riunificazione, Maule risponde seccamente “Bea”.

Ma all’interno di Vini Veri i dissidi non finiscono. Un altro drappello di produttori, insieme ai rappresentanti di Renaissance Italia, fondano Vi.Te., un’altra associazione che decide di organizzare la propria manifestazione annuale in un padiglione all’interno del Vinitaly, sede dalla quale unanimemente negli anni passati i produttori naturali si erano allontanati, in aperta polemica con una gestione meramente industriale e commerciale del vino. Nasce così il padiglione del Vivit, che vedrà nel suo primo anno di vita anche la partecipazione di Nicolas Joly.

Serviva chiarire l’inizio di questa storia, serviva recuperarne i protagonisti nella selezione dei nomi in gioco. A questi abbiamo aggiunto da un lato alcuni nomi che hanno addirittura anticipato il montare di quella prima onda (un nome su tutti: Gravner) e dall’altro quelli che ne hanno rinnovato lo slancio arricchendolo di complessità d’analisi (un nome su tutti: Corrado Dottori, di cui qui segnalo un contributo per Intravino del 2010).

Infine ci sono diverse realtà davvero recenti, che rappresentano anche territori riscoperti proprio grazie a questo nuovo indirizzo produttivo e alle opportunità commerciali aperte dal movimento dei vini naturali (un nome su tutti, anzi due: Le Coste di Gradoli e Andrea Occhipinti che raccontano la riscoperta di un territorio come quello intorno al lago di Bolsena).
Credo sia interessante notare come in questa selezione ci siano parecchi produttori di zone lontane dalle classiche aree di DOCG famose, a segnalare come i “vini naturali” abbiano contribuito a dare opportunità anche a chi difficilmente ne avrebbe avute altrimenti.

Nonostante gli sforzi di dare un quadro sintetico ma esaustivo, la selezione fatta è, inevitabilmente, parziale e parzialissima. Speriamo tuttavia che possiate trovarci dentro tanto della storia del “vino naturale” in Italia. Una storia che Intravino ha seguito e raccontato negli anni e per questo mi piacerebbe riproporre, turno dopo turno, alcuni articoli che sono andato a rileggermi nei giorni di preparazione a questa IntravinoCup. Oggi vi propongo un articolo del 2012 di Fiorenzo Sartore, dal titolo che invita ad una lettura intelligente e attuale ancora oggi: Il denigration marketing rende indigesti i vini naturali.

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Ad ogni buon conto, vi piacciano o meno i produttori che abbiamo selezionato, ora tocca a voi.
Vi ricordo le regole del gioco.
Ciascun utente ha un solo voto a disposizione.
Non sono possibili voti multipli.
Per votare è necessario essere loggati con un profilo Google.

Si vota a partire dalla pubblicazione del post qui su Intravino fino al venerdì successivo intorno alle ore 20.00.

Queste sono le regole. Semplici, facili, comprensibili da chiunque e per questo confido che ci saranno polemiche e recriminazioni. In palio non c’è assolutamente niente. Se non la gloria (e di questi tempi toccherà pure accontentarsi).

CLICCA QUI (O IL BANNER SOTTO) PER VOTARE

2022-11-28-08-31-52-066

 

Ci vediamo la prossima settimana con i risultati e il prossimo turno.


[1] Vedi not 9 di  Vino, clima ed emissioni di CO2, tutto quello che c’è da sapere.i risultati mostrano che il valore massimo di Qualità Biologica del Suolo (QBS) si è ottenuto per il campione F (QBS-ar = 142) ovvero il terreno prelevato nel bosco, quindi non interessato da pratiche agricole. Seguono i campioni provenienti da due vigneti biologici (campione B QBS-ar = 102), (campione C QBS-ar = 92). Il campione D (QBS-ar = 77) è stato prelevato nell’uliveto. Un valore più basso si è registrato per il campione A proveniente da vigneto tradizionale (non biologico) (QBS-ar = 62) in zona assimilabile ma esterna alle proprietà di Argiano.

[Photo editor/Art designer: Simone Di Vito. L’opera originale è il meraviglioso quadro Taught by nature di Henry Rousseau]

 

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Tommaso Ciuffoletti

Ha fatto la sua prima vendemmia a 8 anni nella vigna di famiglia, ha scritto di mercato agricolo per un quotidiano economico nazionale, fatto l'editorialista per la spalla toscana del Corriere della Sera, curato per anni la comunicazione di un importante gruppo vinicolo, superato il terzo livello del Wset e scritto qualcos'altro qua e là. Oggi è content manager di una società che pianta alberi in giro per il mondo, scrive per alcune riviste, insegna alla Syracuse University e produce vino in una zona bellissima e sperduta della Toscana.

22 Commenti

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Errata Corrige - Nei primi minuti del contest, nel file era presente un doppione che è stato rimosso appena ce lo avete segnalato (è stato Martin Rance a segnalarcelo nei commenti su Facebook). Purtroppo a quel momento già alcuni avevano votato e così, alla domanda n.24, ci sono alcune risposte (7) conteggiate per un concorrente non più presente in quella sfida. Vigneti Vallorani, infatti, era stato inserito due volte per errore e al suo posto è stato correttamente inserito Pacina. Errori che capitano. Se i 7 voti non assegnati risulteranno decisivi per quella sfida, faremo un ballottaggio, altrimenti la sfida verrà validata lo stesso (lo scarto eventuale non avrebbe infatti influito sull'esito finale). Scusate, qualche refuso può capitare! Buon voto!

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

P.S _ Se poi qualcuno di coloro che hanno votato per Vigneti Vallorani alla sfida n.24 con La Stoppa, volesse rivedere il proprio voto, sappia che può farlo in qualunque momento.

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vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...non lo cambierei ...

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Elia

circa 1 anno fa - Link

Scusate ma secondo quale criterio sono fuori Cappellano e Rinaldi che fanno parte di un ben preciso movimento e sono dentro produttori che fanno vini in modo "naturale" ma che stanno fuori da movimenti e certificazioni varie proprio per non trovarsi nel mucchio con aziende che la biodiversità non sanno nemmeno dove sta di casa?

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Cappellano, Rinaldi (ma anche altri a dire il vero) hanno una storia più indirizzata sullo stile, che intercetta in seconda battuta la vicenda del vino naturale. Hanno una rilevanza innegabile, ma nasce come legata ad una vicenda più pertinente al mondo del Barolo

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Elia

circa 1 anno fa - Link

Capisco, anche se, proprio perché in un territorio che presenta una forte tendenza alla monocoltura, siano esempi di come si possa fare un grande vino rispettando la tradizione, anzi ponendo l'accento su quella tradizione che ha sempre cercato di rispettare il territorio.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Grazie Elia, perché la tua domanda era assolutamente corretta, legittima e sensata. Ce la siamo fatta anche noi e certo la risposta segue un'impostazione che non è detto debba essere l'unica o quella assolutamente giusta. Era opportuno però, spiegare il perché di quella scelta e l'abbiamo potuto fare grazie alla tua domanda.

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Michelangelo

circa 1 anno fa - Link

Ora e; vero che non si vince nulla, ma lo schema di voto attuale e' del inattendibile: dovrebbe essere ammesso votare per un sottoinsieme delle coppie. Vorrei vedere quanti appassionati conoscono tutti i produttori e vini associati. Molti lettori per favorire uno o pochi produttori preferiti, metteranno tante crocette a caso,

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Ciao Michelangelo, credo di capire cosa dici. Effettivamente esiste l'opzione che permette di non dover rispondere a tutte le domande per completare il questionario (in teoria, se attivassi quell'opzione, uno potrebbe votare anche solo per una sfida). Tuttavia la scelta di far compilare tutto il questionario fu fatta a suo tempo con la prima IntravinoCup, quella dedicata al Chianti Classico, per avere una coerenza anche nei numeri. Abbiamo ritenuto, infatti, che sarebbe stato brutto che ci fossero sfide decise da 100 voti e altre decise da 10. Abbiamo quindi preferito l'opzione che è in vigore tutt'ora. Certo, il rischio che si possa verificare quanto dici, specie in un confronto fra 64 cantine, c'è. Non esiste un modello perfetto, noi abbiamo scelto questo e basandomi sull'esperienza di 2 IntravinoCup e svariati turni di gioco, devo dire che questa non è male.

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franco

circa 1 anno fa - Link

"Credo sia interessante notare come in questa selezione ci siano parecchi produttori di zone lontane dalle classiche aree di DOCG famose, a segnalare come i “vini naturali” abbiano contribuito a dare opportunità anche a chi difficilmente ne avrebbe avute altrimenti." Penso che qua in Italia soffriamo del problema opposto rispetto ai cugini francesi, ovvero siamo convinti che il piccolo, spesso il piccolissimo possano e debbano avere successo. Invece i francesi promuovono zone e vino e trascinano con se tutti quanti i produttori, grandi e piccini. Il risultato è che non è tanto il singolo a essere riconosciuto sul mercato, quanto un'intera denominazione. Bella finchè dura il trend dei naturali e dei micro-autoctoni... una volta che finisce/perde appeal che si fa? Poi, parlando di piccole zone, basta il successo di uno per "trasmettere anche agli altri" il benessere che quel singolo gode?

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Ciao franco. Io credo che il paragone tra Francia e Italia - lo ribadisco ogni volta e lo faccio anche qui - non sia tanto nel numero di vitigni, nel numero di zone ed altro (cose che pure ci sono eh), ma nella tradizione produttiva. In Francia, nelle zone cardine di Bordeaux (per prima), Borgogna e Champagne (subito dopo), la produzione per fini di commercio e di commercio internazionale si è avviata e specializzata a partire dal XVII secolo. Una produzione e commercializzazione in senso davvero "moderno". L'Italia - che come paese non esisteva neanche, ma era un collage di regni e staterelli vari, compresa la monarchia pontificia - ha conosciuto il pieno sviluppo di quella rivoluzione in senso moderno del vino solo nella seconda metà del XX secolo. Nel mentre ha continuato a produrre vino più o meno ovunque sul proprio territorio (che è diverso da quello francese e nel suo complesso con una superficie percentualmente più favorevole alla coltivazione della vite), con una spiccata attitudine alla produzione per autoconsumo o per un commercio principalmente locale. Al momento in cui si sono aperte le strade di una nuova via commerciale per il vino, ad intercettare per primi le nuove opportunità sono state alcune zone in cui c'era disponibilità di capitali ed una serie di imprenditori che hanno scommesso sulla possibilità di poter campare producendo e vendendo vino (in alcuni casi erano nobili che riconvertivano imprenditori, in altri erano imprenditori che magari avevano acquistato alcune terre dismesse da quei nobili, in altri ancora erano magari mezzadri che al terminare della mezzadria ricevevano in dono i poderi dove avevano vissuti con le loro famiglie, etc.. etc..). Quella è stata la prima onda, ma la vicenda del vino naturale ha allargato i confini di quei territori e credo che la cosa abbia più risvolti positivi che negativi. Quanto alle DOC ... beh ... il discorso sarebbe interessante, a partire dalle famose DOC "politiche" che non registrano che poche gocce di vino ma hanno assorbito nel tempo fondi pubblici per usi non sempre opportuni.

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Nic Marsél

circa 1 anno fa - Link

Capisco ma sono solo parzialmente d'accordo. Il Barolo assieme al Brunello è ciò per cui siamo qualitativamente riconosciuti nel mondo. E già questo basterebbe. Poi Baldo è stato fondamentale per il movimento con le sue critiche al sistema delle DOC e delle guide che allora determinavano il gusto dominante, e per cercare di fare sistema in un luogo dove "il peggior nemico è il tuo vicino". Riporto la sua celebre controetichetta. "Nel 1983 chiesi al giornalista Sheldon Wasserman di non pubblicare il punteggio dei miei vini. Così fece, ma non solo, sul libro "Italian Noble Wines" scrisse che chiedevo di non far parte di classifiche ove il confronto, dagli ignavi reso dogma, è disaggregante termine numerico e non condivisa umana fatica. Non ho cambiato idea, interesso una ristretta fascia di amici-clienti, sono una piccola azienda agricola da circa 20 mila bottiglie l'anno, credo nella libera informazione, positiva o negativa essa sia. Penso alle mie colline come una plaga anarchica, senza inquisitori o opposte fazioni, interiormente ricca se stimolata da severi e attenti critici; lotto per un collettivo in grado d'esprimere ancor oggi solidarietà contadina a chi, da Madre natura, non è stato premiato. È un sogno? Permettetemelo" (Teobaldo). Mi piace citare anche Porthos: "Augusto Cappellano sta gestendo l'eredità di un padre istrionico e ingombrante e di una cantina dalla storia ricca di implicazioni sociali per il ruolo che nel corso degli anni ha assunto all'interno della denominazione". Detto questo ho votato... in completa confusione...a volte prediligendo l'impatto del viticoltore (molto più che la "bontà" del loro vino) a volte facendo l'esatto contrario. Insomma, ho fatto un casino :-)

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

Valeva la pena anche solo per rileggere quelle parole. Capisco l'appunto, credo sia nella stessa direzione che segnalava Elia. Se posso aggiungere una piccola nota ... credo che Cappellano e Rinaldi saranno in gioco (tra qualche mese, che anche solo per esaurire la vicenda di questa lunga IntravinoCup credo che arriveremo fino a gennaio se non ho contato male) quando verrà il turno delle Langhe ...

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Lanegano

circa 1 anno fa - Link

Una sorta di ordalia enologica. Sarà uno scontro all'ultimo tappo.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 1 anno fa - Link

UPDATE: siamo a 258 voti effettuati ed almeno una decina di sfide ancora parecchio in bilico (una addirittura sul 50 e 50). Alcune sembrano già decise, altre stanno nel range di una differenza non insormontabile se continua questo ritmo di voto.

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Pietro

circa 1 anno fa - Link

Bello! Lascerei la possibilità di non votare ad alcune sfide. Di alcuni non conosco i vini (mea culpa) e spiace dover assegnare un voto a casaccio :)

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Lanegano

circa 1 anno fa - Link

Comunque sul mio browser da ieri si verifica un problema di aggiornamento del sito. Avete problemi tecnici ?

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Tommaso

circa 1 anno fa - Link

Ciao Lanegano, al momento a me appare tutto piuttosto funzionante ... che tipo di problemi riscontri esattamente?

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Lanegano

circa 1 anno fa - Link

Non mi si è aggiornata la pagina di Intravino fino stamattina: sto leggendo ora gli ultimi articoli dopo questo.

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Patrick Uccelli

circa 1 anno fa - Link

Non mi aspettavo di finire in una lista del genere, sono sincero. Allo stesso tempo ammetto di essere orgoglioso di esserci. 14 anni spesi a prendersi cura di questo piccolo fazzoletto di terra, di aver sviluppato il "luogo" Dornach ad essere una sorta di presidio, a fare vedere come un modello agricolo di un certo tipo possa funziare all'interno di un contesto (quello altoatesino) nel quale tutto tende ad un apparente perfezione. Aver avuto la possibilità di partecipare è già un gran successo! Grazie <3

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Tommaso

circa 1 anno fa - Link

Secondo me una presenza meritatissima.

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vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...

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