Il vino e la Sindrome di Butragueno

Il vino e la Sindrome di Butragueno

di Redazione

Inizia la sua collaborazione con Intravino Daniel Barbagallo. Bevitore seriale dalla bella scrittura, l’identikit del perfetto intravinico, insomma.

È inutile girarci intorno: troppi vini all’uscita riscuotono punteggi stellari o vengono osannati come una delle migliori versioni mai prodotte. (Uno di questi me lo faranno assaggiare questa sera.)
Ormai abbiamo cinque annate più grandi di sempre ogni dieci anni.

Se è indubbio che la qualità del dolce nettare da noi amato sia cresciuta a dismisura, trovo che la percentuale di autentici fuoriclasse, quei vini per i quali è condivisibile fare una pazzia per accaparrarseli, sia rimasta pressoché invariata.

Chi come me è figlio degli anni settanta difficilmente non ricorderà El Buitre.

Ero un ragazzino che giocava nei campetti quando lui raggiunse la fama planetaria giocando nel Real Madrid. Venne accolto come il nuovo fenomeno salvo poi, dopo un paio di anni, non essere riuscito a spiccare il volo e prendere un posto nell’Olimpo del calcio.

Emilio Butragueno rimase un buon giocatore, anche molto buono, ma non diventò mai ciò che ci aspettava da lui, ovvero, qualcuno in grado di fare realmente la differenza.

Con il vino negli ultimi anni, direi una quindicina, spesso e volentieri mi è capitata la stessa cosa: alcuni dei più celebrati e osannati vini, dopo qualche anno, non hanno mantenuto le attese rimanendo solo ottimi ma spesso facendomi rimpiangere il costo della bottiglia.

Quali sono le bottiglie in grado di fare realmente la differenza?

Come fare per ristabilire le giuste gerarchie è un compito che non sta a me risolvere ma una cosa la voglio dire: forse sarebbe il caso di assaggiare meno e bere di più, perché il vino va bevuto e a volte tracannato e non a caso il rapporto bontà/tempo di bevuta è uno degli indicatori più istintivi ma più affidabili.

Non parlo mai di bottiglie che non mi sono piaciute, parlo solo di quelle che mi emozionano, lo faccio per rispetto del lavoro che c’è dietro e per il fatto che non mi sento nessuno per demolirlo.

Prendiamo i vini da tutti i giorni per vini da tutti i giorni, i buoni vini per buoni vini e i grandi vini per grandi vini.

Poi lasciamo un piccolo posto per i capolavori, perché se no succede come per le vacanze: tutti al ritorno parlano di Paradiso ma di Paradisi veri e propri ce ne sono ben pochi.

Credo che così facendo faremmo un piacere ai consumatori, agli appassionati e soprattutto ai produttori.

27 Commenti

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

... ritengo fondamentale la contestualizzazione , se vuoi stabilire una scala di valori , perchè se Il Buitre giocava con me a calcetto ai tempi d'oro , sarebbe risultato a prescindere un fenomeno . Chiaro, non sempre si può inserire una numerica di bottiglie significative in un contesto "all'altezza" quando si vuole berealto, soprattutto se sei solo con te stesso , e non sempre la visione analitica prevale su quella edonistica: anzi , personalmente sono più per il piacere fisico unito a quello intellettuale , rispetto a quello analitico/razionale , che molte volte pervade l'appassionato in vena di classificazioni , dove prevale la "sindrome da critica guidaiola" . Prosaicamente , astraendoci dal gusto personale, potremmo benevolmente delegare al mercato questo genere di classificazioni , come fecero storicamente i Nostri amici di Bordeaux ... tali amici non sbagliarono più di tanto , quindi il metodo mi sembra valido ... ( no Borgogna , perchè con Les Amoureuses , Cros Parantoux , Clos Saint Jacques, Gaudichots , Malconsort & C qualche erroruccio l'hanno commesso...)

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Più contestualizzato del Real Madrid non so che dirle. In Borgogna sono stati commessi errori nella classificazione dei Cru ( pochi a dire il vero) ma la suddivisione dei terreni rendeva anche assai altalenanti i risultati.

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Giacomo

circa 3 anni fa - Link

Bene, Barbagallo ha scoperto di avere pagato troppo alcuni vini; capita a molti, non di frequente a me che per tirare fuori più di 7 euro a bottiglia devono allinearsi tutti i pianeti. Vi è poi poco da delegare al mercato, il mercato comanda. Aggiungiamo anche (parlo di qui da me in langa) le etichette docg mediocri, e sono tante, che beneficiavano della "scia" di quelle più famose (probabilmente qualcuna fra queste ultime, quelle griffate, sono fra quelle che hanno deluso Barbagallo, figuriamoci avesse bevuto le altre. Dunque molti vini mediocri, prezzi ingiustificati, aggiungiamoci i volumi horeca in picchiata e le necessità di fare spazio in cantina e voilà baroli sfusi sotti i 5 euro litro. E i buitres, che qui in langa non mancano, ben distribuiti in tutta la filiera, iniziano a volteggiare.

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Credo che non abbia colto il senso del Post, io non mi lamento delle mie spese la mia era una opinione sul fatto che alcuni “ presunti” fuoriclasse all’uscita poi nel tempo non mantengono le promesse e che servirebbe un po’ più di calma a decretare capolavori su capolavori. Lei spenda pure per il vino ciò che crede più consono per quello che cerca

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Interessanti i commenti di Vinogodi e Giacomo. L'articolo di presentazione contiene dei passaggi che lasciano intravedere dei punti di vista che escono unpo' dall'omologazione e dal conformismo che affligge il racconto del mondo del vino. Vedremo come saranno tradotti nei prossimi articoli_____ Secondo me, il modo più semplice ed efficace per distinguersi, nella COMUNICAZIONE sul ViNO, è quello di stare SEMPRE dalla parte dei consumatori, dei lettori. Farlo così convintamente che i lettori non dovrebbero alcun dubbio (che quelli che scrivono di vino sono al suo servizio).

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Buongiorno, io sono solo un grande appassionato amo il vino in tutte le sue sfaccettature e scrivo perché mi piace, sono prima di tutto un consumatore quindi sto dalla mia parte, e credo anche dalla sua. La mia filosofia e semplice, se un vino mi fa impazzire lo racconto al mondo, se non mi piace mi taccio. Saluti

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...scusami , Daniel , ma la tua frase finale dell'ultimo post : " ...La mia filosofia e semplice, se un vino mi fa impazzire lo racconto al mondo, se non mi piace mi taccio..." mi sembra ,assai, un elogio al soggettivismo empirico , perchè la classificazione la fai esclusivamente in base a quello che piace a te , con buona pace di qualsiasi forma o tentativo di classificazione (qualitativa) di un vino secondo parametri non dico oggettivi (che non esistono in questo campo) ma , perlomeno , condivisi. Che il gusto personale sia sovrano, nella scelta di bere un vino , non ci piove ... a risorse infinite. Il più delle volte, purtroppo, non avviene causa il non indifferente apporto concettuale del prezzo di mercato, che ne discrimina , e non poco, la scelta . Poi se mi dici la Valpolicella Reverie di Zymé ( piacevolissima) è più buono della Cuvée Speciale di Bonneau del 1998 , alzo le mani e sdoganiamo qualsiasi concetto , quando si parla di vino ...

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

Il problema qui è che qualcuno parla di "contestualizzazione" e poi usa (penso a ragion veduta, ma con vinogodi non si sa mai) come termine di paragone una "Cuvée Speciale di Bonneau del 1998"; che tra l'altro non ho idea di cosa sia, solo per il fatto che venga usata immagino che sia stratosferica...

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Francamente non capisco. Io condivido belle esperienze non ho tempo a sufficienza per scrivere di ciò che non mi piace. Con buona pace del soggettivismo empirico .

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Emanuele

circa 3 anni fa - Link

Game, set, match. Benvenuto Daniel. Bene, benissimo così. E continua a fottertene dei parnassianismi, dell'elitismo etilico, delle falloforie a mezzo di bottiglie.

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...francamente non capisco neppure io, è bello questo dialogo fra sordi. Cosa c' entra ciò di cui ti piace parlare con la sopravvalutazione di alcuni vini non l' ho capito, del tuo " volere ma non posso" nella scelta dei vini , ai Butragueno enoici. Così come il tuo tono nel proporti nelle risposte. Contenti tu e la redazione...contenti tutti, l'accesso a Intravino è gratuito per cui poco mi costa collegarmi guando scrivi ...

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Michele C.

circa 3 anni fa - Link

Bravo Daniel! il consumatore deve SOPRATTUTTO sapersi informare altrimenti la colpa è sempre degli altri

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Emanuele

circa 3 anni fa - Link

Questo è il commento più interessante e fondato. Quantunque fondato, non lo condivido in toto perché riduttivo: riduce più livelli a uno solo. La comunicazione consta di un livello ideativo, che è prerogativa indiscussa dell'ideatore (ha facoltà piena di scrivere di quello che gli pare); di un livello comunicativo-progettuale (l'ideatore sceglie chi interpellare, se "tutti" o un target definito); di un livello creativo, che di nuovo è prerogativa dell'ideatore (quali segni/segnali, figure retoriche, figurazioni sceglie di usare). Non vi è "un modo" per distinguersi, ve ne sono molteplici. Anche perché, allo stesso modo, i consumatori e i lettori non sono mono-blocchi livellati ma segmenti differenziati per stili, culture, propensioni, preferenze e desideri diversi. Mi piacerebbe molto, se solo stare "... SEMPRE dalla parte dei consumatori, dei lettori..." fosse una possibilità reale e non solo mimetica/di comodo (caccia al consenso). Potrebbe esserlo, se per lettori e consumatori i desideri investissero realmente gli oggetti di consumo e non piuttosto la mitologia con cui la moda, i trend-setters, gli "esperti" li hanno rivestiti. È la mitologia, non il prodotto/l'oggetto a esser consumato. La comunicazione di marketing (e di sé) verte giusto su questo equivoco e lo alimenta: più un oggetto è celebrato/sbandierato, più è ipso facto mitologicamente pompato. In tal caso, ipso facto, ne resto volentieri lontano.

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MICHELE C.

circa 3 anni fa - Link

Ottima analisi Emanuele, proprio con il vino si vende e si comunica un 'esperienza di consumo (mito, storia , territorio, tradizione, a volte falsità) e non solo un prodotto. Al consumatore non resta che scegliere.

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endamb

circa 3 anni fa - Link

Certo, Barbagallo, ha iniziato veramente con il tono giusto questa collaborazione a Intravino..... PS C'erano tanti giocatori per fare il paragone con un vino che non mantiene le aspettative: Butragueno non è forse il più adatto - chiedere ai Danesi...

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Pensavo lo stesso: il Buitre non sarà stato Maradona o Di Stefano però avercene di giocatori così....E anche di vini tutto sommato. Detto questo, ho capito il senso del paragone.

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Io avrei scelto Adriano .....

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marcow

circa 3 anni fa - Link

Daniele Barbagallo: "La mia filosofia e semplice, se un vino mi fa impazzire lo racconto al mondo, se non mi piace mi taccio" "Io condivido belle esperienze non ho tempo a sufficienza per scrivere di ciò che non mi piace" _______ Questa non è una novità. È la prassi dominante nel mondo della comunicazione del vino (e della ristorazione). Anche la critica eno-gasteonomica segue la stessa linea. Secondo me, è un grosso limite. Il consumatore, il lettore non riceve un'informazione completa____ Vogliamo parlare dei motivi che hanno portato la critica(e la comunicazione) eno-gastronomica italiana a tacere delle cose che non vanno? A trasformare la CRITICA in una Claque?

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Stefano.cap.1

circa 3 anni fa - Link

In primo luogo mi voglio complimentare con Daniel per il coraggio, da appassionato, di proporsi nella scrittura e di concedersi al dibattito (spesso di polemiche sterili...ma fa parte del gioco!). Un mio pensiero rispetto al tuo pezzo: secondo me la categoria dei fuoriclasse, per definizione, non può essere una categoria ad appannaggio di appassionati o consumatori. Nel vino, come nel calcio ma come anche nell'arte per godere della grandezza della performance dei protagonisti bisogna avere un cultura da addetti ai lavori o comunque da appassionati "studiosi" e questo non è da tutti. Mi spiego: nel calcio un fuoriclasse lo è per caratteristiche che non tutti riescono a percepire , come la visione di gioco, il movimento senza palla, i raddoppi di marcatura intelligenti, la semplicità di esecuzione di gesti tecnici difficilissimi, vincere da soli una partita...... come in un quadro il fuoriclasse può essere goduto solo da chi conosce le tecniche di pittura, i colori, la luce, la storia del dipinto, il contesto storico nel quale l'opera è stata fatta.... Per chi non ha questa profonda cultura capolavoro e grane vino, opera o calciatore sono percepiti allo stesso modo, cambia solo il prezzo!!!..... e Credo così anche per il vino. Resta sicuramente da rivedere la comunicazione sui vini.

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hakluyt

circa 3 anni fa - Link

Quindi il succo del tuo discorso sarebbe: se non "ci capisci" di vino" è inutile spendere 300 euro per un barbaresco di Gaja, meglio per te (e per il tuo portafoglio) se vai alla Lidl e ti compri un vino da 2,99...

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Stefano.cap.1

circa 3 anni fa - Link

Posto che alcuni vini valgano realmente il lo ro prezzo, io credo che uno che "non ci capisce" potrebbe non trovare molta differenza tra il fuoriclasse e un gran vino oppure, peggio, trovarla solo perchè condizionato dal prezzo pagato! Poi mi stupisce che non si conosca tutta la disponibilità di vini tra i 300 e i 2,99 eur.

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Stefano ciò che dici è giustissimo, io per primo ho grossi limiti ad esempio con l’arte , la mia era una riflessione dal tono leggero dovuta al fatto che mi stavano portando ad assaggiare l’ennesimo capolavoro. Per ciò che riguarda il dibattito quando dai una tua opinione in uno spazio aperto e condiviso è scontato che ci sarà sempre qualcuno che non è d’accordo e viva Dio aggiungo. Sulla comunicazione del vino credo che l’offerta sua ampia e variegata , si va dai tecnicismi spinti alla poesia . Credo che ognuno in base alle sue sensibilità debba scegliere chi preferisce seguire . Un saluto

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Sancho P

circa 3 anni fa - Link

Ci sono dei vini che sono delle eterne promesse. L'autoinganno consolatorio ci porta a dire "Tra qualche anno si aprirà" Aspetti, aspetti, aspetti e poi alla fine lo trovi precipitato. Vini Godot.

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Daniel Barbagallo

circa 3 anni fa - Link

Ottima osservazione e bellissimo paragone quello sui vini Godot.

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Wintermute

circa 3 anni fa - Link

Buongiorno a tutti, mi sembra un articolo di assoluto buonsenso, contiene pure una sorta di carta di identità dello scrivente, mi pare molto chiaro. Non mi riesco a cogliere alcuni commenti, mi sembrano gratuitamente provocatori. Buttate via i righelli, l'adolescenza è passata, misurarselo è fuori moda.

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Osmanto

circa 3 anni fa - Link

Vinogodi gioca sempre a chi ce l'ha più lungo..e ce l'ha lui evidentemente. Ma lo abbiamo capito questo

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Vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...mica vero...Malena mi ripete sempre che sono a metà classifica, nelle sue frequentazioni...

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