Il maitre Antonello Magistà: cosa penso del decreto Cura Italia

Il maitre Antonello Magistà: cosa penso del decreto Cura Italia

di Redazione

Ospitiamo sulle pagine di Intravino l’intervento del ristoratore pugliese Antonello Magistà, in merito alle ultime misure del Governo Conte per fronteggiare la crisi dovuta all’epidemia di Coronavirus.

È davvero difficile in un momento come questo rivendicare le proprie ragioni e i propri diritti, anche solo per il semplice fatto che si tratta di una ‘rivendicazione’ che per non arrivare a questo punto, andava fatta in periodi di normalità in cui il confronto sarebbe potuto essere più sereno e più produttivo per tutti.

Oggi, invece, rispetto all’ emergenza che stiamo vivendo, i nostri potrebbero apparire quasi capricci di bambini viziati. E però l’esasperazione prodotta dalla gabbia in cui ci troviamo da sempre, in questo momento ci porta ad avere reazioni scomposte verso un provvedimento che ci umilia e che, ammesso si riuscirà a salvare le vite personali, vedrà a serissimo rischio molte vite professionali.
Io ho grande stima da sempre di Conte, ed oggi soprattutto non è il tempo delle polemiche politiche, chi le fa non ha a cuore le sorti del paese.

Porto solo l’esempio della mia piccola realtà con 9 dipendenti.

Noi abbiamo smesso di fatturare esattamente all’inizio dell’emergenza virus (circa 22/24 febbraio) e non dalla data di chiusura totale, che è seguita ad un periodo di chiusura parziale insensata per tutti. Questo cosa significa? Che per la stragrande maggioranza delle nostre attività che non ha ‘fieno in cascina’ è venuta a mancare completamente la cassa per far fronte a pagamenti vari ma soprattutto agli stipendi di febbraio che solitamente si pagano a metà marzo, grazie alle entrate che avremmo dovuto avere dal 15 febbraio al 15 marzo.

Rispetto ad un impegno totale tra stipendi, fitti, utenze, al netto di contributi e pagamento fornitori, parliamo di circa 20.000 euro.

600 euro una tantum a cosa servirebbero? Credimi, meglio nulla, sarebbe stato più dignitoso! La verità è che continuiamo ad essere visti come grandi evasori che magari hanno fondi nascosti per far fronte a quest’emergenza, altrimenti non si spiegherebbero 600 euro; la verità è che anche per le baby sitter (gran parte di esse percepisce già il reddito di cittadinanza!) sono stati stanziati più soldi; la verità è che dovremo andare in banca con il cappello in mano a chiedere un ulteriore finanziamento, che con quelli già esistenti, con le scadenze spostate a fine maggio rateizzabili in 5 rate.

Con le scadenze delle rateizzazioni di Ex Equitalia (che esistono perché non siamo evasori ma perché evidentemente non si è riuscito a pagare tutto nel momento delle scadenze, altrimenti non avremmo neanche rateizzato!), insieme ai costi correnti, decreteranno la morte lenta di tanti di noi.

Allora, non metterei tanta altra carne sul fuoco, dico solo che una misura più equa sarebbe potuta essere quella di calcolare un contributo alle aziende con gli stessi criteri con cui si tutelano i dipendenti, criteri per cui nel momento in cui non lavorano gli si garantisce uno stipendio per vivere, per dignità, criteri del reddito di cittadinanza, perché noi quando paghiamo lo stipendio SUPERMERITATO di un collaboratore quasi sempre non riusciamo ad attribuirci neanche lo stesso stipendio, e quindi perché non avere le stesse tutele?

Grazie per avermi dato questo spazio e scusatemi per lo sfogo!

1 Commento

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bevo_eno

circa 4 anni fa - Link

perché noi quando paghiamo lo stipendio SUPERMERITATO di un collaboratore quasi sempre non riusciamo ad attribuirci neanche lo stesso stipendio... PRIMO SE questo è vero forse è bene cambiare lavoro e non fare l'imprenditore. Seconda cosa, scrivo da Bergamo, provi a venire qui a fare un giro poi capirà che siamo di fronte ad una cosa un po' più grande dei 600 euro o meno...

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