Il Beppe di Boffalora: da apicoltore a vignaiolo il passo è breve

Il Beppe di Boffalora: da apicoltore a vignaiolo il passo è breve

di Antonello Buttara

In data 28 Novembre 2018, l’Unesco ha riconosciuto i muretti a secco, nello specifico “L’Arte dei muretti a secco”, come Patrimonio immateriale dell’umanità.  In Valtellina sono ben 2500 i km di muretti realizzati a secco (blocchi di  pietra tolti al terreno ed innalzati l’uno sull’ l’altro senza l’uso di leganti quali malte o cemento) e grazie a questa arte si è reso coltivabile un territorio assai impervio. Qui, come in altre zone d’Italia la viticoltura viene definita “eroica” e secondo la definizione del  Cervim  (il Centro di ricerche per la viticoltura montana), i vini eroici sono quelli  prodotti da vigne ubicate su terreni con pendenza superiore al 30%, oppure collocate ad un’altitudine media superiore ai 500 metri, o ancora distribuite su terrazze o gradoni o coltivate su piccole isole.

In contrada Balzarro a Castione Andevenno sorge la piccola azienda agricola Boffalora dove Giuseppe Guglielmo detto il Beppe possiede circa 3 ettari di vigneti. La zona è quella di produzione del Valtellina Superiore DOCG ed alcune piante di Nebbiolo localmente chiamato Chiavennasca sono centenarie. La viti collocate più in alto raggiungono i 700 m. di quota e sono piantate sulla sommità di un anfiteatro naturale al limite nord della “Sassella”, difficili da raggiungere, tantè che per la vendemmia, rigorosamente manuale, il Beppe si avvale dell’aiuto di piccole motocarriole e teleferiche a causa delle pendenze proibitive.

Con Giuseppe ci eravamo sentiti per telefono qualche giorno prima della visita e dovevamo metterci d’accordo sull’ orario, quindi a metà mattinata decido di fargli un colpo di telefono. Alla mia chiamata risponde la moglie dicendomi che erano ore che provava a rintracciare il marito, ma stava lavorando nelle parte alta della vigna e lei non si spinge fino lassù, “Troppo pericoloso”, parole sue, ma per fortuna l’orario viene confermato qualche ora più tardi.

Giuseppe Guglielmo è un vulcano, ha energia da vendere e nei primi 5 minuti di reciproca conoscenza mi racconta subito con chi ha litigato nel colorito mondo vitivinicolo. Beppe trasmette una passione strabordante e si intuisce sin da subito un animo collaborativo in quanto più volte sottolinea che la cantina, un antico casolare in pietra dove prima si praticava zootecnia, è condivisa con l’amico Sirio Buzzetti dell’azienda Terrazzi Alti.

Schermata 2021-08-31 alle 12.12.19

Il Beppe nasce come apicoltore nel 2002 ed alcune narnie sono ancora presenti nel vigneto “Boffalora” un’area di mezzo ettaro che in passato era un bosco, convertita successivamente in vigneto con filari a girapoggio, quindi paralleli alla valle. Secondo Giuseppe le api in epoca vendemmiale aiutano la pulizia degli acini danneggiati e sono fondamentali per preservare la biodiversità del luogo. Le vigne sono coltivate senza l’uso di pesticidi e prodotti di sintesi, si usano piccole quantità di rame e zolfo e le fermentazioni in cantina avvengono ad opera dei lieviti indigeni.

Tra una chiacchiera e l’altra finalmente assaggiamo i vini spillati direttamente dalle botti e dal silos di acciaio e Giuseppe mi spiega che la piacevolezza della beva e la spina dorsale bella dritta che percepisco nei suoi vini non è dettata tanto dall’acidità che nelle sue uve non è tanto marcata quanto invece da un tannino presente ed elegante che aiuterà il liquido a distendersi negli anni.

La produzione annua è esigua e si aggira intorno le 11.000 bottiglie divise fra le quattro referenze che ho avuto il piacere di assaggiare.

Rosso di Valtellina  DOC –  Umo 2019: il legame con la terra da dove nasce è subito chiaro sin dal nome che fa riferimento al humus, frutto di piante di diversa età piantate su un terreno composto da sabbie e rocce. Acciaio, qualche mese di botte e poi subito bottiglia per un vino dal colore rosso rubino limpido, al naso si percepiscono chiaramente sentori di ciliegie appena raccolte, note terragne, scorza di arancia e delicati richiami speziati. Il ritmo è esplosivo tutto giocato sulla freschezza, l’incedere in bocca è dinamico, il tannino fitto e presente e la sapidità si percepisce dopo la deglutizione passando la lingua sulle labbra.

Valtellina superiore DOCG – Pietrisco 2018: da vigne vecchie perlopiù piantate nel vigneto Boffalora. Il Pietrisco matura circa 12 mesi in botti di rovere ed affina successivamente 6 mesi in bottiglia. Granato luminoso. In questo caso le note di ciliegia diventano più marcate, accompagnate da sentori di lamponi, viole ed erbe di montagna. In bocca Il liquido scorre senza tentennamenti giocando su un felice equilibrio tra un tannino fine ed elegante ed una
vivace freschezza. Il finale è lungo e appagante e la sensazione minerale che prima rimaneva sullo sfondo ora è concreta e tangibile.

Valtellina superiore riserva DOCG – La Sàsa 2017: proviene unicamente dalla vigna piantata a 700 metri di quota. Riposa 12 mesi in tonneaux e successivamente sosta per circa 18 mesi in bottiglia. Il colore vira verso sfumature granate pur mantenendo una luce affascinante nel bicchiere. Al naso si percepisce la confettura di prugne, delicate note balsamiche, tabacco e l’odore della matita temperata. Il sorso è sontuoso e l’incedere in bocca è ampio e fluido. Un grande esempio di nebbiolo di montagna con un tannino maturo e ben integrato.

Sforzato di Valtellina superiore  DOCG – Runco de Onego 2016: lo Sforzato è il primo vino rosso passito secco italiano ad avere ottenuto la Docg nel 2003  e Giuseppe lo vinifica per mantenere viva la tradizione. L’appassimento dell’uva, tipico della denominazione, avviene per circa 2/4 mesi nella parte superiore della cantina dove è stato ricavato un fruttaio. Al naso i sentori terziari sono già evoluti, Giuseppe lo definisce “Piacione”, ma l’acidità del frutto riesce a sostenere una materia energica ed aiuta la bevibilità, cosa non scontata per questa tipologia di vini. Sentori di incenso ed eucalipto si percepiscono alla prima olfazione seguiti da profumi di cioccolata, cannella e spezie dolci. Il sorso è appagante e voluttuoso ed il tannino è vivido e ben presente.

Spesso si vedono al supermercato o altrove vini con la fascetta di denominazione di origine svenduti per pochi euro, qui finalmente il luogo si assume la responsabilità nella definizione di qualità perché è trattato con rispetto, da mani gentili, che sono riuscite a custodire con scrupolo differenti habitat naturali improntando una coltivazione della vite non intensiva e per accorgersene basta fare una passeggiata tra i filari con lo sguardo all’insù, stando attenti a dove poggiare i piedi.

(Foto di Natallia Lazouskaya)

avatar

Antonello Buttara

Romano di prima generazione, una laurea in tasca in Scienze della Comunicazione e mi ritrovo al Ministero della Difesa. Quando troppo tardi sono andato a vivere da solo acquisto una cantina che con qualcosa dovevo pure riempire. Presenza fissa in qualsiasi fiera dove si beve, divento l'incubo di alcuni enotecari della capitale e controvoglia mi diplomo Sommelier AIS per poi abbracciare la filosofia Porthosiana.

6 Commenti

avatar

Carolaincats

circa 3 anni fa - Link

Grande uomo Beppe e grande vignaiolo! Tutta la mia stima

Rispondi
avatar

Simo

circa 3 anni fa - Link

Pietrisco vino del cuore e Beppe da visitare!

Rispondi
avatar

Alessandro

circa 3 anni fa - Link

Viva la Valtellina

Rispondi
avatar

thomas pennazzi

circa 3 anni fa - Link

Giusto una nota di colore: sono annissimi che il Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina cerca di sbarazzarsi dell'aggettivo "eroico", nell'ottica di svecchiare la comunicazione e portare l'attenzione sui vini più che sulle vigne, ma questo rispunta come una malerba. I vini di Valtellina valgono più della fatica di coltivarne le uve. Punto.

Rispondi
avatar

Antonello

circa 3 anni fa - Link

Sono d'accordo con te.. il termine "eroico" personalmente non lo digerisco benissimo perchè potrebbe essere fuorviante in termini di comunicazione, ma volevo citare il Cervim che ha base in Val d'Aosta e li quando si parla di viticoltura il termine "eroico" viene usato una volta si e l'altra pure ;) la mia voleva essere un'introduzione sul territorio della Valtellina per poi puntare i riflettori sui vini di Boffalora che come altri valgono un'esplorazione approfondita di un bellissimo luogo.

Rispondi
avatar

Luca

circa 2 anni fa - Link

Beppe over the top!

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.