Il derby delle rocce altoatesine: Terlano vs Andriano, porfido vs dolomia

Il derby delle rocce altoatesine: Terlano vs Andriano, porfido vs dolomia

di Andrea Gori

L’ultima grande passione dei degustatori di tutto il mondo è la geologia e, nonostante la maggior parte dei giornalisti manchi di una preparazione adeguata spesso nelle descrizioni dei vini, non manca mai un approfondimento geologico. Per fortuna ci sono cantine che in questo ambito riescono a parlare chiaro e ci aiutano a districarci tra riferimenti aromatici ascrivibili a certi suoli che in realtà andrebbe ricordato che non sono mai scindibili dai rispettivi microclimi.

La roccia di per sé non attribuisce alcun profumo specifico ai vini, per quanto ci farebbe tanto piacere che accadesse. Ciononostante parlare di formazioni geologiche in Alto Adige è sempre intrigante e il viaggio su Zoom con Rudi Kofler tra Cantina di Andriano e quella di Terlano è stato illuminante e sorprendente, soprattutto per la qualità dei vini della prima, mentre invece per Terlan i superlativi sono quasi “normali”. Ma non c’è mai niente di scontato ai livelli di eccellenza, è bene ricordarselo.

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La cantina di Andriano e quella di Terlano sono a nemmeno 4 km di distanza ma riflettono due territori molto diversi. Andriano giace su terreni ricchi e piuttosto fertili (argilla calcarea e pietra dolomia nati dall’amalgama del porfido quarzifero con la pietra calcarea del gruppo della Mendola) che sono tutti da domare (per evitare eccessi di calore e struttura) ma che in ogni caso si rivelano  in bocca  con maggiore succulenza rispetto alla cugina Terlano con i suoi terreni porfirici di origine vulcanica.

I terreni di Terlano sono più celebri anche perchè vengono ripercorsi dalle etichette dei vini stessi. Le uve crescono in parte su rocce porfiriche rosse su tante terrazze ben esposte al sole, e come dal punto di vista litologico si parla di pietre quarzifere dove abbondano quarzo e feldspati mentre la matrice di base ha grana molto fine fino in certi casi ad una struttura quasi vetrosa.

Nel fondovalle invece  troviamo sovrapposti sedimenti di ghiaia, ciottoli, argille e colate detritiche: in genere nei suoli argillosi e sabbiosi di Terlano quello che manca è la componente di carbonato di calcio ed è questo che fa si che il ph sia leggermente acido, mentre quello medio dei terreni che afferiscono alla cantina di Andriano è neutro.

Dai migliori vigneti e parcelle dei vari conferitori di Terlano da anni ormai nascono vini speciali denominati “Rarity”, bottiglie speciali di vini bianchi invecchiati, maturati per almeno dieci anni sui lieviti fini all’interno di cisterne d’acciaio in pressione. A questa collezione ogni anno (qui trovate le uscite dello scorso anno) si aggiunge in alta gamma (con prezzi oltre i 100 euro) la Grande Cuvèe che vede in uscita la 2018.

Cantina Terlano – Terlaner I (Primo) Grande Cuvée 2018
65% Pinot Bianco, 32% Chardonnay e 3% Sauvignon Blanc. Vigneti a varie altitudini: Pinot Bianco 550 – 600 m s. l. m., chardonnay 350 m s. l. m., Sauvignon Blanc 330 m s. l. m., pressatura delicata a grappolo intero, fermentazione lenta in botti di rovere grandi (12 hl); fermentazione malolattica e affinamento per 12 mesi sui lieviti nelle botti di legno tradizionali, assemblaggio Maggio 2020 poi imbottigliamento: 19 agosto 2020. 13,5 % vol alcol, zucchero residuo: 0,6 g/l, acidità totale: 6,1 g/l.

Ancora una volta il pinot bianco la fa da padrone e a ragione. Difficile trovare un migliore connubbio di intensità, dolcezza, grazia ed eleganza mescolati a una rabbiosa energia solare. Colore appena dorato che annuncia complessità e suggestioni, note di patchouli poi pompelmo e arancio giallo in primis, quindi tiglio, susina e nespole, mele mature e talco, lievi note affumicate che acuiscono la percezione di note più tropicali di ananas e mango. Dopo qualche minuto e aumento di temperatura il naso si arricchisce di resina di benzoino e ambra, zenzero e altra frutta candita che prende la scena. Il sorso è tambureggiante e di una acidità e progressione impressionante in parte ancora da definirsi nelle sue intime sfumature. Rispetto all’annata precedente forse il livello di qualità è ancora più alto e il tempo le gioverà ancora di più che al suo già splendido predecessore.  97+

Cantina Terlano – Pinot Bianco Rarity 2008
60% Pinot Bianco, 30% Chardonnay, 10% Sauvignon Blanc. Terreni con pendenza: 30 – 50 % ad altitudine: 550- 600 m s. l. m., pigiatura delicata a grappolo intero e sfecciatura per sedimentazione naturale. Fermentazione lenta a temperatura controllata in cisterne d’acciaio. Fermentazione malolattica e affinamento per 12 mesi sui lieviti fini in botti di legno grandi. Affinamento per 11 anni sui lieviti fini in serbatoi d’acciaio. Imbottigliamento 18 agosto 2020, bottiglie prodotte: 3.340, 13,5 vol %, zucchero residuo 0,6 g/l, acidità totale: 5,9 g/l.

I terreni sabbiosi poco fertili asciugano l’espressione del pinot bianco e delle altre uve all’essenzialità: note di mughetto, ginestra, miele, carrube e zafferano, caco maturo, camomilla, levistico, pepe bianco, rafano. Al sorso è intenso, pulsante, salino, speziato, di incredibile ritmo e spessore. Grande fittezza di rimandi fruttati e aromatici rivelano una intensità speciale inscalfibile dal tempo e dagli acciacchi, luminoso fresco eppure intenso di frutto, di montagna e di calore, mediterraneo eppure alpino, un vino incredibile con l’acidità che continua a lavorare in sottofondo stuzzicando di continuo il palato che sembra quasi rigato in superficie da sale e rugosità quasi tannica. Impressionante e quasi imprendibile per tanti bianchi mondiali a questo livello. 95

Cantina Andriano – Andrius Sauvignon Blanc 2019
Età media delle vigne 25 anni, da vigneti a 300 – 380 m su terreni rossastri e argillosi di roccia calcarea, con stratificazioni di pietra dolomitica bianca. Fermentazione a temperatura controllata in recipienti d’acciaio inox; maturazione sui lieviti per 6 mesi, in parte in fusti d’acciaio inox (70%) e in parte in botti di legno grandi (30%). 14 % vol. zuccheri residui 3,0 g/l, 6,6 g/l acidità totale

6mila bottiglie di meraviglia, struttura, freschezza e sapidità. Le linee guida: bosso, sambuco e tiglio, potenza e grande spessore acido, menta glaciale, pesca gialla, pepe bianco, fumè. Gusto sapido, acidità e succosità di limone di Amalfi e pompelmo giallo, caleidoscopico e preciso, impressionante, lunghezza e stile che crescono di sorso in sorso. Su agnello al rosmarino e carne bianca di personalità lo rivelano meglio oppure formaggio di capra un po’ stagionato. O anche da pensare su pesce in zuppetta con piccantezza e rigore sapido. 93

Cantina Andriano – Doran Chardonnay Riserva 2018
Da vigneti 350 – 450 m su terreni argillosi di roccia calcarea, con stratificazioni di pietra dolomitica bianca, fermentazione in tonneaux, malolattica e maturazione sui lieviti per 12 mesi in tonneaux, assemblaggio e ulteriore affinamento per 3 mesi in acciaio, 14,0 % vol, 0,5 g/l zuccheri residui, acidità totale 6,0 g/l

Ricchezza tropicale e speziata, papaya, mango e mela gialla, tripudio floreale e giallo, rose, camomilla, ginestra e tiglio, ci mette un poco ad acclimatarsi nel bicchiere ma poi è una piccola gemma di sale e frutto che si rincorrono con ogni sorso diverso dal precedente. L’alcol e la freschezza giocano una battaglia interessante su cui si ritorna spesso per capirci qualcosa di più che non è mai chiaro chi sarà a prevalere.

Nel mentre un vino che qualche anno fa sarebbe stato una bomba fruttata e legnosa senza molti sbocchi rimane sveglio e allegro fino al termine della bottiglia, il che è un segno che il cambiamento climatico è stato digerito e affrontato nella maniera migliore. Finale sassoso di ghiaia bagnata, mela grattugiata, zenzero, sale, zagara e canditi. E un refolo balsamico che non si sa da dove parte ma che lo asciuga ancora. Resta un vinone certo ma incommensurabilmente diverso da quello che sarebbe stato qualche anno fa. 92

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

5 Commenti

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Sancho P

circa 3 anni fa - Link

Articolo molto interessante. Ma Terlano ha acquisito Andriano?

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Off topic per Sancho P: Selvapiana 1980 appena aperto bocca effettivamente diluita come mi segnalavi, poco persistente e decisamente 'stanco'. Dopo una notte di ossigeno in bottiglia ha preso corpo, è più lungo e ha un sapore di sottobosco e noci interessante. Vino sul viale del tramonto ma oggi a pranzo con una costata di Black Angus potrebbe rivelare qualche sorpresa e sparare le sue ultime cartucce... Saluti e grazie.

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Sancho P

circa 3 anni fa - Link

Daje.

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Carlo Marangoni

circa 3 anni fa - Link

L'acquisizione è datata 2008.

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Armin

circa 3 anni fa - Link

Non è un'acquisizione ma una fusione tra due cooperative. Tutta l'uva viene lavorata a Terlano, la cantina è stata ampliata apposta.

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