I vitigni autoctoni non danno vini di qualità. Parola di Wine Spectator

di Antonio Tomacelli

Immagine 7Ammettiamolo, parlare per due post consecutivi di Wine Spectator fa venire il latte alle ginocchia, ma giuro, sono loro che insistono nel farsi i cavoli nostri. Prendi per esempio il quiz sui vini siciliani che trovate in home page. Oltre alle solite domandine del tipo “qual è il vulcano della Sicilia?” ne troverete alcune veramente irritanti e che sembrano fatte apposta per tracciare la solita Via americana al vino internazionale. Una, in particolare, merita l’attenzione dei vignaioli siculi: “quale varietà internazionale viene usata in Sicilia per migliorare la qualità dei vini locali: syrah, merlot o cabernet?” Domanda a trucco, perchè la risposta esatta è: tutte e tre. Insomma, per Wine Spectator i vitigni locali son buoni al massimo per l’aceto, con buona pace di chi si smazza per coltivare nero d’avola o frappato. E pensate che coi bianchi la cosa andrebbe meglio? Ne dubito assai. Occhio, dunque, amici siciliani, dopo Montalcino i prossimi nel mirino di WS siete voi…

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

7 Commenti

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antonio

circa 14 anni fa - Link

provvederemo a recapitare una testa di cavallo agli amici di WS

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Alessandro Morichetti

circa 14 anni fa - Link

Temo che una cultura del vino italiano altamente discutibile passi anche da giochini apparentemente sterili come questo. Troppo complicato per quelli di Ws tentare di capire che il bello - o quantomeno il peculiare - dell'Italia sono proprio le centinaia di autoctoni, dialetti, piatti regionali o zonali, cultivar di oliva, formaggi e quant'altro? Evidentemente, si. Certo, poi dimostrare che i "migliorativi" diano risultati più pregevoli, riconoscibili e caratterizzanti è altra costruzione culturale interessante.

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Renato Luise

circa 14 anni fa - Link

Penso che Wine Spectator sia un po' in ritardo su questo discorso. Come venditore di vini italiani all'estero, i miei clienti stranieri piu' acculturati (di vini in generale) hanno capito la forza dei vitigni autoctoni italiani e quelli vogliono. La difficolta' sta poi' a spiegare le centinaia di denominazioni e vitigni italiani senza confondere la gente e senza 'diluire' il messaggio. Da questo punto di vista si puo' capire la difficolta' di Wine Spectator: in base alla mia esperienza professionale con gli States (fuori dal mondo dei vini) gli americani aborriscono la complessita', fino a farne una filosofia di vita (Keep it simple and stupid = KISS).

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

Per la verita', se quell'immagine e' quella di cui parli, la domanda e': quale varieta' e' usata per fare vini di qualita' in Sicilia? Tu invece hai detto "per migliorare le varieta' locali", che mi sembra diverso perche' la versione originale non esclude che si possano fare vini di qualita' con varieta' locali. Insomma, non e' che staremo dipingendo una macchietta a nostro uso e consumo di 'sti americani? Guardate che se andate in giro per i supermercati di mezzo mondo, i vini siciliani piu' venduti sono proprio blend con quelle varieta' li' e non tanto il Nerello Mascalese, o il Catarratto, Grillo, ecc., quelli sono piu' per delle nicchie di conosseurs, ma i 140.000 ettari di vigne siciliane hanno bisogno di trovare consumi di massa, visto che come produzione sono praticamente la stessa quantita' dell'intera Australia.

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Rinaldo Marcaccio

circa 14 anni fa - Link

Quello che sorprende è la capacità de 'sti americani di banalizzare le cose; guardarle quasi in un'ottica di competizione tra elementi: c'ha sempre bisogno de trovà il campione o il record o l'avversario o che ne sò... ...però se non fà così, i vini loro quando li vende..?

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andrea andreozzi

circa 14 anni fa - Link

Buongiorno a tutti, è il primo intervento in questo forum, vorrei ribadire come produttore l'importanza della scelta dei vitigni autoctoni, una scelta di vita direi, che ci ha condotto a rilanciare la scommessa ottenendo dal Comune di Scansano la deliberazione del vino a Denominazione Comunale DE.CO.e relativo disciplare che impone l'uso rigoroso di vitigni autoctoni. http://www.comune.scansano.gr.it/deco/deco_del.pdf Andrea I Botri di Ghiaccioforte

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Davide Bonucci

circa 13 anni fa - Link

Questo tipo di logica USA e un certo modo di vedere le cose troppo superficiale e facilone ci hanno portato, tra le tante, alla crisi in cui versiamo adesso. Non ci si può genericamente aspettare sensibilità e rispetto su autoctoni e piccoli produttori in genere. Con le dovute eccezioni, questa sensibilità non appartiene agli eredi dei coloni che si fecero largo nel territorio spazzando via decine e decine di diverse popolazioni umane autoctone.

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