Il workshop di VinNatur sulla qualità dei suoi vini

Il workshop di VinNatur sulla qualità dei suoi vini

di Jacopo Cossater

Qualche giorno fa sono stato nel vicentino ad assaggiare alla cieca una buona parte dei vini dei soci di VinNatur. L’idea era semplice: far degustare a un panel indipendente un certo numero di campioni di ogni tipologia per avere un riscontro il più possibile oggettivo, per avere un feedback sulla qualità media della produzione di quella che è oggi la più rilevante tra le associazioni legate al mondo del vino naturale.

Un’occasione non solo per assaggiare ma anche per confrontarsi sia con gli altri membri del panel (in tutto 15, più della metà stranieri) che con il team presieduto da Angiolino Maule su un gran numero di temi. In molti probabilmente conoscono la manifestazione che VinNatur organizza da ormai molti anni ad aprile a Villa Favorita, la più importante e quella che vede la partecipazione della maggior parte degli iscritti. Non in molti invece sanno che si tratta di evento utile a finanziare le attività che l’associazione porta avanti durante il resto dell’anno. Una serie di iniziative che spaziano dalla campagna alla cantina, penso per esempio a quella triennale sulla fertilità biologica dei terreni che si sta concludendo in questi mesi. Un progetto realizzato in collaborazione con una ventina di soci: i rilievi compiuti nei loro vigneti permetteranno di sviluppare un modello in grado di aiutare le aziende in quelle scelte colturali utili a mantenere una fertilità microbiologica ideale e consentire quindi uno sviluppo il più sano possibile delle piante. Un percorso che si vuole tradurre in una maggiore resistenza alle malattie e una conseguente minor necessità di intervento da parte dell’uomo. Durante il weekend, per esempio, si è parlato molto della necessità di andare oltre il rame e lo zolfo per i trattamenti fogliari in vigna, vuoi per il terribile impatto ambientale del primo, vuoi per l’effetto nocivo che il secondo sembra avere sui lieviti presenti nella buccia dell’uva (non solo: pare che alcune riduzioni del vino siano direttamente riconducibili alla quantità di zolfo utilizzata in vigna nei mesi precedenti la vendemmia).

Pur non cogliendo ogni sfumatura di questi aspetti ho sempre ammirato la tensione di VinNatur verso un continuo miglioramento, credo abbia a che fare con il senso più profondo di un’associazione. Nel tempo ho imparato che il vino naturale non può e non deve essere un qualcosa di reazionario, che non ha niente a che vedere con il vino “come lo faceva il nonno” ma che anzi può essere sinonimo di uno straordinario progressismo, lo stesso che ho colto non solo nelle parole di Angiolino Maule ma anche in quelle di uno dei suoi amici e consulenti più stretti, Franco Giacosa.

Workshop VinNatur

Questo workshop è stato un momento importante di crescita – ha detto alla fine Angiolino – Noi di VinNatur volevamo capire se stiamo andando nella direzione giusta o sbagliata. In questi anni siamo sempre stati abituati a fare i nostri vini e ad assaggiarli tra di noi, pensando che fossero i più buoni del mondo. Era arrivato il momento di aprirci al mondo esterno, di metterci in discussione, con una degustazione senza preconcetti, dedicata anche a chi fino a poco fa ci osservava a distanza“. Ognuna delle 3 commissioni ha assaggiato in 2 giorni circa 150 vini, a ognuno di questi è stato assegnato un punteggio centesimale e un commento da parte dell’assaggiatore. Valutazioni, queste, che VinNatur ha raccolto e che nei giorni seguenti ha inviato a tutti i produttori che avevano deciso di partecipare a questa particolare iniziativa. “Io stesso – ha aggiunto – ero convinto di fare dei vini sopra le righe, ma mi sono reso conto che spesso anch’io mi faccio condizionare dal mio gusto. Questo confronto mi ha dato sicuramente stimoli per migliorare nel mio lavoro. Al contempo mi sprona anche ad incitare tutti i nostri associati. Dopo aver imparato a fare vini salutari, ora dobbiamo imparare a farli più buoni”.

Questi i vini che hanno raccolto nel complesso i giudizi migliori facendo la media tra quelli espressi da tutti i presenti, 17 tra bianchi, rossi, spumanti, frizzanti, passiti.

Bianchi

Piemonte, Carussin di Bruna Ferro – Vino da Tavola “Il Carica L’Asino” – € 12 -16
Abruzzo, Terraviva – Trebbiano d’Abruzzo DOC Sup. “Mario’s 43” 2015 – € 13-17
Emilia Romagna, Lusenti  – Colli Piacentini DOC “Bianco Regina” 2012 – € 10-14
Veneto, Il Cavallino di Maule Sauro -Veneto IGT Garganega “Pri” 2016   – € 12-16
Lombardia, Fattoria Mondo Antico – Rocca Susella DECO “Perpolio” 2016 – € 8-11

Rossi

Piemonte, F.lli Barale – Barolo DOCG Castellero 2014 – € 40- 50
Veneto, Ca’ Lustra – Colli Euganei DOC “Natio” 2013 – € 17-22
Toscana, Podere Erica – Toscana IGT “Il Picchio” 2014 – € 21-26
Veneto, Santa Colomba – Veneto IGT “Il Moro” 2016 –  € 12-16
Abruzzo, Tenuta Terraviva – Montepulciano d’Abruzzo DOC “Lui” 2014 –  € 13-17

Spumanti e vini frizzanti

Veneto, Meggiolaro  – Durello Spumante Met. Cl. “Corte Roncolato” 2014 – € 17-22
Lombardia, Cà del Vént -VSQ Blanc de Blancs Pas Operé “Sogno” 2013 – € 40-50
Lombardia, Pietro Torti – Oltrepò Pavese DOCG Pinot Nero Rosé “Cruasé” – € 16-21
Lombardia, Ravarini – Franciacorta DOCG 2013 – € 22-27
Emilia Romagna, Il Farneto – Emilia IGP Brut Nature “Rio Rocca” 2013 – € 16,5-20

Extra categoria


Veneto, Ca’ Lustra – Colli Euganei DOC Fior d’Arancio Pass. “Zanovello” 2015 – € 17- 22
Sicilia, Dos Tierras Badalucco de la Iglesia Garcia – Vino da Tavola “3/4 Pre British”

Workshop VinNatur

Vini mediamente molto buoni con punte di eccellenza in tutte le tipologie, in particolare sono rimasto molto colpito dai bianchi: spulciando tra gli appunti sono questi i vini cui il sottoscritto ha dato in media i punteggi più alti. Finita la degustazione c’è stato un ulteriore momento di confronto durante il quale ho espresso quella che è al momento la mia maggiore perplessità riguardo un certo numero di vini naturali, senza particolare riferimento a quelli prodotti all’interno di VinNatur: il prevaricare della forma sulla sostanza.

Vi racconto un aneddoto: qualche mese fa un conoscente molto appassionato di vini naturali, eravamo al ristorante, ha definito un bianco che nel bicchiere si presentava molto chiaro – un vino prodotto a partire da un regime di agricoltura biodinamica, frutto di una fermentazione spontanea senza aggiunta di alcun tipo di additivo se non poca anidride solforosa, non filtrato – come “industriale” in quanto “troppo scarico nel colore”. Come se tutti i vini bianchi naturali dovessero per forza avere qualcosa a che fare con il mondo dei cosiddetti orange wines. Ma è solo un esempio tra i tanti, il punto è che per una larga fetta di pubblico il vino naturale deve necessariamente presentare determinate caratteristiche organolettiche: deve essere macerato sulle bucce; deve essere frizzante o per dirla alla francese “pét-nat”; deve essere “glou-glou” e avere specie se rosso una spiccata acidità (meglio se anche volatile), poco alcol e una gran beva; e potrei continuare.

Non importa chi lo abbia prodotto e soprattutto dove lo abbia prodotto, l’importante è che sia fatto con una modalità che lo renda facilmente riconoscibile. Assaggiando un gran numero di vini naturali, tanto in giro per manifestazioni quanto nella quotidianità, l’impressione è che molti produttori assecondino il mercato con un entusiasmo a volte un po’ eccessivo andando a produrre vini non solo che si somigliano troppo tra loro ma di cui è sempre più difficile intuire la provenienza.

[immagini: VinNatur]

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

8 Commenti

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landmax

circa 6 anni fa - Link

"... il punto è che per una larga fetta di pubblico il vino naturale deve necessariamente presentare determinate caratteristiche organolettiche: deve essere macerato sulle bucce; deve essere frizzante o per dirla alla francese “pét-nat”; deve essere “glou-glou” e avere specie se rosso una spiccata acidità (meglio se anche volatile), poco alcol e una gran beva; e potrei continuare. Non importa chi lo abbia prodotto e soprattutto dove lo abbia prodotto, l’importante è che sia fatto con una modalità che lo renda facilmente riconoscibile. Assaggiando un gran numero di vini naturali, tanto in giro per manifestazioni quanto nella quotidianità, l’impressione è che molti produttori assecondino il mercato con un entusiasmo a volte un po’ eccessivo andando a produrre vini non solo che si somigliano troppo tra loro ma di cui è sempre più difficile intuire la provenienza": coraggioso, bravo!

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Matteo

circa 6 anni fa - Link

Condivido al 100% quello che scrivi. Per me invece un buon vino naturale è quando non riesco a capire che è naturale... vediamo di intenderci

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Antonio

circa 6 anni fa - Link

Da quando avere una volatile alta significa qualità e bontà?

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Jacopo Cossater

circa 6 anni fa - Link

Da mai, se però si tratta di caratteristica appena sopra le righe può essere certamente piacevole.

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Dario

circa 6 anni fa - Link

Indubbiamente. Sarebbe però utile, a questo punto del percorso di crescita e maturazione dei vini naturali, definire anche dei parametri analitici massimi (e forse anche minimi) come, ad esempio, il rapporto massimo di acido acetico rapportato al valore del pH, alla quantità di alcool, e della degli altri acidi presenti. Pur inevitabilmente inquadrato nei limiti di legge, un'oggettiva codificazione quantitativa a livello disciplinare dell'acidità volatile può rappresentare un riferimento su cui produttori naturali e consumatori pro e contro si possono incontrare senza fraintendimenti sulla percezione di qualità.

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GIANCARLO

circa 6 anni fa - Link

Condivido appieno l'articolo, finalmente leggo che i produttori si confrontano con chi conosce il mercato e le sue dinamiche gustative. La strada giusta verso la definizione di bontà.

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lasecondadolescenza

circa 6 anni fa - Link

Vino naturale e progresso: finalmente! p.s I vini de Il Farneto sono davvero incredibili

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Jacopo Cossater

circa 6 anni fa - Link

Corrado Dottori de La Distesa riprende oggi sul suo blog il tema sollevato in chiusura, lo linko per praticità.
https://ladistesa.blogspot.com/2018/08/garage-and-natural.html

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