Il Molinaccio a Montepulciano, un garage wine di territorio
di Andrea GoriQuando un territorio comincia a rinascere lo vedi da molti segnali. Grandi cantine che passano di generazione ed entrano giovani validi in azienda, acquisizioni di antiche realtà a vita nuova restituite, investimenti e ottimismo, conversioni di centinaia di ettari in biodinamica e poi anche da piccoli grandi vin de garage che spuntano apparentemente dal nulla. Il Molinaccio di Alessandro Sartini riassume molti di questi elementi e soprattutto li traduce in vini splendidi, profondi, personali da scoprire il prima possibile.
Alessandro eredita un piccolo podere a Cervognano dalla famiglia di produttori storici Fanetti e una volta grande decide di dimostrare che il territorio a Montepulciano deve ancora essere esplorato e valorizzato. Per farlo usa gli insegnamenti del nonno che lo portava sempre con sé in vigna e in cantina ma unendoli ad un immancabile moderno rigore enologico.
Oggi Il Molinaccio è un frequentatissimo (quando è possibile ) agriturismo in un contesto speciale lungo il fiume Salcheto e circondato da ogni lato da bosco, e un’azienda agricola di 2,3 ettari di nuovo vigneto negli ultimi 2 anni, di cui 70% Sangiovese, 20% Merlot e il resto altre varietà locali.
Oltre a questi ci sono 1,5 ettaro di vecchia vigna e tutti insieme portano la produzione a oltre 10mila bottiglie, limitatissima e accuratissima. Cemento, acciaio, botti austriache di medie dimensioni e accortezze speciali come l’acino intero quando serve come la 2017, rendono questi vini autentiche e caratteriali espressioni di territorio, tra i più vocati di Montepulciano per l’eleganza e il fine frutto che si può ricavare.
Solo acciaio, un vino di ingresso già di sicuro interesse e impressione, tono pimpante saporito , ferroso ematico, netto, fresco goloso e strutturato, saporito e croccante. Un tocco di cannonau lo intensifica e lo rende originale. 91
Dolce e caramello, fine e croccante, succoso agile, interpreta il territorio in chiave più dolce e lieve ma senza perdere rigore e tensione acida. Bello e sorprendente in annata decisamente propizia al tema. 88
Naso di amarene e canditi, incalzante, fresco, arioso, saporito e lunghezza che appassiona, tannino godereccio, grande finale. 92
Mai più di 3500 bottiglie, vino che spicca lucido per tensione sapida e croccantezza di frutto, molto più rosso che nero, lamponi e ribes, fragole in confettura, melograno e dulce de membrillo. Scivola al palato in maniera soffusa ma carnosa e poi genera tantissima salivazione per tanta sostanza. Come tutti i vini qui si risolve in una lunghezza sontuosa, piccantezza e saporosità sopraffina. 95
1500 bottiglie realizzate a dispetto del millesimo tosto, ha ovviamente grande intensità e maturità con toni di lamponi in confettura, lavanda, viole, cassis, mirtillo e un’idea balsamica tra mirto e alloro. Sostanzioso di pancia al suo ingresso, sul finale si rivela finissimo con un tannino piccante, divertente e godereccio. 94
2 Commenti
Stefano
circa 3 anni fa - LinkSe però metti tu già in grassetto i descrittori inusuali, è troppo facile! Differenza tra dulce de membrillo e cotognata? Ma anche qui acino intero? Dove si usa questa tecnica in Italia? (Dal sito internet sembra un bellissimo posto, e i prezzi del vino molto interessanti)
RispondiAndrea Gori
circa 3 anni fa - Linkin realtà non c'è...o meglio secondo me la cotognata che fanno in Italia è meno dolce di quella che fanno in Argentina ma dipende dalle marche che mangi di solito!!! Comunque hai ragione l'editing con il grassetto non ho capito come mai è uscito...in genere nascondo i descrittori strani per capire se uno legge le note oppure no
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