Il vino al tempo della guerra

Il vino al tempo della guerra

di Emanuele Giannone

Stare due passi fuori dal mondo aiuta a vederlo meglio. Starvi dentro aiuta a berlo, a sentirlo meglio. Beato chi ce la fa. Chi sta dentro parla con dovizia di dettagli e sfumature, intrattiene, a volte poi cede al pensiero fisso e allo scilinguagnolo e perde di vista la prospettiva.

La prospettiva è tutto. A chi abbia eletto il vino a proprio mondo, un mondo piccolo e pittoresco come le Keys che da qui, due passi fuori, vedo sullo sfondo del mundo mas grande, un isolotto, insomma, senz’altro bello, candido e smeraldino e zaffirino ma pur sempre un pezzettino; ebbene, all’enocentrico che guarda all’isolotto come se fosse il mondo vorrei chiedere come fa e poi raccomandargli un radar terrestre. Specialmente adesso.

Capisco, certo, chi campa su quell’isolotto perché lo fa, lo vende, lo serve. Ma gli altri, che ne parlano e scrivono? Come gli viene di farne anche adesso il centro del mundo, se non proprio il mondo intero? Insomma, da queste latitudini penso a quel pezzettino di mondo e a quello grande che, come dice Alex, marmista messicano, di questi tempi se hace pedazos. Così se ne va il piacere di cercar senso in storie e storielle del vino, o di scriverne insufflandovelo leggiadramente. Così penso anche, tra nostalgia e imbarazzo, a quell’io che su gracile canna modulavo una volta il canto (1) del vino, metafisiche ed estetiche e semiosi, con quel certo disimpegno impegnato, lazzi e svolazzi, seriosità giocose eccetera. Divertissement da tempo dell’oro. Ora, però, non è più quel tempo. La Storia gira, lo fa proprio nella comfort zone, a due passi da casa.

Questo invece è Luciano Canfora: «La guerra determina e permea di sé tutta la realtà […] La guerra è lo strumento dell’arricchimento individuale e collettivo, è il pilastro della società schiavistica. E gli uomini che fanno innanzitutto e sopra ogni cosa il mestiere delle armi sono animaleschi in ogni loro manifestazione e assassini in ogni loro comportamento». (2)

Nella realtà permeata dalla guerra, mi danno fastidio la Storia e la Geopolitica da salotto; soprattutto me ne dà la prima quando è spacciata per metafisica, campo dell’eterna lotta tra uno spirito e i suoi zelatori da un lato, una bruta materia (o gente) dall’altro (3); qui i buoni, lì i cattivi; qui la missione fatale o civilizzatrice, lì i nemici e i danni collaterali. Mi piacerebbe, di questi tempi, che si dedicassero più tempo e riflessioni allo smascheramento di questo spaccio, lasciando in parte l’isolotto felice e le sue prospettive, le clausure isolane.

Seguitando, più fastidio ancora mi dà la Storia nell’estetizzazione dei momenti-che-fanno-la-storia coperti in dirette non-stop, discorsi alla nazione, approfondimenti in studio. Più di quelli mi infastidiscono solo gli ubiqui mediatismi del vino estetizzato. Il fuoco delle artiglierie svela il superfluo e il posticcio in tutta la sua insipienza. Il sapore del momento non ha per me alcun nesso con l’analisi sensoriale: è quello amaro di bassezze, sottigliezze e manipolazioni della comunicazione di guerra. In questo tempo, in questo spirito, che cosa me ne frega di estetica e metafisica del vino? O di analisi sensoriale? Sono contingenze. Mi piacerebbe che si impiegasse più tempo a pensare oltre i semplici riferimenti alla contingenza.

Ecco: «L’Apocalissi ci scorre sotto gli occhi ogni giorno, e non ce ne avvediamo». «Oggi, se è utile a una narrazione di comodo, le distruzioni a tappeto, i corpi dei civili colpiti, le colonne di fuggitivi in preda alla disperazione sono anche mostrati, ma passano tra uno show e l’altro, tra una pubblicità e l’altra e, posto che li vediamo, o li dimentichiamo subito o non ce ne importa nulla» (4).

Salute. Godetevi lo spettacolo.

  1. Ille ego, qui quondam gracili modulatus avena carmen.
  2. Da “Cesare, la guerra e le donne. Tutti gli errori di Roma” (Corriere della Sera, 18/3/2006).
  3. Da U. Colla nell’Introduzione a J. J. Bachofen, La dottrina dell’immortalità della teologia orfica, Rizzoli, 2003.
  4. Da A. Asor Rosa, Fuori dall’Occidente ovvero Ragionamento sull’Apocalissi (Einaudi, 1992) e A. Pellegrini ne ilgrandevetro.it

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

11 Commenti

avatar

vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...spero che frustarmi con un cilicio ( realtà di questo momento , in quanto pregno di tale lettura interessante e riflessiva), tra l'altro inginocchiato sopra un tappeto di ceci spigolosi, possa redimermi dalla mio attimo di vita fatto di lavoro e superficie , allontanandomi da quei pochi pensieri edonistici che mi permangono , nonostante le forze centripete di una comunicazione caotica e matrigna che ti divora di sensi di colpa del perchè son qui a scriver scemate invece di armarmi e correre a difesa degli oppressi...

Rispondi
avatar

Vincenzo busiello

circa 2 anni fa - Link

Vinogodi, mi dispiace saperti triste. Il tappeto di ceci, con cui vuoi fustigarti, mettilo in una pentola a bollire con 2 cotiche di maiale e 4 pomodorini del vesuvio . Poi versaci dentro cozze sgusciate con la loro acqua. Aggiungi anche 2 acciughe sottolio e della pasta mista. Quando la pasta è cotta, portala in tavola e àrmati non di pistole ma di una buona bottiglia di gragnano, vino povero ma allegro. Dai , non fare così. Tirati su. Con tutto il rispetto.

Rispondi
avatar

Ventitreventitre'

circa 2 anni fa - Link

Io invece al contrario di Hakluit del quale stimo molto i pensieri, amo gli articoli di Giannone. Complimenti. Anche l'ironia di Vinogodi mi piace molto, anche se non condivido molti suoi concetti. Comunque Chapeau.

Rispondi
avatar

Vincenzo busiello

circa 2 anni fa - Link

Però, Devi spiegarci a quali forze centripete ti riferisci.

Rispondi
avatar

vinogodi

circa 2 anni fa - Link

...quelle che ci stanno ferendo all'interno dall'esterno , mediate da una comunicazione ossessiva , delirante e teatrale : eventi di cui siamo solo attori non protagonisti ... anzi neppure comparse , se non addirittura spettatori impotenti ...

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 2 anni fa - Link

Ho sempre trovato Luciano Canfora un'innamorato di teorie sganciate dalla realtà, che sorride in modo beffardo di ogni pensiero altrui. Quanto scrivi me lo conferma. Ho conosciuto vari militari di professione, di diversi Paesi, e in tutti ho trovato una grande civiltà e un orrore profondo della guerra. Perché ne conoscono bene la realtà terribile. Fanno un lavoro che consiste nel cercare di evitare lo scontro, e se lo devono affrontare cercano di evitare che scada nel peggio. In questo consiste la loro professionalità, altro che "animaleschi" ed assassini!

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 2 anni fa - Link

Stefano, ti credo su tutto fuorché quel "tutti". Non credo affatto che tutti i militari di professione inorridiscano al pensiero e all'azione della guerra. La retorica del dulce et decorum est etc. ha sempre fatto presa anche sui civili. Figuriamoci tra i militari.

Rispondi
avatar

Giacomo

circa 2 anni fa - Link

Luciano Canfora lo vedrei bene alla presidenza del consorzio Barolo barbaresco; se non va prima all anpi.

Rispondi
avatar

marcow

circa 2 anni fa - Link

Penso che l'articolo di Emanuele Giannone sia così denso di contenuti che ogni frase potrebbe stimolare riflessioni su cui dibattere. Sulla guerra in atto sono già state dette e scritte montagne di parole che si fa fatica a comprendere e ad avere delle certezze sulla guerra in Ucraina. Ma, poiché siamo in un blog di vino, il difficile era collegare i due mondi, la guerra e il vino. Emanuele Giannone, secondo me, lo ha saputo fare in una maniera originale che potrebbe sorprendere il lettore, anche per la ruvidezza del testo che però spinge alla riflessione "lenta" e "profonda". Emanuele G si è soffermato in più articoli sui vini rinforzati che richiedono una degustazione lenta. Sono momenti di vita diversi con scopi diversi: ma non si escludono, secondo me. E può capitare anche che la degustazione lenta stimoli la riflessione lenta. PS Qualche volta che si parla di cibo spunta fuori qualcuno che reclama un Intravino soltanto concentrato sui vini e magari soltanto sulla degustazione. Alcuni vorrebbero limitarla a quella aromatica perché è diventata preponderante ed è, ormai, l'essenza della degustazione contemporanea. Rimarranno delusi da questo articolo.

Rispondi
avatar

Andrea

circa 2 anni fa - Link

Al netto che su Canfora condivido quando scritto da Cinelli Colombini, consapevole dell' amore per la cultura tedesca dell' autore, credo che lo scritto non possa dsgiungersi dall' immagine. Il riferimento al Wanderer ed alla tela nello specifico apporta elementi che integrano le parole contemperandole ed integrandolo. Ma probabilmente è un mio delirio. Comunque grazie ad Emanuele, è stato un ben piacevole delirio

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 2 anni fa - Link

Grazie a te. Denn alles Fleisch, es is wie Gras.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.