Il territorio del Barbera d’Asti Superiore di Nizza nella lettura di Cascina Garitina

di Elia Cucovaz

Nizza è una terra che in qualche modo è anche un mare. Un mare di colline che si perdono a vista d’occhio, cavalloni in tempesta che sbatacchiano le contrade di qua e di là come gozzi alla deriva, infrangendole su scogli di bosco. Ma tutto è calmo. Tutto è silenzioso. Marin si chiama anche il vento che porta assieme alla primavera gli echi lontani della salsedine. E fra i filari ascendenti di viti imbrigliate alla terra a carpire il torrido calor bianco impastato d’argilla, vociano le gazze. Non senza una certa impertinenza. Nizza è piccolo comune del Monferrato astigiano. Ma soprattutto un cru, il cru della Barbera, cuore di una rivoluzione culturale che sta portando questo vino-vitigno fuori dai limiti piuttosto nebulosi della definizione “buono da pasto”, verso la ricerca di un’identità forte, espressa in termini estetici e qualitativi piuttosto che semplicemente quantitativi. Uno dei centri d’energia di questo movimento si chiama Gianluca Morino.

La sua Cascina Garitina sta sulla cresta di un’onda, in quella conca dove comincia a declinare, arricciandosi. Ed è proprio Gianluca Morino che esce sull’uscio e si avvicina per stringermi la mano (ed ha qualcosa del surfista, con il suo fisico energico e rilassato). Sorride e ci accompagna in vigna. Ci offre un pampino di vite mentre si parla del più e del meno, e di scelte viticole e di terra e di sole, di insetti ed altre piacevolezze. La strana impressione è quella di averlo già conosciuto – e non credo sia solo questione di tweet. C’è naturalezza nelle sue parole mentre racconta il suo lavoro. Ereditata la terra in cui da un secolo la famiglia Morino coltiva la Barbera, l’obbiettivo che Gianluca si pone è quello di ricostruire l’identità di questo vitigno attraverso una profonda identificazione con il territorio (*). Un obbiettivo perseguito innanzitutto attraverso la valorizzazione del patrimonio fenolico della Barbera, con selezioni massali volte a ristabilire un equilibrato rapporto buccia/polpa, esigenti concentrazioni in vigna e cura scrupolosa delle estrazioni, con ricorso a macerazioni pre-fermentative a freddo. L’affinamento viene condotto in acciaio, con elevazioni più o meno importanti in rovere piccolo ed una costante movimentazione delle fecce fini. E quando giunge il suo tempo, il vino entra in bottiglie vestite con attenzione, il che non guasta mai. Le scelte del vignaiolo Gianluca Morino prendono posizione: probabilmente non fanno breccia nel cuore di chi cerca nella Barbera l’asprezza ruspante caratteristica delle sue interpretazioni più tradizionali. Ma attenzione-attenzione: nemmeno vi mirano. Emerge una personalità ben caratterizzata nella succosità del frutto: solare, elegante, trasparente. Una ricerca di autonomia territoriale. Ed è in questi caratteri, credo, che si può riconoscere una personale visione di complementarità tra custodia dell’identità e catalisi dell’innovazione. Un equilibrio naturale, disteso, ma proteso.

Vera Barbera d’Asti 2011 – “Non esiste una Barbera base”, dice Gianluca. Mi piace quando il vino più accessibile di un produttore possiede un carattere ben delineato e non è solo un minus quam. Tanto frutto pieno fin quasi a scoppiare. Ciliegia, lampone e mammola, nota floreale che direi sbarazzina. In bocca è succo languido. Ritorno ampio di sapori. Ammiccante morbidezza alcolica che chiude in spolveratina fenolica. L’etichetta viene impottigliata con tappo Stelvin, quindi è Doc e non Docg. Perché preferire il tappo a vite ad una G in più, ve lo lascio scoprire: chiedete al produttore, magari via Twitter (@gianlucamorino). Tutto il resto invece è Docg, con il suo bravo tappo in sughero.

Bricco Garitta Barbera d’Asti 2010 – Un rosso oscuro riempie il calice e si aggrappa alle sue pareti rivelando riflessi violacei. La marasca, il mirtillo, la viola sono intensi e pur nella loro giovanile espressione vinosa si rivelano con finezza. Una rotondità che ritorna al palato, dove l’acidità è solare freschezza ed il tannino, un tocco.

Villalta Barbera d’Asti 2010 – Senza solfiti né lieviti aggiunti, tanto per dire. Sorprende il naso con un’ampiezza corale di frutti rossi e florealità, e qualcosa di rustico che potrebbe essere cuoio, che potrebbe essere terra. In bocca è netto, fresco e ricco di sapidità. Finisce lungo e caldo con cangiante persistenza. Se questa è la prima annata – e lo è – la nuova etichetta nasce sotto luminose stelle.

Caranti Barbera d’Asti Superiore 2009 – La Barbera che per Gianluca Morino incarna l’idea di tipicità è un vino tutt’altro che immediato. Percezioni di frutta scura si lasciano scoprire dal naso aprendosi man mano. Subito mirtillo, mora, a cui si aggiunge l’amarena con il suo sciroppo. C’è via via liquirizia e bacca di ginepro, e un tocco di vaniglia. Bella freschezza movimenta in bocca una struttura soda, elegantemente tannica e aperta alle retrosensazioni. Un punto di legno stroppia, forse. Ma un po’ di tempo per ammansire è il minimo che si può concedere a questa piacevolissima bottiglia.

Neuvsent Barbera d’Asti Superiore Nizza 2007 – Un manifesto dell’interpretazione territoriale operata da Gianluca Morino. Come tale deve esser letto, credo, questo Nizza che nasce dai ceppi storici della sua azienda. E che grazie ad un notevole investimento di tempo restituisce con pienezza espressiva le qualità del terroir (*). Ed è così che il frutto di bosco arretra di fronte alla speziatura in un bouquet che ha intimità e rigore e calore. Note di marasca, noce moscata, pepe e caramello si schiudono sinfonicamente al naso, mentre uno sfondo balsamico si lega al vigore etereo. Morbida complessità al palato, opulenta sensazione tattile che riporta sull’onda della freschezza la consistenza aromatica del frutto. Lasciando la bocca satura di sapore.

Nella gamma di Cascina Garitina si trovano anche Amis, un taglio bordolese-nicese in cui quel quindici per cento di Barbera rinfresca e dona vibrante dinamismo ad un vinone rotondo, tannico e speziato. E Alfero, pinot noir che restituisce in trasparenza il calore del territorio con interessanti accordi terziari. Fugaci note che non rendono sicuramente giustizia a questi bei bicchieri, ma che mirano a stimolare la curiosità verso due vini che interpretano il Nizza – per così dire – dall’esterno, ma con grande lucidità.

Uno spazio più approfondito meriterebbe anche il Brachetto d’Acqui Niades, invitante già dal cristallino color rubino. Spumante che trabocca di fragola, litchi, rosa canina, piacevolmente zuccherino ma soprattutto squisitamente sapido e sorretto da una sottile trama tannica elegantemente tessuta. Personalmente, mi ha riconciliato con una tipologia. Il posto giusto a tavola? Sdoganiamo anche questa: all’aperitivo.

(*) Vorrei fare un appunto dato che la questione è risorta anche di recente. Territorialità per il vino non significa una espressione “pura” delle caratteristiche pedoclimatiche di un luogo. Dubito del fatto stesso che una frase di questo tipo possa avere senso: volente o nolente, consapevole o meno, il vignaiolo è il principale responsabile del suo vino. Per non dire l’unico. Dunque che cos’è questa territorialità? Ha certo a che vedere con il suolo e con il clima del territorio in cui un vino viene prodotto, ma credo che l’elemento umano rimanga il fattore centrale della loro espressione storica. La territorialità di un vino è la sua aderenza ad uno stile produttivo che si forma nella stratificazione di scelte individuali. E come ogni fatto umano, ha un inizio ed avrà anche una fine (cit).

Azienda Agricola Cascina Garitina di Gianluca Morino [link]
Prezzi succulenti, dai 5 ai 25 euri franco cantina
Via Gianola, 20 – Castel Boglione (AT)
0141 762162

16 Commenti

avatar

Gianluca Morino

circa 12 anni fa - Link

Grazie Elia e grazie a tutti voi per la visibilità data al mio territorio del Nizza ed alla Barbera, Come ho scritto su twitter sono emozionato alla stregua di un novello padre. Conosco il peso ed il significato delle parole e sono onorato di una tale attenzione. Grazie ancora e ricordatevi che le porte di cascina Garitina sono sempre aperte.

Rispondi
avatar

maurizio gily

circa 12 anni fa - Link

Eppur si muove. Nell'apparente immobilità della collina piemontese e in particolare di quella vocata alla barbera, cioè il Monferrato, dove abbondano le cose non fatte e i soldi pubblici mal spesi, c'è chi si muove, a dispetto dei santi, nella direzione giusta. E, per fortuna, non è solo. L'associazione produttori del Nizza ha lavorato bene, speriamo che continui. Il vino lo merita e le persone anche.

Rispondi
avatar

Gianluca Morino

circa 12 anni fa - Link

Grazie Direttore

Rispondi

Daniele De Lucia

circa 12 anni fa - Link

Grande gianluca morino...grandi vini!

Rispondi
avatar

Gianluca Morino

circa 12 anni fa - Link

Grazie caro

Rispondi
avatar

Paduvino

circa 12 anni fa - Link

Ho potuto assaggiare il vino Caranti di recente in un ristorante della Valtellina pensate un po', interessante con ottimo prezzo. Il ristoratore mi ha detto: Se ci fosse scritto Alba sulla etichetta ne venderei molto di più (amareggiato il ristoratore, di questo) Lascio a Voi le considerazioni.

Rispondi
avatar

Lizzy

circa 12 anni fa - Link

L'unica considerazione che mi viene a questo punto è che gli italiani si confermano somari patentati in geografia... cos'ha Nizza meno di Alba? a parte certe tendenze guidaiole che valgono quel che valgono (cioè poco) intendo. Contro l'ignoranza di scolastica memoria e l'avversione a certe materie, invece, temo non ci sia rimedio.

Rispondi
avatar

Gianluca Morino

circa 12 anni fa - Link

Grazie Lizzy

Rispondi
avatar

Gianluca Morino

circa 12 anni fa - Link

Grazie, Lei sottolinea il gap di cui soffre la mia zona. In fondo è colpa nostra, di noi produttori, di noi che avremmo dovuto comunicare meglio, in passato, le nostre risorse.

Rispondi
avatar

Andrea D'Agostino

circa 12 anni fa - Link

euri??? non si può vedere!!! un piccolo commento: "un tocco di vaniglia... Un punto di legno stroppia, forse. Ma un po’ di tempo per ammansire è il minimo che si può concedere a questa piacevolissima bottiglia." Sicuro? non è che in un vino del 2009 dove si sente ancora così netto il legno non ci sia il rischio che non se ne vada via più?

Rispondi
avatar

Gianluca Morino

circa 12 anni fa - Link

Domanda pertinente ma, il mio 2009, ha meno di 6 mesi di bottiglia per cui ancora nella fase di assorbimento di queste nuances.

Rispondi
avatar

anna

circa 12 anni fa - Link

Bellisimo articolo... complimenti a te e anche a gianluca per l'attenzione e passione che mette nei suoi vini!

Rispondi
avatar

esposito carmine

circa 9 anni fa - Link

Sono un appasionato del vino e in particolare del barbera . sono sincero non conoscevo la sua barbera fino a ieri sera che cenando da bardon ho bevuto una bottiglia bricco garitina. son rimasto coinvolto dalla piacevolezza dalla complessita' di questo vino. Faccio presente che sono un socio Onav. le faccio i mie complimenti e le prometto che verro' a trvarla in cantina. grazie e arrivederci

Rispondi
avatar

Gianluca Morino

circa 9 anni fa - Link

Grazie Esposito. La aspetto nel suo prossimo giro in zona...

Rispondi
avatar

Gianluca Morino

circa 12 anni fa - Link

Puntualissimi:-)

Rispondi

Commenta

Rispondi a Gianluca Morino or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.