Il vino del Castello di Potentino nei luoghi di Boccaccio e Caravaggio

Il vino del Castello di Potentino nei luoghi di Boccaccio e Caravaggio

di Andrea Gori

Non ci sarebbero particolari motivi di interesse nel coltivare grenache in Maremma sulle pendici del vecchio vulcano Amiata, figuriamoci a piantarci pinot nero. Forse al limite sangiovese visto che siamo ad un passo da Montalcino e in pieno Montecucco, ma non è questo il motivo per cui Charlotte Hornton è in Italia e in Maremma da decenni. Famiglia inglese illustre e passione forte per la bellezza dell’Italia che fu e che potrebbe essere, fino a restare custode e restauratrice di quel gioiello che è appunto il Castello di Potentino a Seggiano, visto di recente nel film “Meraviglioso Boccaccio” dei Fratelli Taviani.

Di certo lo avete visitato molto volte con la fantasia perchè questo è un posto che ti riporta al centro della natura e allo stesso tempo della storia. Costruito sulle fondamenta di un villaggio etrusco, appartenuto alle famiglia dei Tolomei, dei Bonsignori e i Salimbeni, ha custodito tra le sue mura Santa Caterina da Siena e Caravaggio nei momenti più burrascosi della sua vita. Dopo aver restaurato e venduto il Castello di Montepo’,  la famiglia di Charlotte lo acquista a fine anni ’90 riunendo 22 proprietari, lo restaura con ingegno e gusto per  il bello e lo trasforma in una cantina delle più affascinanti di Toscana. Il Castello di Potentino oggi si staglia per sensibilità al territorio e al mercato in maniera peculiare.

Tra i vini prodotti tre rosati dai tre vitigni coltivati in azienda e tre rossi dagli stessi vitigni con declinazioni uniche a seconda del processo di vinificazione e affinamento. Longevità e intensità senza trascurare il gusto dell’annata che passa, nei vini di Charlotte troverete tutto questo oltre ad una naturalità di lieviti e ambiente e un uso basso di solforosa ma sempre ben calibrato. Del resto serve una sensibilità speciale per rispettare la magia del luogo, il suo microclima unico con influssi di montagna e venti marini ma anche nel sottosuolo, quello scisto argilloso su pietra metamorfica dell’ex mare ancestrale che fa da concime fossile.

Il tutto arricchito da una impressionante biodiversità tutta intorno, una vallata fertilissima con anche frutta, mele cotogne, albicocche, che non ha mai conosciuto l’agricoltura moderna. A questo aggiungete la ricca vita culturale che da sempre vede passare non solo matrimoni e ricevimenti nelle sue sale ma anche scrittori, poeti, artisti il cui passaggio arricchisce la componente fondamentale umana del terroir.

Freschi di produzione assaggiamo la batteria dei tre rosa 2019 e le nuove annate dei rossi pronti per uscire sul mercato:

Lyncurio Pinot Nero 2019 Rosè Igt Toscana
Fragole e zenzero, delicato piccante saporito, arioso fresco e floreale, croccante e gustosissimo nonostante la leggerissima nota verde e vegetale, più tocco di amarognolo.  Vitale e pulsante, la sensazione di champagne rosè è fortissima e nitida. 90

Almandino Rosato di Alicante 2019 Igt Toscana 
Petalo di rosa pepato, acqua di colonia, bergamotto, resina di pino, poi melograno e fragolina di bosco, mandorla dolce. Sorso ricco, mineralita e sapidità del mare lontano che mitiga la sensazione iniziale di semplicità. 91

Jaspidem Rosato di Sangiovese 2019 Igt Toscana
Colore vivido cerasuolo, fragola e  lampone, ricco di viola e arancio rosso, fragole, pepe nero, cumino e tabacco, ribes rosso, decisamente da pasto e aragoste, spaghetto ai ricci di mare. 89

Piropo Pinot Nero Igt 2016
Dopo aver assaggiato i sangiovese ho sentito che c’era un non so che di pinot nero di sottofondo, una varietà che qui sta bene, un rischio ma non una pazzia” racconta Charlotte e in effetti sono bellissime e particolari le note di frutta di bosco, pepe nero, tabacco, anice e finocchietto, mirtillo e uvaspina, grinta energia, lunghezza e nervosismo, da aspettare con fiducia. 92+

Piropo 2015 Pinot nero IGT Toscana
Senape, vetiver, mirtillo, ribes nero, lamponi in confettura, pepe nero, curcuma e confettura di fragole, caleidoscopio. Tannino che lavora molto rilasciando freschezza, lunghezza e profondità cangianti, splendido, stimola il cervello con abbocchi continui, grande sapidità poi iodio, menta e felci, profondo e saporito, stupendo da assaggiare ma soprattutto da riassaggiare. 93

Balaxus Alicante 2014 IGT Toscana
Mandorle e floreale, viole, nocciole e rose, umami e sottobosco, dolce sfuggente, arancia amara di grenache francese, the lapsang saochoong, il concetto del Priorat come idea per questa interpretazione potentina del vitigno dei Fenici nel mediterraneo. Pepe, spezie e dolcezza che lo rende ideale per piatti con pomodoro, tannino lieve e stuzzicante senza predominare, lunghezza ferrosa e fruttata rossa di bellissima definizione. 90

Sacromonte Igt 2016 Sangiovese
Visciole, ciliegie, ricchezza di viola, pepe nero, lampone, ribes rosso. Bocca sferzante e saporitissimo, rabbioso ma di frutta seducente incantevole, raffinato ma anche contadino. Acidità piccante e note di frutto nitido maturo, tannino di bellissima estrazione ed eleganza. Giovanile ma sa già il fatto suo. 92+

Pinot nero Winemaker’s Release magnum 2015 (solo due barrique)
Note di bellissimo legno e spezie di botte nuove, ma legno di quello buonissimo con frutto che lo accompagna a dovere. Visciola, zenzero, mirtillo e ribes nero, floreale avvolgente e gustoso, lunghezza di affumicatura e liquirizia, canditi e mandorle, ruggine e rabarbaro, affascinante. 93+

Sacromonte 2015 Igt Toscana Sangiovese
Ricchezza e piacevolezza, ribes rosso, ribes nero, mallo di noce, carrube e viole , rosa canina, sorso pimpante ma pacato e sontuoso, di luminosa freschezza, allunga benissimo suadente. 91

Intravediamo a fine degustazione il nuovo arrivato ovvero il Sacramontino 2019 in bottiglia da 1 lt sempre da sangiovese ma solo acciaio e a prezzo decisamente interessante (sotto i 10€ in enoteca), pensato per il mercato post-Covid, immediato e fragrante. Non ci è concesso assaggiarlo ma viste le premesse tendiamo a fidarci della sensibilità di Charlotte per il momento storico e per il sangiovese, quindi non appena arriverà in cantina vi diremo.

E in ogni caso dobbiamo tornare al Castello perché intendiamo risolvere il mistero dell’affresco zodiacale nel salone dei banchetti: nei disegni e tra le stelle raffigurate è nascosta una data. A colui o colei che la saprà indicare con certezza è in attesa una lauta ricompensa. Fosse anche solo vino, varrebbe la pena tentare…

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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