Il vino dealcolato è qui (per restare?)

Il vino dealcolato è qui (per restare?)

di Alessandro Morichetti

C’erano una volta gli articoli in modalità Forum ma ormai sono cimeli per dinosauri. Dato un tema, la piccola o grande comunità ci agganciava pensieri in libertà. Poi sono arrivati i social media, la comunicazione è esplosa e si è polverizzata un po’ ovunque e i vecchi Forum sono finiti nella credenza della nonna. Non che siano finiti i commenti incrociati, al contrario: talmente tanti e sparsi ovunque che il flusso è diventato un bel caos.

Oggi però c’è un argomento su cui tutti, presto o tardi, stanno cominciando a farsi un’opinione: il vino dealcolato.

Vino per qualcuno, non vino per altri, cambiamogli nome, chissenefrega del nome, insomma: anarchia. Quando Report parla di vino siamo tutti sull’attenti mentre, quando ne parla FarWest, chi s’è visto s’è visto. Bene, nel caso ve li foste persi, ecco due estratti dalla puntata del 7 marzo che parlano proprio di vino senza alcol.

Prove d’assaggio a tradimento alla Slow Wine Fair, esperienza sul campo di un produttore da mezzo milione di bottiglie, tecniche utilizzate e chi più ne ha più ne metta. La visione è consigliatissima ad un pubblico adulto e possibilmente non troppo viziato da pregiudizi.

Visto tutto? Commenti?

Comincio io. Il vino dealcolato non mi convince per la sua genesi: cogli uva, fai alcol, togli alcol, metti altro per compensare l’assenza di alcol… Un po’ contorto come meccanismo, però una verità è sotto gli occhi di tutti e basta guardarsi intorno al ristorante o a casa cenando con parenti e amici: sempre più persone, per motivi salutistici, dietetici o religiosi, non bevono alcol. E questo è un dato di fatto.

Ora dobbiamo solo capire come muoverci in questo nuovo acquario, che forse è lo stesso acquario di sempre ma visto con occhi nuovi: solo acqua e Coca Zero in alternativa o sarà forse il caso di pensare al nuovo universo No/Lo (lettura consigliatissima: Ciao, sono un proxy wine e possiamo fare amicizia) e ai vini dealcolati come una exit strategy possibile?

Il dibattito è solo all’inizio.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

15 Commenti

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Invernomuto

circa 2 mesi fa - Link

Per quelle che sono le tecniche attuali, la qualità è bassa, il processo più largamente utilizzato, ha la controindicazione non da poco di eliminare i profumi varietali. Per sopperire la mancanza di alcol si aggiungono zuccheri a go go, finendo per dare una bevanda con poca personalità che migliora un minimo se spumante, ma non so quanto successo avrà sul lungo periodo quando passerà l'effetto novità. Per ora meglio la birra analcolica, che seppur con le sue ovvie mancanze, ricorda di più la bevanda originale

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Branch

circa 2 mesi fa - Link

Esiste una domanda, e aumentano le offerte. Dunque sì, il vino dealcolato è qui per restare. Siamo noi che siamo di passaggio. Questa domenica a pranzo, con amici, stapperò Dolcetto, Nebbiolo e Barbaresco ad accompagnare acciughe al verde, pasta al forno e arrosto della vena. I bambini berranno acqua.

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AG

circa 2 mesi fa - Link

Sbagliato, si sta cercando di creare una domanda. Non c'è mai stata una domanda di vino senza alcool. Le religioni che lo proibiscono lo fanno proprio per evitare l'ebbrezza dovuta al consumo eccessivo.

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Alessandro Morichetti

circa 2 mesi fa - Link

Non c'è mai stata domanda di vino senza alcol perché non esisteva vino senza alcol. La domanda di prodotti non alcolici esiste da sempre e credo si stia ragionando di come soddisfarla con varie tipologie di prodotti.

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AG

circa 2 mesi fa - Link

Ale, senza far polemica, il vino senza alcool non esiste e tu lo sai come me. Esistono immense giacenze di magazzino alle quali i produttori stanno cercando di dare mercato e valore aggiunto con questa campagna promozionale. Il problema non è l'alcool ma il prezzo e la qualità (delle giacenze)

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valentino

circa 2 mesi fa - Link

e quindi? quale sarebbe il problema di creare un mercato di una bevanda che ha un miglior profilo di rischio?

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AG

circa 2 mesi fa - Link

Giusto la differenza che passa tra una bevanda e un vino...

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Branch

circa 2 mesi fa - Link

Dimenticavo: grazie per avere inserito i due video, davvero interessanti.

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Vinologista

circa 2 mesi fa - Link

Spero spariscano presto....

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mariazzo

circa 2 mesi fa - Link

Ho assaggiato sia uno spumante che un rosso a zero alcool e in entrambi i casi si fanno bere e sicuramente meglio pasteggiare con uno di questi che con l'acqua o peggio ancora coca cola, non mi sono piaciuti. Però se il mercato li richiede allora perché non produrli? Sta a noi poter scegliere. Come con la Coca e Coca Zero... il sapore è diverso, ma nessuno ci impone di bere una o l'altra.

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Mattia Grazioli

circa 2 mesi fa - Link

Se portano benessere economico, a mio parere, possono stare nel libero mercato. Io non ne produrrò mai.

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Giuseppe

circa 2 mesi fa - Link

Condivido in pieno il tuo pensiero Mattia. Aggiungo anche scelta difficile per un produttore che rischia di perdere un business promettente oppure di sprecare soldi in una moda passeggera dato che, al momento, credo nessuna abbia la risposta alla domanda posta nel titolo di questo interessante articolo. Buona giornata a tutti

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marco

circa 2 mesi fa - Link

L'articolo e il dibattito sono interessanti e stimolano la riflessione. Esprimo un'opinione personale. 1- Forse bisognerebbe distinguere: ¹il discorso sul mercato dei vini dealcolati dalla ²valutazione organolettica personale che ognuno può fare sul vino senza alcol. 2- Sono due approcci diversi che non vanno confusi. 3- Secondo me, per i motivi salutistici ben evidenziati nell'articolo, una fascia di consumatori è predisposta a consumare questi vini senza alcol. E il fenomeno è in crescita. 4- Come bevitore di vino ho una mia personale opinione su questi vini. L'ho già espressa. La ripeto. Per me sono una ciofeca. Ma questo non significa, come ho detto, che il fenomeno del vino senza alcol non esista o che chi beve questi vini sia da criticare. Sono due concetti separati. Il vino senza alcol avrà un mercato perché dietro c'è una forte domanda originata dal SALUTISMO che caratterizza il mondo contemporaneo. Il problema è che ascoltando o leggendo quello che dicono i salutisti contemporanei è che sono loro spesso ad usare toni settari e offensivi. Dire che un vino senza alcol ... per me ... è una ciofeca non è un insulto per chi ha deciso di berlo. Sul primo punto andrebbero, poi, fatte delle precisazioni: ¹un fatto è che esistono tra i consumatari motivazioni salutistiche ²altra cosa è il marketing che cerca di cavalcare questi cambiamenti, influenzandoli. Questo lo possiamo vedere in tutto ciò che nella società di massa è diventato moda o sta per diventare moda. È il marketing che spinge i consumi nella direzione che vuole. Per fare un esempio. Lo abbiamo visto ultimamente con i prodotti vegani che ... in brevissimo tempo ... sono diventati una moda alimentare che interessa quasi un 7-8,% dei consumatori italiani. Anche lì dietro c'è ... PREVALENTEMENTE ... una motivazione SALUTISTICA (di motivazione "etiche" c'è ben poco) ... sfruttata in maniera esemplare da un marketing spregiudicato che ha saputo imporre sul mercato Prodotti Vegani ... a un prezzo alto. Sarà anche così per i vini senza alcol?

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Lorenzo

circa 2 mesi fa - Link

Il problema che nessuno si è posto è il prezzo del vino senza alcool. Quanto costa? Quanto costerà? Ho avuto modo di assaggiare uno spumante senza alcool e costava circa 12 euro su un noto sito. Poiché praticamente tutti conveniamo sul fatto che a livello di gusto siamo abbastanza distanti dal vino "normale" chi è che andrebbe a spendere 30 euro al ristorante per un prodotto al massimo accettabile? Si fatica a vendere i vini buoni a quella cifra...

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EnoFerd

circa 2 mesi fa - Link

Chiamarlo vino è una vergogna ed un'offesa al vero vino. Chiamiatelo bevanda al gusto di vino. Un altro simbolo della decadenza di questo oribile epoca che stiamo vivendo.

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