Il pinot nero nell’Italia centrale (Massimo D’Alema included)

Il pinot nero nell’Italia centrale (Massimo D’Alema included)

di Jacopo Manni

Mi piace pensare al Pinot Nero come al vitigno dell’Attesa.

E’ vero che è un’uva che ha maturazione precoce, ma è forse l’uva che produce uno dei vini che più di tutti ha bisogno di tempo e quindi di lungo affinamento per arrivare a portare a tavola un grande vino. Il Pinot Nero però produce anche altre e più variegate attese. Perché l’attesa non è solo il tempo trascorso ad aspettare ma è anche lo stato d’animo di chi attende il realizzarsi di qualcosa conforme alle proprie speranze. E se esiste un vino che ogni grande enologo, produttore o agronomo vorrebbe sfidare prima o poi nella propria vita professionale è proprio il Pinot Nero, il vino delle grandi attese, il vino del non essere e della non materia, delle sottrazioni e delle leggerezze. Il vino dell’eleganza.

Sono molte le domande che oltre alle aspettative questo vino genera. La più famosa e direi indiscussa è: il Terroir interpreta il Pinot Nero o è il Pinot Nero che interpreta il Terroir?

In occasione di una serata organizzata dall’Ais sono andato ad assaggiare una interessantissima  batteria di Pinot Nero prodotti esclusivamente nell’Italia Centrale. Appare chiaro come ormai possiamo parlare anche in queste zone di veri e propri distretti del Pinot Nero. Oltre agli ormai riconosciuti distretti del casentinese e quello emergente, ma direi decisamente affermato, del Mugello, appare chiaro che nella zona dell’alto Lazio e nella zona confinante dell’Umbria si sia creato un terzo distretto che segue un proprio stile e una propria interpretazione, certo non con uno stile univoco, unitario e identitario, alla borgognona per intenderci, ma che presenta dei chiari marker riconoscibili nei propri vini. Per quanto riguarda Abruzzo si può forse parlare invece  ancora di un livello più di sperimentazione sporadica legata ai singoli produttori piuttosto che di sistema vero e proprio.

FRESCOBALDI Pomino Pinot Nero Doc 2017
Ha un bel colore vibrante e ammiccante. Il naso parte con una scolastica creme de cassis. E’ netto e potente al naso con una parte fruttata dominante di mirtillo, ribes e frutti di bosco, una nota speziata e di tostatura del legno che non è pesante o invadente e poi declina su note sangiovetiche di arancia ma che sono impreziosite da rimandi balsamici e boschivi che rendono i profumi più verticali e intriganti. In bocca la nota aranciata e agrumata insiste e persiste fusa insieme ad una bella freschezza dinamica che lo rende meno materico e più aereo. Intrigante ma non mi innamoro.

PODERE FORTUNA Fortuni  2015
Nel bicchiere vira su note granate ma è trasparente e invitante. Le note floreali emergono donando al vino dei profumi molto dritti decisi e verticali, declina tutto se stesso su un floreale dolcemente appassito ma vivo e con una leggerissima nota speziata che lo completa e lo rende più aereo e fresco. Torna ad un secondo passaggio su profumi di mora, ribes e note terragne che lo rendono assai ammaliante. In bocca sorprende la sua morbidezza poco pinotteggiante con una materia forse troppo decisa e invasiva e una parte calorica che non sembrano quelle del marker classico del vitigno.

FEDERICO STADERINI  Cuna Cru Brendino 2016
Il colore è rubino vivo, luminoso, vivace e molto sexy. La parte fruttata e la floreale sono declinate sulla maturità ma molto puntuale e affascinante. Ha una meravigliosa pulizia che vira decisa su note boschive, fresche, notturne e speziate sull’alloro e la liquirizia.Terra e china escono delicate. Ingresso di bocca è spinto sulle freschezze e le acidità, è irruento, mordace come la gioventù che sembra contraddistinguerlo anche e soprattutto nella nota tannica sferzante e di impatto. Un pinot che sembra avere come idea e ideale la potenza solida di Gevrey- Chambertin. Un finale salino che pulisce e seduce. Manca forse di equilibri e slanci per essere grande ma una bellissima bevuta.

PODERE DELLA CIVETTAJA Pinot Nero 2018
Arrivato direttamente dalle mani del produttore perché una anteprima. Nel bicchiere già si intuisce la sua bellezza delicata e profonda. Sprigiona dal bicchiere una gioventù fertile e rigogliosa che si sfronda del superfluo e va diritto e imponente su notevoli e seducenti note aranciate, ma è il balsamico che domina la scena, sale imperioso un vento fresco e tagliente, bosco e mirtillo bagnato. In bocca è vibrante e palpitante. Sembra di avere in bocca una energia indomita che si espande pungente e elegante, non su note di calore e materia ma all’opposto sulla freschezza agrumata. E’ affilato ma non esile sembra un Volnay con le sue leggerezze setose e sottili. Ha il classico finale sapido e salino dei grandi. Chapeau ça va sans dire!

ROBERTO LUCARELLI Focara Colli Pesaresi Focara Pinot Noir 2016
Si apre su note dolci di frutta, la mora e il lampone, ribes e cassis che sembrano banali, ma poi ossigenandosi esce il suo carattere unico di pinot marino e adriatico, su note salmastre di alga e umami e di macchia mediterranea. Quella dolcezza dei profumi non si ritrova in bocca che invece vive e spinge su note potenti e materiche. E’ irruento e molto spinto su tannini anche pieni e troppo dominanti. Ha buoni equilibri di bocca su note agrumate ma rimane leggermente scomposto tra acidità, poca, e tannino, troppo. Una bocca grassa e piena che non rendono vivace nè vivido il sorso. Interessante nella sua unicità.

NICOLA DI SIPIO  Pinot Nero Terre di Chieti IGP 2016
Una nota granata lo contraddistingue. Naso potente di frutta macerata e speziatura dolce. Rimane fermo e lineare su note dolci e speziate di corteccia, liquirizia, rabarbaro e china. Profumi netti e decisi. In bocca impatta un tannino severo e durevole. Rimango sorpreso perché le durezze prevalgono rispetto alle dolcezza dei profumi. E’ ossuto e spigoloso in bocca con buone freschezze e acidità. Un vino che non colgo né comprendo.

SERGIO MOTTURA Magone Pinot Nero Lazio IGT 2016
Colore che esprime e attrae, al naso più balsamico che fruttato. Ha una intrigante nota cupa e materica di sottobosco, fogliame umido con una punta acida di pepe nero che lo rendono ombroso e introverso. La bocca invece ha un ingresso molto esile e sottile ma avvolgente che possiamo tradurre con la francofona souplesse, la leggerezza dell’eleganza. Agile e elegante ma senza esagerare. Ha grazia e semplicità senza eccessiva ricercatezza.

LA MADELEINE Pinot Nero Umbria IGT 2016
Il granato nel bicchiere ci rimanda a parti caloriche che ritroviamo al naso. La frutta e la terra escono nitide con note di mirto e macchia mediterranea a sottolineare sempre note calde e solari. La bocca è avvolgente nella sua pienezza fruttata. E’ terra e materia con una buona spalla acida che supporta il sorso. E’ morbido ma dinamico. Una interpretazione mediterranea del pinot nero.

ANTINORI Castello della Sala Pinot Nero Umbria IGT 2018
Il colore è esile e molto elegante, incanta la vista. Al naso emerge un dolce floreale e una nota di mora e cassis con rimandi balsamici ma una nota di boiserie decisa ci svela il legno forse ancora da smaltire. In bocca invece è agile e fresco, ha forse la nota alcolica che incide e ritorna, ma ha una precisione chirurgica affilata. Lineare e ricercato.

LA PALAZZOLA Pinot Nero Umbria IGT 2017
Colore molto concentrato e carico che non riscontro al naso dove invece i profumi sono molto verticali e affilati. Note di fiori e frutti in leggera macerazione si scambiano la scena ma quello che lo rende unico, piacevole e intrigante sono le note salmastre, ferrose e speziate che creano un affusolato connubio di eleganza sexy. Il vino in bocca è croccante, succoso, profondo. Un vino di grande personalità e presenza scenica che ha una profonda vivacità a varie dimensioni. Il lungo finale sapido e succulento poi lo sublima. Diverso da tutti ma grande davvero!

PAOLO E NOEMIA D’AMICO Notturno dei Calanchi Pinot Nero Umbria IGT 2016
Colore di trasparenze ammalianti, il naso ha note dolci di frutta scura come la mora, poi sale una nota di torrefazione delicata ma presente che si arricchisce e completa con una nota balsamica e cupa. Il marker del vulcano dei suoi terreni esce in seconda battuta ma si fa spazio in maniera determinata con note di pietra focaia e pietra bagnata e una piccantezza sapida che chiude sull’arancia e l’agrume. In bocca freschissimo con un tannino progressivo che diviene muscolare e pieno. A metà sorso parti ferrose e terragne si espandono e si prendono la scena. La parte salina e salmastra lascia però una bocca pulita e equilibrata aiutata anche dalla piccantezza sapida tipica del vulcano.

ARNALDO CAPRAI Malcompare pinot nero Umbria IGT 2016
Delicato e elegante nel bicchiere, sprigiona una bella freschezza vegetale e verticale. Boschivo e balsamico. In bocca entra agile e potente e si allarga ma poi cade senza allunghi e il legno forse esce scomposto. Da riprovare.

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Jacopo Manni

Nasce a Roma ma si incastella a Frascati dove cresce a porchetta e vino sfuso. L’educazione adolescenziale scorre via in malo modo, unica nota di merito è aver visto dal vivo gli ultimi concerti romani dei Ramones e dei Nirvana. Viaggiatore seriale e campeggiatore folle, scrive un libro di ricette da campeggio e altri libri di cucina che lo portano all’apice della carriera da Licia Colo’. Laureato in storia medievale nel portafoglio ha il santino di Alessandro Barbero. Diploma Ais e Master Alma-Ais, millantando di conoscere il vino riesce ad entrare ad Intravino dalla porta sul retro.

14 Commenti

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Vinologista

circa 2 anni fa - Link

"Scomodare" Gevrey Chambertin e Volnay mi sembra un po' eccessivo.....

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hakluyt

circa 2 anni fa - Link

Per noi semplici appassionati ignoranti: cosa c'entra D'Alema ???

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Rino

circa 2 anni fa - Link

D'alema è il proprietario de La Madeleine

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hakluyt

circa 2 anni fa - Link

Grazie per la risposta. Una volta usato come acchiappa-click nel titolo sarebbe stato meglio poi specificarlo nel corpo dell'articolo...

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Dott.Conti alias rudy

circa 2 anni fa - Link

per me potrebbero reggere il confronto con la cave di comblanchien

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Francesco

circa 2 anni fa - Link

Chi è questo personaggio di nome Massimo D’Alema ,che adesso fa anche il vino...io non comprerei mai una bottiglia,anche se mi dovessero confermare che il trasporto è gratis.

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Dott.Conti alias rudy

circa 2 anni fa - Link

È uno che ha avuto dei grandi successi...con la barca a vela

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Lorenzo

circa 2 anni fa - Link

Parli di Abruzzo, ma le Marche? Colonnara, Velenosi, Fontezoppa, Spinelli, ... al confine con l’Abruzzo in molti stanno sperimentando col Pinot Nero o lo riconosci perfino come un ulteriore distretto a sé?

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Ruggero Romani

circa 2 anni fa - Link

Almeno la cantina Lucarelli non ha come enologo nessuno dei 2 Cotarella

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Luca Miraglia

circa 2 anni fa - Link

Non mi sembra rispettoso ed è del tutto impreciso e fuorviante parlare di un gruppo di vini sostenendo che sono tutti "made in Cotarella"; oltretutto, almeno nei due casi che conosco più da vicino, parliamo di fior di enologi (oltre che produttori), come Federico Staderini (Cuna) e Vincenzo Tommasi (Podere La Civettaja), i quali hanno dato una caratterizzazione oltremodo tipica ai loro PN, prodotti nella valle del Casentino, a Nord di Arezzo.

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Dott.Conti alias rudy

circa 2 anni fa - Link

Si parla solo di vini fatti da cotarella bros

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Nicola Cereda

circa 2 anni fa - Link

Manca Macea, che ricordo delicato e leggero (prezzo a parte).

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Orion

circa 2 anni fa - Link

Distretti del Pinot Nero, Volnay, Gevrey-Chambertin e poi vino che più di altri ha bisogno di tempo per arrivare alla maturità... A me pare che sia un attimo sfuggita la mano prima che venisse scritto questo articolo.

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Luca Miraglia

circa 2 anni fa - Link

Alcuni dei vini inseriti nel panel mi appaiono frutto più di una certa "piaggeria" di AIS nei confronti dei grandi (?) nomi che della qualità intrinseca dei vini stessi. Ed alcune assenze del tutto immotivate (e sì che parliamo di "grandi" vini!), vedasi il PN di Podere Fedespina, Lunigiana, frutto della passione e dedizione di Antonio Farina.

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