Intervista a Lorenzo Cesconi, il nuovo Presidente della FIVI

Intervista a Lorenzo Cesconi, il nuovo Presidente della FIVI

di Jacopo Manni

Le elezioni della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti conclusesi mercoledì 9 marzo a Piacenza durante l’assemblea ordinaria dei soci hanno anche rinnovato il Consiglio Direttivo che rimarrà in carica per i prossimi tre anni. Sono stati riconfermati nove consiglieri uscenti mentre sei sono i nuovi ingressi*.

Il consiglio come da statuto ha poi espresso Lorenzo Cesconi, vignaiolo in Trentino, come nuovo Presidente della FIVI. Cesconi succede a Matilde Poggi, alla guida di FIVI per nove anni e attualmente Presidente di CEVI, Confédération Européenne des Vignerons Indépendants.

Lorenzo Cesconi, 43 anni, gestisce con i fratelli e il padre l’omonima azienda agricola con 20 ettari di vigneto suddivisi tra la zona di Pressano e la Valle dei Laghi sopra Trento. Fa parte del Consiglio direttivo della Federazione dal 2013 ed è stato vicepresidente nell’ultimo triennio. 

Lo abbiamo intervistato appena saputo della sua nomina.

Ciao Lorenzo, raccontaci la tua elezione e le tue emozioni.
È stata una bellissima assemblea. La nuova formula di partecipazione online ha fatto sì che partecipanti e votanti fossero più del solito e ne siamo molto contenti. Abbiamo potuto superare i limiti dovuti agli spostamenti che molto spesso i vignaioli devono affrontare per arrivare da tutta Italia ed è stato veramente un successo di partecipazione rispetto ad altre lezioni. Abbiamo salutato Matilde Poggi ed è stato davvero emozionante ripercorrere tutte le tappe del suo e del nostro cammino in FIVI. Lei ha fatto un discorso molto commovente e toccante per tutti. Grazie a lei ci siamo resi conto di quanto Fivi sia cresciuta durante i suoi mandati e di quanto siamo cresciuti, come numero e come coscienza. Il consiglio è ora composto da 9 consiglieri uscenti rafforzati, e mi piace sottolinearlo, da sei nuove entrate, persone tutte molto valide. Sono contento che ci sarà modo di lavorare molto bene in maniera affiatata.

FIVI

 

Come sarà raccogliere il testimone di Matilde Poggi? Secondo te c’è bisogno di una sferzata o viaggerai nel segno della continuità?
Io ho lavorato a fianco di Matilde con molto entusiasmo in questi anni anche con una forte condivisione di ideali per cui non penso ci sia bisogno di una sferzata. Abbiamo bisogno di rinsaldare FIVI, è vero. Siamo arrivati a questo appuntamento elettorale forse con troppe tensioni ma alla fine hanno prevalso l’amore per l’associazione e il senso di responsabilità da parte di tutti. Ecco, secondo me FIVI deve riunirsi guardando al vero e unico scopo di FIVI che poi è statutario: quello cioè di rappresentare al meglio i vignaioli. Le strade da percorrere possono essere diverse ma gli obiettivi sono gli stessi. E rispetto al mandato di Matilde io non vedo nulla di diverso da fare, siamo perfettamente in linea filosoficamente.

La FIVI come dicevi anche tu è cresciuta moltissimo a livello di numeri, di rappresentanza e di peso politico in questi anni. Secondo te è il momento di far valere di più questo peso politico a livello istituzionale e nei tavoli di rappresentanza?
Questa necessità c’era sin dalla nascita di FIVI. Molto è stato già fatto, siamo nei tavoli verdi di numerose regioni, partecipiamo ai tavoli di filiera del Ministero e molte richieste di iscrizione ad altri tavoli sono state fatte e siamo in attesa di risposta. L’attenzione è sempre lì, bisogna crescere nel rapporto con le istituzioni in questo senso ma anche questo è un nostro obiettivo statutario per cui non possiamo definirlo un programma elettorale. È statutario ed è il nostro scopo principe. Se lo scopo è rappresentare i vignaioli, lo si fa nei tavoli dove si parla di agricoltura e di viticoltura, e di vino. In questo siamo già accreditati a livello nazionale, bisogna credo fare un lavoro migliore a livello regionale. Siamo sulla buona strada però perchè FIVI è cresciuta anche a livello di delegazioni regionali e quello che sicuramente bisogna fare è stimolare a livello locale l’attività dei vignaioli.

Esiste un problema di rappresentanza nel Consiglio Direttivo a livello di peso politico geografico in FIVI? Molto spesso la FIVI sembra avere più presa e quindi rappresentanza al nord. Come pensi di gestire questa tematica.
Anche questa tematica è sul tavolo da sempre. FIVI è nata al centro-nord ma si sta lentamente sviluppando anche al sud. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita continua e ora abbiamo anche tre consiglieri dalla Campania in giù, quindi c’è una buona rappresentanza anche del sud e questo mi fa molto piacere. Sicuramente una rappresentanza deve essere capillare anche sul territorio in maniera geografica un po’ più precisa.

La FIVI è cresciuta molto come anche la forbice tra le diversità: sotto lo stesso cappello ci sono vignaioli con dimensioni ed esigenze assai diverse. Questo è sicuramente anche un pregio della vostra realtà ma può facilmente anche essere percepito come un problema. Come farai a coniugare realtà e quindi esigenze così diverse?
È chiaro che spesso aziende diverse in zone diverse scontano necessità diverse. Quello che noi dobbiamo fare è un sunto comune e capire quali siano le necessità di tutti. La filosofia che si applica nel produrre è la stessa per tutti i vignaioli, poi chiaramente le strutturazioni  aziendali saranno diverse ma le problematiche e le necessità dei vignaioli sono bene o male le stesse. È vero che c’è molta disparità, molta differenza anche magari a seconda della zona in cui uno produce. FIVI in tutto questo ha il compito di fare un sunto proprio di tutte queste esigenze. Ma questo lo fa da sempre e continueremo a farlo, la mia idea è che ciò che può sembrare un limite deve diventare una nostra forza.

Parliamo della Fiera che ogni anno FIVI organizza a Piacenza. Un evento fondante per voi e per l’enorme pubblico che ogni anno vi segue in questo bellissimo evento. Il problema è che voi avete ormai circa 1400 associati e in Fiera c’è posto per poco più di 600 espositori. Per esigenze logistiche avete dovuto trovare una modalità di iscrizione che è stata criticata da molti, istituendo il cosiddetto click-day per contingentare le presenze. Molti tra gli esclusi, ma anche tra gli inclusi, hanno trovato discutibile questa pratica. Come intendi gestire questa istanza?
Il click-day è stata una cosa sofferta anche da chi lo ha dovuto decidere. Già in seno al consiglio uscente era un concetto superato che non si voleva più applicare. Ma questo è un dettaglio organizzativo dettato più che altro dai limiti degli spazi disponibili nella Fiera di Piacenza e anche dall’infrastruttura generale per cui il ragionamento organizzativo non è strategico. Insomma sono dettagli che dovremo riprendere in mano, e abbiamo il compito di decidere, ma secondo me il click-day è già superato. È volontà abbastanza diffusa quella di dare spazio a tutti i vignaioli che vorranno presenziare in fiera.È chiaro che su 1400 non fanno tutti richiesta di partecipazione e la lista d’attesa è veramente piccola. Bisogna capire come orientare politicamente la questione. I vignaioli francesi organizzano numerosi saloni a numero chiuso con una lista d’attesa. Per cui se non si libera un posto di un partecipante precedente un nuovo non può partecipare, loro danno molta importanza alla storicità di chi ha costruito negli anni la fama e il successo dei saloni e queste aziende possono quindi avere un posto finché lo vorranno. Nel nostro caso invece, ad oggi, il salone è uno ed unico e sarebbe veramente bello riuscire a trovare a livello logistico la possibilità di dare partecipazione a tutti coloro che la vogliono. Come ho detto prima, la lista di attesa non è lunghissima per cui ci sono buone possibilità di riuscirci. Dal proprio canto la Fiera sta progettando delle migliorie a livello strutturale per cui questo può aiutarci molto. 

Qualcosa di bello e innovativo che vuoi fare subito come nuovo presidente?
Sono già d’accordo con il nuovo consiglio entrante che nel primo consiglio porteremo sul piatto ognuno delle idee da attuare nel breve e nel lungo periodo. Tutte entro la fine del mandato comunque. In realtà mi dispiace non rispondere esattamente a questo ma preferisco aspettare di condividere anche le mie idee anche con gli altri consiglieri.


* Sono stati riconfermati nel ruolo di consiglieri:
Rita Babini, Vignaiola in Emilia Romagna
Paolo Beretta, Vignaiolo nelle Marche
Luca Ferraro, Vignaiolo in Veneto
Luigi Maffini, Vignaiolo in Campania
Gaetano Morella, Vignaiolo in Puglia
Diletta Nember, Vignaiola in Lombardia
Ermes Pavese, Vignaiolo in Valle d’Aosta
Stefano Pizzamiglio, Vignaiolo in Emilia Romagna

Entrano come consiglieri:
Ludovico Maria Botti, Vignaiolo nel Lazio
Francesco Maria De Franco, Vignaiolo in Calabria
Walter Massa, Vignaiolo in Piemonte
Pietro Monti, Vignaiolo in Piemonte
Monica Raspi, Vignaiola in Toscana
Stefan Vaja, Vignaiolo in Alto Adige

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Jacopo Manni

Nasce a Roma ma si incastella a Frascati dove cresce a porchetta e vino sfuso. L’educazione adolescenziale scorre via in malo modo, unica nota di merito è aver visto dal vivo gli ultimi concerti romani dei Ramones e dei Nirvana. Viaggiatore seriale e campeggiatore folle, scrive un libro di ricette da campeggio e altri libri di cucina che lo portano all’apice della carriera da Licia Colo’. Laureato in storia medievale nel portafoglio ha il santino di Alessandro Barbero. Diploma Ais e Master Alma-Ais, millantando di conoscere il vino riesce ad entrare ad Intravino dalla porta sul retro.

4 Commenti

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Mattia Grazioli

circa 2 anni fa - Link

Auguro al mio nuovo presidente di portare la FIVI sempre più in alto e di avere la forza della libertà. Sono successe cose non così belle in campagna elettorale, come accennato nell’articolo…

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AG

circa 2 anni fa - Link

Mancano solo le parole marginalità e fatturato per riproporre il burocratese di maniera di Confagricoltura

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Tommaso

circa 2 anni fa - Link

Congratulazioni anche a Francesco De Franco

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Luca Aimasso

circa 2 anni fa - Link

Grande!! Sono felicissimo di averti come presidente dell' associazione vignaiola più interessante che ci e in Italia!!! Bravo!!!!

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