Il numero di bottiglie del Santa Cristina di Antinori? Mistero della fede

di Vittorio Manganelli

Oggi su Intravino c’è un nuovo autore, giovane e un po’ inesperto: Vittorio Manganelli. Direttore fino al 2007 dell’Università di Scienze Gastronomiche, collaboratore storico di Vini d’Italia, ha curato per Slow Food Editore l’Atlante delle vigne di Langa e The art of italian wine. Benvenuto!

Qualche anno fa, correggendo le bozze di una guida al vino italiano, mi accorsi che mancava un dato: il numero di bottiglie prodotte del Santa Cristina di Antinori. Telefonai in azienda ma niente: il dato non uscì fuori per una precisa disposizione della proprietà, dissero. Ancora oggi, come può facilmente vedere chiunque sfogli le varie pubblicazioni in materia, qua e là compare il “dato non disponibile” o “dato non dichiarato dal produttore”. Perché?

A dirla tutta, poi, la cosa ancora più grave, seppur indimostrabile, è la sensazione di essere preso in giro da un numero sempre maggiore di aziende. La quantità di bottiglie prodotte per molti è tabù e qualcuno ci marcia proprio. “Bugie” che riguardano sia piccoli produttori desiderosi di far vedere quanto siano basse le rese delle loro vigne, sia grandi aziende attente a comunicare dati che le rendano credibili come produttrici di vino da uve di proprietà, oppure che le facciano sembrare in qualche modo più piccole di quanto non sono in realtà. Poi scopri, casualmente, che chi dice di produrre un milione di bottiglie, in realtà ne esporta un milione esatto solo in Canada: chissà cosa berranno gli altri 40 paesi in cui il prodotto viene venduto, oltre ovviamente all’Italia.

Poi può essere che ci mettano lo zampino anche le diverse interpretazioni che ogni guida dà dei numeri a propria disposizione: ma sta di fatto che, per riprendere l’esempio di Antinori (a proposito: quante bottiglie fate esattamente?) la produzione annua aziendale è di 1.600.000 + 400.000 bottiglie per il Gambero Rosso, di 20.000.000 tondi per Duemilavini (Bibenda) e di 14.500.000 per Slow Wine, mentre la somma delle etichette indicate da I Vini di Veronelli si ferma a 9.816.000 bottiglie.

Non so se il problema sia di immagine, tassazione o cos’altro, ma non va comunque bene. È così difficile pensare a un luogo controllato e verificabile in cui siano resi di pubblico dominio i dati produttivi delle aziende agricole come di quelle vinicole, del piccolo viticoltore come del grande imbottigliatore? Per le automobili ci siamo riusciti, per il vino?

49 Commenti

avatar

Francesco Santini

circa 12 anni fa - Link

Q.B.

Rispondi
avatar

Remo Pàntano

circa 12 anni fa - Link

ozii e vizii dei produttori:....sai ben tù, che amar tacendo E il più fiero de l'amare...! Prosit

Rispondi
avatar

jovica todorovic (teo)

circa 12 anni fa - Link

E se scoprissi che sono meno del Dom Perignon grideresti allo scandalo?

Rispondi
avatar

Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Ma a noi, in concreto, cosa ce ne frega di quante bottiglie un Produttore mette in commercio? . Capisco (non condividendola) la retorica del piccolo è bello, buono e probabilmente più naturale degli altri. Capisco che possa interessare il dato quantitativo circa un'introvabile etichetta, un vino culto. Non capisco il senso del voler conoscere il mero dato quantitativo su una o più etichette di un produttore del calibro di Antinori. Il saperlo non smuove una virgola nella considerazione che ciascuno di noi si è fatto su di lui. . E' come se le varie guide ai ristoranti pubblicassero il numero di pasti serviti da ogni esercizio recensito. Se me lo chiedessero, verrebbe da rispondergli:" Ma che te ne frega ? " . Come luogo controllato e verificabile esistono i bilanci aziendali, ma a me son sempre interessati poco: poco hanno a che vedere con la critica enologica. . Ciao

Rispondi
avatar

Carlo Cleri

circa 12 anni fa - Link

Non direi che è proprio cos' Luciano: a noi, consumatori appassionati e interessati, piacerebbe sapere il rapporto tra ettari vitati posseduti e/o lavorati e bottiglie prodotte. Ovvero quanto vino è frutto del lavoro aziendale e quanto vino è prodotto con di acquisti di uve o di assemblaggi di vini altrui. Per carità, non si tratta di mettere sotto processo nessuno: ci sono grandissimi produttori che acquistano uve e vino e li assemblano e li trasformano con ottimi risultati. Però la pubblicazione di questi dati (veritieri e coerenti) da parte delle aziende rappresenta un gesto di trasparenza che va nella direzione della costruzione di un rapporto di fiducia coi propri consumatori.

Rispondi
avatar

Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Che i Produttori debbano fornire, se decidono di fornirli, dati veritieri, è fuor di dubbio. . "Contesto" l'idea che al dato numerico alto corrisponda un dato qualitativo necessariamente basso ed ancor più fortemente contesto l'idea di sentirmi e vedermi principalmente come un ispettore che cerca innanzitutto la magagna, il buco nero, la probabile frode, rispetto alla descrizione del vino e delle sue caratteristiche organolettiche. . Lo sviluppo che certe discussioni on line spesso prendono non mi appartiene neppure minimamente. Anche questo post ne è un bell'esempio. . Ciao

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

Che al dato numerico alto corrisponda necessariamente un prodotto scadente lo contestano tutti quelli sani di mente e non solo tu. Parlano i fatti, in Champagne e non solo. Vittorio Manganelli, non a caso, non accenna alla qualità del vino ma si occupa dei numeri che ci girano intorno: esattamente quello che tu dici auspicando che i produttori diano dati veritieri. Magagna? Buco? Ehi, invece di prendertela con chi spulcia i numeri semmai mi chiederei perché gli stessi vengano modellati a seconda della situazione. Non pensi Luciano? A volte mi sembra si inverta l'ordine di causa-effetto e a passare nel torto è chi cerca le risposte invece di chi evade le domande. Mah, non so se sia un'attitudine molto italica, certo è che ritorna spesso. PS: Santa Cristina, a memoria, è il primo vino della Gdo che ho riconosciuto come più affidabile e buono degli altri, credo neanche sapessi chi erano gli Antinori. Anzi, ora lo compro e lo recensiamo ;-). PPS: Questo post non mi pare esempio di nessuna malattia. Qualcuno è d'accordo, qualcuno non lo è, qualcuno saluta l'autore, qualcun altro chiama il tal altro produttore (che poi gli risponde e lo mette a tacere), qualcuno odia Antinori e saranno problemi suoi, qualcuno non ha niente da dire ma lo fa con stile. Di degenerazioni, qui, nemmeno l'ombra, almeno per me.

Rispondi
avatar

Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

Una rece la trovi qui ed è molto favorevole http://www.intravino.com/primo-piano/capodanno-sconfiggere-la-crisi-con-la-guida-definitiva-ai-migliori-vini-del-supermercato/

Rispondi
avatar

franco

circa 11 mesi fa - Link

A noi, o meglio a me consumatore, interessa sapere la quantità di bottiglie prodotte, le vendute e le stappate. Questo per ridimensionare il valore, o il prezzo se si vuole, che è solo sui libri la risultante dell'incontro della curva di domanda e di offerta. Avere queste informazioni a disposizione smorza la speculazione rampante sul vino. Magari non tutti, ma anche una parte dei vini speculativi prenderebbero una rimpinguata mica indifferente. Non vedo l'ora. Blockachain, nft... mah... stiamo a vedere se possono aiutare in questo senso. Basta con quotazioni di vini stellari che rimangono sugli scaffali per anni: mi chiederei da consumatore fossi in voi anche quanto velocemente un vino gira, per poterne meglio determinarne il valore(o meglio capire se il valore che dovremmo riconoscergli oggi è giusto). Ad esempio, esce dalla cantina e viene venduto e stappato subito... viene venduto e tenuto in cantina per essere stappato... oppure anche, viene venduto subito e messo via anni per poter essere rivenduto e mai stappato. In quest'ultimo caso il vino potrebbe pure costare zero se non esiste chi lo beve. Il velo di maya ha da scoprirsi... vedrete che i primi a giovarne saremo noi consumatori appassionati. Ho la fiducia dell'illuso, ma intanto... basterebbe smettere di ripetere a pappagallo che il prezzo è la risultante di domanda e offerta, che è così il mercato bellezza e non ci si può fare nulla. No, è un mercato dopato e fatto di zone d'ombra che vanno scoperchiate... forse questi vasi di pandora, se aperti, aprirebbero gli occhi anche ai turboliberocapitalisti che a prescindere impugnano le teorie microeconomiche lette sui testi universitari per spiegare la realtà, con un pizzico di disonestà intellettuale, agli altri.

Rispondi
avatar

Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Beh, può essere interessante sapere il numero di bottiglie prodotte da un'azienda. Supponiamo di sapere che il produttore X dichiari 6,5 milioni di bottiglie prodotte all'anno di un vino affinato in tradizionali barrique da 225 litri. Questo numero di bottiglie corrisponde a circa 5 milioni di litri di vino, che diviso 225 fa circa 22.000 barrique necessarie. Ora, una barrique è lunga circa 90 cm e larga 70 cm. Tenendo conto di una distanza di almeno 20 cm tra una barrique e l'altra, e accatastando le barrique su tre piani, occorrerebbe una superficie maggiore di un ettaro (a cui ovviamente bisogna aggiungere lo spazio occupato dai corridoi in cui devono passare i muletti necessari per il lavoro di cantina ).

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Meno male che quasi tutti barano, sennó l'allarme ed il Limousine sarebbero più brulli del Sahara; per barricare tutto il vino venuto come barricato non bastano le foreste del Brasile.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Ops, maledetto correttore ortografico on line. L'allarme è ovviamente l'Allier e il venuto è venduto.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Ma che cavolo di correttore ortografico usi... Ti aspetto in Sicilia? Se magna e si beve bene :-)

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Verrei volentieri ma le mie vacanze sono con il mio bambino al mare di casa, dove lui conosce tutti. Perché non passi tu qualche giorno da noi? L'Argentario è splendido, e le serate con gli amici (anche) produttori a Scansano pure meglio.

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Un vecchio enigmista come me non può restare insensibile davanti a "il venuto è venduto"; essa frase è una soluzione perfetta di una crittografia il cui tema è "MARCHETTARO", nel senso pasoliniano del termine. Chiedo venia per l'OT.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

E noi vinattieri non siamo, almeno un po', tutti marchettari?

Rispondi
avatar

Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link
avatar

Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Comunque, volendo seguire questo filone di discussione va detto che sul sito aziendale non viene specificato quanti mesi il vino sosti nelle barrique :"L’affinamento, avvenuto per una parte in legno e per l’altra parte in inox, ha permesso al vino di essere messo in bottiglia a partire dalla tarda primavera.", sicuramente non un anno. Quindi le 22.000 barrique ipotizzate da Francesco Amodeo potrebbero ridursi ad un terzo, un quarto, un quindo, un decimo, raggiungendo così cifre possibili senza sollevare i pruriti di nessuno. E comunque che ne sappiamo noi di quanto spazio abbiano a disposizione gli Antinori ? (ad esempio ricordo una mia visita da Mumm nella Champagne, i cui cunicoli sotterranei si dipanavano per chilometri!) oppure pretendiamo di visionare le planimetrie aziendali per verificare se ci sia o meno la possibilità di stoccare tutte quelle barrique ? . A Massimiliano Montes poi dico che se il mio ragionamento è valido, forse il suo alludere all'utilizzo delle chips è privo di fondamento. . Ciao

Rispondi
avatar

Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Aggiungo anche che non viene specificata la capacità del legno utilizzato. Non si parla di barrique. . Ciao

Rispondi
avatar

Vincenzo Geminiani

circa 12 anni fa - Link

E certo, Antinori fa lo Slavonia. Vigna... please.

Rispondi
avatar

Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Io non lo so che legno utilizza e nemmeno di quale capacità. Tu lo sai? Se lo sai scrivilo. . Non dico solo a te, ma a tutti quelli che sono intervenuti, ma che modo di ragionare è il vostro? Certo si ragiona per ipotesi ma si inizia a parlare dell'impossibilità di stoccare le 22.000 barrique necessarie, che siccome sono tante allora si ipotizza l'utilizzo delle chips. Il tutto senza peritarsi di andare sul sito aziendale a vedere cosa affermi di fare l'azienda. Poi ci vado io e verifico che si parla genericamente di passaggio in legno (senza indicarne la capacità), di durata (sicuramente inferiore all'anno) ed allora in teoria tutto potrebbe tornare. . A questo punto chi parlava di quantità abnorme di barrique, di utilizzo delle chips, che fa? Sorrisi o battute. . Per carità, me ne frego, però dico che non è il modo corretto di portare avanti una discussione. Discussione che, ripeto, neanche mi appassiona, visto che di fare l'investigatore privato, il finanziere, l'addetto alla repressione frodi, non m'interessa minimamente. . Preferisco parlar di vino bevuto. . Ciao

Rispondi
avatar

Francesco Amodeo

circa 12 anni fa - Link

Per quanto mi riguarda parlavo in generale. Tu hai detto: "Ma a noi, in concreto, cosa ce ne frega di quante bottiglie un Produttore mette in commercio?" E io rispondo dicendo che, nel caso in cui: - il produttore pincopallino dichiari certi numeri - il produttore pincopallino dichiari certi affinamenti I numeri POSSONO essere importanti. Aggiungo inoltre che certi disciplinari obbligano l'affinamento in loco, almeno quelli delle denominazioni più importanti se non ricordo male.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Ma a me interessa sapere se un vino fa chips oppure no. Non è un particolare secondario, né appannaggio della repressione frodi. E' una questione di gusto. Le chips devastano l'aroma del vino, è come fare un infusione con una tisana aromatica nel mosto in fermentazione. Un produttore che cerca di nascondere il numero di bottiglie da l'impressione di avere qualcos'altro da nascondere. Il problema si risolverebbe facilmente obbligando i produttori a dichiarare tutto, dal numero di bottiglie ai procedimenti enotecnici utilizzati. Infine, io provo una naturale allergia a chi produce milioni di bottiglie. Fanno sicuramente tanti soldi ed innescano un meccanismo commerciale, buon per loro. Ma io bevo vino non soldi, a me interessa solo quello. Come fai tu a difenderli? Ma chi te lo fa fare?

Rispondi
avatar

Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Io non difendo nessuno, tantomeno Antinori che eventualmente saprebbe difendersi da solo. Mi oppongo solo al metodo adottato, ai processi sommari ed alle condanne fatte senza prove. . Sono per una discussione anche seria e serrata sui metodi e sistemi di vinificazione a patto che siano basate su dati veri e non solo sospettati o ipotizzati. . Ecco il tutto. . Ciao

Rispondi
avatar

cristiano

circa 12 anni fa - Link

Non ricordo dove averlo letto ma mi sembra che di S.Cristina ne vengano prodotte 4.5 millioni di bottiglie. Se mi è consentito un piccolo OT a proposito di S.Cristina è interessante fare un'altra osservazione: il S.Cristina veniva prodotto nell'omonima tenuta vicino a S.Casciano, ora la tenuta però ha cambiato nome e si chiama Tenuta Tignanello, ma in compenso a Cortona un'altra tenuta dell'Antinori è stata rinominata S.Cristina e pertanto può di nuovo venire imbottigliata all'origine visto che ora viene imbottigliato laggiù.

Rispondi
avatar

Lupin

circa 12 anni fa - Link

In primis... Benvenuto Toiu! grande acquisto per Intravino..In secondis. Bhe la produzione per le grandi aziende è in base alla richiesta, se non lo si ha.. lo si fa|! ne ho prodotte 10.000 poi quella guida mi ha dato 96 punti...il mercato chiede, io non ne ho... e quando mi ricapita una cosa così ne compro dal vicin un pò, faccio la massa.. un tocco di qui un tocco di là, nuov lotto e via! ecco il vino per il mercato cinese o per quel mercato lontano ......................non è cosi? ecco perchè importante sapere quante bottiglie ci sono, da quale vigna proviene e di anno in anno sapere i cambiamenti!

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Ottimo Vittorio Manganelli (nomen omen!) che inizia con una robusta manganellata. Non capisco le critiche di Vignadelmar e concordo pienamente con Francesco Amodeo. Certo che è importante conoscere il numero di bottiglie prodotte! Se sono troppe per i terreni che possiedi vuol dire che acquisti uva o mosto o vino. E per correttezza nei confronti del consumatore lo devi dichiarare. Inoltre ha ragione Francesco. Se tutto il vino è dichiarato come affinato in barrique, quante sono e dove stanno 'ste barrique? Mi sa che se potessimo controllare le fatture di acquisto delle Aziende avremmo incredibili sorprese.... legno si, ma a pezzetti ;-)

Rispondi
avatar

Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Sarà probabilmente io ho torto ma mi sembrano più pratiche da investigatore privato, da repressione frodi, da guardia di finanza e meno da degustatore e/o critico enologico. . Infine le mie non erano critiche. Era la manifestazione di un agire e di un pensare differente rispetto all'autore del pezzo. Nulla di più. . Ciao

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Beh, a me da consumatore interessa sapere cosa bevo. Ciao a te.

Rispondi
avatar

zakk

circa 12 anni fa - Link

il santa cristina è un igt toscana, per cui se si mettono insieme tutte le tenute toscane degli Antinori sicuramente un po' di uva ne salta fuori. Aggiungiamo quella che comprano (in Toscana) da altri vignaioli, poi in certe annate si fanno meno bottiglie di certi vini, poi ci sono i vigneti messi a dimora da poco e che non producono ancora un'uva eccelsa per la produzione di certi vini considerati top di gamma. Insomma, quella è un'azienda che non ha problemi a trovare l'uva. Per le barrique, ok il ragionamento fila, ma si dovrebbe tener conto anche delle barrique di secondo, terzo....., passaggio. E io credo che parte della produzione passi anche in botte grande. Sul numero delle bottiglie prodotte io credo che sommando tutto, anzi: TUTTO, compreso l'estero (Cile, ungheria, romania, malta, stati uniti) il numero si aggiri sui 23 (ventitre) milioni.

Rispondi
avatar

Davide

circa 12 anni fa - Link

La penso come Vignadelmar, non capisco l'utilità vera del sapere quante bottiglie produca Antinori o chi per lui, anche perché oltre certi numeri io do per scontato che non si faccia tutto in casa, sulle proprie vigne. Quindi a me enoappassionato interessa solo per pura curiosità, nulla più, mentre alla GdF ildato dichiarato delle bocce prodotte interessa poco meno di sapere quanti capelli ha in testa Pierino Antinori, tanto quando c'è da indagare rilevano ben altri strumenti di indagine. Piuttosto, stò Santa Cristina è buono? Che domani parto per San Casciano in Val di Pesa e non vado lì mica a pettinare le bambole ... Ciao Luciano!

Rispondi
avatar

Vignadelmar

circa 12 anni fa - Link

Ciao Davide, divertitevi e cerca di riportare qualcosa di decente, non le solite ciofeche degli anni scorsi, che il livello si è alzato di molto....... :-) . Ciao p.s. un bacio alla tua metà !

Rispondi
avatar

Gabriele Succi

circa 12 anni fa - Link

Dave, segui le dritte che ti ho dato... :)

Rispondi
avatar

Costanzo D'Angelo

circa 12 anni fa - Link

Il post non è infame, ma nulla aggiunge al bailamme dei numeri del vino che in Italia come ovunque nel mondo non porta mai cifre esatte. Tutti hanno il loro Santa Cristina... (che detto tra noi... tra l'altro è buonissimo! :-)) Provate a chiedere alle Maison in Champagne i numeri dei loro vini? Dei Premium wines magari. (Ma se lo chiedono, i francesi?) Le guide poi, riportano numeri ufficiali? O presunti o ricopiati semplicemente dalle vecchie edizioni? Bah...

Rispondi
avatar

Silvio

circa 12 anni fa - Link

Montes guarda che non è un problema che riguarda solo Antinori o i produttori di milioni di bottiglie. Spiegami come fa Arianna Occhipinti, produttrice sedicente naturale, a vendere in giro per il mondo 80.000 bottiglie con pochi ettari di terreno? Neanche Gesù Cristo era capace di tali moltiplicazioni. Oggi, finalmente, ha comprato nuovi terreni. Biologici? Boh... chiediamolo a lei, che mescola il mosto dei nuovi e vecchi terreni per aumentare il numero di bottiglie. Certo che la mentalità di Arianna è sempre più simile a quella di Assovini e sempre meno vicina al mondo dei vini naturali. La Occhipinti avrà sicuramente due milioni di ragioni (al 50%) per comportarsi così.

Rispondi
avatar

Arianna Occhipinti

circa 12 anni fa - Link

Caro Silvio, non so tu chi sia, e solitamente non mi piace parlare a chi su Intravino non si presenta. Parliamo comunque di numeri, dato che mi sono sentita chiamare per questo e anche se lo trovo nel mio caso molto sciocco: la mia azienda è composta da 30 ha di terra, divisi in 17 ha di vigneto, di cui 1 dal quale ho cominciato con la vendemmia 2004, 6,5 piantati tra il 2005 e il gennaio 2006 in c.da Fossa di Lupo, 2,5 ha, di circa 50 anni, presi in affitto nel 2004 in c.da Pettineo, 7 ha presi successivamente in biologico certificato da circa 15 anni, in c.da Bombolieri. I vigneti giovani sono certificati in biologico dal 2004. Ma se hai bevuto una mia bottiglia ti sarai accorto che non lo scrivo in etichetta, per scelta (di questo ne discutiamo un'altra volta però). Le rese sono basse, potrei fare sicuramente più uva, e per la richiesta attuale, ti assicuro, mi potrei fare tentare, dato che rimango molti mesi senza vino, ma la mia crescita deve passare attraverso l'esperienza e anzi sono in una fase in cui preferirei rallentarlo il mercato piuttosto che stimolarlo ulteriormente. Anche sulla teoria della decrescita potremmo discuterne per ore. Il resto è oliveto, dal quale la mia famiglia da generazioni produce olio, e seminativo, sul quale vorrei piantare dei grani antichi siciliani, che sto ricercando in questo periodo. Ti invito qui in azienda per vedere il tipo di lavoro che facciamo. Assaggiare i vini, discuterne l'aspetto naturale, di cui, scusami, non posso giustificarmi, e condividere, se vuoi, un pomeriggio in vigna e in cantina. Per quanto riguarda Assovini, ho deciso di aderire circa 2 anni fa, perché questa è un associazione di produttori che racchiude circa l'80 % dell'imbottigliato siciliano. Io faccio parte della Sicilia, fiera di esserlo e condividere con loro alcuni aspetti, importanti quanto altri. Ho sempre creduto che il confronto, il rispetto e l'ascolto siano fondamentali per far crescere me e il luogo dove vivo, Vittoria. E il chiuderci nei gusci ed etichettarci come dei dell'olimpo perché naturali, non mi ha mai stimolato, non mi stimolerà mai. Una buona domenica. arianna occhipinti

Rispondi
avatar

pietro

circa 12 anni fa - Link

Ecco perchè le donne sono e saranno sempre un passo avanti agli uomini: invece di innescare il facile e (a breve termine) soddisfacente meccanismo distruttivo del celodurismo internettiano, rispondono con classe, fatti riscontrabili e cortesia. Non ti conosco ma ti faccio i miei complimenti Arianna Occhipinti. Prosit

Rispondi
avatar

lidolucca

circa 12 anni fa - Link

Silvio scusa ma dovresti pure specificare, oltre a insinuare, se il Santa Cristina ti Piace, e se in particolare modo ti piacciono i vini di Arianna, mi sai dire ? grazie, uno che il vino lo beve e lo conta in seconda battuta, ciao Lido.

Rispondi
avatar

Silvio

circa 12 anni fa - Link

Trovo il Santa Cristina un ottimo igt. Sui vini della Occhipinti non mi pronuncio, però dovreste chiederle cosa intendevo per "due milioni" al 50%. Lido Vannucchi noi ci conosciamo, ho bevuto da te e so che apprezzi il buon vino.

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 12 anni fa - Link

Abbi pazienza, semmai lo chiediamo a te. Hai ammiccato e porta a casa la risposta. Pronunciati pure eh, mica siam verginelle.

Rispondi
avatar

carlo macchi

circa 12 anni fa - Link

Vedo con colpevole ritardo (mea scolca, mea scolca, mea grandissima scolca) il pezzo del "beniamino della vita e del vino" (solo lo pseudo Thomas Mann per descriverlo) Vittorio Manganelli. Provo un'invidia feroce nei riguardi di Intravino per avermi soffiato una firma che non dovevo farmi sfuggire. Vittorio, facciamogli un corno al Tomacelli! In pagamento sono pronti ringraziamenti e bottiglie di quelle buone (non come quelle che nasconde in calde cantine il Tomacellibus). Salutoni Carlo Macchi

Rispondi
avatar

lidolucca

circa 12 anni fa - Link

urca Silvio mica abbiamo bevuto del Santa Cristina, dai fatti un giro ho in fresco un Sp68 bianco, salmastro, mineralità, macchia mediterranea, iodio, è il mare in bocca, e poi Arianna è la nostra icona di Vignaiola, ma scusami Caro Silvio, hai mai parlato con lei, ti sei trattenuto ad ascoltarla, insomma l'hai osservata bene, oltre che brava è Femmina, Viva le donne del vino e viva Arianna. E come dice Alessandro parla, credo che lei saprà rispondere, ciao un abbraccio lido.

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 12 anni fa - Link

Descritto così sembra acqua marina :-) L'SP68 bianco è un eccellente connubio tra moscato giallo (zibibbo), con le sue note terpeniche e fruttate, ed un elegante e sobrio albanello. La risultante è particolare, interessante, accattivante. Da provare. Per il resto, un umile consiglio: prima di criticare Arianna contattatela, parlate con lei. Se possibile visitatela (anche in incognito Silvio :-) ). E' una ragazza trasparente, schietta e genuina. Risponde a tutte le domande, parla di tutto e su tutto. Tanto per evitare di fornire false notizie...

Rispondi
avatar

Manilo

circa 12 anni fa - Link

Ma de che volemo parla,de Gesù Cristo, de l'acqua calda dell'ovo o della gallina. Ancora crediamo che piccolo é buono, e grande é cattivo. Fino ad un anno fà,pensavo una cosa del genere, credevo pure a Babbo Natale ero piccino e bevevo poco.

Rispondi
avatar

schlaks

circa 12 anni fa - Link

s. cristina? un buon vino ferroviario; e poi ne producessero quanto vogliono, con quel target che problema è?

Rispondi
avatar

Dude

circa 12 anni fa - Link

Scusate ma trovo agghiacciante che nello stesso thread si discuta di Santa Cristina e di Arianna Occhipinti. Ne approfitto per fare i complimenti ad Arianna per gli ottimi vini e per la risposta di cui sopra. Va da sè quello che penso del Santa Cristina (....).

Rispondi
avatar

Remo Pàntano

circa 12 anni fa - Link

A me, sinceramente, di fare i conti in tasca ai produttori, sapendo quante bottiglie producono, alla fin dei conti, frega anche poco! Mi interessa di più invece che non mi freghino e mi diano del vino buono ad un prezzo onesto! Di sti tempi, conviene o no?

Rispondi
avatar

Leonardo

circa 12 anni fa - Link

Ma non sarebbe più' utile sapere quanti ettari ha un'azienda e poi sapere quanto produce? Ci potrebbero essere sorprese del tipo che la resa per ettaro di chi fa 20.000.000 di bottiglie e' piu' bassa di chi ne fa100.000 ma haime' quelle poche bottiglie le vendano a prezzi disarmanti. Perche'? Non perche' sono eccellenti, ma solo perche' ne sono poche..... E poi sapere quante bottiglie si producono, senza sapere quanti ettari su vinificano, e' come leggere il finale di un libro senza aver letto l'inizio....non va proprio bene, ne' per un giallista, n'è per un giornalista!!! Ed infine non sarebbe utile anche sapere quanto enologi ci lavorano e quanti agronomi? E quali diversita' stilistiche ci potrebbero essere tra un zona di vinificazione e un'altra? Ed ancora, quale mappattura del territorio e' stata fatta? Quante micro vinificazioni si fanno in uno stesso appezzamento per capire il potenziare di ogni minima zolla piu' o meno esposta al sole o al vento? Insomma domanda stupida, risposta stupida.....domanda ampia e interessante, risposta ampia ed interessante!!!!

Rispondi
avatar

Mino

circa 11 mesi fa - Link

Per quel che può valere (anche perché sto resuscitando un cadavere morto da 11 anni) ho preso il 2016 a 4 euro a bottiglia e domani vado a prendere le 12 bottiglie rimaste. È incredibile quanto sia migliorato, pur rimasto sullo scaffale per 5/6 anni. Vale la spesa...punto.

Rispondi

Commenta

Rispondi a Vignadelmar or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.