Non so come dirtelo ma te lo dico lo stesso: il prezzo sorgente non esiste

di Fiorenzo Sartore

Ieri è stata una giornata divertente per chi segue gli enofanboy su Twitter: si parlava di prezzo sorgente. Discutere via Twitter, con il limite di 140 battute, è uno sforzo letterario sempre ammirevole, perché certi topic forse hanno bisogno di essere esposti in modo più ampio. Il prezzo sorgente, poi, è uno di quegli argomenti che, carsicamente, emergono di tanto in tanto, tipo i solfiti o i lieviti selezionati, generando scompiglio. Non so se quello che andrò a dire servirà a conciliare i punti di vista molto difformi, in merito, ma ci provo lo stesso, partendo da questo: il prezzo sorgente non esiste.

Luigi Veronelli è stato il primo, forse, a richiedere ai produttori l’indicazione in etichetta del prezzo sorgente, che è il “prezzo di un prodotto alimentare all’origine, per rendere evidenti eccessivi ricarichi nei passaggi dal produttore al consumatore”. Tuttavia pochissimi, ad oggi, praticano questa usanza. Il fatto è che il prezzo di un prodotto, essendo oggetto di mercato, è per sua natura variabile: cioè non esiste, in termini aritmetici, uguale per tutti. Qualunque commerciante, pure io, ha sperimentato questo dato di fatto. Vi narro una storiella (vera) a titolo di esempio.

Qualche anno fa (nel mese di marzo) un produttore di Langa, attraverso il suo venditore, mi propone un interessante Dolcetto d’Alba: vino piacevole, ben fatto, a listino ad euro 5,70, più IVA. Il minimo d’ordine, come d’uso, era 72 bottiglie. Per quanto interessante, non lo acquistai perché il rapporto prezzo/prestazioni mi pareva sfavorevole – ma non è questo il punto: memorizzate il prezzo sorgente di quel vino, euro 6,84 IVA compresa (l’IVA era ancora al 20%). Lo stesso produttore verso fine ottobre mi ripresenta un’altra proposta abbastanza sorprendente. A parità di prezzo, un invio di 60 bottiglie di quel dolcetto, più altre 60 in omaggio. Gratis. Vi risparmio i calcoli: il prezzo sorgente diventava euro 3,42. Allora, al di là del listino disinvolto (ognuno a casa sua fa quel che gli pare) mi chiedo: qual è il prezzo sorgente di quel Dolcetto? Quello di marzo, o quello di ottobre?

I produttori non applicano a tutti lo stesso listino. Spero di non darvi un dolore, dicendo questo. Per esempio io so per certo che alcuni miei fornitori, che ho conosciuto decenni fa, continuano a praticarmi un prezzo “di simpatia” (sto simpatico a qualcuno, ciò mi rallegra). Allo stesso modo, quasi sicuramente altri miei fornitori a me praticano un listino “pieno” rispetto a quello fortemente scontato che applicano al cliente che è, anche, il vecchio amico di famiglia, o magari l’ex compagno di scuola: sono fatti normali, pacifici. E notate che tralascio ogni ulteriore esempio riferibile a quantità acquistate o formule di pagamento.

Esiste un desiderio di riservatezza, connesso probabilmente al meccanismo che ho appena descritto, per il quale quasi nessuno scrive il “prezzo sorgente” in etichetta. Nuovamente, bisognerebbe ripetere, come un mantra: ognuno a casa sua fa quel che gli pare. Ma l’aspetto forse più importante, legato all’impossibilità di definizione del prezzo sorgente, sta nel fatto che, da che esiste il mercato, il prezzo di un bene è oggetto di contrattazione. Spero, su questo, di trovarvi tutti d’accordo. Ora, l’iscrizione del prezzo sorgente su un bene costituisce una curiosa barriera di marketing (passatemi la parolaccia). Può essere un limite invalicabile per il buyer, a titolo di avviso: “sappi che non scendo sotto questa cifra”, annuncia il produttore. Tuttavia è una forma di autolimitazione che, vi confesso, mi pare incomprensibile, a danno del produttore stesso: la contrattazione del prezzo non è unidirezionale, ma può essere usata validamente come strumento di marketing da chi produce: “va bene, il prezzo sorgente sarebbe 6,84, ma su una certa fornitura, per te, diventa 3,42”.

Come sappiamo, viviamo un periodo formidabile di congiuntura – ed uso questo termine, perché quell’altro, la parola di Cambronne, pare inelegante. Soprattutto adesso si assiste a variazioni di listino e proposte commerciali totalmente spiazzanti. Piaccia o no, ogni chiacchiera sul prezzo sorgente si rivela solo una cosa fumosa, una perdita di tempo, per quelli che stanno in trincea in questo momento: quelli che il vino lo producono, e quelli che lo vendono. Con tutto il rispetto che è dovuto a chi ha una visione romantica delle cose, per cui basta scrivere una cifra su un’etichetta per risolvere una volta per tutte il problema dei ricarichi eccessivi della filiera, o semplicemente per fornire trasparenza, devo ribadire: quella cifra, quel numero, non esiste. E per quanto qualcuno (a cui va, ripeto, il mio rispetto) si sforzi di indicare il prezzo sorgente in etichetta, si potranno sempre verificare fenomeni di mercato che renderanno quel numero semplicemente non vero.

Concludo con le parole che un giorno disse un amico e produttore che stimo, non solo per i vini che fa ma per la capacità di sintetizzare in modo fulminante un problema: “il prezzo sorgente è quello che uno paga”. (Gianpaolo Paglia).

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

75 Commenti

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

La mia citazione poi mi sembra molto vicina a quella fulminante del molto piu' famoso e geniale Vujadin Boskov: Rigore è quando arbitro fischia.

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maurizio gily

circa 12 anni fa - Link

sottoscrivo in toto e aggiungo: a chi compra un qualunque bene, consumatore finale o intermediario, dei costi di produzione di quel bene (che potremmo anche chiamare prezzo sorgente, includendovi una dignitosa restribuzione del lavoro del vignaiolo nel nostro caso) non gliene frega assolutamente niente: gli importa solo di comprare il massimo con il minimo. La legge della domanda e dell'offerta determina il valore di scambio,e questo inevitabilmente cambia a seconda dei termini della contrattazione come ha ben spiegato Fiorenzo. Non di rado, almeno in tempi di crisi, con il produttore soccombente al di sotto del suo presunto "prezzo sorgente". Comunque sono discussioni inutili e qualche volta anche poco gradevoli, come si è visto ieri nello scambio di alcuni tweet. Se qualcuno pensa di poter creare un mercato del vino a "prezzo sorgente" non ne parli più e lo faccia: personalmente sarò lieto di riconoscere che avevo torto. Ma alla prima bottiglia che vedo in giro a prezzo inferiore a quel listino, oppure alla prima azienda che si ritira dal business perchè ha trovato chi paga meglio, anticipo che mi renderò sgradevole con il classico "io l'avevo detto".

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Daniele

circa 12 anni fa - Link

Io penso che un prezzo sorgente 'Standard' dovrà pure esistere. Tutto quello che leggo poi sono pratiche commerciali successive e basate su quel prezzo, che è lo standard iniziale, sorgente, chiamiamolo come vogliamo. Quindi non si dovrebbe fare confusione tra pratiche e strategie commerciali e tale prezzo. Trovo piuttosto 'peloso' andare a rinfacciare ad un piccolo (solo per dimensioni), produttore di Gambellara come mai il suo prezzo comunicato sia più alto rispetto al prezzo di una enoteca di Torino, che venderà come meglio crede quella bottiglia secondo le proprie logiche. Si tratta di controllo della distribuzione, ma forse è un altro tema.

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Simone e Zeta

circa 12 anni fa - Link

Molto spesso il produttore vinicolo assegna un prezzo al vino che è la somma di tanti aspetti: i costi di produzione, l'aspettativa di guadagno, gli sforzi di comunicazione, i valori aggiunti dettati dal momento dall'enologo di grido al naturale gridato. Capita di frequente che si tralasci quel tipo di lavoro cosidetto "ricerca di mercato", ovvero quello che il prodotto rappresenta in termini di valore in un dato posto ad un certo momento. Quindi avremo un vino prodotto a Gagambellara la cui aspettativa di ricavo è 10,00, ma che a Torino spunta un prezzo sorgente 5,00 definito dal punto di intersezione tra domanda e offerta. A differenza di soldera, il cui valore sul mercato rimane alto in quanto la richiesta è costante.

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Anon

circa 12 anni fa - Link

Presentare in etichetta un prezzo alla sorgente (al netto delle scontistiche per grandi quantitativi) è un'operazione per la trasparenza e per la maggior comprensione di chi acquista un prodotto. Nessuno si scandalizza se trova un prodotto ad un prezzo minore di quello segnalato. Si potrebbe arrivare perfino ad un bel bollino "non pagare per questa bottiglia più di xx €" (come si faceva un tempo su alcuni dischi). Certo, se invece l'unico modo per vendere il proprio prodotto è avere consumatori ignoranti, allora è meglio non mettercelo.

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Pietro Stara

circa 12 anni fa - Link

Se non sorgente, almeno equo si può? Concordo con chi sotiene che in una società di mercato l'incontro tra domanda e offerta definisce una parte del prezzo. Poi altre variabili, personali, di opportunità, commerciali, di brand, etiche, commerciali, e via dicendo influiscono in quella parte del prezzo non definibile a priori. Esiste però un calcolo preciso, in termini economici, variabile anch'esso da produzione a produzione, da annata ad annata che consiste nel calcolo del lavoro e dei beni necessari alla produzione di un determinato bene. Capitale fisso e capitale variabile: dentro a queste due variabili ci sta' dentro tutto quello che un produttore ha impiegato per realizzare quel determinato bene a quelle determinate condizioni. Bene, l'utile provicazione sul prezzo sorgente, a mio parere, serviva e serve per definire il margine variabile, e a volte varibilissimo nella determinazione del prezzo di un bene (l'esempio di Fiorenzo). Fossimo consapevoli di questo probabilmente non accetteremmo più di pagare alcuni prezzi per certi beni e forse, creeremmo un circuito maggiormente visrtuoso a fronte di salari e condizioni di vita sempre più povere.

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maurizio gily

circa 12 anni fa - Link

la lettura di questi post mi conferma che si tratta di una discussione inutile, che tende a degenerare nel vaniloquio. Abbandono il campo. Tiratemi pure ortaggi nella schiena, a prezzo sorgente.

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

io ho gia' dato, molte volte, e ho il frigo pieno di ortaggi.

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Luca Cravanzola

circa 12 anni fa - Link

Abbiamo bisogno di più enotecari come Fiorenzo e meno prezzi sorgente. Bravo. Uno dei migliori post di sempre.

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Mauro Risso

circa 12 anni fa - Link

Scusate ma non pensate al "prezzo sorgente" dello Yogurt, del Latte, dell'acqua del caffè o del succo di Rapanello concentrato??? Ma tutti vogliono pagare le loro 12 bute di dolcetto al prezzo sorgente dal produttore direttamente... Fate così da domani comprate tutto direttamente, non solo il vino però, anche lo zucchero e la marmellata di capperi... Così mandiamo dal culo tutti i negozi, che tanto son rimasti in pochi ;-) Salut!

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winemining

circa 12 anni fa - Link

Il post è interessante, ma la questione mi pare mal posta. E' chiaro che dedurre il prezzo di quel Dolcetto da quelle due offerte, è più difficile (ma non è impossibile). E mi pare che nella questione si metta insieme due temi: il listino e la negoziazione. Però come da più parti diversi produttori vanno dicendo, qui e altrove, molto del prezzo da loro praticato dipende da (almeno) due cose: il ritardo con cui si verrà pagati (o la probabilità di essere pagati in toto); e la quantità di bottiglie acquistata. Immagino, ovviamente, che ci possano anche essere altre considerazioni. Fermandosi però a questi due soli fattori, penso non sia difficile ipotizzare - per amor di ragionamento - un listino del produttore in cui, partendo dal prezzo di una *singola bottiglia* pagata subito, in contanti, si applichino riduzioni, se il numero di bottiglie acquistate sale, ed aumenti se il pagamento avviene con ritardo. Basta una tabella, mi pare. Per me il "prezzo sorgente" potrebbe essere quello di quella singola bottiglia.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Certo che la parola "sorgente" ha una sua fascinazione. Rimanda all'acqua pulita, fresca, appenta uscita dalla fonte. Oppure al mattino, quell'ora dell'alba in cui tutto sembra possibile e rinato.... Ah raga' ma di che stiamo parlando? A leggere certi commenti, seppure in buona fede, mi viene il palletico. Scusate ma perché allora non mettere il prezzo sorgente su quel golfino di Prada che mi piace tanto, o sulla bisteccona alla fiorentina cucinata per il maritino? La prossima volta che vado dal pizzicagnolo gli voglio chiedere quanto ha pagato la mortadella all'origine, e cavolo!, mi deve motivare perché me la fa pagare un'occhio e mezzo della testa. Capitale fisso e capitale variabile? Cos'altro si vuole da un povero viticoltore che cerca di fare il vino al suo meglio. Una laurea in macroeconomia? Già si arabatta per stare dietro a tutte le disposizioni di legge sulle diciture da mettere in etichetta, mo' anche il prezzo sorgente, che spesso manco lui conosce in modo definitivo? A questo punto propongo di mettere il prezzo "calante". Quello che all'enotecario costerà per calare la saracinesca sulla sua attività, sepolta anche da certi discorsi poetici.

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winemining

circa 12 anni fa - Link

Vuoi dire che basterebbe sapere quanto costa il vino in cantina, per far chiudere le enoteche?

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Voglio dire che l'ipotesi di mettere sull'etichetta il prezzo "sorgente" è poetica, fantasiosa e irrealizzabile. Se poi sto' prezzo invece che sorgente lo vogliamo chiamare di listino, la sostanza non cambia. Voglio inoltre dire che se ti fidi di chi ti vende il vino e te ne propone una invece di un altro, accetti anche il prezzo. Oppure vai da un'altra parte, confronti quanto costa lo stesso vino e poi scegli. Gli enotecari hanno già abbastanza problemi, gliene vogliamo dare altri, considerandoli implicitamente ladri in partenza? Non capisco perché un produttore debba essere obbligato a mettere un prezzo di listino in etichetta. Considerando che lui è libero di abbassarlo, di fare delle promozioni in sconto merce, di decidere se alzare il prezzo dopo sei mesi e così via. Così come il dettagliante può decidere di non comprargli più il vino. Sempre più d'accordo con Maurizio Gily e Gianpaolo, mi raccomando tirate ortaggi che riportino il costo all'origine, li appreziamo di più.

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winemining

circa 12 anni fa - Link

"Gli enotecari hanno già abbastanza problemi, gliene vogliamo dare altri, considerandoli implicitamente ladri in partenza?" Non vedo il problema. Mettere un prezzo di listino in etichetta non dovrebbe creare difficoltà, a quelli che "ladri" non sono. Ed è ovvio che il vino in enoteca debba costare di più che comprato in cantina. Il problema, per me, è avere le informazioni: io posso scegliere se comprami una bottiglia dal produttore, a 500km, magari di sterrato a 6€, oppure nell'enoteca sottocasa a 10€. Mi pare che il post parlasse della possibilità o meno di definire un "prezzo sorgente", mentre nei commenti, questo e gli altri, mi pare che si parli piuttosto dell'opportunità di farlo. E mi pare che tra problemi/diritti di produttori ed enotecari manchi una terza categoria: chi il vino lo compra. Ha diritto quest'ultimo ad avere simultaneamente due informazioni (prezzo a scaffale e prezzo in cantina) o no? O il problema si risolve nascondendo questa informazione??

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Mi domando dove fai la spesa :)

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winemining

circa 12 anni fa - Link

Dove costa meno *per me*! :-)

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Filippo Ronco

circa 12 anni fa - Link

Infatti l'errore è voler confrontare le pere con le mele. Sono canali diversi e momenti di acquisto diversi. Se per il rapanello c'è meno mercato diretto me ne farò una ragione. Al momento esiste un mercato diretto per il vino (domanda diretta). Si può far finta di nulla e applicare il prezzo di enoteca anche in cantina (o quando comunque non c'è intermediazione di alcuno) oppure si può pensare che forse, mancando tali passaggi e giusti ricarichi di filiera, probabilmente il vino costerà almeno un po' meno. Poi c'è anche l'enoteca che compra 18 bocce l'anno e il privato che ne compra 200 (o più) e quindi anche fare il prezzo in base a chi sia il soggetto acquirente è una gagata pazzesca. Il prezzo del vino deve essere 1. Poi farò tutti gli sconti che voglio come dice Fiorenzo come mi pare e a chi mi pare. Sulla questione prezzo in etichetta, che mi pare del tutto secondaria anche se interessante, sarebbe il motivo che consentirebbe ad ogni enotecario di poter argomentare meglio il proprio valore aggiunto al momento della vendita. Sai, tipo che puoi comprare 1 anziché 6 o 12, tipo che puoi comprare da nord a sud, tipo che magari puoi spizzicare qualcosa mentre assaggi, tipo che ti servono al calice, tipo che magari c'è un bell'ambiente, incontri amici e ti siedi a far due chiacchiere o leggere un libro, tipo che c'è l'aria condizionata o le serate a tema. Tipo. Ciao, Fil

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Fiorenzo Sartore

circa 12 anni fa - Link

va bene, ma questo "prezzo 1", comunque verrà comunicato, sia scritto in etichetta o no, sarà un'indicazione di massima, e non un "prezzo sorgente". visto che appunto "gli sconti come mi pare" saranno un elemento del gioco, mi chiedo cosa serva definire il "prezzo 1". voglio dire, se vi accontentate, benissimo, ma è poca cosa, a quel punto.

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winemining

circa 12 anni fa - Link

E non sarebbe allora meglio *per tutti*, rivenditori e consumatori, che almeno un prezzo di listino (e non p. di produzione, che è diverso) e relative variazioni, venisse comunicato pubblicamente dal produttore? Non risolverebbe anche il problema del Dolcetto "1+1" che, giustamente, lamenti? Se il produttore ha il prezzo di listino on-line, consultabile da tutti, e non lo cambia mai (ma applica sconti o maggiorazioni secondo quantità e tempo di pagamento, e dichiara pure quelli) forse fa una migliore figura. Il prezzo di listino esiste, e può essere comunicato, volendo: le divisioni sanno farle tutti. Se la scontistica dipende veramente dal ritardo del pagamento e dalle quantità acquistate, tutti gli acquirenti sono uguali. O volete sostenere che se io compro 300 bottiglie e pago subito in contanti non debba avere lo stesso sconto di un rivenditore che ne compra magari 150 e paga dopo sei mesi? E perché? Poi scriverlo in etichetta o meno, è ormai un problema marginale (Veronelli proponeva la cosa in altro contesto, prima degli smartphone). Siti come wine-searcher.com permettono facili confronti al volo tra rivenditori; molte applicazioni per iPhone o Android consentono di verificare i prezzi, scannerizzando il codice a barre (e a breve "leggendo" l'etichetta). A quel punto rifiutarsi di vendere in enoteca vino col "prezzo sorgente" stampato non basterà più, si dovrà vietare l'uso dei cellulari, poi dell'infrarosso e poi degli occhiali ad augmented-reality. @Nelle Nuvole: in questo non vedo nulla di "poetico", fantasioso ed irrealizzabile - sta già succedendo! - la questione è gestirlo con intelligenza e civiltà. Ma forse poetico sì, hai ragione tu, viva Marinetti, viva la velocità! :-)

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Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Non ho il tempo purtroppo di leggere tutto. Dico solo che ovviamente al variare delle condizioni di acquisto è normale che cambi il prezzo. Se uno compera sei bottiglie o sei bancali, il prezzo cambia direi naturalmente. Il problema, perché si tratta di un problema, arriva quando il prezzo è in balia della contrattazione "stile arabo", cioè basata solo sull'abilità (o sulla posizione di forza) delle due persone sedute al tavolo della trattativa. Se a parità di prestazioni corrispettive i margini di trattativa sono troppo ampi, questo è il risultato di cattiva cultura commerciale del venditore che accetta che succeda una cosa del genere, oppure l'effetto di un problema più grosso, che mette il venditore nelle condizioni di dover accettare obtorto collo qualsiasi offerta purché... "pochi, maledetti, e possibilmente prima di sei mesi". Altra cosa ancora sono le promozioni fuori listino, dovute alla necessità di chiudere velocemente una partita che crea più fastidio in magazzino e sul mercato, che reddito utile alle casse dell'azienda. Questo sembra essere il caso portato in esempio nell'articolo. Se non sono cose che si prolungano troppo, fino a diventare il vero listino aziendale, direi che non fanno testo, e il prezzo sorgente di quel Dolcetto è quello di marzo, non quello di ottobre.

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Il prezzo sorgente lo lascerei alle acque minerali.

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Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Con questo non voglio affatto dire che sia a favore del prezzo sorgente. Un tema complesso a cui per la verità non mi sono dedicato fino a farmene un'idea chiara. La mia sensazione è che risulti nel complesso destabilizzante, magari in maniera nobile, ma che per venirne a capo si debba pensare al sistema economico nel suo insieme, che non sia assolutamente possibile ragionarci senza "pensare fuori dalla scatola". In sostanza, che mettersi a parlare seriamente di prezzo sorgente significa lasciar perdere il tema del prezzo sorgente, ed affrontare in campo aperto il tema della nostra attuale civiltà economica. Passo, sono come un po' tutti troppo impegnato a rincorrere tutti i giorni le sue perversioni, per avere il tempo di capire come si potrebbe fare in modo che smettesse di generarle...

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Daniele

circa 12 anni fa - Link

Mi sembra che anche il mio commento abbia fatto accapponare la pelle a qualcuno, successivamente. Ma realmente non capisco il perchè, forse non mi è chiaro il post e cosa si intende per prezzo sorgente, ma il mio pensiero è che chiunque produca qualcosa dovrebbe essere in grado di stabilirne un prezzo di vendita, un listino vivaddio. Dovrebbe essere in grado di rispondere alla domanda: "a quanto me lo vendi?" Se mi sono sbagliato e il prezzo sorgente non è questo, e se la discussione verte su altro chiedo venia. Però non credo che il tema del post sia di eliminare la vendita al dettaglio come leggo poi, non credo sia questo il punto, come dire che legittimare il prezzo sorgente significhi disconoscere la distribuzione.

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

Sarebbe interessante sapere il prezzo all'origine di altri prodotti, o no? -Latte: sapere quanto il contadino e' pagato per un litro di latte potrebbe essere interessante, ma forse ancora di piu' sapere quanto il contadino "paga" quel latte alla vacca. Quanto valore in fieno riceve l'animale per il suo prodotto? -Acqua minerale: in fondo e' solo acqua, quanto costa? Ma qui il concetto di prezzo sorgente prende altri significati? -telefono: ah, quanto lo avra' pagato la vodafone il mio telefono? Che in fondo tra l'altro anche io non ho pagato, e' nel mio contratto. Glelo avranno dato gratis quelli della Apple? E quanto e' costato a loro produrlo? Il circuito integrato, la batteria, il touch screen, non dovrebbero anche loro avere il loro piccolo prezzo sorgente? E' un discorso affascinante e complesso.

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Daniele

circa 12 anni fa - Link

Gentile Gianpaolo Mi sembra normale che quando uno vende una cosa, gli assegni un prezzo convenzionale -> non si sta discutendo di quale sia quel prezzo ma dell'esistenza o meno di questo, se non erro; quanto al merito e cioè come viene fatto, ognuno fa i suoi calcoli. Se io vengo a comprare uno dei suoi ottimi vini in cantina, ammesso che me li voglia vendere, mi dirà il prezzo per ogni bottiglia o mi sentiro dire "contrattiamo?" come pare scaturire dai commenti? La differenza rispetto ad altri settori è che nel vino il contatto diretto tra produttore e consumatore è possibile; a ciascuno la decisione di come intavolarne il rapporto. Con Grande Stima Daniele

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Pietro Stara

circa 12 anni fa - Link

Senza arrabbiarsi: provo brevemente a ribadire un concetto. Prezzo sorgente è di chiara derivazione marxiana, in parte provocatoria, ma a mio parere utile: significa in qualche modo rendere edotto l'acquirente dei costi di produzione di un determinato prodotto e di qui il valore aggiunto che di passaggio in passaggio il prezzo di quel prodotto subisce. L'interesse naturalmente non è solo per il vino, ma per ogni tipologia di prodotto. Chiunque di noi, almeno credo, nel momento in cui acquista un bene si chiede o si è chiesto se quello che paga corrisponde ad un prezzo 'giusto' e per giusto non intendo un valore assoluto, ma un valore relativo a quel bene. Il valore relativo è dunque quello legato alla produzione. Molti poi si saranno indignati ad esempio scoprendo che il prezzo 'sorgente' di un paio di Nike comprensivo di lavoro (capitale variabile ipersfruttato) è di 5 dollari, ma le diverse transazioni commerciali lo poratno a 120 dollari il paio nei negozi occidentali. Quindi ha ragione Fiorenzo a dire che non esiste il prezzo sorgente all'interno di una transazione, ma questi esiste, al contario, nella produzione. E se questo ci aiuta a capire cosa paghiamo quando compriamo qualcosa, se ci aiuta a capire il livello di sfruttamento o meno che sta' dietro un prodotto, la sua qualità ecc., allora ben venga la provocazione sul prezzo 'sorgente'.

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Daniele

circa 12 anni fa - Link

Grazie ;)

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

io sono assolutamente contrario al prezzo sorgente. E non venderò mai nessun vino che riporti il prezzo sorgente sull'etichetta a meno che non riporti accanto il costo di produzione del vino stornato dei cost promiscui. É una questione di principio a cui non ho intenzione di derogare, non capisco perché il cliente deve essere informato di quanto ricavo io da una bottiglia di vino e non quanto ricava il produttore e il rappresentante che lo vende in giro. sono poco incline a sopportare il populismo spicciolo.

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Zakk

circa 12 anni fa - Link

QUOTO!!!!!! Ma pensate davvero che un'enotecaro o un ristoratore comprerebbero vini che riportano in etichetta il prezzo di listino? Facciamo un esempio: vino xxx a 10 €. Lo compra l'enoteca della bassa bresciana e lo rivende chessò, a 13,50 €. Lo compra l'enoteca in centro a Firenze e lo vende a 17 €. Non per questo l'enotecaro di Firenze è un ladro, più probabilmente ha un affitto doppio di quello dell'enoteca della bassa bresciana, e magari ha anche un paio di persone in più a libro paga.... Insomma, le componenti che vanno a formare un prezzo sono le più disparate e variano di caso in caso. Non esiste Il giusto ricarico di cui sopra parlava Filippo Ronco, ma esistono i ricarichi che permettono ad ognuno di portare avanti un'attività. Aggiungo, perchè qualcuno ha accennato alla cosa, che la cantina che vende al privato a prezzi decisamente minori dei prezzi che applica l'enoteca, è una cantina che non ha capito niente.

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pietro

circa 12 anni fa - Link

straquoto. E se il cliente preferisce sbattersi, trovare il internet il prezzo di quel vino all'enoteca bresciana, andarselo a prendere perchè passa di li per lavoro, tutto ciò lo può fare con o senza il prezzo sorgente....

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Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

che palletico! quesiti posti e riposti sempre da chi, esperienza diretta e grande solidarietà a fiorenzo, se faccio una degu e ci rimetto di tasca mia (perchè sono aggratise e si bevono vini pesi) sta sempre in prima fila, poi passa una volta al mese e su una boccia che paga 7euro e 50 mi chiede lo sconto... se uno è pidocchioso è pidocchioso. punto è basta. rassegnatevi, nessuno vi venderà un Donà Noir, un fleur de passion, un j.j. prumm a 5 euro. Pure i biovinoterroiveristicodinamici l'hanno capito e stanno abbandonando lentamente la vendita diretta. Chissà come mai? le cantine schioppano di vino e forse un commerciante gliele svuota un po' di più del pidocchioso di turno. e come giudicare quell'essere che per comprare un barolo a 27,5 euro in cantina anzichè a 30 da me inquina si spara 1200 km, si pippa tra autostrada, e benza almeno 200 euro.... quante bottiglie deve comprare???? Siate meno ridicoli. C'è crisi? Si calano le pretese punto e basta. p.s. se lo stesso rappresentante a distanza di 6 mesi mi propone lo stesso vino con la 1+1 lo mando a cagare: chi ha il gargarozzo troppo largo soffoca da solo, è una legge di mercato

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Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

Il punto che ho cercato in millanta occasioni di rappresentare, in primis a Filippo, e' che il prezzo di un bene non ha nulla a che fare con il costo di produzione, le intermediazioni, e di conseguenza le famose disintermediazioni. Da che esiste il mondo, il prezzo di un bene equivale al suo valore, ed e' questo esattamente motivo per il quale esistono vini da 1 euro e vini da 5000 euro a bottiglia. I primi non coprono i costi, i secondi hanno profitti altissimi. Ed e' anche inutile dire che si e' comprato un oggetto ma si pensa che sia troppo caro, perche' evidentemente lo si e' comprato perche' gli si e' dato il valore che corrisponde al prezzo. Tutto questo esiste da che esiste il commercio fatto con le tavolette di cera e non cambia solo perche' esiste internet o qualunque altra tecnologia o possibilita' di "disintermediazione". Venendo al vino, se quel vino vende ad un prezzo di 10 euro, e la gente lo compra, il prezzo di quel vino e' 10 euro, punto.

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Filippo Ronco

circa 12 anni fa - Link

Mi piace da matti la gente che scrive "punto" alla fine delle proprie idee, quasi a volerne sottolineare l'assoluta linearità ed inoppugnabilità. Occhio alle tasche dei pantaloni, e questa è sottile, ma neanche troppo ;) Ci si vede a #vuu per chi viene, "rappresenterò" - che qui bisogna darsi un tono - come ci sia una terza via praticabile, che è in fondo il nostro mercato grassroots, che rispetta tutte le posizioni in gioco in modo molto semplice quanto geniale. Fil.

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

L'uso dellinglese mi da già l'orticaria ... Grassroots sarebbe??

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Filippo Ronco

circa 12 anni fa - Link

Non preoccuparti Pagliardi. Non hai nulla da temere, abbiamo riflettuto mesi prima di avviare questo progetto. Se ti incuriosisce, vieni a sentire a Genova, ne parliamo domenica ai Magazzini del Cotone del Porto antico. Quello che posso dirti è che c'è stato grande rispetto per le ragioni della filiera e che gli equilibri sono tutti salvaguardati. Per l'inglese mi rendo conto, è un vezzo di noi provinciali che ti prego di scusare, per questa vola. Ciao, Fil.

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Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

cicero pro domo sua con annessa pubblicità a gratise

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

Mi fa piacere che dopo tanti anni di discorsi su come si deve commercializzare il vino, finalmente ti metti in gioco in prima persona con il tuo mercato grassroots. Ancora non sappiamo di che si tratti e attendiamo curiosi, purtroppo non saro a Genova, ma immagino che ne sara data ampia diffusione. In bocca al lupo per Terroir Vino e saluti a tutti gli amici che parteciperanno, due punti.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Il punto può piacere o non piacere, ma la sostanza è più che corretta ed esposta bene. Camplimenti, Gianpaolo.

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Anon

circa 12 anni fa - Link

"Venendo al vino, se quel vino vende ad un prezzo di 10 euro, e la gente lo compra, il prezzo di quel vino e’ 10 euro, punto." Appunto, quindi anche se c'e' scritto sopra il prezzo "sorgente" nessuno ti impedisce di vendere quel vino a 10 euro se la gente lo compra. Pero' chi compra avrà un dato in piu' su cui ragionare. Un consumatore più informato. E' questo un male?

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Ma infatti io propongo la massima trasparenza. Prezzo sorgente + costo di produzione E il costo di produzione sarebbe mooolto più interessante per il consumatore.

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pietro

circa 12 anni fa - Link

Si è un male perchè il consumatore non ha tutte le conoscenze per giudicare la differenza tra il prezzo indicato come sorgente e quello applicato. Come dice NN, perchè instillare da subito l'idea che l'enotecaro sia un ladro? Concordo con chi tira in ballo altri prodotti (compreresti lo stesso le Timberland da 168 euro se vi fosse scritto prezzo sorgente 13 euro? e se si, andresti a cercare se qualcuno le vende a 50€? beh, non lo puoi fare lo stesso.). Il prezzo sorgente e soprattutto la discussione attirno ad esso non fregano una pippa al consumatore medio internauta come me. E' veramente una s... mentale di voi del settore! Io vedo un vino in enoteca che non conosco bene a 35€? Cerco in internet, vedo se si può acquistare direttamente, chiamo il produttore o il distributore e poi sarò io a farmi i conti se mi conviene prendere 12 bottiglie e ammortizzare i costi di spedizione o se pagare i (diciamo) 5 euro in più dell'enoteca per assaggiarlo.... o no?

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

Perche' quello che tu chiami "prezzo sorgente" non e' un "prezzo", ma un "costo". Il "prezzo" e' solo uno: 10 euro. Ti interessa sapere il costo? Chiedilo all'enotecario, di sicuro lui lo sa.

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winemining

circa 12 anni fa - Link

Non sono d'accordo, Giampaolo (Paglia). I prezzi di quel vino sono almeno *due*. Uno è quello che ti fa il produttore, se lo compri da lui; l'altro è quello che trovi in enoteca, GDO etc. Il secondo può variare moltissimo (e non è certo uno, quindi), il primo sì potrebbe essere unico, se solo la scontistica fosse esplicita. E' proprio questo che lo renderebbe interessante ed utile.

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

Lo stesso vino puo' essere acquistato a prezzi diversi, dipende da chi lo vende, e dipende dall'impostazione commerciale dell'azienda che lo produce. Del resto puo' anche essere regalato. In genere il prezzo pero' tende ad allinearsi verso il valore piu' basso, e non quello piu' alto, a meno che si sia in presenza di episodi trascurabili, come quello di poche centinaia di bottiglie vendute in azienda rispetto alle centinai di migliaia vendute in altri canali. Ma una cosa e' il prezzo e una cosa e' il costo. Se lo compri in una enoteca il costo di quel vino avra' un influenza variabile sul prezzo, cosi' come se un vino si consuma al ristorante. Tu, e altri, non volete sapere il prezzo sorgente, che e' un concetto che non esiste, ma volete sapere quanto e' costato alla enoteca/ristorante dove lo comprate. La cosa piu' semplice, visto che anche i costi possono variare, e' chiederlo direttamente a chi ve lo vende. Qual'e' il problema, siamo tutti in un mondo moderno e globale, no?

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winemining

circa 12 anni fa - Link

Non so cosa vogliano sapere gli altri, ma posso dirti ciò che interessa sapere a me. E qui sbagli, in toto. Io *non* sono interessato a conoscere il costo di quella bottiglia per l'enoteca, sono giustamente fatti loro. Sono invece *molto interessato* a sapere quanto mi costerebbe quella bottiglia comprata direttamente dal produttore. Questa informazione mi permette di valutare se, il valore aggiunto che l'enoteca mi fornisce, è - per me - compensato dall'aumento di prezzo che, ovviamente, deve praticare. Vuoi chiamarlo prezzo franco-cantina? Prezzo di listino? Prezzo sorgente? Decidi tu, basta che la finiamo col nominalismo. E' così difficile da comprendere? L'enoteca mi offre di non dover girare l'Italia, di conservare il vino bene fino a quando lo acquisto, mi cambierà la bottiglia fallata, gestisce una cantina etc. etc. Il produttore mi offre un prezzo sicuramente minore, ma devo affrontare il viaggio/pagare il trasporto, conservare io la bottiglia, difficilmente potrò cambiarla etc. Si tratta di confrontare due numeri, due servizi ed due situazioni, sarò io a scegliere (se il mercato è veramente "libero"). Ma se il servizio lo pago io, voglio essere io a valutarlo! Ma se sono le leggi di mercato a fare i prezzi, se un rivenditore compra dal produttore 200 bottiglie, ed io ne compro 300, mi aspetto un prezzo almeno uguale! (Anzi inferiore, visto che io pago subito ed in contanti ed il rivenditore, di solito, no.) Poi ovviamente, come diceva sopra Sartore, ci sono i rapporti consolidati; la durata del rapporto cliente-fornitore; la "simpatia", come la chiama lui; e molte altre considerazioni che possono incidere, ma stanno al margine. Ciò che tu, ed altri, sembrate invece credere - ma vi prego di smentirmi, se sbaglio - è che un rivenditore/enotecaro/etc. debba pagare meno il vino, per il solo fatto di essere una categoria diversa di soggetti, e non in base a considerazioni di mercato come quantità e data dei pagamenti. Io, semplicemente, penso che il mercato se vale, deve valere per tutti. O lo vogliamo invocare, magari associato alla libertà, solo per spiegare perché il prezzo dello champagne in Italia raddoppia? Io non penso che gli enotecari siano "ladri", ma solo che facciano le loro leggittime scelte; ma voi - per favore - accettate l'idea che possa comprare lo spumante francese dal produttore, sostenendo io rischio e costo di spedizione, se mi conviene o semplicemente preferisco.

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

Se vuoi sapere quanto costa il vino in azienda, quello non ha nulla a che vedere con quanto lo paga un enoteca o un ristorante, perche' troverai che ci sono aziende che lo vendono ad un prezzo da enoteca, altre che lo vendono al costo e altre, forse piu' frequentemente, che lo vendono ad una via di mezzo. La cosa migliore quindi e' informarsi presso l'azienda stessa, non mediante la stampa del costo sull'etichetta, che e' il nocciolo originario della stravagante proposta di Veronelli (grande uomo di vino, ma non e' che e' tutto oro quello che ha detto). Tanto piu' che molte aziende ormai, lo vendono direttamente sul loro sito online, cosi' non devi neanche piu' prendere la macchina per comprarlo, se era quello che ti interessava. Se invece e' la visita dell'azienda che ti interessa, allora quanto costa il vino e' una cosa secondaria. Quindi a questo punto non so piu' neanche di che stiamo parlando.

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winemining

circa 12 anni fa - Link

No, giampaolo, io vorrei sapere se, quando compro dal produttore quantità analoghe a quelle di una enoteca, posso avere prezzi analoghi a quelli praticati all'enoteca; e se no perché? Tutto qui. Mi pare che tu, non da solo, continui a sviare la domanda, parlando di tutt'altro (costo, prezzo di produzione, prezzo sorgente del latte, telefono etc.); proponendomi di chiedere tutt'altre informazioni in giro (il costo all'enoteca); spiegandomi innecessariamente ciò che - secondo te - io vorrei sapere in realtà (quanto lo paga l'enoteca/ristorante); ed informandomi che i produttori vendono su internet (ma parlavamo di render note le scontistiche!). Infine mi dici pure che ci sono aziende che spediscono il vino a casa: grazie per la preziosissima informazione! Per essere "una cosa che non esiste" il prezzo sorgente mi pare stia sollevando parecchie reazioni, non tutte composte...

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Ti rispondo io. In qualsiasi settore esiste l'etica commerciale che impone il rispetto della propria rete di vendita. Si organizza una rete commerciale e poi quella rete si rispetta. Un esempio, ci sono decine di produttori che io ho sempre comprato da quando ho aperto, nel momento in cui alcuni di loro hanno deciso di organizzarsi con un rappresentante, o peggio per me con un distributore me lo hanno comunicato e da quel momento non mi hanno più venduto direttamente ma sono dovuto passare per la rete vendita nuova. Avvalersi delle enoteche o vendere ai privati direttamente sono due scelte commerciali diverse. Ti posso dire che qualsiasi quantitativo di vino mi serva e a volte mi é capitato in passato di comprare tutta la assegnazione per Roma di un vino, sono sempre e comunque dovuto passare per il distributore o per il rappresentante. Fastidioso perché il distributore ha fatto solo da passacarte ma giusto perché ci sono degli accordi da rispettare scritti o verbali che siano. Detto questo, un'enoteca non sono un'acquisto di 120-240-360 bottiglie ma é la prospettiva di quel numero di bottiglie tutti gli anni se non più volte l'anno. Quindi no, non dovrebbero venderti allo stesso prezzo anzi a meno che tu non vada fisicamente alla cantina non ti dovrebbero proprio vendere.

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gianpaolo

circa 12 anni fa - Link

winemaning, ora che ci hai detto cosa non vuoi sapere, ci puoi dire che cosa esattamente vuoi sapere e chi te lo deve dire e come? All'enotecario non lo vuoi chiedere, e all'azienda neanche. Cosa dobbiamo fare, pubblicare i prezzi all'albo pretorio?

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winemining

circa 12 anni fa - Link

@Fabrizio: grqazie della risposta, e scusa se replico solo ora, il commento mi era sfuggito! Non c'è nulla, ma proprio nulla, di etico se il produttore ed il rivenditore "fanno cartello" a danno del consumatore. E, di nuovo, non c'è nulla di etico se il produttore si intasca (in tutto o in parte) il ricavo del rivenditore, senza neppure sostenerne i costi. Sarebbe una posizione di etica commerciale, tutt'al più, quella suggerita sopra, ovvero rifiutarsi di vendere il vino in cantina ai privati. Ma dato che succede di rado, la questione è solamente a quale prezzo si vende (e perché) e chi può conoscere quel prezzo. Detto questo, io pensavo *proprio* a situazioni in cui vai in cantina tu, o a situazioni in cui la cantina ti spedisce a casa il vino a tue spese. In entrambi i casi il consumatore sostiene in proprio il costo del trasporto e tutti gli altri costi/rischi connessi. Se poi sono situazioni ripetute ogni anno o meno dipende dal prezzo, e dipende dal vino (chi compra vino da un produttore direttamente, ogni anno, tende a rifarlo - nella mia esperienza). @giampaolo: se non ha capito fin'ora, temo di non poterti aiutare oltre...

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Simone e Zeta

circa 12 anni fa - Link

Lo sviluppo del mercato on-line, tenderà ad avvicinare il prezzo sempre più a quello sorgente. Basta aspettare

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Remo Pàntano

circa 12 anni fa - Link

...questa considerazione la condivido appieno! Speriamo che sia molto presto! Prosit. il gustologo

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Si ma non vi aspettate che il prezzo sarà l'attuale prezzo franco cantina.

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Simone e Zeta

circa 12 anni fa - Link

Concordo

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Remo Pàntano

circa 12 anni fa - Link

...certo che di argomenti da discutere se ne possono trovare davvero tanti! Il problema sta a mio avviso, banalmente,nel riuscire a venderlo , il vino, quanti prezzi di "listino" o "sorgenti" sono stati elaborati e poi sconfessati dalla necessità di VENDERE! Non sò bene a quale prezzo "sorgente" intendesse riferirsi il buon Veronelli ma la musica oggi sta cambiando e, specialmente per vendere in Italia,osservo che i produttori se ne stanno inventando di tutti i colori! Il nostro compito è di informare, anche criticare e perchè no promuovere ciò che merita veramente! Il pericolo delle nostre belle e colte discussioni non è, per caso, che diventi esercizio eno-intellettuale riservato a una ristretta cerchia di eletti e non serva concretamente al consumatore e al produttore, mi domando??? Prosit. il gustologo

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Jack Land

circa 12 anni fa - Link

Io non ho mai commerciato in vino, ma sono editore. Porto un esempio semplice che magari può essere utile alla discussione. Ogni libro ha un prezzo stampato sul retro. Il prezzo è stabilito su un analisi di mercato riferita al prodotto che si vuole commercializzare, influiscono anche il tipo di rilegatura, il numero di copie, il successo di vendite del libro precedente dello stesso autore, anche la moda del momento... la libreria ha la sua scontistica, la vendita diretta un altra. Mi rendo conto che stampare un libro è un concetto commerciale diverso dalla produzione agricola, ma credo che per tanta produzione enologica industrializzata possa calzare benissimo.

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Bé Per il libro c'é un diritto di reso dell'invenduto che spesso é illimitato nel tempo..... Si accetto il prezzo sorgenti in etichetta se posso anche restituire l'invenduto

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MAurizio

circa 12 anni fa - Link

Ma ci sono anche gli sconti (un tempo anche oltre del 30% adesso del 15-20%) acquistando in rete o nella GDO. Non parliamo poi dei remainders e delle edizioni economiche .. :-) Un vino "vecchio" in alcuni casi si butta, in altri aumenta vertiginosamente di prezzo.

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Zakk

circa 12 anni fa - Link

La verità è che si pensa di fare una bella cosa in nome della libertà, mentre il mercato dovrebbe avere (ancora) delle regole a cui tutti dovrebbero sottostare: il produttore deve fa delle scelte: vendo direttamente ai privati o vendo tramite agente/distributore nei vari canali (horeca, GDO). Se decido di vendere ai privati devo aver le palle di non vendere a enoteche e ristoranti e viceversa. L'enoteca da asporto faccia l'enoteca e non il wine bar, il ristorante faccia il ristorante e non l'enoteca (quanti cartoni caricano nelle auto dei clienti i ristoratori?)..... Insomma ognuno faccia il proprio lavoro senza sconfinare in quello degli altri, soltanto cosi non si creerà confusione nella testa del consumatore finale.

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MAurizio

circa 12 anni fa - Link

Non capisco la logica di fondo. Il consumatore finale forse preferisce essere un po' confuso ma potersi portare a casa un vino che trova buono indipendentemente da chi glielo fornisce (produttore, enoteca o ristorante). O no ? Magari la prima volta lo prende da uno, se lo trova buono continuerà ad acquistarlo magari scegliendo un fornitore più comodo (ceno al ristorante e me ne porto a casa una cassa) o più economico. Il produttore perchè non dovrebbe vendere (anche) ai privati ? Giusto se avesse un contratto di esclusiva che gli "blindi" tutta la produzione a prezzo definito (valido) con un unico acquirente (enoteca, GDO, etc) con opzioni anche per gli anni successivi (perchè se poi perdi quell'unico - o pochi - clienti che fai ? ti devi creare un mercato da un anno all'altro ?)

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Zakk

circa 12 anni fa - Link

Non mi son spiegato fino in fondo: il produttore non deve vendere al privato a prezzo inferiore di quello praticato dalle enoteche sue clienti. Far concorrenza ai propri clienti significa perderli, non capire questa cosa è follia. E per di più per vendere pochi cartoni accidentalmente quando magari un'enoteca ne compra parecchi anno dopo anno. Ma bisogna andare alla Bocconi per far questi semplici conti?

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GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Se vende pochi cartoni il problema per i negozianti non si pone, la percentuale che passa in ogni caso tramite i canali ufficiali è la stragrande maggioranza e le poche bottiglie vendute in cantina sono pressochè ininfluenti. Vendere ad un prezzo più basso (cmq più alto rispetto a quello applicato agli operatori) al turista che passa per la cantina è innanzitutto marketing/pubblicità/fidelizzazione del cliente, chiamala come ti pare, bisogna aver studiato alla Bocconi e ai Master Publitalia per capirlo? Molto meglio a quel punto non vendere del tutto ai turisti/visitatori ma basta dare una rapida scorsa alle poche aziende che applicano questa politica per capire quanto "pesante" debba essere il marchio per poterselo permettere (Gaja, Tenuta San Guido, Montevertine ...) Una enoteca che entrasse in crisi a causa di poche bottiglie vendute direttamente dal produttore dovrebbe forse chiedersi se la causa non è forse da trovarsi da qualche altra parte e non in una insignificante percentuale del mercato. Non ho mai sentito un ortolano lamentarsi perchè vado a comprar le mele dal produttore.

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Zakk

circa 12 anni fa - Link

Ti spiego come ragiona il cliente (che non frequenta intravino o altri blog/forum tematici) medio di un'enoteca o di un ristorante: ho pagato il chianti yyy 10 in cantina, l'enoteca sotto casa invece me lo vende a 14. L'enotecaro è caro su tutti i prodotti che tiene a scaffale. L'enotecaro è un ladro. Questo ragionamento non me lo sono inventato adesso, ma me lo son sentito ripetere parecchie volte sia da enotecari che se lo spn sentito rinfacciare (!!!) che da privati consumatori. Vendo sei bottiglie in cantina a cliente privato di macerata e poi mi lamento che due enoteche di Macerata non vogliono più comprare i soliti 10/12 cartoni a testa. Moltiplica per 30 province e fai due conti. Un disastro. Ho un amico distributore che importava uno champagne. Un giorno un cliente gli dice che un tizio, che di lavoro fa altro, gli procura lo stesso champagne a qualche euro in meno. Adesso il mio amico importa un altro champagne e quello precedente in giro non lo si trova più. Chi è che ha fatto l'affare?

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GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Vado in langa (abito in friuli), compro del dolcetto a 7/8€ a bottiglia dal produttore. Torno in Friuli, lo bevo e lo faccio assaggiare pure a qualche amico. Ci piace, lo cerco, costa 11/12€ in enoteca, lo compro e se capita lo comprano pure i miei amici. Lo trovo anche online, 9,50€, continuo a comprarlo in enoteca, le spese di spedizione in questo caso lo rendono sconveniente. Mi ha fatto ca...re, costa 8€, non lo compro più. Chi ha fatto l'affare? Suppongo l'enoteca visto che dopo il mio giro in langa e le due boccie comprate dal produttore glie l'ho comprato a casse più e più volte. L'affare l'ha fatto anche il produttore, ha venduto a me due bottiglie, ci ha guadagnato qualcosina in più rispetto a quel che guadagna dall'enoteca e si è fatto 6/7 nuovi clienti che prima non aveva.

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MAurizio

circa 12 anni fa - Link

Bah. Se pago in enoteca sottocasa (per una bottiglia) lo stesso prezzo che pagherei, a cartone, a 50-100 km di distanza, acquistandolo direttamente dal produttore, dovrei essere fesso per acquistare un quantitativo minimo di almeno un cartone, perdendoci pure il tempo e la benzina. Tra l'altro il produttore vende a me del vino che "altrimenti" NON è ancora riuscito a vendere. Magari invecchia bene. Magari no. Senza contare altri aspetti pratici: l'enoteca di Montenapoleone venderà lo stesso vino a un prezzo diverso da quella di Canicattì. Il cliente "in situ" che prezzo dovrebbe pagare ? Gli si chiede prima il certificato di residenza ?

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Pietro

circa 12 anni fa - Link

Penso che il prezzo sorgente esista come costo di produzione più valore aggiunto per rendere la vendita remunerativa e premettere un guadagno oltre ad una nuova produzione.Questo processo c'è sia tra produttore e distributore sia tra distributore (enoteca, ristorante, bar..) e cliente finale. Indicarlo in etichetta sarebbe sbagliato perchè limita anzi annulla il mercato stesso, a questo punto ogni bene in vendita dovrebbe averlo, ad esempio i "saldi" permettono di fare buoni affari oppure mettono in evidenza quanto prima ci hanno fatto spndere? personalmente credo che ognuno debba applicare il ricarico che il mercato al quale si riferisce permette, senza esagerare per lavorare con una certa tranquillità. Oggi molti produttori devono "svendere" i prodotti a causa della crisi che impedisce il normale smaltimento dei magazzini, questo manda fuori scala i prezzi di riferimento, è normale ottenere uno sconto quantità ma alcune volte si esagera. Dal mio punto di vista chi produce deve scegliere un canale di vendita che sia GDO oppure Horeca, che si affidi ad un agente oppure faccia da solo ma se vende a privati sicuramente espone il negoziante o rivenditore al giudizio critico del cliente che non conosce i costi del negozio, questo è un male, dalle mie parti lo risolvo con un accordo nel quale il produttore ed io vendiamo allo stesso prezzo per evitare di avere oscillazioni consistenti sul prezzo finale. saluti.

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Zakk

circa 12 anni fa - Link

sei una mosca bianca. Noi appassionati di vino ragioniamo in modo diverso dal normale consumatore che fa del prezzo una delle discriminanti più importanti.

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Zakk

circa 12 anni fa - Link

Ops, mi riferivo a Giacomopevere Aggiungo: un privato che va in cantina riceve un trattamento di favore gia nell'avere anche un paio di ore di attenzione da parte del produttore. Giro nei vigneti, assaggi dai legni e dalle vasche, assaggi dalle bottiglie.... E poi magari compra due cartoni misti. E volete pure il prezzo più basso? Dovreste paga il doppio!!!

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GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Il normale consumatore? E tu quanti master in sociologia hai fatto per dire chi sia il normale consumatore? Io dico che i miei più stretti amici sono tutto tranne che appassionati di vino eppure quel vino, una volta conosciuto, lo continuano a comprare al prezzo di enoteca. Tu invece di marketing mi sà ne hai studiato ben poco, che poi non è nemmeno marketing, è buon senso, accoglienza e capacità di rapporti umani. A te invece il cliente dovrebbe baciarti i piedi solo per il fatto che gli dai udienza. Te ne regalo una, comincia a trattarli meglio, spiega le cose e non porle come verità assolute di Zakk, o così o fuori dai maroni. Magari qualcuno sarà disposto a darti quei due euro in più. Clienti ignoranti esistono, ma quelli non comprano nemmeno il dolcetto a 7€ dal produttore perchè ritengono 1,5€ un prezzo fin troppo alto. Quelli non sono il tuo mercato, ne dell'enoteca, ne del produttore. Ripeto: mai sentito un ortolano lamentarsi perchè la gente compra le mele dal produttore e non dal suo banco. Idem per salumi, formaggi ecc... quale strana forma di mercato dovrebbe prevedere una protezione del genere per una enoteca?

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GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Giro nei vigneti, assaggi dai legni e dalle vasche, assaggi dalle bottiglie... Ma quando mai, qui sogni, il cliente medio e questo lo posso ben dire perchè se vado da un produttore io sono un cliente medio non gira per i vigneti, non assaggia dai legni e dalle vasche, se va bene assaggia qualche bottiglia e in non pochi casi paga per la visita e la degustazione. Se il vino gli piace compra qualche bottiglia.

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Zakk

circa 12 anni fa - Link

Guarda che io non sono un produttore di vino.

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GiacomoPevere

circa 12 anni fa - Link

Grazie al cielo...

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Zakk

circa 12 anni fa - Link

:-))))))

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Marco

circa 8 anni fa - Link

Il prezzo sorgente non esiste e soprattutto non esiste sono solo per il vino ma per ogni altro prodotto sia alimentare che no. Avete mai visto un iphone con prezzo sorgente? D'altra parte però l'indicazione di un prezzo retail ragionevole, come sulle merendine della Ferrero sarebbe utile. Al mio supermercato trasformato in gourmet, accanto a vini dai prezzi più o meno giusti (es. Barbaresco Prunotto o quello dei produttori) c'è una bottiglia di Sassicaia 2012 a 170€, quando il prezzo che vedo in giro è tra i 130 ed i 150€. Altro esempio: stessa catena di supermercati, ma al mio gourmet il Gattinara Nervi 2007 è veduto a 12, all'iper è venduto a 17€, quale dei due si è sbagliato?

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