Il nero di Troia è diventato doc: vero o falso?

di Antonio Tomacelli

Siedo su una sedia che ricade da ieri nella nuova doc denominata “Tavoliere” eppure la cosa non mi fa impazzire di gioia. Probabilmente sono io quello sbagliato, ma quando il politicume si unisce così strettamente al giornalismo d’accatto, il risultato è un groviglio di fesserie utile solo a fini elettorali. Vediamo di capirci qualcosa, forse servirà a non commettere altri errori. Per molti anni il vitigno nero di Troia è stato poco o punto considerato in queste terre (nord della Puglia), nonostante un fulgido passato che risale alla metà dell’ottocento.

Poche le bottiglie prodotte (Il Falcone di Rivera, Vignapedale di Torrevento) per un vitigno considerato in via di estinzione. Poi, con la nouvelle vague degli autoctoni, Biancaneve si risveglia e, complice il “principe” Cernilli, becca pure qualche sostanzioso premio. L’onda lunga risale pian piano verso nord e bagna finalmente l’immensa provincia di Foggia, fino a quel momento fuori da tutti i giochi sui vini di qualità. Al momento una decina di volenterose cantine lo hanno rimesso a listino, con qualche successo.

Piccola parentesi: la suddetta provincia è la principale fornitrice del Tavernello oltre ad essere prima nelle classifiche dei mosti muti, rettificati e concentrati. Diciamolo: qui il vino, a parte i pochi volenterosi di cui sopra, è prima di tutto industria. Chiusa parentesi.

Poteva rimanere insensibile al repentino successo il vice-sindaco della città di Troia, responsabile del toponimo? Certo che no, e qui incomincia la commedia: il vicequalcosa irrompe sul palcoscenico travestito da vendicatore e annuncia gagliardo: “Qui ci vuole una doc, e subito!”. Sul copione a questo punto c’è la parte del coro che declama: “Si, si, facciamo una doc, facciamola subito!”. Il nome prescelto, chettelodicoaffà, è Terre del Nero di Troia che ci mette 5-minuti-5 a farsi bocciare da tutti i comitati preposti, Giovani Marmotte comprese. Il nero di Troia è già un Igt e poi, diciamola tutta, nessun sano di mente legherebbe la doc a un vitigno.

Uffa, serve un’altra parentesi: doc è l’abbreviazione di denominazione di ORIGINE controllata, quindi garantisce la provenienza, non il vitigno. Conseguenza pratica? Il territorio non te lo leva nessuno, il vitigno sì. Ari-chiusa parentesi.

Problema: come giustificare la sconfitta davanti agli elettori del collegio n.5 di Troia (38 elettori)? Facile, si dà la colpa a quei Proci della vicina doc Castel del Monte. “Essi temono la nostra concorrenza e, infingardi, hanno fatto pressioni sulla Regione Puglia”. Seguirebbe ritirata strategica ma Troia non s’arrende e tenta l’ennesimo assalto. Il cavallo di legno cambia nome e adesso si chiama “Tavoliere doc” che a me, come denominazione, fa abbastanza schifo.

Questa volta però il Gran Mogol approva, nonostante il disciplinare abbracci 15 comuni e praticamente due province. Il terroir va a farsi fottere, le considerazioni sul vitigno pure ma, insomma, quello che conta è portare a casa il risultato e avere qualcosa da dichiarare alla stampa. A proposito: siete pronti per una delle più esilaranti interviste mai rilasciate? Ok, tenetevi forte: La gazzetta del Mezzoggiorno titola “Nero di Troia è fatta, avrà il marchio Doc” e il vice-sindaco spara:

Il riconoscimento assegna oneri e onori in quanto la Doc riduce le rese e obbliga al disciplinare: per i vignaioli significa maggiori costi di produzione. Per fortuna c’è il rovescio della medaglia con i guadagni dalla vendita delle bottiglie di gran lunga superiori a quelli attuali. Facciamo qualche esempio: oggi una bottiglia di Nero di Troia può costare anche 2 euro sugli scaffali dei supermercati. Quel vino venduto a 2 euro è un “Igt” (identificazione geografica tipica) cioè non fissa la percentuale di vitigno autoctono. Domani il prezzo di una buona bottiglia di Nero non potrà discostarsi dai 10 euro, la riserva costerà anche un po’ di più. Puntiamo però molto sugli accordi con la grande distribuzione organizzata che potrà commercializzare il prodotto a prezzi molto più accessibili

Eccone uno che non ha capito niente! Chi glielo dice al tizio di certe doc vendute a 1,50 euro o che l’Igt sotto accusa contiene una percentuale mooolto più alta di vitigno autoctono (min. 85%) della sua inutile doc? Io no di certo e poi vederlo tutto felice che, davanti alle telecamere garantisce ai suoi elettori che il doc si venderà a 10 euro, chevvedevodì, mi fa una tenerezza tale…

P.s. 1: festeggerò comunque stappando un Vino da Tavola: ho ancora qualche vecchia bottiglia di un certo “Marchese Incisa della Rocchetta”, da qualche parte.

P.s. 2: lo so che fu il cavallo a fottere i troiani, ma voi fate come se.

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

17 Commenti

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Giuseppe

circa 13 anni fa - Link

"Domani il prezzo di una buona bottiglia di Nero non potrà discostarsi dai 10 euro, la riserva costerà anche un po’ di più. Puntiamo però molto sugli accordi con la grande distribuzione organizzata che potrà commercializzare il prodotto a prezzi molto più accessibili" Questo passaggio è il più comico

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Alessandro

circa 13 anni fa - Link

sinceramente io non capisco cosa vuol dire....

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antonio tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Il problema è proprio questo: la richiesta della nuova doc è partita dal Sig. Cuttano, il vice sindaco in questione, e da un pugno di Cantine sociali della provincia di Foggia. Nessuno degli attori in campo capisce un tubo di vino ma gli elettori vanno accontentati e cosi, grazie a loro ci teniamo l'ennesima, inutile, dispendiosa, parassitaria e socialmente pericolosa doc di Puglia.

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Antonio Corsini

circa 13 anni fa - Link

Così questa Tavoliere DOC la metteremo insieme alle tante altre DOC e DOCG di vecchia e nuova costituzione, inutili perchè non identificano un territorio e la sua storia, dispendiose perchè produrre una DOC ha dei costi maggiori, visto che è una zona che destina al Tavernello i propri prodotti e appunto per questo non può lavorare molto sui prezzi finali al dettaglio col rischio di restare sugli scaffali aspettando una svendita. E' ora di finirla di prendere in giro: produttori, utenti finali, categorie varie di esperti, per fare certe opere dove si vede lontano anni luce che sono prive di studi di settore, ma buttate lì alla carlona. L'elenco delle DOC e DOCG inutili ve lo risparmio per mio pudore, me se interessa possiamo aprire un dibattito.

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samuel

circa 12 anni fa - Link

Il vero problema delle vostre polemiche è che fino ad adesso avete tagliato titti il vostro vino con il Nero di Troia a costi bassissimi ora invece e anche giustamente per riconoscere il duro lavoro dei produttori della nostra terra dovete pagarlo di più e questo a voi non sta bene. Vi sembra giusto che solo i vostri vini debbano avere il marchio DOC e debbano costare tanto? Per me che sono di Troia è giusto che ci venga riconosciuto il merito.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

anche berlusconi per la sua tenuta di macherio vuole una doc "il rubyno brianzolo" una doc non lo si nega a nessuno

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Luigi

circa 13 anni fa - Link

Bravo Tomacelli..bel post!

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enzo pietrantonio

circa 13 anni fa - Link

E' per colpa di gente come il vice sindaco che la Mia Terra ha avuto (e per alcuni versi continua ad avere) non poche difficoltà ad affermarsi sul panorama vitivinicolo italiano ed estero nonostante la sua vocazione territoriale, la bravura e l'impegno di tanti uomini ed aziende che quotidianamente s'impegnano per fare vini di qualità. Quello starlcio d'intervista riportato dal buon Tomacelli è il trionfo della pochezza e dell'ignoranza che dimora nelle menti di suddetti politici che troppo spesso, poco o nulla, hanno a che fare con lo splendido mondo del vino. Del resto sono ampiamente convinto del fatto che il Nero di Troia per affermarsi e farsi apprezzare nel mercato globale del vino di tutto necessiti fuorchè di una nuova doc. Sono altre le strade che andrebbero percorse per rivitalizzare questo antico e nobile vitigno ad iniziare da percorsi che mirano a sostenere la qualità,tutelare il nostro territorio, che guardano alla sinergia dei produttori, alla comunanza d'intenti e di valori, alla capacità di questi ultimi di "fare sistema" come accade altrove. Discorsi troppo complessi e dal ritorno poco immediato e certo per chi crede che una denominazione d'origine o gli accordi con la gdo siano il viatico per poter vendere grandi quantità di vino a 10 euro. Quando Noi pugliesi capiremo ciò sarà troppo tardi. Per il momento teniamoci l'inutile,dispendiosa, parassitaria e mi si consenta, foneticamente merdosa, ventottesima (se non erro) Doc di Puglia. @Tomacelli: ti consiglio vivamente di non cedere alle bolgheresi tentazioni ma di stappare un buon Nero di Troia. Nella Doc "Castel del Monte" se ne producono alcuni davvero molto buoni e molti di essi hanno un rapporto qualità-prezzo da far paura. PS: scusami se ti correggo ma Il Falcone, vino simbolo di quella terra, è un blend di Nero di Troia e Montepulciano. L'azienda Rivera produce due Nero di Troia in purezza: il Violante, vino piacevole, fresco ed immediato e il maestoso Puer Apuliae, che a mio modestissimo parere, è una delle migliori interpretazioni di questo splendido e poco conosciuto vitigno. Santè.

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antonio tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Accetto la correzione sul Falcone (splendido!) e ti tranquillizzo sul vino stappato: era, chiaramente, solo un esempio per dire a questi quattro ignoranti che uno dei vini simbolo più famosi al mondo, veniva imbottigliato agli inizi come semplice vino da tavola, non essendo cabernet e merlot tra i vitigni autorizzati per l'igt della zona. Concordo infine con te: è una denominazione foneticamente "merdosa". Immagino le risate che, alle nostre spalle, si stanno facendo nella zona "Castel del Monte"

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Flachi10

circa 13 anni fa - Link

Anche se di Genova io e un gruppo di colleghi malati come me ordiniamo spesso vini di quelle zone soprattutto da Rivera. Tra i vini che abbiamo assaggiato c'è un altro vino non menzionato: il rupicolo (70% montepulciano e 30% nero di troia) che personalmente non apprezzo a differenza del loro Cappellaccio (100% aglianico) che è strepitoso ad un prezzo da lacrime per onestà ma questo non centra con il topic. Abbiamo appena preso il Puer Apulie, seppur ad un prezzo elevato (si parla di circa 30€ a boccia direttamente dalla cantina), da cui ci aspettiamo molto! Non è stato menzionata un'altra cantina d'eccellenza che produce uno splendido Nero di Troia in purezza chiamato "Nerone della Marchesa" ed è appunto Cantina La Marchesa.

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Valentino

circa 13 anni fa - Link

Forse è arrivato il momento in cui occorre un politico, possibilmente Ministro dell'Agricoltura, che abbia il coraggio di dire che il nostro sistema delle certificazioni è un grande fallimento. Se guardiamo attentamente come vengono date le DOC e le DOCG, ci rendiamo conto che si tratta solo di regalie politiche a sfigati che vogliono usarle per nascondere amare verità. Credete forse che all'estero riescano a capirci qualche cosa con la moltitudine di riconoscimenti inutili date a Politici, Cantine private e sociali di turno? Purtroppo ci facciamo ridere addosso dal mondo intero e continuiamo a richiedere nuove DOC e DOCG nella convinzione che queste possano sopperire alle nostre gravi lacune. Il Comitato Vini, poi ve lo raccomando tutto!!! Qualche anno fa, nella mia regione una Cooperativa, potendo contare su una amministrazione regionale politicamente amica, ha fatto richiesta di una DOC riservata solo ed esclusivamente a se stessa e che includeva vitigni "mai" impiantati nel territorio reclamato. Io ho provato a far prevalere il buon senso avendo qualche risposta che vi cito: Il presidente del comitato vini al quale mi sono rivolto telefonicamente mi ha detto: "ma di cosa si scandalizza? nella mia regione abbiamo una DOC Malagodi, questo modo di dare le DOC è vecchio e quindi ora perchè dovremmo noi interrompere questo sistema a danno di qualcuno?" Un Componente autorevole del Comitato mi ha prima detto: "Questa DOC non ha alcun requisito logico, non passerà mai!" salvo dopo meno di un mese rettificare: " purtroppo c'è una forte volontà politica su questa richiesta e non posso io da solo combatterla". Un altro membro mi ha detto: "lei ha tutte le ragioni ma, il nostro compito si limita a registrare se la documentazione è rispettosa dei regolamenti o meno!" come se per verificare se un documento sia correttamente compilato, servisse una nutrita e costosissima schiera di addetti ai lavori, senza che questa possa entrare nel merito. Mi fermo quì per amor di patria dal citare altri commenti assurdi e ridicoli, posso solo dirvi che, dopo che è stata fatta la regalia politica, ora come funghi sono spuntate altre richieste altrettanto stupide ma, nessuno dei richiedenti si è invece interrogato sulla necessità di individuare forme di reale valorizzazione dei prodotti del territorio e così anche da noi i poveri viticoltori producono non riuscendo neanche a coprire i costi ma, la famigerata Commissione continua ad esistere ed a dispensare rimborsi, compensi e denominazioni!

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salvuccio

circa 13 anni fa - Link

io dietro questa nuova doc ci vedo qualcosa di peggio e cioè quella di intortarci con una denominazione e usando come materia prima la robaccia dei tavernellisti!! tutto questo a discapito di un secolare vitigno.....

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Iliana Didonna

circa 13 anni fa - Link

robaccia da tavernellisti??????!!!!!!!! E' cosi che valutate il territorio Dauno.E quando potremo evolverci con persone che pensano che i nostri vigneti fanno solo tavernello? Ci sono cantine valide e anche canntine non valide(con uve non all'altezza)ma non si può buttare fango su tutto e tutti indistintamente!

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Tommaso Farina

circa 13 anni fa - Link

La Puglia è ancora la terra delle Doc fantasma?

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Enzo Scivetti

circa 13 anni fa - Link

Antò, sprechiamo fiato e tempo! Mò statti a far conoscere quest'altro nome inutile a tutto il mondo per far capire che tavoliere non è l'asse di legno su cui si lavora la massa per far pasta e pane ma un territorio pugliese che già era fin troppo rappresentato tra doc e igt!!! Sarà che ne capisco poco ma in termini di comunicazione vuol dire partire da zero, come per il Terra d'Otranto! Mi vien da ridere se penso che tutto questo nasce da Troia, cittadina dove fino a una decina di anni fà il nero di troia non lo trovavi neanche con il lumicino!!

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antonio tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Senza contare il danno che Cuttano sta facendo a quei quattro volenterosi che hanno riportato in vita il NdT in provincia di Foggia: a sentire lui l'Igt è tutta ciofeca e solo il doc è la vera garanzia! Fermatelo!

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ANTONIO

circa 12 anni fa - Link

salve gente esperta di vini vi scrivo da TROIA(fg) la madre del "NERO DI TROIA" vi posso dire che davvero negli ultimi periodi questo vino tosto sta spiazzanda tutta la concorrenza noi troiani lo apprezziamo da sempre ma questo risultato è solo frutto di tanto passaparola che il nero di troia sta avendo tutto questo successo a livello nazionale. vi racconto un particolare: mio nonno aveva un vitigno di questa uva classico metodo a spalliera in modo che la vite si concentri sul frutto (uva) e prima che morisse ha deciso di toglierlo il vitigno prima ancora di sapere il grande successo che oggi ci rappresenta, mentre oggi chiunque possiede un vitigno del nero di troia è cosi geloso che nega di averlo e non è disposto nemmeno a darti un'innesto ecco cosa è diventato il nero di troia a TROIA. P.S. NON C'è accoppiata migliore che mangiare i torcinelli o cinghiale alla brace con un bell bocale di nero di troia.(IL NERO SULLA LINGUA RIMANE ALMENO PER 3 GG AHAHH) saluti ANTONIO DA TROIA

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