Il filo elettrico è la nuova difesa dal coronavirus

Il filo elettrico è la nuova difesa dal coronavirus

di Antonio Tomacelli

Il distanziamento sociale è la piaga di questo secolo. C’è chi lo pratica con matematica precisione e resta a due metri e trentacinque centimetri da tutto – compresa la sua fidanzata – e chi si distrae in continuazione e dalla fidanzata non si stacca mai.

A nulla servono gli adesivi per terra, le barriere in plexiglas e le rigide norme del governo, la gente si mischia sui treni, nelle piazze e nei bar dove una fila per il cappuccino è un evento che richiama i turisti increduli dalla Germania.

Ci ammassiamo, insomma, incuranti della pandemia e delle sue conseguenze manco fossimo dei cinghiali all’attacco. Stanco dei ripetuti assalti dei cinghial…ops!, dei clienti al suo bancone, Johnny McFadden, proprietario di un pub di Cornwall, Inghilterra, ha deciso di usare gli stessi metodi che si usano per tenere lontane le simpatiche bestiole dai campi coltivati: il filo elettrico.

Lo so che è difficile da credere ma Johnny ha recintato il bancone del suo pub con un filo elettrico a bassa tensione per impedire gli assembramenti e i contatti ravvicinati tra il personale e i clienti.

È pericoloso? La bassa tensione per quanto bassa qualche fastidio può darlo ma secondo Johnny i suoi clienti sono contadini locali che conoscono bene il filo elettrico.

Funziona? Pare proprio di sì e spesso non c’è neanche il bisogno di accenderlo, visto che la sola presenza tiene lontani dal bancone i clienti allo stato brado.

E voi lo mettereste nel vostro locale o preferite l’assalto dei cinghiali?

 

(fonte. vinepair.com)

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

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