Il famoso indice Liv-Ex spiegato bene: tanto Sassicaia e troppo Bordeaux tra i fine wines del mondo

Il famoso indice Liv-Ex spiegato bene: tanto Sassicaia e troppo Bordeaux tra i fine wines del mondo

di Redazione

Andrea Troiani è un nostro lettore, “appassionato di vino, aspirante sommelier, etc”. Su di lui possiamo aggiungere quest’altra parte della sua presentazione: “mi occupo di marketing digitale da (troppi) anni e, come voi, sono un eno-curioso”. Questo è il suo secondo post, qui c’è quello precedente.

Comprare vino è un concetto molto relativo. Per mio nonno equivaleva a portare una damigiana dal “vinaio” e farla riempire di rosso. Tutto qui.
Per me vuol dire andare all’Enoteca di Roberto, bere un paio di calici e portare via due bottiglie, ma anche cercare online qualche offerta di etichette interessanti.

Eppure né mio nonno né io abbiamo gran peso nel mercato del vino, perché quello vero viaggia su rotte internazionali ben sopra le nostre teste. Ogni anno, a partire dal 2004, la classifica Liv-Ex ci fa entrare, con grande serietà, in questa super-enoteca che è il mercato internazionale.

Si tratta dell’indice del mercato secondario dei “vini di qualità”, o fine wines per dirla con gli anglofoni. Questo valore, come i più noti indici della borsa, segnala in modo preciso l’andamento di domanda e offerta sul mercato del vino. Per farla breve si tratta delle denominazioni più movimentate dai grandi “vinai” internazionali. E no, non si parla di damigiane.

Alzi la mano chi si sorprende nello scoprire che gran parte delle etichette che popolano l’ambita classifica è stata attaccata su una bottiglia nella mitica regione di Bordeaux. Eppure, ci dicono gli analisti del mosto fermentato, anche Bordeaux ha sofferto e nonostante abbia recuperato proprio quest’anno le sue quote, ha comunque lasciato per strada un pezzetto di share. Un mercato che sembra sempre più polverizzato e diviso tra tante più o meno nuove cantine. Un fenomeno che gli analisti, quando sono sobri, chiamano “lunga coda”.

Ma vediamo qualche numero. Nel 2016 sono stati trattati 4.396 vini (+167% rispetto al dato di soli 6 anni fa), e molte new entry battono bandiera tricolore. Focalizzandoci sui migliori 100 scopriamo che il mondo è così diviso.
Schermata 2017-03-22 alle 17.42.00
Che a ben vedere vuol dire: 85% Francia e al resto del mondo una bella mancetta.

Volendo invece sbirciare sulla tavola dei ricchi e famosi (per lo più cinesi e americani), ecco la classifica delle 10 etichette con il prezzo medio di contrattazione più alto:

  1.   DRC – Domaine de la Romanée-Conti (sempre sia lodato)
  2.   Le Pin
  3.   Petrus
  4.   Screaming Eagle
  5.   Comte Liger-Belair
  6.   Domaine Leroy
  7.   Coche-Dury
  8.   Masseto (Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta…)
  9.   Armand Rousseau
  10.   Ausone

Una bella soddisfazione se la tolgono i Marchesi Incisa della Rocchetta che, dalla loro tenuta in Bolgheri, conquistano il record per numero di pezzi venduti. Sono ben 19.488 le bottiglie di Sassicaia spedite in giro per il mondo. Chapeau!

Che dire di più? Che c’è stata speculazione sulla Brexit per approfittare dei costi in sterline sui venditori del Regno Unito. Che si compra sempre meno “en primeur” (quella bella abitudine di acquistare il vino quando è ancora mosto da fermentare). Infine pare che a Bordeaux ci sia un sacco di vino non venduto.

Detto questo, e visto che il bordolese invenduto se lo tengono stretto e chiuso in cantina, io vado da Roberto e rimando la mia bottiglia di DRC al prossimo viaggio in Cina. Prosit.

Andrea Troiani

[Fonte: The drink business]

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