Il New York Times distrugge lo Spritz. A torto, secondo me

Il New York Times distrugge lo Spritz. A torto, secondo me

di Angela Mion

“Tu vuo’ fa’ ll’americano
Mericano, mericano
Ma si’ nato in Italy”

Sulle note di Renato Carosone in sottofondo immagino l’ultimo saluto allo Spritz ammazzato dal famoso quotidiano statunitense New York Times dopo averlo definito un aperitivo dolcione di scarsa qualità, paragonato un succo di frutta, popolare grazie alla benedizione dei social.

Da un paio di giorni rifletto su questa cosa. Di pancia direi che l’esperta Rebekah Peppler ha ragione, yeah, e che è stata in grado di smuovere una fetta di animi ed opinioni ben maggiore di quella che sarà l’affluenza alle urne per le prossime Europee. Adesso ci manca solo un articolo scientifico di Federico Ferrero che ci dica che fa venire la carie e qualche manifestazione di gilet arancioni in Piazza San Marco. Uccidetemi.

Poi però più ci penso più mi convinco che in quelle parole americane i conti non tornano come non tornano neanche in tanti post di famose testate, italiane, che ho letto – spritz col Vermut? o con una bolla fine al posto del prosecco? Spritz mediterraneo? What? L’errore non sta nelle critiche mosse che sono tutte lecite, ma nel fatto che la critica è sterile perché lo spritz è proprio così come ce lo ammazzano, popolare e sempliciotto tanto simpatico da essere riuscito ad arrivare ovunque.

È il sacro e il profano, la Raffaella Carrà di tutti.

Tutti o quasi hanno ragione in quello che scrivono, santissime parole dire che lo spritz è un aperitivo ogni tanto sciatto o bistrattato o dolcione con una ruota di arancia, spesso non lavata ovvio, invece di un twist o uno zest di agrume. Che è fotogenico in Instagram e che campa anche di un forte storytelling e marketing spinto.

L’americana non ha scoperto l’acqua calda. Lo spritz è così, si presta ad esserlo, punto. E’ il signor Malaussène della situazione, capro espiatorio, sudario dei barman, fonte primaria di vitamina C per larga parte della popolazione del nord Italia, ultima spiaggia dell’happy hour, pervasivo e normale anche all’interno di una caraffa con le cannucce lunghe un metro, disinvolto anche nel locale più chic. Piace perché è quasi banale nella sua immediatezza, come se dicessimo che Fabrizio Corona è uno scienziato.

Sono veneta, batto il cinque all’Oliviero Toscani che ha detto che siamo un popolo di ubriaconi, esperti bevitori (sinonimo di ubriaconi), e ve la racconto vista da qua la mia prospettiva sullo spritz, con qualche regola che applico da Lozzo Atestino 35034 (mio paese natale 3.500 anime Colli Euganei) sino a NY.

  • Se tuo figlio non lo beve e ha più di 16 anni portalo in analisi.
  • Se hai paura che il prosecco alla spina sia di scarsa qualità ed hai ragione a pensarlo fattelo fare col prosecco in bottiglia.
  • Se la ruota di arancia tende a spingere troppo l’effetto zuccherino fattelo fare con la ruota di limone, che non è lavato neanche quello non preoccuparti.
  • Se il range di prezzo non si contiene tra i 2 e i 4 euro per favore bevi un americano, anzi meglio un negroni.
  • Se hai la glicemia alta puoi chiederlo bianco: acqua e vino con ruota a scelta.
  • Chi beve uno spritz deve mangiare patatine e arachidi, così ne bevi un altro.
  • Ti salva sempre la vita, di fronte a lavagne dei vini che proprio pensi che non ce la puoi fare, lo spritz è come mettersi un maglione sopra ad una camicia con le patacche.
  • Non preoccuparti se da qualche parte lo trovi scritto senza la “t”, non è un errore di stampa.
  • Se te lo fanno pagare più del negroni passa allo champagne.
  • Non leggere mai gli ingredienti del bitter.
  • Il servizio prevede spesso il bicchiere di plastica e la cannuccia nera, non lasciare un commento negativo su Trip advisor.

A New York, se fossi ricca (lo sono, di spirito..) aprirei un chiosco a Central Park, spritz in bicchiere di plastica/caraffa con cannucce e patatine, perfetto dopo una partita di calcio al posto del Capri sun o della Kombucha.

Al prossimo viaggio che farò nella grande mela mi aspetto di trovare qualche locale deprosechizzato / spritz free: me ne farò una ragione bevendomi un ottimo Bloody Mary, la coca cola è troppo gasata, accompagnato magari da una ciotolina di maccheroni, scotti. Tutti dogmi. Siamo pari.

Concludo qua – e autorizzo gli insulti, la nona crociata dello spritz.

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Angela Mion

Veneta, classe 1981, studi giuridici e azienda di famiglia. La svolta cubista arriva quando ormai maggiorenne incontra il vino: Sommelier, Master Alma-Ais ed altre cose in pentola. “Vin, avec toi on fait le tour du monde sans bouger de la table”. Bucolica e un po' fuori schema con la passione per la penna, il vino, il mondo e la corsa. L’attimo migliore? Quello sospeso fra la sobrietà e l’ebbrezza.

2 Commenti

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Ilbale

circa 5 anni fa - Link

'mericano che te bevi, non vuoi uno spritz, non berlo.

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Diunavolta

circa 5 anni fa - Link

La Raffaella Carrà di tutti o il Vasco Rossi di tutti?

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